di Eleonora PERSICHETTI
Nemi, Palazzo Ruspoli: la mostra personale del pittore Lamberto Trombetta
C’è tempo fino al 19 novembre per visitare la mostra personale del pittore Lamberto Trombetta, presso la Sala delle Armi di Palazzo Ruspoli, a Nemi. L’esposizione sarà aperta al pubblico ogni sabato e domenica con i seguenti orari 10.30 – 13 e il pomeriggio 16 – 20. L’ingresso è libero.
Lamberto Trombetta è nato a Lanuvio il 13 agosto del 1955. Autodidatta, ha iniziato il suo percorso artistico nel 2003, sperimentando varie tecniche, dalle polveri, ai pigmenti, agli smalti fino all’olio. La sua ricerca, sempre più profonda nel tempo, è partita dal bisogno di manifestare il suo mondo interiore, e la tela è stata il mezzo migliore per andare verso la completezza dell’essere: non più frammenti, ma tutte le emozioni che convivono armoniosamente, integrazione. Ha partecipato a numerose collettive e i suoi quadri sono stati esposti in varie gallerie e musei a Roma e nel Lazio. Così il pittore definisce la sua arte:
“Quando dipingo mi sento al di fuori del tempo, e ogni volta non so dove vado, in quale mondo. Ogni quadro è un viaggio a sé, mi porta lontano: non so cosa voglio fare e dove arriverò, quale parte di me uscirà, sicuramente una parte sconosciuta. Là non so più chi sono, forse questo è l’aspetto più affascinante. Provo a raccogliere qualche frammento di eternità, in una vasta visione di quello che ci circonda, è là che mi immergo”.
E nei dipinti dell’artista c’è molto dell’astrattismo novecentesco e ci sono anche diverse sperimentazioni alla maniera di Pollock, volte proprie ad esprimere il movimento, l’energia, le nostre forze interiori. Forse quel flusso di coscienza delle emozioni che si traduce nei primi anni in pennellate aggrovigliate che si confondono e poi, mano a mano, in volti Ad occhi chiusi, ben definiti con espressione quasi sognante (Donna con fiore, La sirenetta). Dei ritratti che richiamano la scomposizione e i colori cubisti. E ovviamente gli occhi non sono sempre chiusi, perché se a volte si rifiutano di vedere la realtà, altre l’affrontano con tutta la passione che li anima.
La tela diventa l’involucro dell’artista che nei ritratti e nelle nature morte crea assonanze e dissonanze di contorni e sfumature dando al quadro un ritmo, accorciando così il confine con la musica. E scorrendo con l’occhio i suoi dipinti sembra quasi che oltre ad un ritmo segua anche una sorta di rituale.
Il riferimento alla cultura delle tribù indiane è rilevante e le figure e le forme, lì dove non sono stilizzate diventano primordiali, quasi incollocabili in un tempo e in uno spazio definito. Anche i colori rimandano alla cultura indiana.
E poi ci sono personaggi fantastici provenienti da luoghi immaginali, esoterici e arcaici, atemporali e asociali poiché avvolti da un’aurea di mistica, eterna. Tutti soli nella loro disperata richiesta di amore. L’intera gamma delle emozioni, colte nella loro infinita e molteplice espressione: uno sguardo irregolare e asimmetrico che rimanda ad un nuovo e antico canone di una bellezza struggente e imperfetta; una postura disarmonica che avvolge, contiene e determina torsioni e piegamenti riflessi nello sfondo, dinamicamente vivo. In ogni opera il soggetto si pone come via di accesso verso l’oltre: la testa incavata, tagliata o prominente, si fa soglia, apertura cosmica, e il volto, per incanto, diviene portatore di emozioni e messaggi. Gli sfondi non sono mai ripetitivi: a volte eleganti, altre eterei, corposi e vellutati, sempre in sintonia con lo stato d’animo dominante emanato dallo sguardo, dal gesto, dal volto.
Dal punto di vista tecnico, c’è molto all’Action painting e del Dripping: il colore viene gettato sulla tela con gesti istintivi ed energici oppure è fatto cadere direttamente dal pennello. I materiali utilizzati sono l’olio e la tempera e le vernici.
La sperimentazione dell’artista è direttamente proporzionale al progredire della sua produzione: da opere di piccole dimensioni cono semplici accostamenti cromatici si passa a dipinti di dimensioni maggiori con colori molto marcati che definiscono i volti e partono dal centro, quasi esplodendo ed attenuandosi verso l’esterno della tela.
In questa esposizione è meno marcato il tratto dell’astrazione, si fa leva soprattutto sulla trasposizione del mondo interiore, sulla dimensione psichica e quasi onirica dell’artista stesso.