di Alessandra IMBELLONE
Il grande Omaggio a Picasso, un olio di 200 x 250 cm., è una delle ultime tele dipinte da Antonietta Raphaël (Kaunas, 1895 – Roma, 1975), artista di straordinaria intensità che iniziò a dipingere in seguito al trasferimento a Roma nel 1924 (prima era pianista e violinista), affermandosi in seguito anche come scultrice.
Anche la sua vita fu particolarmente intensa: figlia di un rabbino lituano, fuggì con la madre dal paese natale nel 1905, per scampare a un pogrom, e dal 1938 fino alla fine della guerra dovette nascondersi con le tre figlie avute da Mario Mafai per sfuggire alle persecuzioni antisemitiche entrate in vigore con le leggi razziali.
Rimasta di proprietà dell’artista e passata alla sua morte nella collezione della figlia Giulia, la tela Omaggio a Picasso è stata esposta per la prima volta solo nel 2007 nella mostra Antonietta Raphaël. Sculture in Villa tenutasi al Casino dei Principi di Villa Torlonia a Roma, per poi passare in comodato d’uso al Museo di Arte Contemporanea Roberto Bilotti di Rende. Nel 2024 è stata acquisita dagli antiquari Copetti di Udine, che l’hanno recentemente esposta alla 33^ Biennale Internazionale d’Antiquariato (Firenze, Palazzo Corsini, 28 settembre – 6 ottobre 2024). Sarebbe quanto mai auspicabile un suo acquisto da parte di un museo o di collezioni esposte al pubblico tese a valorizzare i protagonisti dell’arte del XX secolo.
La tela può datarsi con certezza fra 1970 e 1971 per la testimonianza di Marzio Pinottini (“Sta lavorando a un grande quadro Omaggio a Picasso”, riportava nel suo Scultura di Raphaël del 1971) e per gli scritti della stessa Raphaël, che ne parla nel suo diario.
“Mi è venuta una splendida idea – scrive il 13 febbraio 1970, mentre è ricoverata in clinica in seguito a un collasso – […] ho ideato di dipingere una tela di 2,50 x 2 m. e la dedicherò a Picasso!”[1].
Le incertezze nell’affrontare questo soggetto traspaiono in un appunto del 3 aprile 1971 insieme al compiacimento per aver messo a punto la struttura di una vasta composizione.
“Oggi è una giornata speciale per me! – annota -. Ho messo la divisione del quadro omaggio a Picasso. Il quadro è grande e mi fa un po’ paura. Abbraccerà quasi tutti i periodi di questo immenso artista che tutti ammiriamo. Devo dire subito che non copierò Picasso: cercherò soltanto di avvicinarmi a lui perché sarebbe non senso di copiare i disegni o il tratto di questo artista. Ma non so ancora con precisione che cosa voglio fare, ma sono sicura che man mano mi addentro, troverò anche la mia strada”.
L’8 aprile seguente aggiunge di aver “appena sporcato di colore la parte di sopra che io chiamo il cielo e subito di sotto a sinistra Guernica”.
L’opera, per sua natura, era molto impegnativa e frenava la libertà espressiva di Antonietta, impedendole di lasciarsi andare a quelle sue fantasie nelle quali risiedeva la verità più profonda della sua pittura.
“Ritorno oggi da Vico – scriveva il 13 settembre -. La prima cosa che ho fatto è scendere nello studio. E certamente la prima cosa che ho visto è il quadro omaggio a Picasso. Mi ha dato un senso di vuoto. Chi sa se ho fatto bene ad avventurarmi in questa faccenda?”.
Pablo Picasso, artista-simbolo del XX secolo, che incarnava l’ideale stesso dell’arte impegnata (la Raphaël era marxista), è raffigurato in piedi al centro del quadro, contro uno sfondo suddiviso in tre bande orizzontali: a quella superiore, che Antonietta chiama “il cielo”, occupato sulla sinistra dalla luna, seguono scendendo verso il basso una banda rossa con a sinistra la riproduzione di Guernica, e una banda verde con la riproduzione di sei opere del maestro.
La figura di Picasso è ripresa da una fotografia scattata nel 1956 da Edward Quinn, reporter dublinese che fu intimo dell’artista dal 1951. Il pittore è ritratto nella sua villa “La Californie” nei pressi di Cannes con indosso il giubbetto da torero (chaquetilla) regalatogli dal celebre matador Luìs Miguel Dominguín, in testa la montera (il copricapo da torero) e un ampio fazzoletto giallo intorno al collo. Nella mano destra è un albero di Natale di carta. Antonietta copia la fotografia piuttosto fedelmente, semplificando i motivi decorativi della chaquetilla e del fazzoletto e modificando la fantasia dei pantaloni di Picasso in favore di una decorazione a larghe bande oro e bianco.
Le opere che Antonietta riproduce nella banda verde in basso sono, da sinistra a destra: Poveri in riva al mare, uno dei capolavori del periodo blu; Famiglia di giocolieri o di saltimbanchi alla quale appone alcune modifiche (uno dei due lattanti dipinti da Picasso a terra, in basso a sinistra, nella versione dell’artista lituana prende vita ed è rappresentato in piedi accanto alla figura femminile; la figura maschile inginocchiata a terra ai piedi dell’Arlecchino è eliminata; il brullo paesaggio picassiano è reinterpretato con l’inserimento delle chiome verdi degli alberi, di rigagnoli azzurro-verdi in forma di serpenti e di ciuffi d’erba stilizzati); La Toilette, un doppio ritratto di Fernande Olivier, all’epoca compagna di Picasso, realizzato presumibilmente durante il loro soggiorno estivo a Gósol sui Pirenei, e poi riprodotto in litografia.
Seguono ancora: Piccola cavallerizza o amazzone, anch’esso riprodotto in litografia, che per Antonietta aveva fornito una fonte d’ispirazione per il suo Cavaliere sul lago di Vico; L’attore, un’opera cardine che è considerata fra le prime tele del periodo rosa, dalla quale l’artista lituana doveva essere particolarmente attratta per via del suo aspetto magico e misterioso.
L’attore raffigura infatti un acrobata in posa drammatica, nell’atto di recitare, mentre le mani inquietanti del suggeritore fuoriescono dal boccascena rosso al di sopra del copione. Chiude la serie Il sogno, tela in cui Picasso ritrasse con grande sensualità la modella Marie-Thérèse Walter, sua amante dal 1927 al 1935. Nella versione di Antonietta la poltrona rossa sulla quale siede assopita la giovane, immersa in languide rêveries, fuoriesce dal bordo della tela mentre il corpo di Marie-Thérèse, la sua pelle, non è bianca come nell’opera del maestro spagnolo ma rosa, come nella vita.
Nella fascia superiore del quadro, su fondo rosso, sulla sinistra è riprodotta più o meno fedelmente la composizione di Guernica, il grande dipinto ispirato al bombardamento della cittadina basca di Guernica ad opera dell’aviazione nazi-fascista con cui nel 1937 Picasso sconvolse i contemporanei per la sua forza di condanna degli orrori della guerra.
Le uniche varianti significative da parte della Raphaël consistono nell’eliminazione del bambino morto stretto dalla madre che urla, e nella sostituzione della groppa del celebre cavallo ferito con una di quelle gambe avvolte in una calza a rete che appaiono nelle sue opere grafiche dagli anni Sessanta. Sulla destra, infine, prende corpo la parte più originale e sorprendente del grande Omaggio a Picasso: una serie di figure ed elementi di ispirazione picassiana (figura maschile con bilancia e scudo; occhio; copione; cani neri; boccascena rosso con le mani del suggeritore; figura col pugnale che sembra attraversata dal fuoco) danno vita a una fantasmagoria che sembra risolversi sullo sfondo in una scena infernale, con i diavoli col forcone, un grande sole rosso raggiato, e un’anima dannata che urla fra le fronde di un albero simili a fiamme. Sono forse le emozioni, i fantasmi della sofferenza umana che la sensibilità medianica di Antonietta rivive attraverso Guernica.
Alessandra IMBELLONE Roma 13 Ottobre 2024
NOTE
[1] I diari di Antonietta Raphaël sono in gran parte trascritti in Giuseppe Appella, Antonietta Raphaël. Catalogo generale della scultura, Torino, 2016.