di Michele FRAZZI
I rapporti con l’illuminismo (I^ parte)
“Si vendono al N.ro 1 di Calle del desengano….. “ .
Così recita l’annuncio che appare sul “Diario de Madrid” ìl 6 febbraio 1799, data in cui viene messa in vendita la serie degli 80 incisioni di Goya chiamata i Caprichos, il recapito indicato nel giornale è quello di una bottega di liquori e di profumi.
L’ indirizzo in questo caso non sembra per niente casuale (mentre il luogo di vendita si), infatti cosa sono i Capricci se non il tentativo di Goya di rendere il suo pubblico “disingannato ” e cioè consapevole degli errori e delle ingiustizie che sotto varie forme e con inconsapevole acquiescienza , vengono perpetrate nella società spagnola contemporanea.
Nel testo dell’annuncio pubblicitario del “Diario de Madrid” questo proposito viene dichiarato in modo esplicito :
“L’Autore, essendo persuaso del fatto che la censura degli errori e dei vizi umani ( benché propria dell’eloquenza e della poesia) possa anche essere oggetto della Pittura, ha scelto come argomenti adatti alla sua opera, tra la moltitudine di stravaganze e falli comuni in ogni società civile , e tra i pregiudizi e ,menzogne popolari , autorizzati dalla consuetudine , dall’ignoranza o dall‘interesse , quelli che ha ritenuto più idonei a fornir materia per il ridicolo e ad esercitare allo stesso tempo la fantasia dell’ Artefice“
Ora è evidente quale sia lo scopo e la chiave di lettura di tutta l’opera, si vuole portare il lettore ad uno stato di maggior consapevolezza, Goya vuole aprire gli occhi e fare chiarezza nelle coscienze, riguardo a vizi, che altrimenti rimanendo nell’oscurità sarebbero tollerati.
Da questo punto di vista i Capricci sono un opera illuminista, frutto di un lucido sforzo educativo, e davvero aderenti, nello spirito, alla definizione che nel 1784 Kant dava all’Illuminismo:
“L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da quello stato di minorità che egli deve imputare solo a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro…Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! e’ questo il motto dell’illuminismo. La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo fatti liberi da direzione estranea (naturaliter majorennes), rimangono ciò nondimeno volentieri per l’intera vita minorenni, per cui riesce facile per gli altri ergersi loro tutori…Se ho un libro che pensa per me, se ho un direttore spirituale che ha coscienza per me, se ho un medico che decide per me…non ho più bisogno di darmi pensiero di me…Dopo averli in un primo tempo istupiditi come fossero animali domestici e di avere con ogni cura impedito che queste pacifiche creature osassero muovere un passo fuori della carrozzina da bambini in cui gli hanno imprigionati, in un secondo tempo mostrano ad essi il pericolo che li minaccia qualora cercassero di camminare da soli. Ora questo pericolo non è poi così grande come loro si fa credere , poichè a prezzo di qualche caduta essi imparerebbero finalmente a camminare…ma io odo da tutte le parti gridare: Non ragionate! L’Ufficiale dice : non ragionate , ma fate le esercitazioni militari. L’Impiegato di finanza: non ragionate ma pagate! L’Uomo di chiesa : non ragionate ma credete “. (Cfr. Immanuel Kant : “Che cos’é l’illuminismo”)
Probabilmente non è un caso, il fatto che ritroveremo i temi evidenziati nel testo di Kant, durante il percorso dei Capricci. In questo teatro ci sarà posto per gli adulti mai cresciuti (n.4), per i finti colti (n.29,38,39,26 ) , per i nobili, gli inquisitori e gli ufficiali corrotti (n.19,22,23,27,76 ), per i medici ciarlatani e i precettori incapaci (n.33,37,40 ), per coloro che fanno mostra una cultura appresa da altri ma senza averla veramente compresa (n.53,38,29 ), ed infine per i Cincillà (n.50) : uomini resi animali domestici dai propri simili, attenti solo ai bisogni corporali, ma non in grado di udire, di vedere, di parlare, e quindi alla fine di vivere pienamente, ed agire.
Del resto sono acclarati i rapporti tra Goya e le più importanti personalità illuministe spagnole del suo tempo.
In primo luogo il conte di Aranda che fu tra i primi protettori di Goya, ministro di Carlo III e buon amico di Voltaire, così come il conte di Floridablanca, primo ministro di Carlo III, ardente fautore delle idee illuministe e riformatore dell’apparato burocratico; Goya lo ritrasse nel 1783, la sua amicizia gli permise di accedere alla committenza nobiliare madrilena e a quella dei reali spagnoli. ( 1 )
Ma soprattutto è l’amicizia con Gaspar Melchor de Jovellanos, conosciuto nel 1780, quando Goya diventa membro dell’Accademia di Madrid, e con Juan Melendez Valdez, entrambi ritratti da Goya, che testimoniano la sua appartenenza e la sua simpatia culturale. Questi due influenti protagonisti dell’intelligencija spagnola, si scagliano entrambi contro i residui del feudalesimo e le nefaste pratiche del Sant’Uffizio, e sposano la causa della lotta contro i “mostri “ individuati nel 1785 dal conte de Cabarrùs (anche lui poserà per Goya nel 1788 ), cioè i falsi miti, e le cancrene intellettuali, protette dall’autorità , dall’errore , dall’ignoranza e dall’interesse . ( 2)
Non è un caso dunque che nel suo annuncio sul Diario de Madrid Goya faccia un esplicito riferimento proprio a questi “mostri” : Errore , Ignoranza, Interesse.
Il Capriccio nella cultura Spagnola e Fiamminga
L’operazione di svelamento tentata da Goya nei Capricci ha un suo precedente, anch’esso di tipo grafico, nella “Nave dei folli” di Sebastian Brant, illustrata da Albrecht Dürer, dove l’autore elenca 112 tipi di vizi e follie a cui l’uomo cede , ma è possibile rilevare una ancora più forte sintonia con l’opera grafica di Bruegel il Vecchio .In Spagna l’ ammirazione per l’arte fiamminga data fin dal momento in cui le opere di Hieronymus Bosch si imposero al centro del’attenzione della corte spagnola. L’arte nelle opere di Bosch è caratterizzata costantemente da un fine morale, il cui senso è dichiarato in maniera esplicita nei comportamenti umani ritratti . Quindi il “capriccio“ nei paesi bassi assume una valenza diversa rispetto all’Italia: nei primi ha sempre valore di insegnamento etico, mentre nel nostro paese assume un valore associabile al concetto di bizzarria, stranezza, e soprattutto spavento, orrore ( raccapricciante ), derivando dal termine di “capo riccio”, cioè al rizzarsi dei capelli dovuto alla paura, ai brividi. Infatti prima per gli antichi romani ( pensiamo al Satyricon), e poi per gli italiani, questo genere ha la valenza di “mondo altro”, al di fuori di qualsiasi regola e schema, dove si può rappresentare tutto, perché non legato in alcun modo alla realtà. Per gli spagnoli invece il capriccio ha un valore morale, di smascheramento dei vizi, ed uno scopo educativo.
Questo particolare intendimento del termine, in Spagna, ha un preciso inizio storico nel XVII° secolo, il suo significato infatti venne fissato da Josè de Siguenca, che parlando delle delle stranezze di Bosch, che chiama “disparates” (parola equivalente al termine caprichos), le definisce così :” sono pitture di grande saggezza, in quanto violente satire dei peccati”.
Bosch in effetti è il primo pittore che trasforma la rappresentazione allegorica del vizio di stampo medievale, nella rappresentazione diretta dell’umanità ritratta nell’atto di compiere la pratica peccaminosa, questi aspetti moralizzanti e la sua maniera di rappresentarli, verranno poi ampiamente accolti nelle opere di Bruegel, in particolar modo quelle a stampa, edite da Hieronymus Cock , che molto probabilmente non dovettero essere sconosciute a Goya. In Bruegel troviamo infatti una serie di incisioni (3) dedicate al carattere dei Vizi : ( Bastelaer n. 125,126,127,128,129,131 ), che trovano il loro parallelo nei Caprichos: l’Avarizia (n. 30 Perchè nasconderli), la Vanità e la Superbia, classicamente rappresentata da una persona che si guarda allo specchio (n. 55 Fino alla morte, n. 39 perfino suo nonno), la Gola ( n. 13 Hanno caldo, e 18 gli brucia la casa ), la Pigrizia (n. 73 Meglio riposare ), l’Ira ( n.58 Tragala perro! e n.25 Si è rotta la brocca ) , la Lussuria( n.8 La rapirono e n.2 Pronunciano il si ed allungano la mano).
Il confronto si fa addirittura più puntuale e più stringente con le altre stampe a carattere morale di Bruegel, come nel caso dei “Pesci grandi che mangiano i pesci piccoli”( B.139) (Fig. 1), dove un pesce gigantesco che ha inghiottito gli altri pesci , alla fine viene anche lui catturato ed ucciso per mano degli uomini .
Si trova un parallelo nella serie di tre capricci consecutivi il n.19: Tutti cadranno (Fig.2 ), n. 20 Se ne vanno spennati ,e il n. 21 Come la spennano.
I notabili e i potenti vengono qui spennati per mezzo delle lusinghe delle donne-civetta , ma anche queste alla fine verranno spennate : “homo homini lupus”.
Forti sono ancora le assonanze con la stampa di Bruegel“Nessuno si conosce” ( B.152) (Fig. 3),
dove il commento latino rende esplicito il suo significato: Ognuno cerca il proprio vantaggio ovunque/ Ognuno cerca se stesso in tutto ciò che fa/Ognuno combatte ovunque per il proprio rendiconto/ questo tira da una parte, quello dall’altra /Ciascuno ha uguale amore per il possesso/ .
Il tema viene ripreso ( anche iconograficamente ) da Goya ,che usa lo stesso identico titolo nel capriccio n. 6 (Fig. 4) e lo approfondisce con il successivo n. 7 : Neppure così la conosce, ed il n. 2 pronunciano il si ed allungano la mano. Lo spagnolo sceglie di ambientare questo tema all’interno dei rapporti di coppia, dove l’unione di due persone in alcuni casi si riduce ad un mero confronto dei loro rapporti di forza, guidati dalla egoistica ricerca del proprio tornaconto.
I riferimenti alle incisioni di Bruegel continuano con la Strega di Malleghen, (B.193) (Fig. 5) dove alla apparente relazione con il tema della stregoneria, si accompagna invece la più pungente satira sui medici ciarlatani . Malleghem infatti è il paese dei pazzi , ed i suoi abitanti sono avidi consumatori di ogni sorta di pozioni e medicamenti portentosi , che la donna infila nel gozzo dei malcapitati, Goya riprende questo soggetto al n. 33 : Al conte palatino (Fig. 6) , che tratta dei medici ciarlatani .
Il tema della coppia male assortita ( probabilmente derivato da un disegno perduto di Leonardo ) cioè dei matrimoni di interesse, è molto diffuso in ambiente nordico, e viene rappresentato da Bruegel nella ” Sposa laida “(B.216) (Fig. 7)
un soggetto che si ritrova , a parti invertite, nel capriccio n. 57 : la Filiazione (Fig. 8) , e n. 14 : Che sacrificio !
Un discorso particolare merita infine la serie dei Proverbi,( B.167-183) che rivelano evidenti assonanze iconografiche tra il proverbio : “L’ egoista che si riscalda ad una casa in fiamme” (Fig. 9), dove una figura si riscalda incurante al fuoco di una casa che brucia, e il capriccio n. 18 Gli brucia la casa (Fig. 10), dove un ubriaco oramai incosciente dà fuoco alla propria casa. Così come è chiaro ,anche nella violenza del titolo, il rapporto tra il proverbio popolare fiammingo : Porco nel tuo Brago ! ( Fig 11) e il capriccio n. 58 Mangiala cane ! (Fig. 12) , qui si affronta il tema della giustizia o meglio dell’ingiustizia popolare e sommaria .
Il tema dei Proverbi fu particolarmente caro a Bruegel, che lo riprese in una serie di 12 dipinti tondi ora conservati ad Anversa, e nello stupendo, grande dipinto, conservato a Berlino. Goya si ricorderà di queste tematiche quando realizzerà il suo ultimo capolavoro grafico: le 18 tavole che compongono la serie dei “Proverbi” o “Follie “ , in spagnolo “ Disparates “.
Ma è soprattutto nella “Scuola degli asini”(B.142) (Fig. 13) che traspare il rapporto di filiazione con il fiammingo, sia a livello di significato che iconografico;
l’opera è centrata sulla incapacità di apprendere, e soprattutto di fare propri i concetti appresi, non è sufficiente imparare un metodo, occorre comprendere i principi che hanno portato a quella soluzione, solo allora lo si è compreso pienamente. Ora se osserviamo la figura a destra che legge col deretano, o quella a sinistra col cestino sopra la testa (il cestino nel medioevo era l’equivalente della cartella scolastica), possiamo trovare un perfetto parallelo nel capriccio n. 26 : si sono sistemate ( Fig. 14) dove alcune figure tengono una sedia sulla testa, la stampa di Goya è basata su un gioco di parole, e cioè mettere la testa a posto, il senno non si acquista con atti esteriori, non si impara ripetendo formule vuote, come accade nel n.53 El pico de oro, ma occorre farle proprie interiormente .
Inoltre qui Bruegel riprende il tema degli adulti rimasti bambini, come accade nel capriccio n.4 (Fig.15) , infatti tutti gli scolari hanno un aspetto di adulti e mette in evidenza l’inutilità delle punizioni corporali , un concetto viene ripreso nel Capricho n. 20 Si è rotta la brocca (Fig.16). Ancora più sorprendente è il parallelo iconografico e di significato tra l’asino che legge a sinistra nella stampa di bruegel ed il capriccio n.39 : Perfino suo nonno (Fig.17) o il n.37
Ne saprà di più il discepolo; se un asino impara da un asino, di certo non migliora ! Il motto della stampa di Bruegel è appunto: “Malgrado l’asino vada a scuola / se si tratta di un asino non diventerà un cavallo” che potrebbe inoltre fare da sottotitolo anche ai capricci n. 38: Bravissimo , n. 40 Di che male morirà , n. 41 Ne più ne meno, n. 42 Tu che non puoi , la cosiddetta serie delle asinerie, dove gli uomini hanno la forma di animali .
A questo punto pare opportuno aprire una parentesi riguardante i Caprichos dove gli uomini vengono ritratti sotto l’aspetto di bestie, che sono complessivamente 11, anche in questo caso, il soggetto trae origine da una stampa di Bruegel realizzata nel 1562, si tratta del venditore derubato dalle scimmie ( B.148) ( Fig.18), che mostra appunto un gruppo di scimmie intente nelle diverse attività umane; fu questa opera a creare un vero e proprio genere nella storia dell’arte, che successivamente venne chiamato “singeries” .
Questa idea ebbe un largo successo, soprattutto attraverso la diffusione del tema che operò Pieter Van Der Brocth, che riprodusse in una sua versione a stampa della stampa di Bruegel, e ne realizzò diverse altre di sua invenzione . Dato il notevole successo di pubblico il genere si diffuse anche in pittura attraverso i contributi di Frans Franken II, Sebastian Vrancx e soprattutto di David Tenier il giovane, che è da considerarsi il maggior esponente di questo tipo di rappresentazioni, le cui propaggini estreme arrivarono fino al ‘700 di Chardin che realizzò un dipinto, con una scimmia pittrice ( Fig.19 ), che probabilmente ispirò il capriccio n. 41 né più né meno ( Fig. 20 ).
Ai temi del vizio classicamente individuati, Goya aggiunge alcuni filoni ulteriori che gli sono propri, aiutandoci così ad approfondire le valenze del vizio. Il primo è quello relativo al meretricio, che ritroviamo in almeno sei tavole della serie, la 15, la 16, la 17, la 22, la 31, la 36. In questo caso, pur disapprovando gli esiti delle loro azioni, egli dimostra compassione per queste ragazze, come è evidente nella tav. 31, Prega per lei. Il suo disprezzo però va a tutti quelli che essa incontrerà sul suo cammino, soprattutto le vecchie mezzane che la attorniano.
Altro tema fondamentale che percorre tutta l’opera, e che viene ampiamente scandagliato dall’ artista, forse anche spinto dalle sue vicende personali, è quello del complesso rapporto tra uomo e donna. (nn. 5,6,7,8,9,10,14,19,20,27,35,57,72,73,74,75 ). In questa mini-serie, che consta di 16 tavole, egli punta il dito sulla violenza, sull’inganno, sui matrimoni di interesse, o più genericamente sul modo in cui le donne ingannano gli uomini, giungendo però alla conclusione che questo accade perché entrambi sono vuoti (n. 5 L’uno vale l’altro, n. 27 chi è più remissivo) .
L’ultima tavola di questa serie la 75 ( fig.21), ne è il tragico commento finale: Chi li scioglierà?, chi spezzerà le catene di un insensato legame? Questo triste epilogo, che è l’ esplicita richiesta della possibilità di una separazione, è l’inevitabile conseguenza di quei legami che sono viziati dalle aberrazioni messe in luce nelle precedenti tavole della serie. Un ulteriore tema è quello della rappresentazione dei vizi dei frati ( n.13,23,34,48,49,79,80,78 ) che spesso sono ritratti sotto forma di Folletti ( Fig. 22) , come dichiarato apertamente dall’artista, sia nel manoscritto Ayala, che in quello conservato alla biblioteca nazionale di Spagna. Da quanto fin qui osservato appare chiaro il rapporto di filiazione tra l’opera dello spagnolo e quella del fiammingo. Occorre però aggiungere che i primi Capricci della storia dell’incisione furono realizzati da Jaques Callot nel 1617, a questi farà seguito la sua opera più importante, e cioè le Piccole e Grandi miserie della Guerra, che troveranno un loro parallelo nella serie delle incisioni dedicate ai “Disastri della guerra” realizzati da Goya fra il 1810 ed il 1820 . Appare altrettanto chiaro quindi, come Goya sia perfettamente a conoscenza delle opere capitali della grafica, del resto in questo campo la sua produzione fu amplissima e di grande importanza, la sua opera incisoria è costituita da 286 tavole, egli fu senza alcun dubbio uno dei più grandi incisori di tutti i tempi, le sue opere e le sue innovazioni tecniche ebbero grandissima diffusione. Il suo amore per questo genere artistico dovette svilupparsi in giovanissima età, fin dagli inizi, quando per esercitarsi copiava le stampe degli altri pittori presso la bottega del pittore Luzan, che faceva un ampio ricorso alle incisioni, per trarre le idee per le sue composizioni . ( 4) .
L’intento programmatico dei Capricci di Goya fu quindi quello di realizzare un ‘opera di profondo livello morale, richiamandosi ai più importanti filoni messi in luce dal progressismo della ragione illuminista .
Michele FRAZZI Parma 20 settembre 2020