di Claudio LISTANTI
Opera InCanto, la rassegna musicale organizzata dall’Associazione InCanto di Terni per presentare concerti ad Amelia, Collescipoli, Terni e San Gemini, ha quest’anno dedicato la programmazione a Gioachino Rossini proponendo ‘Rossiniana’ una iniziativa interamente dedicata al genio del musicista pesarese.
L’Associazione InCanto guidata dal presidente Carlo Podestà e dal direttore artistico Fabio Maestri, ha impostato un cartellone nel complesso veramente godibile e raffinato nei contenuti, proponendo una serie di appuntamenti di grande interesse basati su esecuzioni di brani di Rossini affiancati ad altri di ispirazione rossiniana offrendo al pubblico la possibilità di godere dell’attrattiva e del fascino di una produzione musicale che ha pochi eguali nella storia e che vede al centro la poliedricità delle creazioni del musicista pesarese.
Nello specifico parliamo delle produzioni musicali che seguirono al ritiro dalle scene operistiche di Rossini che coprono un periodo complessivo di più di trenta anni all’interno del quale il musicista dimostra di seguirne l’evoluzione artistica favorendone l’ispirazione creativa che si materializzò nella composizione di numerosi piccoli ma grandi capolavori prodotti per strumenti solisti e per ristretti organici cameristici con i quali Rossini sembra quasi giocare per favorire l’intrattenimento domestico nel quale il musicista era protagonista. Allo stesso tempo, però, dall’ascolto di questi brani appare con molta evidenza la conoscenza che Rossini aveva del mondo musicale circostante i cui contenuti superavano le mura del suo isolamento parigino influenzandone la sua poetica musicale. Questo genere di composizioni, il cui più fulgido esempio è costituito dai 14 volumi dei cosiddetti Péchés de vieillesse, sono inoltre da considerarsi anche lo specchio del suo travaglio interiore e delle sue sofferenze esistenziali, fenomeni che caratterizzarono l’ultima fase della sua vita.
Oltre che per questa particolare ‘produzione’ Rossini, nonostante il suo distacco dal teatro in musica, la sua fama di operista rimase incontaminata e le sue musiche, i suoi cori, le sue arie, i suoi duetti, godevano di una non comune popolarità e, in un’epoca di mancanza di mezzi riproduttivi della musica, fiorivano le esecuzioni domestiche basate sui suoi grandi successi, che venivano presentati grazie a ‘trascrizioni’, ‘variazioni’ e ‘capricci’ e a quanto la musica a carattere domestico produceva ripercorrendone così la bellezza melodica e vocale.
Su questo straordinario ‘corpus’ di opere musicali è stato costruita questa deliziosa ‘Rossiniana’ presentata dall’Associazione InCanto che ha preso il via lo scorso 18 agosto ottenendo, fino ad ora, un notevole successo di pubblico che è convenuto numeroso ai concerti in programma mostrando interesse ed attenzione per le proposte musicali. Di questa rassegna che, ricordiamo, terminerà il 14 ottobre prossimo, abbiamo ascoltato due concerti, dei quali riferiamo ai nostri lettori, che ne hanno esaltato i contenuti musicali.
Il 23 agosto, presso il Chiostro di Sant’Agostino ad Amelia, un luogo la cui architettura, seppur condizionata da vari interventi di restauro, ha comunque conservato le caratteristiche di struttura dedicata all’accoglienza e, conseguentemente, particolarmente adatta ad un concerto dalle dimensioni cameristiche. Protagonista della serata la Simonacci’s Family, una singolare formazione composta da membri della stessa famiglia, madre, padre e due figli tutti appassionati e valenti musicisti. Al duo pianistico di base, i coniugi Gabriella Morelli e Giancarlo Simonacci, si uniscono il figlio Marco violoncellista e l’altro figlio David nella doppia veste di violinista e pianista. Il programma presentato è stato entusiasmante.
Ad aprire la serata la deliziosa trascrizione che Arnold Schönberg approntò per pianoforte a quattro mani della famosissima Ouverture da Il barbiere di Siviglia una curiosità musicale che ha ben disposto il pubblico presente all’ascolto proiettandolo nel ‘clima’ di questa particolare serata musicale che comprendeva diversi capolavori dalla vasta produzione cameristica rossiniana, provenienti dalla quella inesauribile miniera costituita dai Péchés de vieillesse con i suoi piccoli brani arguti, spesso satirici ed evocativi, sempre eleganti e raffinati.
Abbiamo ascoltato il “Lamento” Memento Homo dal Volume VI, Album pour les enfants dégourdis (Album per bambini vivaci) e poi, dal Volume IX – Album pour piano, violon, violoncello, harmonium et cor, Une Larme per violoncello e pianoforte, Petite Fanfare à Quatre Mains e Un mot à Paganini (Élégie) per violino e pianoforte. Poi dal Volume XII – Quelques riens pour album per pianoforte quelli in fa minore, in la minore/maggiore e in mi bemolle maggiore. A conclusione una commissione dell’Associazione InCanto per il festival di quest’anno affidata a David Simonacci, la trascrizione per violino, violoncello e pianoforte a quattro mani di Zitti zitti, piano piano dal finale del Barbiere. Una composizione che si è rivelata in perfetta linea con il contenuto di tutto il concerto che ne ha arricchito la valenza perché presentata in prima esecuzione assoluta.
Ma la serata è stata suggellata da un altro piccolo contributo musicale offerto al pubblico dopo le numerose e reiterate richieste di bis. I Simonacci hanno eseguito il celebre Duetto buffo di due gatti sostenendo anche le parti cantante. Una esecuzione che ha reso ancora più preziosa una serata veramente godibile in tutti i suoi aspetti alla quale la famiglia Simonacci ha saputo mettere in risalto lo spirito del programma grazie al loro stile ‘salottiero’ al quale corrisponde eleganza e buon gusto senza dimenticare la loro evidente passione per la musica e per il ‘fare musica’. Una serata sorprendente che possiamo definire, visto anche l’affiatamento tra i componenti e le dimensioni ‘domestiche’ dell’esecuzione, una vera e propria serata di ‘musica da camera al quadrato’. Il tutto confortato da un chiaro ed evidente successo di pubblico che ha salutato tutti gli esecutori al termine del concerto.
Il successivo 24 agosto, a Collescipoli, un altro concerto accolto dalle mura di un chiostro, quello dedicato a Santa Cecilia. Per quanto riguarda il luogo prescelto, valgono le stesse considerazioni evidenziate per il concerto del precedente 23 agosto ma, forse, le dimensioni più contenute di questo chiostro rispetto a quello di Sant’Agostino ad Amelia, si sono rivelate determinanti per la sua connotazione cameristica risultando comunque ideale continuazione di quello di Amelia.
Protagonisti di questa serata sono stati due eccellenti strumentisti: l’arpista Paola Perrucci ed il flautista Francesco Chirivì.
Paola Perrucci è una fra le più apprezzate arpiste sia a livello nazionale sia a livello internazionale. Oltre ad essere concertista virtuosa di questo strumento è anche molto stimata come didatta e come studiosa dell’arpa e del repertorio ad essa collegato per il quale ha intrapreso diverse ricerche che hanno portato alla riscoperta di brani prodotti nel ‘700 e nell’800. Oltre ai numerosi concerti e incisioni il suo nome è legato alla fondazione dell’Associazione Bochsa, dedicata a Robert Nicolas Charles Bochsa, arpista e compositore di fama mondiale della prima metà dell’800, istituita per lo studio e il recupero del repertorio arpistico.
Anche Francesco Chirivì è strumentista di valore. È stato ‘primo flauto’ presso l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, importante carica che ha ricoperto anche in molte altre compagini orchestrali italiane. Di rilievo è anche la sua esperienza concertistica ottenuta a livello internazionale non solo come virtuoso del flauto ma anche come direttore d’orchestra, mentre anch’egli è impegnato per la storia del suo strumento e ai corrispondenti aspetti filologici.
Vista la valenza artistica di questi due strumentisti il concerto non poteva non essere particolarmente interessante. Di Gioachino Rossini è stata eseguito Andante, Allegro seguita da una trascrizione di ‘Non più mesta’ dalla Cenerentola operata da Fryederyk Chopin e il Capriccio op. 196 di Raffaele Galli su temi dell’opera Il barbiere di Siviglia assieme ad una rarissima composizione, Notturno del poco conosciuto musicista ottocentesco Giovanni Toja. Poi brani per un unico strumento, di Saverio Mercadante ‘Ah nati è vere non siamo sol per amarci ognor’ per flauto solo da Ricciardo e Zoraide di Rossini a proposito del quale Chirivì ha utilizzato un flauto originale ottocentesco di Ubaldo Luvoni, e due brani per arpa sola, Andantino e allegro brillante di Gioacchino Rossini un breve composizione, quasi un Foglio d’album come lo definito l’arpista, di recente ritrovamento seguito da un doveroso omaggio, voluto con passione dalla Perrucci, a Bochsa con un incisivo e virtuosistico Rondeau sur le trio ‘Zitti zitti, piano piano’, dall’opera Il barbiere di Siviglia.
Gli interpreti hanno fornito, anche in questa occasione, un’accurata esecuzione che ne ha impreziosito i contenuti salottieri della serata ottenendo un evidente coinvolgimento del pubblico indiscutibilmente dimostrato alla fine dagli entusiastici applausi riservati agli interpreti.
Claudio LISTANTI Roma 27 Agosto 2023