Ricordando Irving Lavin. Marcello Fagiolo e Marylin Aronberg Lavin dialogano su uno dei massimi studiosi d’Arte dell’ultimo secolo

di Marcello FAGIOLO

Storia dell’Arte e Arte della Storia*

Un incontro di studi in memoria di Irving Lavin e un dialogo tra Marcello Fagiolo e Marilyn Lavin

In questo gelido inizio di primavera si doveva svolgere l’“Incontro di Studi in memoria di Irving Lavin” (Galleria Borghese e BNCR, 23-24 marzo 2020), rinviato purtroppo come quasi tutti gli eventi culturali italiani.

Si sarebbero incontrati una ventina di studiosi per ricordare quello che è stato uno dei massimi studiosi al mondo in quest’ultimo mezzo secolo di storiografia sull’arte, in particolare sul Barocco.

L’Incontro è stato promosso soprattutto dal Centro di Studi sulla cultura e l’Immagine di Roma, di cui ricorre quest’anno il Quarantennale (1980/2020), a partire da iniziative come il Corso internazionale “Bernini e l’Universo Barocco” (Accademia dei Lincei, settembre-dicembre 1980) che vide Lavin protagonista per un’intera settimana nel Seminario su “Bernini e l’unità delle arti visive” che sviluppava i contenuti dell’omonima monografia pubblicata in quell’anno e recentemente inserita nel ristrettissimo canone dei libri fondamentali sul Barocco (vedi La riscoperta del Seicento: i libri fondativi, a cura di A. Bacchi e L. Barroero, 2017).

Vorremmo rievocare qualche momento dell’intensa e suggestiva attività di Irving in un colloquio fra Marcello Fagiolo e Marilyn Aronberg Lavin, grandissima studiosa anche lei nonché attenta frequentatrice di “About Art”.

Marilyn, prima di parlare della tua meravigliosa avventura con Irving, vorrei che tu accennassi per i lettori di “About Art” alle linee di ricerca che hai sviluppato in modo completamente autonomo rispetto a Irving.

The first area is the publication of the Barberini Inventories of art (1600-1720): the search began when the Prince Urbano Barberini allowed us access to the family archive at the Vatican Library (culminating in the 1975 volume). I undertook this project when my children were very young and I had only bits and pieces of time to work. I felt such a job could be done with a minimum of intellectual concentration. That opinion was valid, but the result was a surprise.  The full publication has been on line a number of years, and seems never to stop serving practical value to students of the Baroque era.

The second was the creation of a database of more 280 fresco cycles that could answer the following question: was Piero della Francesca the first artist to paint a fresco cycle in which the order of the narrative did not read from left to right, and from the top of the wall down to bottom, and in which the narrative sequence was scattered over three walls of the chapel.  The result of this study was discovery of eight patterns of organization used throughout the middle ages and beyond (Il Luogo della Narrativa, 1990) and ultimately led to creation of the first 3-D walk-through computer model, done before any commercial programs existed. This model (complete in 1992), and put on line in 2001 http://(http://projects.ias.edu/pierotruecross) is now obsolete but, I am happy to report, is in the process of being modernized.

La prima linea di ricerca è la pubblicazione degli inventari d’arte Barberini (1600-1720), iniziata quando il principe Urbano Barberini ci consentì l’accesso all’archivio di famiglia presso la Biblioteca Vaticana (vedi il volume del 1975). Quando intrapresi questo progetto i miei figli erano molto piccoli e quindi avevo poco tempo per lavorare. Pensavo che tale lavoro poteva essere fatto con una minima concentrazione intellettuale: questo era vero, ma il risultato è stato molto sorprendente. La pubblicazione completa, on-line da molti anni, non smette mai di essere valida per gli studiosi dell’età barocca.
La seconda linea di ricerca è stata la creazione di un database di oltre 280 cicli di affreschi italiani per rispondere a questa domanda: fu Piero della Francesca il primo a dipingere un ciclo di affreschi in cui l’ordine di narrazione non era da sinistra a destra, e dall’alto verso il basso, con una sequenza narrativa sparsa senza ordine sulle diverse pareti. Il risultato fu la scoperta di otto diversi modelli di organizzazione utilizzati nel Medioevo e oltre (Il Luogo della Narrativa, 1990) e alla fine arrivai alla creazione del primo modello storico-artistico computerizzato 3D (completato nel 1992 e messo on-line nel 2001), che ha preceduto analoghi programmi “commerciali”. Il programma http://(http://projects.ias.edu/pierotruecross) è ancora visibile seppure ormai obsoleto, ma sono lieta di annunciare che sta per essere “modernizzato”.

Marilyn, quali sono stati gli interessi comuni che vi hanno guidati all’inizio del vostro sodalizio durato quasi settant’anni, a partire da una formazione universalistica tra archeologia e storia dell’arte?

In 1947, Irving took his first course in the history of art at Washington University in St. Louis, MO, under Prof. Horst W. Janson.  At that point, Irving was an undergraduate, majoring in philosophy.  I was Prof. Janson’s assistant and working with him on my M.A. degree (Thesis: The Iconography of the Clown, 1700-1945). You may laugh, but in fact, I graded Irving’s examinations. After studying philosophy for a year at the University of Cambridge in England with Lord Bertrand Russell, he decided to go into a more practical field of study, namely the History of Art.  When he came home, he and I continually discussed our common interests in 20th-century art, namely the variety of styles and, in particular, the differences between Paul Klee’sTwittering Machine” and George Rouault’s “Crucifixions.

After Irving completed his Master’s at the Institute of Fine Art, New York University (Thesis: “Donatello and the Antique”), he moved to Harvard University to complete his Ph.D.  He had two subjects to choose from: “The Floor Mosaics of the North Africa” (which he studied with Ernst Kitzinger), or the Bozzetti of Bernini, of which the Fogg Art Museum at Harvard has a major collection.  Because it dealt first hand with works of art, he decided on the latter and thus we started our sojourn of more than fifty years of living and studying in Rome. That first year (1961) he was supposed to turn his doctoral thesis into a book analyzing  all known Bernini bozzetti.  He began with the Longinus figure and, in truth, never left it, magnifying this small statue into the fundamental book called The Crossing of the St. Peter’s.

Nel 1947, Irving seguì il suo primo corso di storia dell’arte – nell’ambito del corso di laurea in filosofia – alla Washington University di St. Louis, Missouri, presso la cattedra di Horst W. Janson. Allora ero assistente di Janson e lavoravo con lui nel mio corso di laurea specialistica (con la tesi “L’iconografia del pagliaccio, 1700-1945”). Non ci crederai, ma sono stata io a valutare gli esami di Irving. Dopo aver studiato filosofia per un anno in Inghilterra all’Università di Cambridge con Bertrand Russell, Irving decise di passare alla Storia dell’arte. Quando ritornò a casa, abbiamo cominciato a discutere sul nostro interesse comune per l’arte del XX secolo, e in particolare sulla varietà di stili, come ad esempio le differenze tra la Macchina cinguettante di Paul Klee e la Crocefissione di George Rouault. Dopo aver completato il Master presso l’Institute of Fine Art, New York University (con la tesi “Donatello and the Antique”), Irving si trasferì all’Università di Harvard per completare il Dottorato di ricerca. Poteva scegliere fra due argomenti: “Mosaici pavimentali del nord-Africa” (che aveva studiato con Ernst Kitzinger) o “Bozzetti di Bernini” nell’ambito della grande collezione del Fogg Art Museum di Harvard. Avendo deciso per quest’ultimo tema, ebbe inizio il nostro soggiorno di oltre mezzo secolo di vita e di studio a Roma. Quel primo anno (1961) avrebbe dovuto trasformare la sua tesi di dottorato in un libro che analizzava tutti i bozzetti di Bernini. Ha iniziato col Longino e poi il tema si sarebbe ampliato nel fondamentale libro The Crossing of the St. Peter’s (1968).

 

Marilyn, ci siamo conosciuti una cinquantina d’anni fa, quando veniva diffusa con grande risalto la scoperta di Irving dei busti di Bernini in S. Giovanni dei Fiorentini e cominciava una vicenda di reiterati viaggi a Roma, che hanno costituito per noi un appuntamento di amicizia intensa oltre che di approfondimenti culturali, all’inizio con la mediazione di Argan.

While we were in Rome, one day he was called by the Fulbright Office and told that a professor at the Sapienza wished to polish his English and wanted to do so in conversations with him.  Soon Giulio Carlo Argan arrived in our living room and he and Irving began, in English, to speak of the religiosity of Caravaggio. The discussion became so enthusiastic that without knowing it, they switched to Italian and went on to talk, in wonderful rapport, for two or three hours.  Their long-lasting friendship introduced us the core of art history in Rome. We met all of Argan’s colleagues and most of his students, the most imposing of whom were the stellar brothers, Maurizio and Marcello Fagiolo dell’Arco. Although my own interests had been in 15th-century Central Italian painting, I dived into the uncatalogued archive Barberini and started my fifteen-years-project to publish documentation Barberini: in this way, our daily experiences once more became entwined.

Quando eravamo a Roma, un giorno il Fulbright Office annunciò a Irving che un professore della Sapienza desiderava perfezionare il suo inglese conversando con lui. Presto arrivò nel nostro salotto Giulio Carlo Argan e cominciò a parlare in inglese della religiosità del Caravaggio. La discussione divenne così entusiasmante che, senza accorgersene, passarono all’italiano e continuarono a parlare meravigliosamente per due-tre ore. La lunga amicizia ci ha consentito di conoscere l’ambiente romano della storia dell’arte a Roma. Abbiamo incontrato tutti i colleghi di Argan e la maggior parte dei suoi allievi, fra i quali emergevano gli stellari fratelli Maurizio e Marcello Fagiolo dell’Arco.Anche se negli USA Bernini e il Barocco erano ancora considerati un campo di studio un po’ spigoloso, Irving trovava la sua dimora ideale nell’arte romana del Seicento. Uno dei suoi interessi era scoprire il vero significato della parola “teatrale” nel contesto del teatro barocco. In queste ricerche riuscì a ottenere dal principe Urbano Barberini il permesso di accedere all’archivio di famiglia nella Biblioteca Apostolica Vaticana. A partire da allora, dopo aver dedicato i miei studi soprattutto alla pittura italiana del XV secolo, mi sono tuffata nell’archivio vaticano, in un progetto di pubblicazione durato quindici anni: in questo modo, le nostre esperienze si sono intensamente intrecciate.

Si può dire che la vostra unione così profonda è stata una sorta di “Liturgia d’amore”?

We discovered that we shared a deep interest in the Biblical Canto dei Cantici how it impressed the minds and devotion of Italian artists.  During one of our million conversations about each other’s work, he learned from about the Song of Songs in the art of Cimabue, and I from him about the Song in the art of Michelangelo. At the moment we decided to combine our separate essays, we discovered together another important instance in Amsterdam; we were standing before the great painting, The Jewish Bride, by Rembrandt. The result of working separately but together was the book called Liturgia d’Amor, which because of the name, unfortunately, book sellers mistook for a work of religion and not art history, and was never reviewed.

In effetti abbiamo scoperto di condividere un profondo interesse per come il Cantico dei Cantici avesse impressionato le menti e la devozione degli artisti italiani. Durante le nostre innumerevoli discussioni sul Cantico dal punto di vista dei nostri diversi campi di interesse, Irving imparava quello che io scoprivo nell’arte di Cimabue e io quello che lui scopriva nell’arte di Michelangelo. Allora abbiamo deciso di integrare i nostri due saggi separati, e poi abbiamo studiato insieme il grande quadro di Rembrandt La sposa ebrea. Il risultato del lavoro, prima separato e poi congiunto, fu il libro Liturgia d’Amore. Immagini del Cantico dei Cantici (1999), che purtroppo a causa del titolo fu ritenuto un’opera di religione e non di storia dell’arte, e quindi non fu mai recensito.

Appare straordinario come nei suoi studi Irving sia riuscito a interpretare profondamente i mondi apparentemente contrapposti del Barocco come l’epifania di Luce di Bernini e le mistiche Tenebre di Caravaggio. E anche tu, Marilyn, nei tuoi studi hai esplorato mondi tanto diversi come l’aura sacrale di Piero della Francesca e la sensualità erotica del Rinascimento e del Barocco.

Ma, per concludere, vorrei chiederti a che punto è la progettata Opera omnia di Irving in sei volumi, dopo la pubblicazione dei tre volumi su Bernini (Visible Spirit. The Art of Gianlorenzo Bernini, 2007-2012).

As you know the first two volumes of Visible Spirit contain reprints of published articles on Bernini; Vol. III is a separate work on Bernini at St. Peter’s, containing much new material.  Pindar Press (London) has now in press a fourth volume which will include articles and longer works on subjects other than Bernini. A volume on Caravaggio was projected, but most of these articles will be included either in volume IV or in other venues.

Come sai, i primi due volumi di Visible Spirit contengono vari saggi già pubblicati su Bernini, mentre il terzo contiene nuovi studi sull’opera berniniana in S. Pietro. L’editore Pindar Press di Londra sta ora pubblicando un quarto volume che includerà saggi su argomenti diversi da Bernini. È stato anche progettato un volume speciale sul Caravaggio.

Quali sono gli ultimi saggi pubblicati o in corso di pubblicazione di Irving?

Irving’s last works, an article on “The Silence of Bernini’s David” and another on “Bernini’s Barcaccia” will be published later in 2020.  Two major lecture series Irving gave some time ago were never published.  However, over the years he continued to work on both series, and before he died, together we went over all the material he had accumulate. As a result, I was able to bring them to completion and to prepare them for publication. They are: The Art of Commemoration in the Renaissance (1987, Jerome Lectures, American Academy in Rome and University of Michigan; to be published on line and hard copy by Italica Press, in progress) and More than Meets the Eye (2004, Mellon Lectures, National Gallery of Art, Washington, D.C.; to be published by the Gallery, in progress).

Le ultime due opere sono The Silence of Bernini’s David (2019) e Bernini’s Barcaccia (che verrà pubblicato nel 2020).
Negli ultimi anni Irving ha lavorato alla preparazione di due volumi su due importanti serie di conferenze. Prima della sua morte abbiamo esaminato insieme tutto il materiale che si era accumulato, e adesso, ultimato il lavoro di preparazione, sono in corso di pubblicazione i volumi The Art of Commemoration in the Renaissance (Jerome Lectures, 1987; edizioni Italica Press, in volume e on-line) e More than Meets the Eye (Mellon Lectures,  2004; edizioni della National Gallery of Art, Washington).

Sappiamo che è stata assai suggestiva ed emozionante la rievocazione “Remembering Irving Lavin” che si è svolta lo scorso 26 aprile nell’Institute for Advanced Study di Princeton.

The day of Remembering Irving, in Princeton, was dedicated to his students and colleagues, with scholarly papers in the morning, and tributes in the afternoon.  The participants were: Phyllis Lambert, Nicola Courtright, Frank Gehry, Jack Freiberg, David A. Levine, Ellen Burstyn, Horst Bredekamp. The entire day was video taped and can be seen and heard at:

https://video.ias.edu/remembrance/2019/0426-IrvingLavin

Here I would like to add a little secret.  Throughout his career, Irving was never able to give a speech in English without reading from a prepared text.  But in Italian, he could speak for hours on end, never referring to a single note.  I believe this miracle was a sign of his love and devotion to all things Italian, and especially to Italian art.

La giornata di Princeton è stata dedicata ai suoi studenti e colleghi, con relazioni accademiche al mattino e omaggi al pomeriggio. Hanno partecipato Phyllis Lambert, Nicola Courtright, Frank Gehry, Jack Freiberg, David A. Levine, Ellen Burstyn, Horst Bredekamp. L’intera giornata, registrata con video, può essere vista e ascoltata su:

https://video.ias.edu/remembrance/2019/0426-IrvingLavin.

Vorrei aggiungere, per concludere, un piccolo segreto. Durante la sua carriera, Irving non è mai stato in grado di tenere un discorso in inglese senza leggere un testo preparato. In italiano, invece, poteva parlare per ore intere, senza consultare appunti. Credo che questo miracolo sia stato un segno del suo amore e devozione per tutto ciò che è italiano, e specialmente per l’arte italiana.

 E questo finale è veramente incredibile…

17 Francesco Petrucci, Marcello Fagiolo, Irving Lavin davanti al busto di Antonio Coppola

Ovviamente il nostro dialogo, che si è svolto tra Roma e Princeton, intende soltanto stimolare ulteriormente la conoscenza della meravigliosa opera di Irving. E rimane aperta la questione dell’influenza “virale” del magistero di Irving.

Quale sarà ancora la sua eredità? Non resta che attendere, per il momento, le prossime risposte che verranno presentate nell’Incontro su “Storia dell’Arte e Arte della Storia” (aggiungerei, per concludere, che il titolo è ispirato a una monografia di Irving del 2008).

Marcello FAGIOLO  Roma 30 marzo 2020

Referenze fotografiche

La prima e le ultime immagini sono fotografie di Carolina Marconi, scattate nel 2014 nel Convegno in onore di Lavin in S. Giovanni dei Fiorentini (nella fig. 17: Francesco Petrucci, Marcello Fagiolo e Irving si abbracciano davanti al busto di Antonio Coppola).
Le immagini “storiche” sono estratte dall’album “Lavin Family”, messo a disposizione da Marilyn Aronberg Lavin:
fig. 6: Marilyn e Irving a Roma nel 1953 (anno del matrimonio);
fig. 7: Irving in vespa con Marilyn e figlie a Roma nel 1961;
figg. 9-10: Irving e Marilyn nel 1967 davanti ai busti berniniani in S. Giovanni dei Fiorentini.