di Silvana LAZZARINO
Verso la riscoperta di sé, guida l’opera del Maestro Paolo Gubinelli in mostra presso il monastero di Fonte Avellana (a Fonte Avellana Pesaro Urbino) dal 1° agosto al 30 settembre 2020, con testo di Antonio Paolucci.
Dove forma e spazio unitamente al colore attraversato dalla dinamica del segno, aprono alla rielaborazione del pensiero nel suo proiettare emozioni vicine e lontane, conduce l’opera del Maestro Paolo Gubinelli, tra i più grandi artisti contemporanei, protagonista di numerose e prestigiose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Attraverso studi di progettazione architettonica e grafica egli ha restituito anche con la tecnica dell’incisione, nuova vita ai diversi materiali da lui trattati, primi fra tutti la carta avvertita quale mezzo di espressione artistica più adatto ad accogliere le trasformazioni lasciate dal segno appena accennato o più marcato nel raccontare l’impalpabilità del tempo che sovrasta questa vita dove sempre più labile diventa il confine tra visibile e invisibile. . Attraverso studi di progettazione architettonica e grafica egli ha restituito anche con la tecnica dell’incisione nuova vita ai diversi materiali da lui trattati, primi fra tutti la carta, vista quale mezzo di espressione artistica più adatto ad accogliere le trasformazioni lasciate dal segno, appena accennato o più marcato, nel raccontare l’impalpabilità del tempo che sovrasta questa vita dove sempre più labile diventa il confine tra visibile e invisibile.
In questi ritmi dove il segno si lega anche al colore vi è un invito a riscoprire sé stessi ritrovando l’ascolto più profondo e silenzioso dei luoghi della memoria che riaffiorano improvvisi nel caos alienante di una contemporaneità che crea distanze. Le opere su carta, ma anche realizzate su vetro e ceramica, di Gubinellli diventano occasione per ripercorrere il mosaico di emozioni tra armonie e tensioni di una vita in costante divenire dove le luci si alternano alle ombre e la verità all’inganno, perché tutto è rapportato ad immagine.
Protagonista di numerose e prestigiose mostre personali e collettive in Italia e all’estero il Maestro Paolo Gubinelli, restituisce al segno la possibilità di parlare di universi interiori interagendo non solo con la carta, ma anche con altri materiali come polistirolo, vetro, plexiglas dove si imprimono ritmi di linee delicate e avvolgenti a comporre geometrie raffinate ed eleganti.
L’atmosfera intimista e onirica, restituita dal segno nel diventare vettore di un percorso in continuo divenire volto ad andare oltre la soglia del visibile, a cogliere una visione metafisica, è restituita nella mostra L’Opera di Paolo Gubinelli, con particolare attenzione al testo di Antonio Paolucci, eminente studioso, storico dell’arte italiana, già ministro per i beni culturali e ambientali, soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, nonché direttore dei Musei Vaticani, che si è aperta il 10 luglio 2020 presso il Monastero di Fonte Avellana (presso Pesaro Urbino) fino al 30 settembre
Attratto inizialmente dalla musica, Paolo Gubinelli (Matelica -M.C. 1946) ben presto si interessa all’arte di cui apprende tecniche e segreti grazie a incontri con grandi maestri tra cui Bruno Munari, Enrico Castellani, Mario Nigro e poi Alberto Burri, Giuseppe Uncini, Enrico Castellani e Piero Dorazio, compreso Lucio Fontana dal quale apprende come determinante sia il concetto dello spazio che resterà fondante nella sua ricerca.
La sua arte, aperta alle varie sperimentazioni dopo diverse esperienze pittoriche, su tela e materiali vari, con l’uso di tecniche non tradizionali, si accosta alla carta inizialmente lavorando il cartoncino bianco morbido al tatto particolarmente ricettivo alla luce, poi utilizzando la carta trasparente, entrambi incisi in modo più e meno intenso secondo strutture geometriche sensibili al gioco della luce.
Entro ritmi accennati di sinergie dettate da linee in movimento, accompagnate da sfumati di colore, si è catturati dalla magia di segni che non lasciano intravedere cosa poi andranno a rappresentare. ma che danno respiro all’immaginazione: segni che fanno pensare a possibili forme ancora non definite, come i colori appena accennati pronti a giocare con la fascinazione delle possibilità di raccontare diverse storie legate al passato, al presente o ad un ipotetico futuro a recuperare la forza evocativa di nostalgie, desideri e attese. Così apparizioni di colori e frammenti di segni creano un senso di sospensione che lascia nella piacevole attesa di un dopo prefigurato, sognato, idealizzato. Il senso dell’attesa e della sospensione è accompagnato talora dall’enigma con cui la realtà e gli eventi si manifestano.
Al concetto di enigma con cui si vuole indagare la realtà fa riferimento Antonio Paolucci quando parla dell’arte di Paolo Gubinelli portando l’esempio di San Paolo che disse
“Nunc videmus per speculum et in enigmate…Vediamo come attraverso uno specchio e sotto forma di enigma. Un giorno vedremo in verità e splendore”.
Antonio Paolucci partendo da questo messaggio di San Paolo asserisce
“Se il mondo visibile è lo specchio del mistero, come può la poesia in parole o la poesia in figura….. come può la poesia sciogliere l’enigma? O, per meglio dire, come può tentare di avvicinarsi alla soluzione dell’enigma? Aprite un qualsiasi manuale di storia dell’arte e vi accorgerete che i modi tentati dai pittori per attraversare lo specchio paolino sono innumerevoli; dai grafiti rupestri del Sahara agli sberleffi Dada, dagli affreschi di Piero della Francesca ai sacchi di Burri. Non è dato a nessun artista, sotto il cielo, sciogliere l’enigma ma nessuno merita l’arduo e scomodo titolo di artista se non ci prova. Paolo Gubinelli ci ha provato e ci prova con ascetica pazienza ma anche (mi si perdoni l’ossimoro) con una specie di furiosa determinazione”…” Cosa sono le sue ermetiche carte trasparenti, le sue criptiche incisioni, le sue piegature esatte melodiose e misteriose, simili ai segni che le onde lasciano sulla sabbia? Sono icone del disordine (Venturoli) o piuttosto di un ordine sepolto che un giorno ci sarà dato comprendere? Sono i crittogrammi di un alfabeto incognito che allude ai segreti della “razionalità induttiva” (Argan). Oppure sono, le carte di Gubinelli, i segni di “un poeta nel tempo della povertà”, come ha detto con una bella immagine Carmine Benincasa? Io non so rispondere. So però che – se privilegio e destino dell’artista è auscultare il mistero del mondo e mettere in figura le chiavi della interpretazione possibile – Paolo Gubinelli è un artista vero”.
Con questo pensiero e affermazione intensa e avvolgente Antonio Paolucci suggerisce di lasciare che il lavoro di Gubinelli nel mostrare l’alchimia dell’infinita manifestazione del segno conduca chi guarda e si lascia catturare dalle sue opere, a ritrovare i lati più invisibili del proprio sentire.
L’attesa e la sospensione sono condizioni di riflessione e viaggio interiore cui aprono in particolare i tagli e le piegature su carta: sono esse infatti a proiettare mediante il vuoto interiore verso l’ascolto dei luoghi più silenziosi del pensiero a ritrovare quella leggerezza con cui guardare la vita. Leggerezza che viene espressa in queste sue opere incise cui poi si accompagna anche l’uso del colore attraverso la morbidezza dei pastelli, per sottolineare accanto all’incognita sul destino dell’uomo, la magia del sogno quale formula per evadere dal caos quotidiano. Le opere di Paolo Gubinelli donano ogni volta l’armonia della vita nel ritrovare sé stessi, il proprio punto iniziale dove complessità e semplicità si incontrano, e dove ripartire con quella capacità di accogliere anche ogni aspetto più semplice della stessa esistenza portatore di nuova bellezza. Bellezza del segno rigoroso, graffiante a evocare talora sofferenza che si trasforma in occasione di rinascita, ma anche mistero di un segno sinuoso e sfuggente, pur nella sua armonia del tratto continuo, e interrotto che si lascia attraversare da tenui sfumature di colore volto a restituire la magia del sogno possibile quale evasione dalle ombre della sera.
Sono segni ora esili e raffinati, ora più calzanti e avvincenti in cui ripercorrere le emozioni tra stupore e sogno, smarrimento e angoscia. E’un segno che incide e graffia: ora a ridefinire e svelare possibili verità attraverso la precisione, ora a condurre verso il cambiamento, nel suo mostrarsi appena accennato e in trasformazione.
I suoi lavori raccontano le infinite aspirazioni dell’uomo, tra attese e speranze, dubbi e interrogativi legati al suo esistere nella ricerca dl un senso a questa vita dove tutto passa e poi torna, perché siamo vibrazioni di materia, energia e spirito. I suoi segni che attraversano le carte, i cartoncino o i trasparenti risuonano come melodie nel pensiero che ripercorre la magia di un tempo finito e infinito tra visibile invisibile verso quel confine dove la notte incontra il giorno.
Il gioco di riflessi restituiti dalle sfumature di colore nei ritmi delle trasparenze proietta lo sguardo verso sentieri indefiniti a cogliere quella luminosità che appartiene all’energia di cui è fatto l’universo con il suo mistero di unità e molteplicità, di armonia e disordine. L’eleganza del segno la sua poetica bellezza che avvolge lo sguardo e la mente, si confonde con l’impalpabilità del colore libero e indefinito nel suo stendersi sulla superficie quasi a volerla oltrepassare nell’imprevedibilità della vita.
La sequenza dei solchi, dei segni creati da Paolo Gubinelli è in linea con l’energia della continuità della vita nel ritrovare il movimento delle onde del mare e dell’acqua di fiume che avanza e scorre, il contatto con la terra suggerita attraverso i solchi che incidono la materia e la leggerezza dell’aria insita nelle trasparenze che riflettono la luce. Si avverte un profondo lirismo nella sua opera in cui gli elementi come aria, acqua e terra sono presenze simboliche, nascoste come parti del movimento dell’universo che si rigenera.
Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero. Tra le esposizioni vanno menzionate: la 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, con l’installazione di n. 28 carte cm. 102×72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Silvana LAZZARINO Roma 1 Agosto 2020
L’opera di Paolo Gubinelli
con testo di Antonio Paolucci
Monastero di Fonte Avellana. Località Fonte Avellana (Pesaro Urbino) Telefono: 0721 730261
dal 1° agosto al 30 settembre 2020