Natura, arte, architettura, storia: le meraviglie del castello di Aymavilles (Ao) fino al 26 agosto

di Eleonora PERSICHETTI

Cantiere evento al Castello di Aymavilles 

Fino al 26 agosto 2018 con l’iniziativa “Châteaux ouverts”, visite guidate gratuite per scoprire le evoluzioni del monumento dalla costruzione ai giorni nostri

Fortezza turrita e residenza signorile, maniero medievale ma anche elegante dimora di gusto rococò con uno splendido affaccio panoramico sulla valle centrale: questo è il Castello di Aymavilles.

Castello di Aymavilles.  Aymavilles AO (foto di Enrico Romanzi)

Sede nell’Ottocento di una prestigiosa collezione d’arte e antichità, il castello deve il suo fascino alla raffinatezza degli apparati decorativi e alle dense vicende storiche dei suoi proprietari.

Fino al 26 agosto 2018, nel cuore della stagione turistica estiva, grazie all’iniziativa Châteaux ouverts, l’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta apre le porte del Castello di Aymavilles con un cantiere evento per mostrare i risultati dei recenti interventi conservativi indirizzati sia all’edificio che agli apparati decorativi interni. Il restauro e la valorizzazione della dimora sono stati finanziati dal Programma Investimenti per la crescita e l’occupazione 2014/2020 (FESR), nell’ambito del progetto Rete Cultura e Turismo per la competitività.

Secondo Paolo Sammaritani Assessore all’Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta

“Si tratta di un’eccezionale anteprima rivolta sia alla comunità di Aymavilles, che attende da anni la riapertura del suo castello, sia al grande pubblico, nell’ottica di ampliare la vasta offerta culturale valdostana per la stagione estiva 2018 e fare rete con gli atouts culturali e turistici del territorio”

La storia.

Il castello di Aymavilles domina il dosso morenico allo sbocco della valle di Cogne. Nei secoli l’edificio è stato oggetto di importanti rimaneggiamenti e trasformazioni, offrendosi oggi come un originale palinsesto architettonico. Di pianta e origine medievale, le quattro possenti torri angolari sono state aggiunte da Amedeo di Challant all’inizio del XV secolo, ma il suo aspetto attuale è il risultato dell’imponente intervento settecentesco commissionato da Joseph ­Félix de Challant tra il 1713 e il 1728. Il conte Vittorio Cacherano della Rocca, figlio di Teresa di Challant, ultima discendente diretta della nobile famiglia valdostana, si fa promotore di nuove campagne decorative in linea con le tendenze dell’epoca. Tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento, la fortezza viene utilizzata come dimora di villeggiatura. Proprietà della famiglia Bombrini dal 1895, l’edificio passa alla Regione autonoma Valle d’Aosta nel 1970.

I lavori di restauro dell’edificio sono iniziati nel 2013, contemplando l’esecuzione di operazioni edili, strutturali e impiantistiche finalizzate alla fruizione in totale sicurezza del monumento, nonché di tutte quelle lavorazioni necessarie alla realizzazione del futuro allestimento museale. Gli interventi hanno interessato l’edificio dal piano seminterrato al sottotetto, ora fruibile grazie alla creazione, nella torre nord­est, di una scala e un vano ascensore. Contestualmente, si è proceduto alla riqualificazione delle aree esterne e dei percorsi di accesso al parco, alla sistemazione del giardino superiore con la creazione di aiuole, al ripristino della fontana già esistente e alle decorazioni pittoriche dell’interno.

Al conte Vittorio Cacherano Osasco della Rocca-Challant, ultimo discendente diretto della nobile famiglia Challant, spetta nel secondo quarto del XIX secolo, l’avvio di una grande campagna decorativa all’interno del castello. Grazie alle indagini stratigrafiche eseguite su tutti gli elevati, si è potuta verificare la presenza e l’estensione di tale decorazione in numerose sale della dimora. Gli interventi di restauro condotti sugli intonaci hanno potuto recuperare la pregevole fase decorativa, che si era perduta nel tempo al di sotto di pesanti strati di tinteggiature o di variopinte carte da parati, dovute ai successivi avvicendamenti nella proprietà del castello. Le tracce rimaste, anche se non consequenziali, hanno permesso ai restauratori di ricostruire le decorazioni all’interno delle singole stanze. Mano a mano, il lungo e paziente lavoro di ricucitura cromatica delle mancanze ha fatto emergere nuovi particolari e raffinate finiture. Sugli scuri e sulle porte finestre sono stati recuperati i velari ottocenteschi. Sulle porte interne del primo piano sono stati messi in luce personaggi, animali e paesaggi, oltre a raffigurazioni di castelli. Grazie alle stampe inoltre, è stato possibile reintegrare le lacune della serie dei castelli valdostani e piemontesi.

Il progetto museale.

A seguito delle ricerche storico-­archivistiche e dopo aver valutato la consistenza degli arredi pervenuti insieme al castello, l’indirizzo museale si è orientato verso l’esposizione della collezione di arte e antichità della Société académique réligieuse et scientifique Saint-Anselme.  La raccolta, formatasi a partire dal 1855, data di fondazione della Società, ben si presta per rappresentare l’identità assunta dal castello nel XIX secolo.  A quest’epoca, infatti, vi trovava sede la ricca collezione d’arte della famiglia Cacherano della Rocca, dispersa alla morte del conte Vittorio. La collezione dell’Accademia, da anni non visibile al pubblico, manifesta un interesse particolare per l’archeologia locale e la ricerca delle vestigia antiche. Il futuro allestimento museale fornirà al visitatore una doppia chiave di lettura: da un lato la storia del castello attraverso il recupero filologico dell’edificio, dall’altro la ricchezza della collezione dell’Accademia di Sant’Anselmo.

Eleonora PERSICHETTI     Aosta agosto 2018