di Gabriele PANDOLFELLI
Aperta a Roma nei Musei di San Salvatore in Lauro la mostra curata da Giordano Bruno Guerri dal titolo ”Luciano Ventrone e la sua scuola”, visitabile fino al 19 gennaio 2025.
Dove più c’è natura più c’è artificio.
Proprio su questo felice connubio tra la tecnica pittorica portata alla massima perfezione ed elementi classici della natura morta, si imposta e rifulge l’arte di Luciano Ventrone (Roma 1942 – Collelongo 2021). Le costruzioni iperrealistiche di Ventrone richiamano numerosi confronti con grandi artisti soprattutto del Seicento, come Evaristo Baschenis per la luce, o la grande pittura fiamminga di natura morta di Jan Breughel il giovane per le composizioni a fondo scuro, ma il paragone che, su tutti, sembra il più efficace è quello con la celebre “Canestra di frutta” di Caravaggio della Pinacoteca Ambrosiana.
L’artista è stato infatti definito “il Caravaggio del XX secolo” da Federico Zeri, il quale consigliò a Ventrone, negli anni Ottanta, di affrontare il tema della natura morta, che successivamente lo avrebbe portato alla pienezza espressiva. In mostra è stato privilegiato il criterio cronologico, per cui si osserva la produzione dagli anni Ottanta fino a tempi recenti. Nell’osservare la teoria di quadri raffiguranti ceste ricche di frutta di ogni sorta, ortaggi monumentali (fig.1), tutto indagato nei più minimi particolari dal sapiente pennello di Ventrone, l’occhio rimane catturato come in un groviglio di infiniti dettagli della composizione.
Si è costretti a fermarsi e osservare, ora avvicinandosi ora allontanandosi, queste immagini semplici ma dense di complessità tecnica e di significato. L’artista attraverso le varietà di frutta e le sue cromie racconta le stagioni, con l’inserimento di un vaso antico in pietra rivela un rapporto con la classicità, mentre la luce che cala dall’alto rende maestosi gli elementi raffigurati (fig.2).
Parafrasando le parole del curatore Giordano Bruno Guerri, Ventrone riesce ad andare oltre la mera rappresentazione delle cose, facendone percepire l’anima. L’esposizione prosegue con i dipinti di due sue allieve Tatsiana Naumcic (Minsk 1980), Ilaria Morganti (Roma 1975) e del figlio di Luciano, Massimiliano Ventrone (Catania 1972).
Indubbiamente Tatsiana Naumcic tramanda più fedelmente la lezione artistica del maestro, con una qualità tecnica altissima dipinge atmosfere (fig,3) o elementi naturalistici di grande impatto.
Ilaria Morganti con un’impostazione molto diversa restituisce immagini nitide che esondano dal quadrato tradizionale spingendosi a modificare il telaio della tela, che segue i contorni della rappresentazione (fig.4).
Massililiano Ventrone, musicista e visual artist, dipinge quadri astratti che narrano storie surreali, dove l’analogia tra l’accordo cromatico e quello musicale rappresenta il nucleo di senso (fig.5).
In conclusione, il tema tacito e sotterraneo della competizione tra la pittura iperrealistica di Luciano Ventrone con la fotografia non sussiste, perché la capacità insieme di attrarre e respingere lo sguardo dello spettatore, più volte nello stesso istante, è propria solamente della pittura.
Gabriele PANDOLFELLI Roma 22 Dicembre 2024