di Silvana LAZZARINO
Dopo il successo di Madrid arriva per la prima volta in Italia l’arte messicana di Yoje Dondich con la personale “La sinestesia delle forme” a Milano presso Palazzo Giureconsulti fino al 5 aprile 2019
Tra astrazione e figurazione dove le forme e i colori definiscono nuove sinergie tra visione ed emozione a catturare l’elevazione dei sensi in un’unica percezione, conduce l’arte di Yoje Dondich (Citta del Messico, 1952), artista dai molteplici interessi che spaziano dalla psicologia alla logoterapia, dalla pittura al disegno anche di interni. La sua ricerca stilistico formale si sviluppa lungo un processo che partendo dall’ascolto delle emozioni lungo il sentiero della vita mette al centro l’uomo con i suoi interrogativi sul senso della stessa esistenza dove affiora la sua fragilità innanzi all’infinito che è al di fuori, ma che si può riscoprire interiormente. Surrealista e onirica Yoje Dondich, attraverso l’astrazione, in cui predilige linee e figure geometriche a definire lo spazio, punta sull’osservazione invitando lo spettatore ad un’esperienza sensoriale in cui convogliano tutti i sensi.
A questa interessante protagonista del panorama artistico messicano che, dall’inizio degli anni ’80, esplora il linguaggio pittorico sviluppando nuovi percorsi e interessanti soluzioni formali, è dedicata la personale “La sinestesia delle forme” che si è inaugurata il 7 marzo a Milano presso la storica sede di Palazzo dei Giureconsulti dove resterà aperta fino al 5 aprile 2019.
Organizzata da Must Wanted Group, ideatore del progetto espositivo che rientra in un’ampia attività di promozione e sostegno dell’arte messicana all’estero, l’esposizione, la prima in Italia, realizzata anche grazie alla collaborazione del Consulado de Mèxico en Milan, riunisce una selezione di 14 opere che documentano il percorso di Yoje Dondich e costituiscono una sintesi della sua lunga ricerca nell’ambito dell’astrazione dove fondamentale è l’uso del disegno. Il titolo dell’esposizione restituisce l’effetto visivo che le sue opere hanno nel coinvolgere tutti gli altri sensi: in questo senso infatti “sinestesia della forma” allude al fenomeno sensoriale/percettivo che indica una “contaminazione” dei sensi.
La mostra, in cui colore, linea e forme campeggiano in un percorso emozionale, inizia con l’opera “Ritorno” olio su tela del 1995,
definita dalla stessa artista “un viaggio onirico verso l’astrazione” caratterizzata da una forte presenza della linea e una misurata integrazione del colore in cui affiorano forme organiche. Seguono opere in cui si evincono elementi surrealisti e geometrici ad esplorare questa interazione linea- colore e forma. Accanto all’interesse per la linea e le infinite possibilità che incontra nella pittura, è l’interesse per le forme organiche e arabesche che abitano la composizione in modo indipendente e la ricerca della volumetria partendo dalla relazione di determinate forme geometriche, aspetto quest’ultimo che risulta molto evidente nelle ricerche più recenti.
Imprescindibile elemento dell’arte di Dondich, anche il colore subisce un’evoluzione: partendo da una posizione di sudditanza dalle forme delle prime opere astratte, nelle quali usa prevalentemente colori diafani – marroni e grigi – e li fa espandere in due o tre sfumature per tonalità, si arriva a opere come “Tesoro nascosto” del 2015 dove sono i colori ad aprire la strada alla geometria, la quale si organizza in base alla loro corrispondenza nonché all’intuizione dell’artista.
Emerge dalle linee e dalle forme geometriche in costante divenire il suo bisogno di ritrovare un equilibrio entro un sistema che sempre più conduce l’uomo a smarrire certezze e verità. L’individuo con le sue ambizioni e fragilità, speranze e incertezze si trova sempre più a dover fare i conti con il proprio egocentrismo dimentico dell’altro aspetto più metafisico che riguarda il suo essere parte di un tutto tra terra e cielo, visibile e invisibile. Attraverso le sinestesie create dalle sue interazioni di forme linee e colore, Dondich racconta delle attese, paure e delle inquietudini che accompagnano il cammino dell’uomo di oggi sempre più chiuso nel proprio cerchio auto centrico che gli impedisce di recuperare un autentico rapporto con gli altri e l’universo introno.
Non mancano però spiragli di speranza e riconciliazione con la natura e l’ambiente di cui l’uomo è parte, quel desiderio che in lui è sempre presente seppur in sordina, di ritrovare un’armonia di fondo con chi è vicino e lontano nel rispetto dei sé e degli altri compreso l’ambiente. Trame fitte di geometriche astrazioni e colore restituiscono ritmi di visioni dove ritrovare l’armonia e il sogno di risonanze fiabesche, oniriche, ma anche proiezioni di emozioni lasciate nell’ombra pronte ora a risorgere in quei contrasti cromatici che aprono a sfide possibili mettendo in gioco il passato e il presente, il visibile e l’invisibile.
Tra illusione e realtà vi è la consapevolezza di essere in un continuo divenire di forze e pensieri che passano e tornano come quei segni decisi che delineano la criticità di questo tempo e il suo superamento entro quella trasformazione consapevole che guarda al cambiamento.
Dopo Milano, la mostra prosegue le sue tappe a Venezia in maggio e a Roma in autunno.
Silvana LAZZARINO Milano marzo 2019
Yoje Dondich.”La sinestesia delle forme”
Palazzo Giureconsulti, Galleria Passi Perduti. Piazza Mercanti 2, Milano, aperta fino al 5 aprile 2019