di Lorenzo CANOVA
Nel mio saggio di prossima pubblicazione sulla rivista Storia dell’arte metto in evidenza come Maurizio Calvesi sia stato un esempio quasi irripetibile di studioso capace di avere una visione pionieristica e sperimentale posta sul doppio binario dello storico dell’arte e del critico militante.
La visione innovativa di Calvesi ha utilizzato infatti lo studio dell’arte del passato per una trasformazione totale del pensiero e della stessa costruzione fisica e teorica dell’opera d’arte, «nel punto di fuga di una cultura intesa a forzare, tra voglia di libertà intellettuale e di mito, certe pedagogiche scadenze del razionalismo formalista e purovisibilista», come egli stesso ha scritto nel 1993.
In questo intreccio Calvesi ha avuto straordinarie collaborazioni con Fabio Sargentini e la sua galleria L’Attico (ad esempio in mostre come Fuoco Immagine Acqua Terra, 1967 o Fine dell’alchimia, 1970) e anche con diversi protagonisti dell’arte contemporanea tra anni Sessanta e Settanta come Pino Pascali, Jannis Kounellis, Gino De Dominicis, Luca Patella e Vettor Pisani, in pionieristiche letture critiche poste in rapporto anche con i suoi studi su Caravaggio.
Questo filone di ricerca è culminato poi nell’importante libro Duchamp invisibile del 1975 (ripubblicato in edizione ampliata nel 2016), una lettura alchemica dell’opera di Duchamp fondata su una vasta e rigorosa serie di riferimenti; nella visione “alchimistica” della nuova pittura degli anni Ottanta, anche nella sua relazione con de Chirico.
Così Dürer, Caravaggio, Duchamp, de Chirico, l’alchimia e l’arte contemporanea si legano così ancora in un percorso che trova nei saggi di Calvesi il suo fondamento e il suo impulso iniziale, grazie alla visione aperta di uno studioso che ha fatto transitare le sue ricerche storiche nel territorio della dimensione militante e attiva di un’azione condivisa, nell’interazione con le opere d’arte del passato e con quelle nate all’interno di un serrato scambio di suggestioni, contribuendo a formare il contesto fecondo di un momento quasi irripetibile dominato da un grande fervore immaginativo e da una vibrante osmosi creativa e culturale.
Lorenzo CANOVA Roma 25 luglio 2020