di Giulio de MARTINO
Alla Galleria di Michele Von Buren, in via Giulia 13, si è inaugurata la mostra collettiva “Eternally Pre-raphaelite”.
Ventiquattro artisti sono stati invitati a produrre nuove opere ispirandosi ad un dettaglio o ad un soggetto tratti dal linguaggio e dai sentimenti dei pittori Preraffaelliti.
La Confraternita dei Preraffaelliti fu un’associazione artistica sviluppatasi in Gran Bretagna nell’epoca vittoriana. Una esperienza analoga era stata quella dei Nazareni, i pittori romantici tedeschi attivi a Roma nella prima metà del XIX secolo.
John Ruskin (1819-1900), nel saggio “Preraphaelitism” del 1851, elogiò la purezza anticlassica e antiaccademica di quei pittori: riprendevano la severità e l’intensità delle opere create prima della stagione edonistica e manipolatrice del Rinascimento. Simbolo della corruzione del significato dell’arte era stata proprio la pittura eccelsa, ma manierista e insincera, di Raffaello Sanzio.
I primi pittori preraffaeliti furono John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Hunt. A loro si unirono Ford Madox Brown, William Trost Richards, William Morris, Edward Burne-Jones e, in seguito, John William Waterhouse.
Ruskin ebbe una visione «sacrale» delle vestigia dell’architettura e dell’arte gotica (secc. XIII-XV) presenti in Gran Bretagna, in Francia e nel resto dell’Europa. L’arte medievale era la testimonianza irripetibile dell’origine dell’umanità cristiana e doveva continuare a svolgere la sua funzione etica e memoriale anche nella società industriale.
Fu noto per la sua posizione intransigente nei confronti del restauro delle architetture e dei manufatti medievali. Riteneva immorale ogni intervento che comportasse la sostituzione di un pezzo o di un qualche materiale dell’originale poiché trasformava la scultura, il dipinto, l’edificio in una copia e distruggeva quell’«unicum» che era stato. L’«opera d’arte» avrebbe conservato la sua «aura» qualora se ne fossero salvaguardate l’irriproducibilità e l’immodificabilità.
Ruskin contrappose il lavoro disumanizzante e ripetitivo delle fabbriche moderne alla produzione artistica ed architettonica corale e creativa del mondo medievale. In essa anche l’operaio svolgeva un compito originale, consentito dall’irregolarità della costruzione.
La passione di Ruskin per lo sguardo «retrogrado» dei pittori Preraffaelliti si spiega con il desiderio di veder riproposta – nelle forme e nei contenuti – la missione religiosa e sublime dell’arte gotica, anche nella società ottocentesca e in profondo cambiamento.
Nella presentazione alla mostra della Von Buren Contemporary, Laura Falqui ha illustrato il carattere divergente e provocatorio che riveste oggi una collettiva ispirata ai Preraffaelliti. Si tratta di proporre – in epoca di globalizzazione tecnologica e di totale riproducibilità dell’opera d’arte – la «geniale finzione che è insieme teatro, pittura, narrazione» del “remake” preraffaellita. Un evento che fa risuonare la voce profonda dell’arte.
L’arte contemporanea ha reciso il legame con il passato e tuttavia lo spirito revivalista, di cui i Preraffaelliti inglesi sono stati il maggiore esempio, conserva la sua suggestione a patto di non trasformarlo in un «genere», in una simulazione del «ritorno del rimosso».
Paradossalmente – ha ricordato la Falqui – Marcel Duchamp (1887-1968), alchimista e dadaista, in una celebre intervista del 1966 a Pierre Cabanne, parlò dei Preraffaelliti come di coloro che «accesero una fiammella che, malgrado tutto, arde ancora».
Il suo era l’ideale di un’arte che si staccasse dal flusso delle mode artistiche per attestarsi in uno spazio sottratto al dominio del tempo storico e in contraddizione con esso.
Tra ‘800 e ‘900, le correnti del Simbolismo e dell’Art nouveau – che investivano: architettura, decorazione d’interni e urbana, gioielleria, mobilio e tessuti, oggettistica, illuminazione e arte funeraria, avevano cercato di difendere la libera creazione dell’artigiano come alternativa alla meccanizzazione e alla produzione in serie.
Anche i 24 artisti radunati da Michele Van Buren sotto il monito dei Preraffaelliti hanno proposto opere che vanno dalla pittura, alla scultura, alla fotografia, al disegno fino ai gioielli ed ai tessuti. Alcuni di loro, come Lucianella Cafagna, Lorenzo Bruschini e lo scultore Alessio Deli hanno già esposto, in passato, nella Galleria.
I fotografi Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto hanno riprodotto con il set fotografico e con i colori della pellicola due immagini Preraffaellite. I pittori ad olio Mattia Barbalaco, Mihail Dinisiuc, Gabriele Luciani e Guido Ricciardelli, l’acquarellista Beppe Stasi e la scultrice in terracotta Claire Piredda, hanno concentrato i loro lavori sulla forma umana nuda, ispirandosi a Edward Burne-Jones.
Le mistiche fotografie in bianco e nero di Pietro Bandini e le figure eteree di Marco Stefanucci hanno rievocato lo sguardo della fotografa vittoriana Julia Margaret Cameron (1815-1879).
“Eternally Pre-Raphaelite” ha proposto anche un arazzo e un abito dipinti a mano dalla giovane stilista Anju Garattoni e creazioni a forma di petali di rosa opera della gioielliera Simona Rinciari.
Con originalità e varietà di stili, gli artisti hanno cercato di risvegliare ciò che all’arte contemporanea è diventato estraneo: l’eternità dell’origine, l’irreversibilità del passato, la liturgia della figurazione, la ricchezza dei materiali, l’interrogativo della presenza.
Il flusso dei materiali visivi, a cui siamo esposti dai media elettronici, ha cercato di integrare le tecniche pittoriche, fotografiche, plastiche e di adattare al suo standard anche l’arte, ma non è riuscito ad uscire dalla traumatica incompiutezza dell’attualità.
Giulio de MARTINO Roma 11 Dicembre 2022
La mostra
Eternally Pre-Raphaelite, mostra collettiva ispirata ai Preraffaelliti
dal 4 Dicembre 2022 al 31 Gennaio 2023
Von Büren Contemporary info@vonburencontemporary.com
Via Giulia 13 00186 Roma