di Franco LUCCICHENTI
Ho rivisto in tv la versione restaurata del Casanova di Fellini (Rimini 1920 – Roma, 1993).
Mi è entrata in testa una semplice domanda che mi pongo da tempo: come fa la mente dell’uomo a filtrare, grazie agli organi di senso, la bellezza del mondo e come entra il segnale biologicamente nel nostro cervello.
Il biologo sicuramente ha una risposta che spiega come il fenomeno avviene MA non perchè avviene. E’ noto (a oggi) che circa 14 miliardi di anni fa una incommensurabile esplosione di energia emerse dal nulla. Concentrazione infinita di atomi di idrogeno, elio, litio e altro. fig1
Almeno così affermano la gran parte dei fisici e degli astronomi contemporanei. Invito chi sta leggendo a riflettere sull’impossibilità statistico-casuale che il processo innescato col Bing Bang miliardi di anni fa possa aver portato dopo un tempo lunghissimo la mente dell’ uomo a concepire e creare in forma d’arte bellezza, mistero, emozione.
Ecco che torna in ballo il Casanova di Fellini.
E’ un “composto concentrato” di emozioni. Concentrato nel tempo e nello spazio, tutto girato in sale di posa senza orizzonti. Paesaggi assenti, sostituiti da scatole magiche che custodiscono infinite possibilità formali che si depositano nella memoria.fig2
Tutto è finto, ossia non significa ciò che appare. Qualche esempio: la meravigliosa scultura bizantineggiante che all’inizio del film emerge dall’acqua vera del finto canale fig3
appartiene al mondo arcano dei nostri ricordi fossili, dal profondo emerge e nel profondo torna, il significato dell’avvenimento sfugge. Venezia al contorno è finta tutto è scena metafora del vero fig4.
La materia fisica si dissolve in pittura scenografica e privilegia visivamente l’illusione. In un dialogo tra Casanova e Anna Maria (Clarissa Mary Roll) Giacomo dice:
“… è la tua bellezza incorporea che attrae l’artista che è in me, vorrei plasmarti come una statua di cera”.
Fellini ha agito allo stesso modo, ha modellato la materia del film dandogli la forma di fantastica scenografia e formidabile narrazione. L’automa- uccello che si agita quando Casanova copula è uccello automatico e supera la banale allusione diventando un inquietante feticcio arcano e incantatore. fig5
Vera è invece la musica di Nino Rota che non è un contorno sonoro, ma un fluido vitale che scorre nelle vene del film e gli da vita con momenti di astrale, distillata suggestione. Gli attori sono MASCHERE anche quando non lo sono. fig6
La scena finale dell’amplesso automatico con una affascinante bambola di porcellana sintetizza ironicamente le possibilità metafisiche dell’arte di miscelare materia e spirito.fig7
L’uomo può con il suo complesso filtro biologico assimilare e restituire emozioni e bellezza in forma d’arte. Il cinema è secondo me un misterioso processo alchemico che si traduce alla fine in LUCE emessa dallo schermo. La macchina da presa è lo strumento che serve per estrarre l’elisir di lunga vita dal set e permette in rari casi di conservare per il futuro forti emozioni e bellezza.
Il Casanova di Fellini è a pensarci bene la narrazione di una tragicomica discesa agli inferi che sostanzia luce e ombra. Non sarà che l’arte vera è una MASCHERA che Dio usa alcune volte per apparire? Dimenticavo: chi scrive aimè è agnostico.
FRANCO LUCCICHENTI Roma 26 gennaio 2020.