di Rita RANDOLFI
Dal 25 maggio al 25 giugno 2024 Agostino De Romanis espone al Vittoriale degli Italiani.
Il titolo della personale Nella natura la luce dell’anima rivela i temi cari all’artista, declinati in sfumature sempre diverse. I dipinti esposti, circa una settantina, coprono un arco temporale di venti anni dal 2003 al 2023, con l’eccezione di Giovinezza, la più “antica” opera in mostra, realizzata nel 1994 su carta con tecniche miste ed inserti d’oro.
L’autore omaggia Gabriele D’Annunzio: la gioventù lascia lo spazio all’età matura in cui «l’anima nel cor si fa più buona … assai comprende, assai perdona». Si assapora fin da subito il clima di riflessione e speranza che De Romanis vuole trasmettere, evidenziando come la vita sia un processo di crescita continua, che giunge al culmine quando si comprende l’altro, quando, con l’età, si arriva a provare compassione per tutti, cominciando da noi stessi. Da quest’opera, che apre il catalogo, curato da Marco di Capua ed edito da Il Cigno, inizia un viaggio introspettivo, che attraversa le diverse fasi della carriera dell’artista, dalle quali emerge una visione che ruota intorno al concetto di evoluzione naturale, morale, spirituale, improntata ad un certo ottimismo, che affonda le sue radici nella fede.
Si parte da Generazioni millenarie in cui una coppia di nudi, nei quali forse si possono riconoscere Adamo ed Eva distesi su un ramo di un albero lentamente nascono alla vita, per poi passare al periodo durante il quale i numeri diventano i protagonisti dei dipinti e giocano con i colori e le forme. In Il colore del cielo fa nascere i due il maestro propone una sintesi tra i numeri, i simboli, e i nudi, gli stessi di Generazioni millenarie.
In seguito al viaggio in Indonesia De Romanis resta colpito dal tripudio di colori di quella terra, dall’arte senza profondità, dalle campiture larghe e piatte, un po’ come Gauguin in Polinesia, e dai numeri che rinviano a culture antiche, dove si praticavano magie ed incantesimi e ogni cifra corrispondeva ad una manifestazione della natura. E dunque nei quadri figurine umane o di animali si affacciano o si nascondono, o esplodono – come ne La rabbia dentro il cinque – tra i numeri che assumono dimensioni e colori diversi, e torna il motivo dell’albero dalla chioma folta, in alcuni casi carico di frutti, i cui rami spesso si trasformano in ambasciatori di messaggi di fiducia verso il futuro, indicando universi che si incontrano e conciliano (L’albero dalle nove stelle del 2013).
Ricorre spesso anche il tema del “filo conduttore”, di un filo a cui sono appese o da cui pendono sagome, come se ci fosse qualcun altro a decidere per le creature rappresentate, un altro che è l’uomo stesso che si rende schiavo da solo o al contrario una forza, un’energia invisibile? (I fili delle manovre nascoste, 2013, I replicanti del 2014).
Ne Il bacio della roccia (2015) l’autore interseca sottili linee, che danno origine a un bacio tra due amanti, i quali svelano la loro identità, sono terra con i suoi frutti, roccia, foglia.
A partire dal 2017 il pittore rinuncia ai numeri e ricorre alle parole, diventa un poeta e commenta le sue immagini oniriche. La pittura si sposa felicemente con la poesia, in un canto armonico in cui le due arti si integrano e si completano. Il movimento libero del pensiero del pittore è accompagnato dalle frasi “Su e giù per i cieli a cavallo delle suggestioni”, oppure sotto una montagna illuminata prepotentemente dal sole si legge “Verso la luce del sole”, frase che rinforza lo sguardo rivolto verso l’alto di un uomo e del suo doppio, espresso dalla sua stessa ombra, collegata al numero due, ad indicare due aspetti della personalità che coesistono, uno più oscuro, l’altro alla ricerca del bene, della bellezza, della felicità, uno maschile, l’altro femminile.
Ancora Al di sopra dell’uomo si rivela del 2019 fa eco al quadro Al di sopra del 2010 in cui l’artista stimola lo sguardo del fruitore ad andare oltre la realtà sensibile, per scovare una dimensione trascendente: è quest’ultima che dona un senso all’esistenza e le restituisce una dignità e di conseguenza una serenità a lungo agognata.
La piazza è vuota del 2021 sembra un riflesso della tragica esperienza di solitudine dovuta alla pandemia da Covid-19;
ma De Romanis, pur citando le piazze metafisiche di De Chirico ne supera la sensazione di spaesamento; la colomba che si affaccia dalla porta della città, che potrebbe essere Roma, dominata dalla cupola di San Pietro, dona un raggio di speranza che si trasforma nel sorriso appena accennato dell’uomo e nell’albero, che torna a rinvigorire le sue radici nelle profondità della terra e a nutrire i suoi frutti. Giragira, dello stesso anno, rappresenta i pensieri ed i sogni che vagano nella mente di ciascuno, sono un’eco di Infinito, (2019) omaggio a Leopardi che dichiarava “Naufragar m’è dolce in questo mare”. I pensieri, quindi, conferiscono flessibilità al tronco esile di un albero dalla chioma e dalla corteccia rosse, e paiono unire cielo e terra. L’opera è un inno alla capacità di perdersi nei pensieri o il titolo vuole manifestare, al contrario, l’impotenza nei confronti delle avversità, e i tentativi, vani, di risolvere i problemi da soli? Una risposta può essere fornita da Guarda in basso ed impara del 2021, dove un uomo è invitato all’umiltà, a guardare la natura per imparare i segreti del vivere, tenendo invece lo sguardo verso il cielo come descrive Verso l’alto la luce del sole.
Del resto, in Pesca a terra del 2015, il maestro aveva già manifestato la generosità della madre terra, oggetto della pesca di due personaggi.
La natura infatti, pur rappresentata in alcune opere come sofferente, ferita dall’inquinamento e dallo spasmodico desiderio di possedere, (basti vedere Grido di dolore del 2003, oppure Non pescatemi del 2017) pare soccorrere alle manchevolezze umane, in particolar modo alle divisioni tra paesi, etnie, generi e ne Gli alberi si fanno ponte la linea nera della separazione è superata dall’andamento dei tronchi che oltrepassano le differenze, per creare comunicazione, circolazione di sentimenti, che accomuna tutti gli esseri viventi.
Ne I guardiani del passo celeste del 2022, scelta come copertina del catalogo e locandina dell’evento, tornano gli elementi dell’immaginario del pittore: i guardiani collegati ai fili che si dirigono verso il cielo, contro il quale, verso le estremità, si dispongono a disegnare contorni di volti umani rivolti verso l’alto, le nuvole che prendono i lineamenti di due visi, forse simbolo delle anime di chi non c’è più, una scala per arrampicarsi e per tenere legati gli affetti oltre il tempo reale, gli alberi rossi. Il ricordo, le relazioni affettive sono un altro argomento amato dall’artista.
In Ricorrono le ombre nei luoghi dei ricordi, a dispetto del titolo che fa riferimento al lato oscuro della memoria selettiva, che condiziona il presente, in quanto fa affiorare nella mente solo ciò che è rimasto impresso dal nostro punto di vista e mai da quello dell’altro, è un quadro ricco di colori, dove si respira un’atmosfera di allegria. In Ricordi di vita dell’albero, l’albero assume anch’esso le fattezze di un volto, come se prendesse un’anima o meglio è il pittore, abile psicologo, che fa emergere l’interiorità dell’albero, permettendo al mondo di scrutarla.
Il buio fa rinascere la speranza è una sorta di manifesto della sensibilità di De Romanis, dalla notte delle prove rinasce la speranza, espressa dalla Croce, simbolo di resurrezione, dai piedini di un neonato e da due figure che si abbracciano. Tornano anche qui come in altri dipinti quelle bianche colombe stilizzate che con il loro volo conferiscono una sensazione di leggerezza e pace. Del resto il pittore conferisce notevole importanza alle potenzialità del colore e dedica numerosi quadri al bianco, considerato il colore della purezza, la luminosità piena, la gioia.
Il vento porta via le foglie realizzata nel 2023 è un’opera complessa, divisa a metà da una frastagliata linea marrone. Gli oggetti, gli alberi, i vasi, le foglie, si dispongono in maniera simmetrica. Solo due uomini posti ai lati mantengono la propria identità e sbandierano una rete. La cromia utilizzata è la stessa che si vede ne Il manto di Maria nella luce, un dipinto molto suggestivo, del 2023, già esposto nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Natale dello stesso anno. La Madonna è raffigurata prima di ricevere l’annuncio dell’arcangelo Gabriele, il colore giallo, luminoso come il sole, indica la sua sensibilità già piena della luce dello Spirito Santo, non a caso infatti Gabriele la saluterà come la “piena di grazia”. Le sfumature tra il giallo ed il marrone rinviano ai colori della pelle dell’umanità intera, che riconosce in Maria sua madre, nonché la regina – la cui regalità è simboleggiata dai filamenti della corona – di tutto il creato.
E dunque nella natura è nascosta la vera anima dell’umanità, un’anima che tende al bene, ma è fragile e talvolta si lascia sopraffare dall’oscurità. Compito dell’artista è dunque quello di ricercare e far emergere la parte più autentica dell’uomo. Pur prendendo le mosse dal suo tormento interiore De Romanis, attraverso la pittura, ritrova l’armonia tra le arti, le creature, e regala al pubblico la sua serenità ritrovata.
Rita RANDOLFI Roma 26 Maggio 2024
Luogo: Vittoriale degli Italiani dal 25 maggio al 25 giugno