di Silvana LAZZARINO
Il malessere esistenziale nell’opera di Edward Munch nella tanto attesa retrospettiva a lui dedicata che apre a Milano dal 14 settembre 2024
L’inquietudine e il tormento più profondo dell’essere umano trovano il massimo interprete in uno dei protagonisti della storia dell’arte moderna: Edward Much (Løten, a nord di Oslo 1863.– Oslo, 1944) precursore dell’Espressionismo e tra i più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento. I grandi dolori che hanno costellato la sua vita hanno contribuito a determinare la sua poetica e il suo pensiero riguardo l’esistenza e l’uomo, espresse grazie ad un talento straordinario mediante la pittura. Il suo grido di dolore si manifesta infatti mediante i suoi lavori caratterizzati da un uso incisivo e inusuale del colore e in cui campeggiano volti senza sguardo, paesaggi stralunati che portano messaggi universali per parlare a ciascun individuo di quell’angoscia interiore e di quel malessere esistenziale che appartengono al genere umano e che comportano sofferenza unitamente ad un profondo senso di desolazione e solitudine.
Queste tematiche sono al centro della grande retrospettiva a lui dedicata a 80 anni dalla morte, che apre il 14 settembre 2024 a Milano negli spazi di Palazzo Reale dal titolo “Much. Il Grido interiore” dove viene restituito il suo percorso umano e artistico con opere tra le più note e iconiche della storia dell’arte.
Dopo aver iniziato la sua carriera pittorica sulle orme del naturalista norvegese Per Lasseu Krohg, nel 1880, si reca a Parigi per la prima volta nel 1885 ed è qui che subisce il fascino delle influenze impressioniste e postimpressioniste da cui trae l’uso di un colore più intimo, drammatico dettato da una profonda capacità di esplorare i suoi stati d’animo dolorosi. La sofferenza e la mancanza hanno contraddistinto l’intera sua esistenza a partire dalla precoce perdita della madre e della sorella malate di tubercolosi.
A Berlino, dove ha contribuito alla formazione della Secessione Berlinese, espone la sua prima personale nel 1892 che ha dato luogo a critiche contrastanti, positive e negative, e che ha messo in luce la sua figura di artista eversivo e maledetto, qualifica con cui si è identificato nel corso della sua vita e attività. Una vita precaria che lo ha visto in preda all’alcolismo e anche ad una crisi psicologica profonda, cui sono seguiti tra il 1908 e il 1909 diversi ricoveri in alcune case di cura. Da qui la decisione di isolarsi nella sua proprietà di Ekely a Oslo dove è rimasto fino alla fine della sua vita.
Promossa da Comune di Milano – Cultura, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo, la mostra tra le più attese dell’anno, è promossa da Comune di Milano-Cultura, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, ed è curata da Patricia G. Berman una delle più grandi studiose al mondo di Munch, in collaborazione con Costantino D’Orazio per il supporto nella redazione dei testi di approfondimento in mostra.
Un’infanzia tormentata quella vissuta da Munch attraversata da profondi dolori che l’hanno trascinato ai limiti della follia: dalla perdita prematura della madre e della sorella- di cui si è accennato sopra- alla tragica morte del padre, e poi la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen. Episodi che lo hanno segnato dando un’impronta priva di pace e felicità alla sua esistenza. A riguardo citiamo le sue parole:”Nella mia casa d’infanzia abitavano malattia e morte. Non ho mai superato l’infelicità di allora”.
Il suo grido interiore, trasformato in opera d’arte con dipinti potenti e talora spiazzanti, con cui racconta le più profonde inquietudini dell’animo umano, arriva ad ogni individuo per l’autenticità di quanto espresso. I suoi soggetti dominanti sono le figure umane che palesano agitazione e ansia e sono spesso inserite in ambienti esterni o interni cui non è data molta rilevanza.
Tra le 100 opere esposte nella mostra, probabilmente la più importante finora mai dedicata in Italia a questo genio dell’arte, eccezionalmente prestate dal Munch Museum di Oslo, vi è una delle versioni litografiche de L’Urlo (1895), oltre a La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–19249), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).
Sofferenza e inquietudine lo accompagnano e si ritrovano nei suoi dipinti come la paura di viere e l’ombra della morte, ma anche dalla malattia. Non manca in alcune sue opere il riferimento all’amore prima quale sentimento in cui sperare, poi in cui non credere più.
Accompagna l’esposizione un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell’artista e ad espandere i temi delle sue opere esplorando diversi linguaggi, dal cinema all’architettura, dalla musica alla letteratura e molto altro.
La mostra che vedrà una seconda tappa a Roma a Palazzo Bonaparte dal 18 febbraio 2025 al 2 giugno 2025, vede come sponsor Statkraft e Generali Valore Cultura, special partner Ricola, media partner Urban Vision, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e radio partner Dimensione Suono Soft.
Silvana LAZZARINO Roma 1 Settembre 2024
Munch. Il grido interiore
Palazzo Reale. Piazza Duomo, 12 – Milano
Orario: da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.
14 settembre 2024 – 26 gennaio 2025
Per info e prenotazioni: Telefono +39 02 892 99 21
Sito: https://www.arthemisia.it
E sito www.palazzorealemilano.it