di Nica FIORI
Recuperato dai Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale il 59° frammento raffigurante la testa del toro.
Non di rado alcune sculture di un lontano passato giungono a noi in tanti pezzi e spetta ai restauratori il compito di ricomporle in maniera che siano nuovamente leggibili. Il più delle volte mancano all’appello alcuni frammenti, trovati da scavatori e venduti più o meno illegalmente al miglior offerente. Talvolta questi pezzi ritornano dopo una vera e propria odissea (tra viaggi e soggiorni vari presso ricettatori e antiquari), come è successo al 59° tassello del grande rilievo in marmo lunense di Mitra tauroctono, conservato nella Sala IX del Museo delle Terme (Museo Nazionale Romano), dedicata alle religioni orientali in epoca romana.
L’importante recupero è stato recentemente effettuato dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Cagliari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo sardo, nell’ambito di una più ampia attività d’indagine che ha visto il sequestro anche di altri beni culturali. L’operazione è cominciata nel mese di febbraio di quest’anno, in seguito a un controllo amministrativo in un negozio d’antiquariato del cagliaritano, dove i militari hanno visto esposti due frammenti in marmo di verosimile interesse archeologico. I reperti, non essendo forniti di dati di provenienza legittima, sono stati sequestrati e posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Dopo un primo studio dei pezzi, riconosciuti come autentici e datati al II-III secolo d.C., i Carabinieri hanno proseguito le indagini effettuando ricerche sul web e nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal TPC, e hanno individuato l’immagine del grande rilievo esposto alle Terme di Diocleziano in cui appariva, in piena evidenza, l’assenza della parte raffigurante la testa del toro e la mano sinistra del dio, lo stesso soggetto di uno dei reperti sequestrati. Riscontrata l’effettiva pertinenza del frammento al Mitra tauroctono del Museo delle Terme, il pezzo mancante è stato restituito lo scorso 14 luglio dal Generale di Brigata Fabrizio Parrulli, Comandante dei Carabinieri del TPC, alla Direttrice del Museo Nazionale Romano Daniela Porro, consentendo la ricomposizione definitiva dell’importantissimo rilievo marmoreo (opera databile al II-III sec. d. C.), uno dei più preziosi fra quelli conservati a Roma, sia per la raffigurazione di tutti gli elementi del mito, sia per la presenza di significative tracce di colore.
La cosa straordinaria è che già in precedenza l’opera, rinvenuta in località Tor Cervara in 57 frammenti nel 1964, durante una bonifica da residuati bellici inesplosi, era stata oggetto di una fortunata ricomposizione con l’aggiunta del 58° frammento, raffigurante la testa del dio. Il frammento, in possesso del Museo archeologico di Karlsruhe (Germania), dove era pervenuto tramite un commerciante svizzero, è stato ricongiunto, dopo un restauro effettuato nello stesso museo tedesco, con il rilievo del Museo delle Terme, cui era stato attribuito già negli anni ’80 del secolo scorso dall’intuito dello studioso Rolf Andreas Stucky. Il ricongiungimento è avvenuto in occasione della mostra Imperium der Götter (L’impero degli dei), e subito dopo la conclusione della mostra, nel 2014, il rilievo è ritornato a Roma con la sua testa pertinente, ceduta al museo romano in cambio di una statua di filosofo.
Ora, grazie all’ultimo recupero, possiamo ammirare il bel dio di origine orientale, con il suo mantello al vento, nell’atto di uccidere il toro, secondo la consueta raffigurazione presente nei mitrei.
Ricordiamo che il culto misterico di Mitra, la cui origine è da mettere in relazione con il mazdeismo iranico, ebbe grande diffusione nel mondo romano soprattutto tra il I e il IV d.C., parallelamente alla diffusione del cristianesimo. Si svolgeva all’interno di ambienti simili a grotte (spelea) ed era caratterizzato da una scala iniziatica di 7 gradi posti sotto l’influenza del Sole, della Luna e dei pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Alla base del mitraismo, infatti, era la credenza in un complesso sistema astrologico, in cui i pianeti e i segni zodiacali venivano divinizzati e instauravano con l’uomo un rapporto di fiducia e devozione. Mitra, secondo il mito, sarebbe nato invincibile (Sol Invictus era uno dei suoi appellativi) da una roccia generatrice il 25 dicembre (solstizio d’inverno), giorno che diventerà poi il Natale di Cristo, e sarebbe stato assunto in cielo dopo aver ucciso un toro, simbolo di vita, per allontanarlo dal male e rendere possibile col suo sangue la rigenerazione del creato.
Tutto il creato trae beneficio da questa infusione di vita, a cominciare dalla terra, e infatti dalla coda del toro morente spuntano le spighe, dal sangue la vite e dal seme gli animali utili. Il serpente e lo scorpione, mandati dal dio del male Ahriman, cercano di contrastare la dispersione di questi elementi vivificanti, ma inutilmente. C’è pure il cane che trae forza dal sangue del toro, ma in realtà il suo ruolo non è chiaro. Nell’iconografia consueta, che ritroviamo in questo rilievo, il dio è accompagnato da due simbolici portatori di torce. Il primo, Cautes, è rappresentato con la fiaccola alzata a significare l’aspetto primaverile del dio, come pure il giorno; l’altro, Cautopates, ha invece la fiaccola abbassata a simboleggiare il sole autunnale, e insieme la notte.
Gli animali raffigurati corrispondono ad altrettante costellazioni (Toro, Serpente, Scorpione e Cane), a dimostrazione che il culto doveva essere essenzialmente cosmico, e la tauroctonia potrebbe essere vista come la rappresentazione simbolica di un cambiamento astronomico, ovvero dell’abbandono del punto equinoziale da parte della costellazione del Toro.
di Nica FIORI luglio 2017