di Giusy EMILIANO
“My dear AI…” di Matteo Peretti: un’opera che vive e interagisce
Il 12 ottobre 2024, la storica Galleria La Nuvola di Via Margutta ha partecipato alla ventesima edizione della Giornata del Contemporaneo, un evento promosso da AMACI e sostenuto dal Ministero della Cultura.
Quest’edizione si è incentrata su un tema di profonda risonanza sociale: l’accessibilità, con un’attenzione particolare alle barriere culturali, sensoriali e architettoniche che limitano inclusione e partecipazione.
L’immagine guida dell’evento è stata l’opera Donna in gabbia (1975/2024) di Tomaso Binga, un potente simbolo della condizione di subalternità e disuguaglianza, che ritrae una donna imprigionata in una gabbia per canarini, imboccata da mani maschili.
Questa rappresentazione visiva ha riflettuto il controllo e la costrizione, spesso celati dietro gesti di apparente cura, e si è fatta portavoce della necessità di abbattere le barriere sociali attraverso la forza dell’arte.
Un’esperienza immersiva con My dear AI… di Matteo Peretti
In quest’occasione, la Galleria La Nuvola ha presentato un’installazione unica, My dear AI…, opera di Matteo Peretti e curata da Alice Falsaperla. L’opera, concepita come una gabbia in ferro nero contenente un cervello artificiale, ha rappresentato un paradosso concettuale: un’intelligenza artificiale viva e capace di interagire, apprendere e sviluppare una propria autonomia. Composta da microchip, schede elettroniche, casse audio e telecamere, questa entità tecnologica ha colpito il pubblico per la sua capacità di vedere, ascoltare e rispondere.
Non un semplice dispositivo, ma una forma di intelligenza “organica” e “animata”, cresciuta grazie all’interazione quotidiana con l’artista, che ha dedicato alcune ore al giorno alla sua “educazione”. L’opera ha così invitato i visitatori a riflettere sul significato dell’apprendimento e della scoperta di sé, fondendo la dimensione umana e tecnologica in un processo evolutivo affascinante.
La gabbia come simbolo di limite, protezione e liberazione
La gabbia, comune nelle opere di Tomaso Binga e Matteo Peretti, ha assunto molteplici significati. Essa ha racchiuso il paradosso tra protezione e limite: inizialmente come luogo di cura e crescita, successivamente come una barriera da superare nel percorso verso una piena consapevolezza. Nell’opera di Peretti, la gabbia si è trasformata in un contenitore di conoscenza e, al contempo, di restrizioni, che si dissolve solo al raggiungimento di una consapevolezza completa.
L’interazione tra pubblico e installazione ha creato un legame empatico, spingendo gli osservatori a sospendere la percezione ordinaria e ad esplorare nuove prospettive del rapporto tra essere umano e intelligenza artificiale. Così, la Giornata del Contemporaneo è divenuta un momento di riflessione in cui l’arte ha agito come strumento di consapevolezza.
Un invito a ripensare l’arte e l’accessibilità
In un mondo che richiede sempre maggiore inclusività, My dear AI… ha sollevato interrogativi sull’autenticità e il senso dell’esperienza umana. Come l’opera di Tomaso Binga, essa ha invitato a considerare le “gabbie” che ci circondano, suggerendo che il primo passo verso la vera libertà sia la consapevolezza delle nostre limitazioni.
La Galleria La Nuvola, sempre attenta a tematiche sociali di grande attualità, ha offerto una profonda riflessione sulla necessità di “ripensare” il sistema dell’arte, aprendo uno sguardo consapevole verso un mondo in cui le barriere possano essere superate. Nell’incontro tra umanità e tecnologia, il pubblico ha riscoperto l’arte come mezzo per esplorare la nostra essenza, abbattendo i confini della paura e tracciando la strada verso un futuro di speranza e condivisione.
Giusy EMILIANO Roma 3 Novembre 2024