di Carla GUIDI
Una nuova personale dell’artista/fotografo Valter Sambucini si potrà visitare alla Galleria Borgo Pio dall’11 al 15 novembre 2022. Inaugurazione l’11 novembre dalle ore 17,00.
La Galleria, tra l’altro già da me segnalata poco tempo fa su questo giornale (cfr https://www.aboutartonline.com/successo-di-folla-e-di-critica-alla-inaugurazione-della-borgo-pio-art-gallery/) si trova nel cuore di Roma, in via degli Ombrellari 1/2/3 con orario continuato dalle 11,00 alle 19,30 tutti i giorni, compresi sabato e domenica. Contatti: 346- 7374968www.borgopioartgallery.com
E’ una buona occasione per approfondire la conoscenza di questo artista che raccoglie visioni naturali con le sue foto, per poi intervenire e trasformare con la luce e le tecniche elettroniche, ma con saggezza, poiché gli effetti che ne risultano, sono veri e propri quadri d’insieme e non gratuiti prodotti scenografici.
Il rapporto tra pittura e digitalizzazione delle immagini, anche di quello che una volta era considerato il mito della fotografia come specchio del mondo, è complesso. Non vorrei entrare in ambito specialistico, poiché è una tecnologia oggi ormai alla portata di tutti, esattamente com’era quella di pittura e pennelli che ci ha accompagnato fin dalla preistoria, ma vorrei su questo, dare la parola a Giorgio Di Genova, che nel suo ultimo saggio – terzo volume di Interventi ed erratiche esplorazioni sull’arte. La dialettica del mestiere di un critico (Gangemi editore 2021) da pag 183 a pag 187 dedica un intero articolo a questo rapporto, parlando del lavoro creativo del nostro. Il titolo: I racconti visivi di Valter Sambucini:
Dopo l’avvento del dagherrotipo lo sguardo sulla realtà, certo, è stato in vari casi condizionato (vedi il caso di Degas). Così è avvenuto talora anche nell’ambito della pittura, che fino ad allora si basava sul disegno (…) Anche i fotografi ovviamente hanno subìto i condizionamenti della pittura, soprattutto nelle foto a colori, pertanto è del tutto improprio asserire che le fotografie ci restituiscano obiettivamente tout court la realtà. Così non è, sia nelle foto in bianco e nero sia nei casi in cui chi fotografa si pone alquanto “passivamente” dietro la macchina fotografica. Dietro all’obiettivo della macchina fotografica c’è sempre uno sguardo personale e quindi una “interferenza”, per così dire, soggettiva. Più o meno soggettiva. Per fortuna, direi. Infatti è proprio ciò che permette ai fotografi attraverso gli scatti, di raccontare situazioni o storie cariche di soggettività, non solo per la scelta di quello e della scena che decidono di fotografare, ma anche per l’inquadratura, soprattutto quando, al di là della mera registrazione, si vuole fare racconto attraverso sequenze di scatti a tema.
In questa direzione esemplare è Valter Sambucini, il quale crea racconti visivi ora incentrati sul rapporto tra animali e persone, su corpi tatuati, su murali urbani, su mascheramenti, su cortei in costumi storici, su spettacoli di strada, su produzione statuaria e su effetti visivo-percettivi particolari, che solo un occhio addestrato riesce a cogliere (…) Il fil rouge, che percorre questi soggettivi reportage di Sambucini, è fortemente impregnato di interesse per la spettacolarità sia degli effetti visivi che dei comportamenti umani e delle produzioni creative, nonché dei loro sottintesi rapporti …
Valter Sambucini, nato nel 1953 a Roma, dove vive e lavora. E’ un appassionato alla fotografia e, fin da giovanissimo, già attivamente impegnato nel sindacato, aveva attivato un piccolo laboratorio fotografico per foto di cronaca, ad uso di reportage giornalistici per i maggiori quotidiani dell’epoca.
Sempre negli anni ’70 ha cominciato ad occuparsi attivamente delle emergenti tecnologie multimediali ed ha organizzato un piccolo Centro di formazione alle nuove tecnologie ed alla fotografia, esplorando il concetto stesso di “laboratorio multimediale”. Laureatosi poi in ingegneria elettronica nel 1980 all’università della Sapienza di Roma, ha seguito numerose esperienze lavorative, sempre nell’ambito della ricerca applicata. Negli anni ’90 è ricercatore all’ENEA e poi a seguito dell’istituzione del Sistema delle Agenzie Ambientali in Italia, ha iniziando ad occuparsi di Ambiente presso l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA).
Anche in questo ambito l’immagine è sempre stata presenza costante in senso prettamente tecnico, dalle prime applicazioni con i laser degli anni ’80 allo sviluppo, nell’ultimo decennio, di metodologie di telerilevamento per l’utilizzo di immagini satellitari ed aeree. Inutile parlare qui dei suoi contributi scientifici, pubblicazioni e partecipazione a Convegni nazionali ed internazionali. Basti dire che la sua passione per l’immagine l’ha visto prima direttore responsabile della rivista Effeuno, più tardi nei suoi rapporti di consulenza per l’automazione dei processi di post-produzione e di controllo della qualità e di stampa con i maggiori stabilimenti cinematografici italiani, quali: Cinecittà, Vittori, Telecolor.
In questi ultimi anni infine si è dedicato quasi a tempo pieno alle sue ricerche fotografiche, identificabili all’interno di un percorso poetico tra i due versanti; quello della ricerca storico/antropologica e quello ambientalistico; osservazioni, denuncie ed emozioni suscitate dai paesaggi naturali ma anche urbani, con la ri/attualizzazione popolare di antiche forme d’arte come il Tatuaggio, la Street art, il Teatro di strada, con servizi fotografici in particolare sulle rappresentazioni annuali di Comics & Games a Lucca e l’annuale Halloween Celebration di Borgo a Mozzano in Garfagnana …
Per un approfondimento sulla poetica e sul repertorio fotografici dell’artista, sulle sue ultime interessanti ricerche tematiche e mostre, si possono visionare i seguenti link – www.valtersambucini.it – https://www.facebook.com/valter.sambucini.5 ed anche un mio articolo a lui dedicato su questa stessa rivista (Cfr https://www.aboutartonline.com/riflessi-e-bagliori-tra-la-memoria-dellacqua-e-loscurita-del-tempo-gli-scatti-di-valter-sambucini/) – dove il titolo ancora allude ai tempi di pandemia – Registrare riflessi e bagliori tra la memoria dell’Acqua e l’oscurità del Tempo.
Cosa ci hanno insegnato questi ultimi anni, sostanzialmente di paura, sofferenza, senso di disagio, insicurezza? Quasi una scomparsa di confini mentali, annegati proprio nella mancanza improvvisa degli abituali riferimenti, qualsiasi essi fossero. Evocato, oggi ricompare anche il Fantasma della Guerra, non più a puntate e in un “molto, molto lontano”, ma un vero incandescente innesco nel cuore dell’Europa, accompagnato dall’uscita allo scoperto dei cavalieri dell’Apocalisse … Un nuovo “Benvenuti nel deserto del Reale” (e in Matrix) che Slavoj Žižek ha pubblicato per Meltemi nel 2002; dopo l’11 settembre, alludendo ad una realtà percepita attraverso la finzione, il sogno, l’illusione, una pseudo-realtà più vera del vero, che cela il deserto prodotto dalla nostra distruttiva aggressività.
Le immagini non sono innocue, sia quelle seduttive ad alta concentrazione estetica, sia quelle persecutorie ed irritanti, dotate di una potente aggressività formale. Esse agiscono su di noi influenzando il nostro mondo psichico, mentre ci illudiamo di dominarle. Tutte vanno però a formare quell’immaginario fluido che viaggia sui nostri media, non ancora simbolico e non ancora un linguaggio irriducibile a quello verbale, ma afferente ad uno spazio che D. W. Winnicott chiama transizionale.
Entrare nel mondo delle immagini non è mai stato innocuo, ma tentare un’operazione di simbolismo linguistico, strutturato sopra un Immaginario che confina con l’inconscio ed il sogno non è sempre pericoloso, ma in qualche modo può essere anche e soprattutto terapeutico. C’è da dire che il messaggio simbolico e bonificante dell’arte, quando c’è, ci aiuta a vedere oltre ed anche a collegarci ad un linguaggio universale, anche all’interno di un regime di reclusione e di paura, anche all’interno dell’eterno gioco delle parti, tra strategie di mercato, simbologie e provocazioni. Ebbene, forse adesso (finalmente!) la maggior parte di noi ha capito che già la nostra vita pre/pandemia conteneva preoccupanti squilibri, un po’ come certi film di fantascienza nei quali, nella grande astronave attrezzata per la vita, improvvisamente si sparga la notizia che potrebbe venire innescato il meccanismo di autodistruzione.
Philippe Daverio, in un suo splendido libretto, si domanda “Cos’è la Bellezza?” (Ed Solferino 2022) ed afferma:
“Alla fine di questo viaggio di esplorazione possiamo concludere che non è la bellezza che salverà il mondo, o salverà noi: è proprio l’opposto. Il nostro compito è tentare di salvare la bellezza.”
Concludendo a pag 85
“Insomma si tratta di trovare dei missionari con l’energia e la forza di cercare e diffondere l’armonia nell’arte, nell’ambiente, nella comunicazione, nella politica, nelle relazioni umane, nei nuovi mondi creati dalle tecnologie digitali. Missionari capaci di creare armonia e di rifondare la bellezza. Quelli che i Vangeli chiamano “il sale della Terra”. Saranno loro a salvarci.”
Allora, se l’arte è necessaria nella sua dimensione linguistica, simbolica, terapeutica e rappresentativa di un momento storico, verso un alto grado di armonica complessità, essa non avrà altra scelta che essere erratica, per eludere i suoi persecutori.
La ricerca visiva di Valter Sambucini, anche in un viaggio storico nella Valle dell’Aniene, esposto in particolare in questa mostra, risveglia un’intensa spiritualità dimenticata, fino dalla citazione della stessa Sibilla Tiburtina. Forme tecnico/pittoriche paesaggistiche che, nella digitalizzazione delle immagini fotografiche, raggiungono la poesia, passando attraverso i riflessi dorati dello storico fiume e delle fontane delle Ville. Riflessi dello sguardo che ci invia una Natura afflitta ma ancora splendida, suscitando la speranza di una salvezza del Mondo.
Carla GUIDI Roma 6 Novembre 2022