Rossella VODRET
1.Posto che per giudicare un dipinto occorre vederlo dal vivo (e quindi non ti chiedo un parere diretto ma solo una tua prima impressione), vorrei però sapere cosa ne pensi del fatto che questo sub judice possa essere attribuito al Merisi.
R: L’attuale stato di conservazione del dipinto impone la massima cautela. Un parere “serio” e attendibile potrà essere espresso solo dopo la pulitura, un buon restauro, una adeguata campagna di indagini e, ovviamente, la visione diretta dell’opera. Tuttavia, se devo lasciar libero il mio istinto direi che sì, questo Ecce Homo ha buone possibilità di essere un’opera tarda di Caravaggio.
2.Ammettendo che questo dipinto ‘spagnolo’ (diciamo così) sia di Caravaggio questo fatto significherebbe un ridimensionando ad opera di altra differente mano quello oggi a Genova ritenuto fino ad oggi da molti studiosi come originale?
R: Non ho mai pensato che la tela di Genova potesse essere l’originale
3: Il dipinto ‘spagnolo’ presenta indubbiamente tratti di alta qualità; a tuo parere –vedendo anche l’immagine ad alta definizione e quella in screenshot che ti allego- dove si potrebbe ravvisare meglio la eventuale mano di Caravaggio ?
R: Sempre con le riserve che ti ho accennato, devo ammettere che la prima cosa che mi ha colpito e stato l’intenso volto di Pilato che si rivolge a noi con uno sguardo talmente intenso e doloroso da coinvolgerci emotivamente in prima persona nell’azione che si sta svolgendo. Ho pensato subito che nel volto di Pilato fosse possibile identificare un autoritratto maturo di Caravaggio. La forza della composizione è ancora ben percepibile, così come la regia della luce con il potente nudo del Cristo in piena luce – perno della struttura compositiva – e la geniale quinta d’ombra della figura di Pilato a sinistra che la fa risaltare. Ancora, vicina a Caravaggio è la costruzione dei panneggi (come ha già segnalato Cristina Terzaghi), e quella delle mani con il tipico punto di luce sull’unghia del pollice destro di Pilato, che attira lo sguardo. Sul piano esecutivo grazie alla foto in HD che mi hai mandato e a quelle pubblicate su About Art l’ 8 aprile, ho potuto individuare alcune sue particolarità specifiche. A parte le incisioni che, come ormai sappiamo erano abbastanza comuni (ma che in ogni caso sono perfettamente compatibili con le sue), mi riferisco ad un tipo particolare di abbozzi di biacca con la curiosa forma a zig zag, che finora non ho trovato in altri pittori. Questi abbozzi compaiono a partire dal 1605 (nelle tele raffiguranti San Girolamo della galleria Borghese e di Monserrat figg. 1-3)
e Caravaggio se ne serviva per fissare, sulla preparazione scura della tela, i massimi punti di luce: infatti li troviamo qui nelle parti più illuminate: sulla spalla e sul torace del Cristo (fig. 4).
Era una delle prime operazioni che Caravaggio faceva quando si apprestava a dipingere un quadro. Subito dopo aver steso la preparazione e delineato con le incisioni le parti essenziali della composizione, fissava la posizione delle zone di luce più intensa per crearsi dei punti di riferimento.
4. Alcuni studiosi hanno già dichiarato il loro parere a favore o contro il quadro ‘spagnolo’, ti chiedo allora se secondo te queste differenze che si registrano ogni volta che si parla di un’opera nuova o anche già attribuita al Merisi non sarebbe bene che fossero espresse nelle sedi opportune, cioè nelle riviste d’arte o in appositi convegni o conferenze ?
R: Sì, sarebbe ovviamente meglio perché si potrebbero argomentare in modo più approfondito ed efficace le proprie convinzioni, e soprattutto con più elementi oggettivi in mano, ben più solidi di un parere estemporaneo. Ma ormai, lo sappiamo tutti, Caravaggio è una star internazionale e in questa sorta di infatuazione collettiva non c’è notizia che riguardi lui o la sua opera che non faccia scalpore e non finisca con grande evidenza sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
5.Infine una domanda: pensi che Caravaggio NON ABBIA MAI DIPINTO un Ecce Homo nel 1605 nell’ambito del cosiddetto “concorso Massimo”?
La vicenda del cosiddetto “concorso” Massimo e dei quadri esistenti nella collezione della famiglia è molto complessa. Ho tentato di dipanarla più volte, giungendo alla conclusione che probabilmente non ci fu alcun “concorso Massimo” tra Cigoli, Caravaggio e Passignano, vinto da Cigoli, ma che sia stata una forzatura del nipote di Cigoli, Giambattista Cardi, il quale anni dopo raccontò questa vicenda. Caravaggio dipinse certamente una Incoronazione di spine per i Massimo, ma non eseguì mai il pendant dello stesso “valore e grandezza” che gli aveva commissionato (e pagato) Massimi il 25 giugno 1605, da consegnare entro il primo agosto 1605. Le vicende personali di Caravaggio in quel periodo tra aggressioni, prigione e fuga a Genova non gli consentirono, a mio avviso, di portare a termine questo incarico, come altri che si era impegnato a fare in questi stessi mesi. A dimostrazione di ciò, due anni dopo, il 9 marzo 1607, quando Caravaggio era ormai definitivamente lontano da Roma, il principe Massimo, persa ormai ogni speranza di poter avere il pendant dell’Incoronazione di spine, che Caravaggio non gli aveva più consegnato, chiede a Cigoli di dipingere l’Ecce Homo. Cigoli dipinge quindi per i Massimo l’ Ecce Homo oggi a palazzo Pitti che misura cm. 175 x 135. Il quadro di Cigoli, essendo pendant, doveva avere più o meno le stesse misure dell’Incoronazione di Caravaggio, identificabile dubitativamente con la tela di analogo soggetto e misure di proprietà della Banca Popolare di Vicenza (Vodret 2017). C’è da dire però che, come scrive Bellori, i Massimo possedevano effettivamente un Ecce Homo di Caravaggio che fu portato in Spagna, di cui nulla sappiamo, ma quest’ultima tela deve a mio parere essere svincolata dal cosiddetto “concorso Massimo” e dalla data 1605. Come – qualora l’autografia del quadro spagnolo dovesse essere confermata – dev’essere svincolato dal “concorso Massimo” e dalla data 1605 anche l’Ecce Homo spagnolo, il quale tra l’altro misura cm. 111 x 86, dimensioni completamente diverse e ben lontane da quelle del quadro di Cigoli del presunto concorso.
Rossella VODRET Roma 10 aprile 2021