di Alessandra IMBELLONE
L’Associazione Archivio Enrico Crispolti Arte Contemporanea APS apre le porte al pubblico per una mostra documentaria che ricostruisce la vicenda di “Operazione Roma Eterna”, una progettazione durata tre anni, dal 1974 al 1976, che Enrico Crispolti lanciò nel 1975, in coincidenza del giubileo indetto quell’anno da Paolo VI, intitolandola con ironia anche in riferimento a tale evento.
La mostra trasforma per la prima volta l’Archivio Crispolti in spazio espositivo e offre al pubblico la possibilità di entrare in un ambiente normalmente riservato agli studiosi che conserva fra documenti, libri, opere d’arte e oggetti l’impronta del suo primo produttore, Enrico Crispolti (Roma, 1933 – 2018), allievo di Lionello Venturi affermatosi come storico dell’arte e critico, professore di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma (1966-73), poi di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Salerno (1973-84) e, dal 1984 al 2008, all’Università di Siena, dove ha formato generazioni di studiosi.
L’esposizione è stata organizzata a cura dello stesso Archivio Crispolti, riordinato nella nuova sede di via Livenza dalla moglie dello storico e critico d’arte romano, Manuela Crescentini, e dalla figlia Livia Crispolti, textile designer, affiancate da archivisti e altri collaboratori (ad esempio il fonico Alessandro Chiappini). È realizzata con il sostegno della Regione Lazio e di LazioCrea S.p.A., nell’ambito dell’Avviso pubblico per la concessione di contributi per la valorizzazione della Regione Lazio 2024.
Non c’è un catalogo ma un denso testo di Sara Catenacci, storica dell’arte che singolarmente e in tandem con Elena Drovandini ha dedicato diversi studi proprio all’argomento di “Operazione Roma Eterna” [1] . Dagli scritti delle due studiose e dai documenti della manifestazione derivano le considerazioni storico-artistiche del presente articolo.
Ideata all’indomani di “Volterra 73” da Enrico Crispolti e da un gruppo di artisti e operatori culturali, “Operazione Roma Eterna” si definì nel 1974 come “manifestazione culturale internazionale d’avanguardia” con il tema “Proposte progettuali e azioni d’intervento e di interpretazione urbana su e in Roma”.
La progettazione si articolava in due parti: la prima, per usare le parole dello stesso Crispolti, aveva un “carattere progettuale puramente immaginativo”, ossia prevedeva la commissione ad artisti e architetti internazionali di “proposte progettuali” anche irrealizzabili che reinterpretassero la Roma monumentale e turistica.
La seconda, “Azioni di intervento e interpretazione urbana nel Quartiere Testaccio”, corrispondeva invece a un momento di rapporto concreto con la città, dove gli artisti erano chiamati a dialogare con la sua realtà sociale, attivando azioni di cooperazione che scardinassero il rapporto unilaterale operatore-fruitore per tentare di renderlo paritario. Per queste azioni di cooperazione sul territorio urbano fu scelto il quartiere Testaccio, in quegli anni una zona periferica del centro storico con un vivace attivismo “di base”.
Lo scopo non era abbellire o decorare la città, ma agire insieme alle realtà locali per avviare processi conoscitivi (di esplorazione e conoscenza dei luoghi e dei loro abitanti) e di emancipazione sociale, capaci di attivare delle proposte autonome di azione e modifica del proprio habitat.
Molti gli artisti coinvolti, fra questi Joaquin Roca Rey, Giuseppe Rescigno, Antonio Davide, il Gruppo Nola-Marigliano, Fredy Lapenna, Hans Dieter Schaal, Les Levin, il parigino Collectif Art Sociologique (Hervé Fischer, Fred Forest, Jean-Paul Thénot), Jona Friedman, Kazumichi Fujiwara, Tiger Tateishi, Arata Isozaki, Deanna Petherbridge.
Il progetto di Rescigno, intitolato Proposta di una rifondazione di Roma, prevedeva la realizzazione sul Monte dei Cocci di capanne esemplate su quella ritrovata sul Palatino, risalente all’età del ferro, così come anche un incendio purificatore che distruggesse i baraccati, idee che furono attuate solo in minima parte. “Operazione Roma Eterna” si tradusse infatti solo parzialmente in azione concreta e doveva chiudersi nel 1977 con una grande mostra al Palazzo delle Esposizioni che non fu mai organizzata. I documenti delle sole azioni realizzate furono esposti alla Biennale di Venezia del 1976, all’interno della mostra Ambiente come sociale, coordinata da stesso Crispolti e da Raffaele De Grada.
A presiedere ai lavori di Operazione Roma Eterna furono chiamati un Comitato Organizzatore Internazionale, composto da Enrico Crispolti, Jean Depréau, Jasia Reichardt, Fabio De Sanctis, Olle Granath, Klaus Honnef, Pierre Restany, Richard Stanislaswsky, Yoshiaki Tono, per la prima parte della manifestazione, e un Comitato Organizzatore a Roma per la seconda parte, composto da Adriana Ballaben, Enrico Crispolti, Fabio De Sanctis, Nino Giammarco, Alessandro Jorio, Franco Luccichenti, Renato Nicolini, Diego Maestri, Umberto Santucci e Riccardo Tortora.
Renato Nicolini, allora Consigliere della I Circoscrizione e futuro ideatore dell’Estate Romana, condusse il 27 marzo del 1976 una delle azioni di cooperazione progettate: la marcia di Riappropriazione del Mattatoio, all’epoca al centro di un aspro dibattito sulla sua destinazione d’uso, organizzata dal Comitato di Quartiere[2].
La vicenda progettuale di “Operazione Roma Eterna” s’inserisce nel percorso di critica militante di Crispolti che, nelle ricostruzioni del critico romano, ebbe avvio con “Volterra 73”, la mostra da lui coordinata che segnò l’inizio della ricerca di modi e committenze alternative per l’arte nello spazio urbano. La mostra volterrana del 1973 si era infatti configurata, da un lato, come un’esposizione di sculture e interventi artistici nello spazio urbano della cittadina commissionati per l’occasione, dall’altro, come un primo tentativo di allargare la discussione sulla partecipazione degli artisti alla risoluzione dei problemi quotidiani della città.
Crispolti vi aveva sperimentato quel metodo “democratico” che caratterizzò poi “Operazione Roma Eterna”, progettando una manifestazione artistica tramite indagini territoriali, aggregazione di persone e documenti (assemblee e relativi verbali, interviste, materiale filmico girato in Super 8) e collaborazioni tra enti e associazioni già esistenti e artisti partecipanti.
L’interesse del critico romano per il ruolo che la creatività avrebbe potuto ricoprire nello spazio pubblico risaliva alle sue esperienze di didattica “laboratoriale” con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma successive al Sessantotto e alla redazione, insieme allo scultore Francesco Somaini, del volume Urgenza nella città, pubblicato da Mazzotta editore nel 1972. Riprendendo le teorie dell’antropologa e attivista americana Jane Jacobs (autrice di Vita e morte delle grandi città, pubblicato in Italia da Einaudi nel 1969) sul “capitale sociale” delle relazioni umane all’interno di quartieri e comunità urbane, e quelle degli urbanisti Howard, Geddes e Mumford, e di Le Courbusier, che si opponevano allo smembramento di aree e funzioni della città per mirare invece a una sua riqualificazione interna, alla ricerca di un nuovo equilibrio ecologico responsabilmente progettato, Crispolti invocava per l’intervento artistico nello spazio pubblico un ruolo di “autorappresentazione” delle comunità cittadine, contestataria rispetto allo status quo.
Le manifestazioni che organizzò, o tentò di realizzare, nel corso degli anni Settanta si svilupparono come declinazioni personali delle teorie di rigenerazione urbana grassroots (= “di base”), principalmente americane, nel contesto delle sfaccettate realtà che andavano moltiplicandosi in Italia in quegli anni.
L’approccio “dialogico” promosso da Crispolti si rivolse, infatti, dal 1973 in poi, alle amministrazioni progressiste di piccoli centri, alle recenti circoscrizioni o comitati di quartiere cittadini, ad associazioni locali della sinistra parlamentare o civili (Case del Popolo, circoli ARCI, Feste de L’Unità, cooperative di artigiani o lavoratori), a università, accademie e scuole, piccoli laboratori indipendenti di teatro e animazione. Quest’approccio s’inseriva inoltre nel dibattito sulla gestione pubblica, soprattutto locale, della cultura in Italia.
La fase di concezione di “Operazione Roma Eterna” coincise con l’apertura a Roma di un’altra grande rassegna internazionale che accese il dibattito artistico nell’inverno del 1973-1974, e di cui si propose come diretta controparte: la mostra “Contemporanea” allestita nei parcheggi sotterranei di Villa Borghese e organizzata dagli Incontri Internazionali d’Arte. Questa aveva incluso, nel gennaio 1974, anche il wrapping di Porta Pinciana e di circa duecento metri di mura da parte di Christo e Jeanne-Claude, un intervento artistico dall’impatto fortissimo che riscosse molte reazioni negative.
L’iniziativa di Crispolti s’avvicinava piuttosto a un approccio “pragmatico” che si rifaceva ai filosofi statunitensi Charles Sanders Pierce e John Dewey, con un’attitudine prossima ai movimenti civili più che ad analisi radicali. I progetti inclusi in “Operazione Roma Eterna” intendevano esplicitare il desiderio di rifondare “dal basso” un vivere comunitario diverso dalla mera cittadinanza o atto di residenza.
“Anche se incompleta – scrive Sara Catenacci – “Operazione Roma Eterna” rimane tuttavia un primo esempio di manifestazione artistica dalle ambizioni democratiche, con una prospettiva non solo d’immagine sulla città. Ma che tentava invece di cooperare con i suoi abitanti per ascoltarne i bisogni e affrontare collegialmente temi sociali, ecologici, di memoria storica e materiale”. Fu, con le parole di Crispolti, “occasione di riflessione metodologica aggiornata sul rapporto fra operatività culturale e spazio sociale urbano. L’intervento vi è inteso in modo squisitamente dialettico. Non si tratta di invadere culturalmente in modo unilaterale uno spazio sociale urbano, ma di sollecitarvi e provocarvi un moto di liberazione autoconoscitiva di un proprio specifico patrimonio culturale”, all’insegna di una “più ampia e diramata partecipazione collaborativa con gli abitanti”[3].
Sullo scardinamento del rapporto unilaterale “operatore-fruitore” che si voleva rendere paritario, nella visita fatta all’attuale mostra ho avuto l’opportunità di ascoltare qualche minuto di un’audiocassetta del 14 dicembre 1977, Arti visive e partecipazione sociale. Enrico Crispolti (emozionante ascoltare la sua voce!) parla di far scendere dal piedistallo il critico d’arte e cercare di eliminare il ruolo unilaterale di colui che in qualche modo detiene la verità e si pone addirittura al di sopra degli stessi artisti.
“Mi sono riconosciuto crescendo insieme, in un riconoscimento reciproco”,
diceva, evocando un contatto talmente stretto fra critico e artista da operare un profondo rinnovamento: questa è la dimensione che auspicava e promuoveva.
Ascoltare un’audiocassetta degli “anni caldi” è una delle molteplici esperienze che si possono fare nell’Archivio Crispolti, dove si sta lavorando alacremente alla digitalizzazione dell’archivio sonoro (oltre mille cassette), che con oltre 30.000 posizioni di documenti d’archivio (un’intera parete, per fare un esempio, è dedicata al catalogo generale di Renato Guttuso, una delle imprese di Enrico Crispolti), i 90.000 volumi della biblioteca personale dello studioso, e alcune opere d’arte costituiscono il prezioso patrimonio dell’Archivio, contenuto e organizzato insieme a uno studio e alle postazioni di lavoro in uno spazio di 200 metri quadrati e due depositi esterni.
La mostra “Operazione Roma Eterna” risponde all’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale locale promosso dalla Regione Lazio e sarà documentata nella sezione “Archivio Biblioteca Digitale” del sito web dell’Associazione www.archiviocrispolti.it. Risponde altresì all’intento di valorizzare in maniera organica l’archivio di Enrico Crispolti e ricostruire il tema militante dell’arte ambientale per il quale il lavoro dello studioso, improntato a un dialogo continuo con il territorio e le sue esigenze, è stato unico e pionieristico.
Alessandra IMBELLONE Roma 26 gennaio 2025
Operazione Roma Eterna: processi, pratiche, esperimenti di arte ambientale 1974-1976
10 dicembre 2024 – 31 gennaio 2025
Associazione Archivio Enrico Crispolti Arte Contemporanea APS Via Livenza 2 Roma
solo su appuntamento: info@archiviocrispolti.it
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