di Silvana LAZZARINO
La mostra -a cura di Claudia Zevi- propone un percorso dove ritrovare l’influenza della tradizione culturale russa, visionaria, ricca di immagini e leggende
Al di sopra della realtà, oltre l’apparenza, Marc Chagall (Vitebsk 1887 ; Saint-Paul-de-Vence 1985) sapeva dare vita e corpo ai propri sogni, alle proprie fantasie che imprimeva con forza e insolita eleganza sulla tela. Un universo che interpretava le sfaccettature di una realtà difficile, fatta di contraddizioni dalla quale non era facile sottrarsi.
Tra gli artisti più rappresentativi del Novecento con pacata ironia e attenta introspezione Chagall ha restituito rappresentazioni legate ad un mondo simbolico, fiabesco e malinconico, fatto di situazioni e personaggi sempre più disparati, capace di superare l’oggettività, ma anche riferito a momenti drammatici della sua vita. Attraversando tutto il XX secolo Marc Chagall è diventato testimone di importanti fatti ed avvenimenti a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre nella sua Russia per arrivare ai conflitti Mondiali e all’esperienza dell’esilio negli Stati Uniti per via dell’occupazione nazista.
Dopo i primi studi improntati ad un gusto realista presso Vitebsk, sua città natale, e Pietroburgo, Marc Chagall, giunge in Francia dove viene a contatto con il pensiero cubista e l’immaginario creativo futurista; rientrato in Russia nel 1914 prende parte al rinnovamento culturale incoraggiato dalla rivoluzione, ed infine agli inizi degli anni Venti si stabilisce in Francia dove trascorre il resto della sua vita esclusa la parentesi dell’esilio negli Stati Uniti.
A questo straordinario artista lirico e surreale che intreccia il gusto del fantastico e del paradossale è dedicata la grande mostra a Palazzo Roverella che mette in luce l’influenza della cultura popolare russa sulla sua arte attraverso 70 dipinti su tela e su carta ,e le due serie di incisioni e acqueforti pubblicate nei primi anni di lontananza dalla Russia, 20 tavole che illustrano la sua precoce e dolorosa autobiografia e “Le anime morte” di Gogol, il più profondo sguardo sull’anima russa della grande letteratura.
L’esposizione Marc Chagall “anche la mia Russia mi amerà” in collaborazione con la Fondazione Culture Musei e con il Museo delle Culture di Lugano, presenta opere provenienti dagli eredi dell’artista con un vasto e generoso prestito, dalla Galleria Tretyakov di Mosca, dal Museo di Stato Russo di S. Pietroburgo, dal Pompidou di Parigi, dalla Thyssen Bornemisza di Madrid e dal Kunstmuseum di Zurigo, oltre che da importanti e storiche collezioni private. Accanto a grandi capolavori come la “Passeggiata” l’”Ebreo in rosa” ,” Pioggia” e “Il matrimonio”, sono “Il Gallo”.” Il mondo sottosopra”,il “Guanto nero” e “Buongiorno Paris”.
Il filo rosso che lega la scelta delle opere di questo percorso espositivo curato da Claudia Zevi è quello riferito alla cultura popolare russa con le sue tradizioni e credenze che ha influenzato l’opera di Chagall dagli anni giovanili nella Russia del primo ventennio del secolo scorso, agli anni parigini, per poi arrivare al periodo trascorso in America, fin nel Sud ella Francia. Accanto ad elementi della tradizione locale, sono evocazioni dell’iconografia religiosa russa presenti in rappresentazioni rielaborate dalla memoria dove non mancano aspetti mistici e immaginari.
Viene documentato l’aspetto presente nella cultura iconografica dell’artista, quello ancorato alla tradizione popolare della Russia anche fatta di religiosità. Nelle sue rappresentazioni si ritrovano echi dell’iconografia religiosa stratificatasi nelle icone e nelle vignette popolari dei lubki i cui personaggi come il gallo, le capre e le vacche propri della quotidianità dei villaggi russi, sono presenti nelle opere tarde di Chagall.
Per un attimo ripensando alle incisioni con raffigurazioni riferite alla Bibbia, da cui affiorano sentimenti di fede e fratellanza, in esse si ritrova proprio il legame di Chagall con le sue radici più profonde dell’infanzia trascorsa nella comunità ebraica di Vitebsk. Anche per le incisioni riferite ai “Sette peccati capitali” ritratti con ironia e affetto, lo spunto è la vita del villaggio natio di Vitebsk, in Bielorussia; e ancora per le illustrazioni delle “Favole di La Fontaine” si richiama alla tradizione popolare russa, alle icone ed ai lubki, le colorate stampe popolari accompagnate da una semplice didascalia, per dare forma ad un immaginario incantato abitato da mucche, maiali, rane, volpi, galli, formiche.
Se la sintassi espressiva con cui restituisce presenze insolite per un determinato contesto si carica di realismo poetico proprio della tradizione della favola russa, l’aspetto intellettuale e spirituale fa riferimento al mondo ebraico e cristiano ortodosso. La cultura popolare russa con la sua ricchezza di immagini e leggende, rielaborata nella memoria, si interseca con la tradizione chassidica e il suo misticismo, dando vita ad un linguaggio capace di entrare nel sentire della sensibilità postmoderna.
I ricordi nelle opere di Chagall divengono “presenze”, comparendo anche là dove non lo si aspetta, come le capre o le isbe inserite nella rappresentazione di un bouquet che è a sua volta composto da fiori e visioni. La Russia resta il luogo delle radici, della memoria di un amore che avverte deluso e che sogna potersi realizzare. A chiusura dell’Autobiografia illustrata “Ma Vie” pubblicata a Berlino all’inizio dell’esilio così afferma: “Anche la mia Russia mi amerà”, con la consapevolezza che si sarebbe trattato di una separazione definitiva dalla sua Russia.
Attraverso questo percorso si entra nel vivace, colorato e simbolico mondo dell’artista, un universo talora anche malinconico, animato dai personaggi più disparati sospesi tra realtà e immaginazione. Le sue opere infatti riproducono un immaginario onirico in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno.
Il mondo che restituiscono questi capolavori è un mondo completamente nuovo, unico: un mondo poetico, fantastico o sognato, in cui tutto è possibile e in cui Chagall mescola i ricordi della sua giovinezza e il suo innato senso del colore con la geometria e la decomposizione delle forme delle avanguardie. Tra elementi del cubismo, del fauvismo e dell’orfismo, non riconducibile a nessuno dei movimenti d’avanguardia, egli crea il suo stile personale difficile da classificare.
Ad accompagnare la mostra è il catalogo edito da Silvana Editoriale, curato da Claudia Zevi, al cui interno sono presenti saggi di Maria Chiara Pesenti, Giulio Busi, Michel Draguet e Claudia Zevi.
Silvana LAZZARINO 19 settembre 2020
Marc Chagall
“Anche la mia Russia mi amerà”
Palazzo Roverella, Via Giuseppe Laurenti 8/10. Rovigo
orario: da lunedì a venerdì 9.00 – 19.00; sabato, domenica e festivi 9.00 – 20.00 19 settembre 2020 – 17 gennaio 2021. Per informazioni: www.palazzoroverella.com e tel. 0425 46 0093