di Giulio de MARTINO
Pier Paolo Pasolini in 160 scatti fotografici. Li si vede fino al 10 luglio 2022 nelle sale del WeGil di Roma, al viale Trastevere.
È la mostra: “Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie”, una delle iniziative promosse per il centenario della nascita del poeta, scrittore, cineasta, avvenuta a Bologna il 5 marzo 1922.
Pasolini – divenuto una sorta di Dante Alighieri del secondo ‘900 italiano – ci viene incontro attraverso 160 scatti in bianco e nero selezionati con grande perizia da Marco Minuz e Roberto Carnero.
Sono una goccia nell’oceano di immagini che ci sono rimaste di Pasolini e che lo raffigurano nella vita pubblica come in quella “privata”, dalla nascita e giovinezza, in Emilia e Friuli e poi l’attività artistica a Roma, fino alla tragica morte, assassinato a Ostia tra l’1e il 2 novembre 1975.
In realtà, la bella mostra del WEGIL riattraversa 50 anni della passata storia italiana: dal Ventennio del Fascismo, alla rinascita del Dopoguerra, dalla poderosa creazione intellettuale della narrativa, della pittura, della musica e del cinema, dai «ruggenti anni ’60» alla fine dell’utopia, alla metà degli anni ’70.
La fotografia – nell’epoca della continua riproduzione/cancellazione digitale – è divenuta oramai come la pittura. Gli attimi sono eternamente fermati sulla carta: è storia e letteratura insieme.
Una mostra da cui emerge l’Italia: il Paese che supera la sua cronica assenza di identità divorando se stesso, che vive a spese del suo passato, dei suoi personaggi. Che raffigura se stessa come più non è.
Le firme fotografiche sono tante, ma il soggetto che irrompe e che dall’interno delle immagini ci guarda, è sempre uno solo. Lui. Pier Paolo Pasolini: divenuto l’emblema dell’Italia incompiuta, lacerata e, infine, dispersa.
Nella mostra, le uniche immagini in cui Pasolini non c’è sono quelle del suo funerale: quando è chiuso dentro la bara. Ma lì Pasolini è ancora più forte: come un Cristo è risorto nella folla anonima che lo circonda.
Pasolini è il significante mobile, il soggetto multipolare, il corpo che tutto assorbe: la freccia che riesce a collegare passato e presente.
La società ruota intorno a lui: i luoghi (Casarsa, Bologna, Roma), la madre, le amiche, gli amici, le case, il set cinematografico, il sottoproletariato romano, i libri, i giornali, le luci della ribalta culturale e artistica nella «dolce vita» degli anni ’60.
Pasolini non credeva nella fotografia. Gli sembrava effimera, momentanea, destinata a sparire insieme al suo oggetto fugace: la cronaca.
Ne accettava il linguaggio, ne gestiva la forza, ma la vedeva come il segnale di qualcos’altro. Il riflesso di una realtà in movimento.
Pasolini ha detto che la parola è più potente delle immagini. E poi che il film cerca di aiutare la fotografia a ritrovare la narrazione.
Invece, negli anni del boom e poi della «golden age» neocapitalista la cultura di massa diventò più energica e livellatrice: il libro e la lettura tramontarono e furono sostituiti dal guardare. Guardare non la realtà, ma le immagini: «le facce e i gesti dei fotografati» (1959).
Lui, però, scommetteva ancora sul libro. Sui testi. Sulla parola scritta che dettava le regole e le direzioni alla parola parlata.
Questa mostra – 100 anni dopo la nascita e 47 anni dopo la morte di Pasolini – ammette che è accaduto altro. Ci dice che l’immagine adesso precede la realtà, non la segue. Anzi: è la realtà che è custodita e rintanata dentro le immagini. La parola scorre silenziosa nella mente di chi le immagini le guarda.
Giulio de MARTINO Roma 19 Giugno 2022
Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie
Foto di: Letizia Battaglia, Carlo Bavagnoli, Sandro Becchetti, Dario Bellini, Piergiorgio Branzi, Cameraphoto, Elisabetta Catalano, Mimmo Cattarinich, Divo Cavicchioli, Elio Ciol, Mario Dondero, Gabriella Drudi Scialoja, Aldo Durazzi, Claudio Ernè, Toti Scialoja, Archivi Farabola, Federico Garolla, Giovanni Giovannetti, Vittorio La Verde, Massimo Listri, Cecilia Mangini, Domenico Notarangelo, Angelo Novi, Rodrigo Pais, Angelo Pennoni, Reporter Assocati, Paul Ronald, Salvatore Tomarchio, Roberto Villa, Dino Pedriali.
A cura di Marco Minuz e Roberto Carnero
WEGIL Trastevere – Largo Ascianghi, 5, Roma 20 maggio – 10 luglio 2022; tutti i giorni ore 10 – 19
Promossa dalla Regione Lazio e realizzata da LAZIOcrea S.p.a., in collaborazione con Suazes, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia
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