di Veronica PIRACCINI
Le immagini dove appaiono pagine del volume a corredo del testo, sono prese dal libro. Ringraziamo l’Editore Graziano Campisano per aver generosamente concesso la pubblicazione.
Radici lontane della storia e della vita della Sabina, con i suoi tesori a partire dai tempi preromani fino ai nostri giorni, si estendono ed aprono ancor più la nostra conoscenza, attraverso il pregevole volume di alto valore scientifico titolato “Da Forum Novum a Vescovio. Per uno stato degli studi sulla maior ecclesia Sabinensis” di Campisano editore (fig. 1)
Questo volume, complesso e ampliamente variegato d’approfondimenti e dati scientifici, è nato a coronamento di una giornata di studi interdisciplinari tenutasi a Torri in Sabina il 27 ottobre 2018, sul tema del Santuario di Vescovio (fig. 2-3) risalente all’Alto Medioevo (circa XII secolo), che si erge sulle rovine risalenti al IV secolo di Forum Novum (fig. 4) in Sabina, e si compone degli Atti del convegno che vide riuniti i maggiori studiosi delle varie discipline.
La notevole pubblicazione è a cura di tre funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti: l’archeologo Alessandro Betori con il suo saggio “L’area archeologica di Forum Novum alla luce dei recenti Interventi di restauro e valorizzazione: una messa a punto”, lo storico dell’arte Giuseppe Cassio “L’icona mariana della cattedrale di Vescovio”, e l’archeologa Francesca Licordari, che ha revisionato e organizzato i contributi pervenuti nel corso di un anno e mezzo di ricerche approfondite di eminenti studiosi del settore storico, archeologico, storico-artistico, iconografico, archeologico e scientifico, che citiamo:
Alessandro Betori; Iliadora Marafini; Federico Giletti; Giorgio Filippi; Filippo Coarelli; Helen Patterson; Marco Buonocore; Vincenzo Fiocchi Nicolai; Magda Cantù e Lucilla D’Alessandro; Fabio Giannattasio, Marco Marchetti, Valerio Materni e Vincenzo Sapia; Tesilio Leggio; Edoardo D’Angelo; Umberto Longo; Fabio Betti; Piero Aebischer; Lorenzo Riccardi; Chiara Arrighi; Alessandro Tomei; Marco D’Attanasio; Giuseppe Cassio; Fabio Aramini e Roberto Ciabattoni; Cristiano Ranieri. Inoltre ci sono i contributi delle nuove frontiere tecnologiche del rilievo archeologico applicate al caso di Forum Novum di Roberto Gabrielli, Andrea Angelini e Giovanni Caratelli.
Il testo del libro, di circa 300 pagine, è corredato da un’amplissima bibliografia, da 60 immagini a colori e altrettante in bianco e nero del sito archeologico e del santuario, sia dei reperti archeologici che dei dipinti, con foto realizzate anche da alcuni degli stessi studiosi come quelle di A. Betori, e poi mappe con planimetrie, sovrapposizioni ortofotopiane, foto all’infrarosso e in riflettografia, approfondimenti a raggi x, immagini fotogrammetriche dell’area archeologica, sezioni tomografiche e molto altro, con relative didascalie e commenti a confronto, completati dalla rigorosa tavola sinottica ad ampliamento archeologico -storico – artistico e scientifico di ultima generazione.
Il progetto di valorizzazione del sito cristiano di Vescovio sorto sui resti dell’antico municipium di Fourum Novum è nato quando era soprintendente Saverio Urciuoli e ora ha visto, dopo il convegno sotto la gestione di Stefano Gizzi, la pubblicazione degli atti con l’entusiasmo e la prefazione dell’attuale Paola Refice, Soprintendente ABAP per le provincie di Frosinone, Latina e Rieti.
Più recentemente a Roma, il 7 giugno 2021 a Palazzo Patrizi Clementi, nella Sala delle Colonne Doriche, si è svolto l’evento della presentazione del volume sopra indicato degli Atti della giornata di studi, e in questo appuntamento romano, in cui sono intervenuti Gianluca Gregori (Sapienza – Università di Roma), Gaetano Curzi (Università degli Studi “G. D’Annunzio” – Chieti), è stato presentato il volume su un argomento così ricco ma, anche per i più, poco conosciuto.
In quell’ottobre del 2018, quando gli studi furono promossi dalla Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio per le provincie di Frosinone, Latina, Rieti e dalla Diocesi Suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto con la collaborazione di Torri in Sabina, si fece promotrice dell’evento anche la Diocesi, perciò si ebbe una vasta eco, riscuotendo il plauso della comunità scientifica congiuntamente a quello della comunità cristiana, con il fervido entusiasmo del Cardinale Giovanni Battista Re titolare della Diocesi Suburbicaria di Sabina – Poggio Mirteto che scrive:
“Da una sintesi complessiva dei vari lavori della giornata di studio emerge luminosa la continua evoluzione dell’organizzazione, civile, commerciale, sociale e religiosa che ha caratterizzato questa terra sabina… Vescovio ha il pregio di custodire le rovine di quello che fu un tempo Forum Novum, un antico municipio di antica origine romana…”.
Di seguito, la presentazione del Vescovo Ernesto Mandara di Sabina – Poggio Mirteto :
“…con rinnovato piacere accolgo il desiderio di dare alle stampe gli Atti di quel convegno, che ha avuto il merito di spalancare una finestra sulla Sabina antica e medievale… il presente volume susciterà un nuovo interesse per Vescovio e in generale per la Sabina, terra ricca di preziose testimonianze del passato”.
Bisogna anche dire che attualmente la Circoscrizione ecclesiastica suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, ha unito in sé anche le Chiese particolari di Cures Sabini (Passo Corese) e Nomentum (Mentana).
La Sabina è un’antica terra vicinissima a Roma ben collegata da sempre con le vie più importanti del tempo antico, quali la Salaria e la Flaminia, e i suoi Sabini, popolo da sempre conosciuto come molto religioso, furono tra i primi ad accettare la predicazione del Vangelo già agli esordi del primo secolo, anche se eressero vere e proprie strutture ecclesiastiche soltanto dal IV secolo.
Prima sorse il Tempio Forum Novum, un antico municipio d’ origine romana che per storia e struttura, è un modello d’insediamento diffuso nelle aree interne dell’Italia peninsulare dalla Sabina al Bruzio, caratterizzato dall’assenza di città ma da un’organizzazione territoriale intorno a un grande santuario “etnico” con un abitato sparso. Poi, su questi resti venne eretta ciò che oggi non vediamo, la Cattedrale di Santa Maria, che venne distrutta dai Saraceni nel IX secolo, e successivamente ricostruita, nonché più volte restaurata nel corso del tempo, dal nome odierno di Basilica di Santa Maria in Vescovio.
Addentrandoci in queste atmosfere attraverso questi particolari studi, nel volume si vedono per la prima volta raccolti i contributi di archeologi, storici dell’arte, architetti, restauratori, fisici, chimici e storici, preludio di una rinnovata azione di tutela, sia culturale che turistica, di un sito che ha visto i lavori svolti da oltre un secolo dalle varie Soprintendenze, a partire dal 1969, insieme alle scoperte archeologiche sui monumenti pubblici e privati del municipio romano di Forum Novum.
La Basilica di Santa Maria in Vescovio è situata al margine nord-orientale del municipio romano di Forum Novum, ed è ultimamente oggetto di un rinnovato interesse da parte degli studiosi medievisti relativamente alle strutture architettoniche del monumento, al presbiterio, ai reperti delle decorazioni pittoriche medievali del transetto, sottoposti ad un accurato restauro a cura della Soprintendenza per i beni storici fra il 2008 e il 2012.
Emergono confronti interessanti con eccelsi pittori, come ad esempio con il Pietro Cavallini e la sua scuola degli affreschi di Roma in Santa Cecilia a Trastevere nel suo Giudizio Universale, dove è riscontrabile, con quello dell’affresco sullo stesso tema di Santa Maria in Vescovio, l’analogia sia nei colori della tavolozza che nella forma a mandorla con Dio giudicante e le figure sedute, ma devo dire molto diversi invece sono gli angeli, che in Vescovio sono decisamente più dinamici, e per questo a mio parere, ancor più eccezionali (fig. 5).
Altri approfondimenti che risaltano sono i dati d’approfondimento tecnici riscontrabili dagli studiosi anche nelle schede di commento alle immagini, come il fronte altare superiore dove si vede la modalità di lavorazione dell’affresco con il metodo della Battitura a filo e segni di giornata (fig. 6).
Qui mi permetto un inciso conoscendo bene questo sistema, essendo io pittrice, per cui si procede lasciando la traccia del disegno, non ad incidere dal cartone preparatorio le forme della composizione dell’architettura, ma a battitura di filo. Dopo che questo filo viene impregnato di pigmento in polvere, di colore generalmente di terra rossa o nero di carbone, deve essere accostato alla superfice muraria da dipingere, e come per un elastico, il filo viene appoggiato per essere preso a pizzico, così da rilasciare, colpendo la superfice, la traccia delle architetture geometriche.
Poi si parla anche di pigmento miscelato a calce che certamente lo indebolisce un po’, e probabili pellicole pittoriche con leganti e medium organici oggi persi, perché facili alle aggressioni dei batteri.
Raffronti particolari si evidenziano dalle preziose decorazioni dei pilastri a sezione esagonale nel dipinto bella Basilica di Vescovio, con quelli di Roma a Santa Maria Maggiore nel mosaico della facciata della fascia inferiore, e dove si vede una similitudine con il pilastro esagonale a motivi decorativi (fig. 7).
Le pitture dell’altare superiore all’esame delle superfici, che è stato condotto in via autoptica esponendo il manufatto a diversi orientamenti di radenza luminosa, ci trasmettono numerose notizie. Dalle molte indagini scientifiche multispettrali a diverse lunghezze d’onda sull’icona della Madonna con bambino, è emersa la somiglianza con l’icona della Madonna con bambino di Santa Maria Maggiore, la Salus Populi Romani (fig. 8-9).
L’area del santuario è prescrivibile, da tutti gli studiosi, all’Alto Medioevo con successive modifiche che riguardano le due ali del transetto, a cui è addossato il campanile dove c’è l’assetto della primitiva fabbrica riferibile al XII secolo.
A circa 100 metri dalla Basilica di Santa Maria in Vescovio, andando verso il sito archeologico (fig. 10) in direzione nord –ovest, abbiamo l’ingresso dell’acquedotto della Fonte del Prete, che si sviluppa per una lunghezza di 50 metri e, dopo lunghi studi, ancora si trova difficile stabilire se questo con i suoi cunicoli sia essere parte dello stesso acquedotto donato alla comunità da P. Faianius Plebeius.
Le origini della comunità cristiana risalgono al IV secolo, come dimostrano le testimonianze epigrafiche dell’epoca, i sarcofagi scolpiti (fig.11), e le testimonianze di un’organizzazione diocesiana che appare nel secolo successivo, e più avanti nel VI-VII secolo; ultimi studi riscontrano che nel nuovo quadro politico Forum Novum, come gran parte della Sabina – Tiberina, entrò a far parte integrante del ducato di Spoleto.
Interessanti anche i raffronti fra i reperti delle iscrizioni romane conservate nel deposito A dell’Istituto Autonomo di Tivoli Villa Adriana -Ville d’Este (fig.12)
e quelle sabine del Forum Novum, del mosaico della cella destra del c.d. Capitolium (figg.13 – 14), oltre a delle statuette fittili di una collezione privata molto somiglianti con quelle del Museo Estrusco di Roma (fig.15).
Un elemento di novità riguarda la posizione storica dei lacerti ad affresco a finto velario ora compresi nella cripta dell’ oratorio di Santa Maria in Vescovio che, dalla datazione generica del VIII secolo di tale decorazione, grazie ad inequivocabili confronti con alcuni affreschi romani e spoletini di età carolingia, con il medesimo decoro dell’ oratorio inferiore della chiesa di San Saba, e il velario e la figura di Adriano I in Santa Maria Antiqua della cripta di Spoleto di San Primiano, sembrerebbero aprire al IX secolo.
Sono infiniti i confronti e gli approfondimenti che scaturiscono dal volume Da Forum Novum a Vescovio, per cui sarebbe bene affrontare un viaggio nel tempo e andare, per chi non è mai stato, o ritornare a vedere, per chi già lo conosce, con occhi nuovi questo interessante sito, dopo la lettura dei 25 saggi del libro. Gli esperti hanno saputo sviscerare con le loro fatiche di studio, questa storia presente, a futura memoria per i nostri giovani: un grande patrimonio a noi contemporaneo ma che emerge da un passato ricco di storia, cultura, arte e fede religiosa, immerso nella natura di una terra che ci collega fuori dal tempo e dallo spazio nel presente.
Veronica PIRACCINI Roma 11 luglio 2021