di Francesco PETRUCCI
Ricordo di Dieter Graf
Un mese fa, in piena pandemia, se ne è andato anche Dieter Graf (Sigmaringen, 20 gennaio 1936 – Bad Krozingen, 9 aprile 2020), storico dell’arte e insigne studioso del Barocco romano. Lo abbiamo saputo pochi giorni fa dall’annuncio sul sito della Bibliotheca Hertziana.
Nato in una deliziosa cittadina sul Danubio nella regione di Baden-Wüttenberg a sud della Germania, aveva frequentato più volte Roma per ragioni di studio, fino al trasferimento per motivi di lavoro. Risiedeva in un appartamento all’Esquilino, via Manfredo Fanti, ove è vissuto per vent’anni con la sua bella famiglia.
Ebbi la fortuna di conoscerlo attorno al 1990 e il privilegio di collaborare con lui assieme a Maurizio Fagiolo dell’Arco all’organizzazione della mostra Il Baciccio, aperta a Palazzo Chigi in Ariccia nel 1999, ma anche in altri eventi espostivi fino al 2008.
Negli ultimi anni tuttavia ne avevo perso le tracce, sebbene avessi invano cercato di rintracciarlo. In effetti eravamo rimasti in contatto anche dopo il suo ritorno in Germania e il pensionamento dalla carica di direttore della Fototeca della Bibliotheca Hertziana, che ha tenuto dal 1980 al 2000.
Una istituzione che ha onorato nel migliore dei modi, incrementando la raccolta fotografica con metodica perseveranza e lungimiranza, facendone una delle fototeche più importanti al mondo, come è giustamente sottolineato nel sito che lo ha commemorato.
Specialista nel Disegno italiano, ha prodotto numerosi articoli su riviste scientifiche e studi monografici di grande respiro, che, sebbene centrati nel suo ambito principale di ricerca, hanno tutte le caratteristiche di vere e proprie monografie, per il serrato riferimento alla complessiva produzione degli artisti indagati.
Mi riferisco agli esemplari cataloghi del Kunstmuseum di Düsseldorf – da alcuni anni infelicemente chiamato, come lui stesso sommessamente confessava, Museum Kunst Palast,– dedicati a Guglielmo Cortese e Giovan Battista Gaulli (1976, 2 voll.), pittori di cui è stato fine conoscitore, a Giacinto Calandrucci (1986, 2 voll.) e a Giuseppe Passeri (1995, 2 voll.), che ha avuto la cortesia e la premura di donare alla biblioteca chigiana di Ariccia prima di ritornare a Willich, presso l’amata Düsseldorf, ove aveva casa.
Il magistrale saggio Gaulli disegnatore e la impeccabile schedatura dei disegni annessi al catalogo della mostra di Ariccia del 1999, sono indicativi del suo metodo di lavoro, basato sul sistematico confronto stilistico e la puntuale indagine tecnica, che interessa non solo l’evoluzione del linguaggio dell’artista, ma le caratteristiche del supporto, i materiali usati e tutti gli indizi conoscitivi sulla provenienza.
Graf analizza i disegni con metodo oggettivo, come un botanico studia le piante o un chirurgo l’anatomia. Per questo tutto quello che ha pubblicato ha il dono dell’esemplarità, restando un punto fermo imprescindibile e insuperato per i pittori che ha indagato.
Aveva una profonda umanità, una rara umiltà e un amore disinteressato per l’arte, che lo portavano non solo a guardare sempre con occhio benevolo e indulgente gli studi precedenti, anche quando c’erano errori di valutazione che con garbo correggeva, ma a condividere con altri le sue riflessioni, a cercare sempre il confronto.
Per questo ha anche pubblicato saggi e articoli assieme ad altri colleghi, come Eckhrd Schaar, Hugh Macandrew, Erich Schleier o Maurizio Fagiolo dell’Arco.
Dieter era uomo di forte rigore morale e uno studioso scrupoloso, che aveva maturato una profonda conoscenza del Disegno italiano del XVII e XVIII, in particolare romano, addentrandosi con ottimi risultati anche nel complesso e capzioso mondo marattesco.
La sua forza era il metodo: la sistematica catalogazione di immagini raccolte in funzione del suo lavoro istituzionale e dei propri interessi culturali.
Da sempre il catalogo fotografico è lo strumento primario del conoscitore, come lo fu per Hermann Voss, Giuliano Briganti e Federico Zeri, le cui raccolte sono fortunatamente confluite dopo la loro scomparsa in collezioni pubbliche.
Graf invece ha messo subito a disposizione le sue vaste conoscenze, nello specifico del Disegno e della Pittura, a servizio della Bibliotheca Hertziana e quindi di tutti i numerosi studiosi italiani e stranieri che la frequentano.
Questa rimane, oltre alle sue irrinunciabili pubblicazioni, la preziosissima eredità che ha lasciato al mondo degli studi di storia dell’arte.
Francesco PETRUCCI Ariccia, maggio 2020