Per lo Sperimentale di Spoleto due spettacoli dedicati all’opera comica italiana di Chailly, Bettinelli e Domenico Sarro.

di Claudio LISTANTI

Dopo il successo dell’apertura della Stagione Lirica dello Sperimentale di Spoleto con la nuova interessante opera Anita di Gilberto Cappelli ( https://www.aboutartonline.com/la-78-stagione-lirica-del-teatro-lirico-sperimentale-di-spoleto-apre-con-l-anita-di-gilberto-cappelli/ ), i successivi due spettacoli in programma proponevano due ‘dittici’ di genere comico-giocoso appartenenti ognuno ad epoche ed espressioni diverse. Si tratta dei due atti unici degli anni ’50 dello scorso secolo, Procedura penale di Luciano Chailly e La smorfia di Bruno Bettinelli e due intermezzi del ‘700, Moschetta e Grullo e Eurilla e Beltramme entrambi di Domenico Sarro. Tutte opere che pur prodotte in epoche e circostanze diverse hanno come comune denominatore quello di essere specchio dei tempi nel quale hanno preso vita e privilegiato punto di osservazione sulla ‘vis comica’ che è una piccola ma importante parte della nostra cultura musicale, teatrale e operistica.

Procedura penale” e “La smorfia”. Due piccoli capolavori di metà ‘900

“Procedura penale” e “La smorfia” sono due opere comiche in un atto prodotte alla fine degli anni ’50 dello scorso secolo e rappresentate per la prima volta il 30 Settembre 1959 nell’ambito della stessa serata prevista per il Festival Internazionale di Villa Olmo a Como. Sono entrambe composte da musicisti di primaria importanza nell’Italia di allora, rispettivamente Luciano Chailly e Bruno Bettinelli, che misero in musica due testi di importantissimi letterati del tempo, Dino Buzzati e Riccardo Bacchelli. Quello spettacolo comprendeva anche un terzo titolo, Colloquio con il tango, di Raffaello de Banfield su testo di Carlo Terron. Queste opere furono ideate per essere inserite in una rassegna che il Comune di Como organizzava a seguito dell’acquisizione del bellissimo edificio di Villa Olmo di stile settecentesco acquisito dai Visconti di Modrone ripristinando il piccolissimo teatro che nel tardo ‘800 fu ricavato all’interno della villa dismesso da tempo.

Le opere prodotte per questo spazio dovevano essere necessariamente di dimensioni ridotte stimolando gli autori ad una sorta di ‘sperimentazione’ scenico-musicale con lavori di dimensioni ridotte lasciando inalterato il valore teatrale di ognuno di essi per riproporre capolavori antichi al fianco di nuove creazioni contemporanee. Le rassegne organizzate in questo spazio potevano contare su artisti di grande rilievo per l’epoca a partire da Giulio Paternieri, direttore generale della compagnia ‘I commedianti in musica’, costituitasi in forma stabile presso il Teatro di Villa Olmo, responsabile degli spettacoli ai quali partecipava come coordinatore artistico Filippo Crivelli con il contributo di Riccardo Bacchelli per la letteratura, Luciana Novaro per la coreografia, Ennio Gerelli e Gianfranco Rivoli per la musica e Franco Zeffirelli per regia e scenografia. Vennero fuori rassegne di raffinate e stimolanti molto apprezzate all’epoca che lo Sperimentale di Spoleto, grazie al direttore artistico Enrico Girardi, ha voluto rievocare riproponendo dopo sessantacinque anni due titoli di quella rassegna, Procedura penale e La Smorfia, che ritornano in scena per la prima volta insieme nella raccolta cornice del Teatro Caio Melisso per ricordare anche i due illustri musicisti, Luciano Chailly e Bruno Bettinelli, all’epoca legati da stima e amicizia reciproche. Il condirettore artistico Enrico Girardi a riguardo ha dichiarato:

Sono due atti comici in un atto che nacquero insieme nel 1959 e tornano a essere rappresentati insieme oggi, l’uno dopo l’altro, in forma di dittico. L’abile, fantasiosa e sorprendente scrittura dei compositori ferrarese e milanese mette in luce, ciascuno con il proprio linguaggio, la comicità sofisticata, surreale dei due celebri scrittori”.
Fig. 1 La scena iniziale di Procedura Penale. Foto di Niccolò Perini ©TLS.

La scelta si è rivelata del tutto valida perché questi due nuovi allestimenti hanno onorato e rafforzato une delle peculiarità dello Sperimentale di Spoleto che risiede proprio nella ricerca di nuove vie nel rispetto della tradizione e questo spettacolo ne ha interpretato al meglio le prerogative.

Procedura Penale presenta con semplicità ed efficacia una rappresentazione teatrale di stampo surreale grazie al serrato libretto di Dino Buzzati valorizzato dalla musica di Riccardo Chailly che rappresentano con eleganza e partecipazione un ambiente borghese quale poteva essere negli anni ’50. Una casa elegante dove si parla di cose frivole con gli invitati e convenevoli. Quando sembra che la conversazione ristagni ad un certo punto c’è un’accelerazione che proietta personaggi e pubblico nell’assurdo. Una invitata subisce un serrato ed angosciante interrogatorio dal quale risulterà colpevole di un orribile delitto. Tutti i convenuti al salotto si trasformeranno in accusatore, poliziotto, giudice e testimone a carico divenendo così una sorta di thriller poliziesco che sembra concludersi con una condanna a morte. Si giunge velocemente all’epilogo: la terribile scena svanisce e si ritorna di botto nel salotto borghese ed alle conversazioni frivole dove ancora non è stato deciso se nel tè ci va “Latte o limon?” il dubbio che aveva aperto l’opera e che ci ha fatto ripiombare nella realtà.

Fig. 2 Chiara Guerra, Francesca Lione e Viktoriia Balan in Procedura Penale. Foto di Niccolò Perini ©TLS

La partitura di Chailly è senza dubbio elegante e raffinata, basata su una linea di canto votala al recitativo con pochi ma interessanti spunti melodici con la parte strumentale che l’evoluzione dell’azione per poco più di 20 minuti di bellezza e magia sonora.

Interpreti dello spettacolo sono i cantanti risultati vincitori e idonei dei Concorsi 2023 e 2024, oltre a quelli selezionati dalla Direzione artistica dalle scorse edizioni e nelle libere audizioni.

Fig. 3 Procedura penale. Giorgia Costantino nella scena del processo. Foto di Niccolò Perini ©TLS.

Per quanto riguarda la compagnia di canto c’è da rilevare che è risultata del tutto omogenea nell’insieme. Nella parte principale, la Contessa Mauritia Delormes, il soprano Giorgia Costantino tra i vincitori del concorso di quest’anno, ha dimostrato sicurezza vocale e presenza scenica offrendoci un personaggio del tutto credibile. Al suo fianco il soprano Chiara Latini tra i vincitori di quest’anno, era Donna Titti Stefanetti, il baritono Alberto Petricca un divertente Giandomenico, il mezzosoprano Francesca Lione una eccentrica Paola Isoscele, il tenore Paolo Mascari Dottor Polcevera e per le deliziose Due Gemelle i soprani Chiara Guerra e Viktoriia Balan (rispettivamente Gemella 1 e 2).

La Smorfia di Bruno Bettinelli completava la serata. Scritto su testo di Riccardo Bacchelli che ripropone una sua commedia in tre atti del 1930, La Smorfia, ovvero: Cabala in Farmacia divenuta poi nel 1954 una farsa in due atti, La Smorfia, scritta per la televisione allora agli albori del suo luminoso cammino. Su questo lavoro si basa il libretto per Bruno Bettinelli che risulta del tutto semplificato con l’eliminazione dei diversi personaggi di contorno che rendono l’azione più snella ed in linea con le prerogative delle rappresentazioni previste per il Teatro Municipale di Como. La storia narra le vicende del farmacista Astronio Tridapali credente nei significati dei sogni che con La smorfia suggeriscono numeri da giocare al lotto del quale Astronio è fervido giocatore e che lo ha portato alla rovina.  In farmacia ha due giovani, la nipote Vanda e lo spasimante Adone per una unione che Astronio osteggia. Un cliente narra di un sogno e il farmacista con il libro della smorfia ne ricava quattro numeri da giocare assieme a tutti gli amici. Li giocherà, i numeri saranno estratti ma Astronio, incautamente, gioca solo su alcune ruote tralasciando quella presso la quel saranno estratti i numeri. È rovinato ma i due giovani si accolleranno i suoi debiti e prenderanno in contropartita la proprietà della farmacia.

Fig. 4 La Smorfia. Andrea Ariano (Astronio), Marco Gazzini (Lucio Baiesi), Federico Vita (Franco Bizzi) e Nicola Di Filippo (Luigi del Fante). Foto di Niccolò Perini ©TLS.

Musicalmente La Smorfia presenta i caratteri dell’opera da camera, con la buffa vicenda sottolineata, in questo caso, con evidente garbo ed eleganza che Bettinelli esibisce grazie ad una apprezzabile strumentazione che ne arricchisce il procedere della vicenda. La parte vocale è orientata verso uno snello declamato molto attento allo sviluppo ‘teatrale’ che mette gli interpreti prevalentemente sullo stesso piano, ognuno accompagnato da uno strumento diverso valorizzando tutta l’azione.

Fig. 5 La smorfia. Paolo Mascari (Adone) e Eleonora Benetti (Vanda). Foto di Niccolò Perini ©TLS.

Ci sembra che il musicista abbia ben acquisito gli insegnamenti del Falstaff di Verdi riguardo alla comicità nel teatro lirico, un insegnamento che è stato il faro per il cambiamento dello stile musicale per questo genere di teatro che stava entrando nel XX secolo creando così una innovazione pienamente recepita come dimostra soprattutto lo Schicchi di Puccini ma che si può verificare anche in altre produzioni comiche novecentesco come in questo piccolo capolavoro di Bettinelli e, in parte, anche nella Procedura Penale di Chailly.

La compagnia canto ha eseguito con attenzione l’opera grazie al baritono Andrea Ariano convincente Astronio Tridapali assieme ai due giovani Adone Vigorelli e Vanda Tridapali interpretati, rispettivamente, dal tenore Paolo Mascari e dal soprano Eleonora Benetti. I tre frequentatori della farmacia erano il basso Marco Gazzini Lucio Baiesi e i tenori Federico Vita Franco Bizzi e Nicola Di Filippo Luigi del Fante, tutti applauditissimi al termine della recita.

Fig. 6 La Smorfia. Andrea Ariano (Astronio Tridapali). Foto di Niccolò Perini ©TLS.

A garantire il successo dello spettacolo c’è stata un più che convincente parte ‘visiva’ ben costruita grazie alle scene di Andrea Stanisci, dai costumi di Clelia De Angelis e dalle luci di Eva Bruno mentre Giorgio Bongiovanni ha predisposto una regia molto apprezzabile per i movimenti scenici e la cura dell’interpretazione dei singoli cantanti per restituirci uno spettacolo intenso e godibile.

Marco Angius ha guidato l’Ensemble Calamani del Teatro Lirico Sperimentale dedicando all’esecuzione la necessaria cura per valorizzare questa riproposta di un repertorio di indubbio valore offrendo al pubblico una interpretazione intesa e coinvolgente che ha contribuito a dare allo spettacolo i necessari caratteri unitari.

La recita alla quale abbiamo assistito è quella prevista in cartellone per il 31 agosto scorso e si è conclusa con un successo sottolineato da numerosi applausi rivolti a tutti gli interpreti.

Gli Intermezzi del 700’

Il terzo spettacolo dello Stagione 2024 dello Sperimentale di Spoleto, andato in scena il 6 settembre, si può considerare attiguo a quello precedentemente descritto. Il programma proponeva infatti un nuovo appuntamento con la lodevole iniziativa intrapresa da anni dallo Sperimentale rivolta a riscoprire gli Intermezzi del ‘700 mediante la quale ogni anno viene riproposto, in prima esecuzione moderna, un intermezzo abbinato alla pubblicazione della rispettiva edizione critica predisposta dal Centro Studi Pergolesi dell’Università degli Studi di Milano per una collaborazione che negli anni ha dato ottimi frutti sia in termini di approfondimento musicologico che di prassi esecutiva moderna.

Quest’anno è stata la volta di Eurilla e Beltramme intermezzo in tre parti composto da Domenico Sarro ed inserito, all’epoca, negli intervalli dell’opera Partenope andata in scena il 16 dicembre 1722 al Teatro San Bartolomeo di Napoli. Eurilla e Beltramme è stato preceduto dall’intermezzo in due parti Moschetta e Grullo, riproposto lo scorso 2023 sempre composto da Sarro. Una proposta che abbinata allo spettacolo precedente (Procedura penale/La smorfia) ha permesso di approfondire opere a carattere comico seppur frutto di epoche e stili diversi. Gli anni ’50 del ‘900 di Chailly e Bettinelli dove prevale la vocalità e la strumentazione moderna contrapposte a vocalità e strumentazione di stampo settecentesco, nonostante la loro diversità strutturale, ci fanno comprendere l’importanza dell’opera italiana mostrandoci una ‘vis comica’ sempre vivace e vitale come acuta e impulsiva che riesce a condensare le caratteristiche delle due diverse società, quella quasi stereotipata dei personaggi settecenteschi come quella borghese della metà del ‘900.

Fig. 7 Chiara Guerra (Moschetta) e Davide Piva (Grullo). Foto di Niccolò Perini ©TLS.

Per quanto riguarda lo spettacolo nella prima parte è stata ripreso Moschetta e Grullo dello scorso anno, con il medesimo allestimento scenico ma con piccoli ritocchi nella parte registica che hanno confermato i pregi già emersi lo scorso anno alla quale About Art ha dato ampio spazio lo scorso anno, riproponendo però,  per qualsiasi approfondimento, l’articolo a suo tempo pubblicato. (Cfr: https://www.aboutartonline.com/gli-intermezzi-del-700-allo-sperimentale-di-spoleto-moschetta-e-grullo-di-domenico-sarri-in-prima-rappresentazione-in-tempi-moderni/)

Nella recita del 6 settembre Moschetta era il soprano Chiara Guerra e Grullo il baritono Davide Piva che hanno saputo rinnovare il successo dello scorso anno seguendo le efficaci regia e scene di Andrea Stanisci impreziosite dai costumi di Clelia De Angelis.

Fig. 8 Chiara Guerra (Moschetta), Davide Piva (Grullo) e Vania Ficola (mimo). Foto di Niccolò Perini ©TLS.

Per quanto riguarda Eurilla e Beltramme si compone di tre intermezzi, due dei quali inseriti negli intervalli dell’opera Partenope dello stesso Domenico Sarro strutturata in tre atti. Il terzo intermezzo, invece, collocato in concomitanza di un cambio di scena che causava l’interruzione dell’azione. Partenope fu rappresentata per la prima volta il 16 dicembre del 1772 presso il Teatro di San Bartolomeo in Napoli che nel 1727 ospitò anche la prima rappresentazione del Siroe, re di Persia, l’opera che conteneva i due intermezzi di Sarro compresi in questa serata, Moschetta e Grullo.

Eurilla e Beltramme possiede la struttura classica di ogni intermezzo che impegnano piccoli organici strumentali, due soli ai quali si aggiungono uno o due personaggi mimici con impianti scenici ridotti all’osso. Nella quasi totalità non si conoscono gli autori dei testi, proprio come negli intermezzi di questa sera. Avevano un contenuto frivolo contrastante con le truci storie delle opere serie che li contenevano ma impreziositi di musica di alta qualità come dimostra di essere quella di Domenico Sarro. Ogni teatro aveva degli interpreti ‘stabili’ specificatamente dedicati a questo tipo di repertorio; al San Bartolomeo famosi erano il contralto Santa Marchesini e il basso Gioacchino Corrado che furono impegnati proprio per l’esecuzione di Eurilla e Beltramme. Questi intermezzi possiedono un’azione vivace, per situazioni comiche spassose anche se riproducenti azioni del tutto convenzionali per l’epoca, ottenendo lo scopo principale di mantenere sempre vivo l’interesse del pubblico.

Fig. 9 Emma Alessi Innocenti (Eurilla), Andrea Ariano (Beltramme), Vania Ficola (mimo) e Valentino Pagliei (mimo). Foto di Niccolò Perini ©TLS.

In Eurilla e Beltramme ci sono, come in altri intermezzi, vari e spassosi travestimenti, pratica mutuata dalla Commedia dell’Arte. Eurilla assume i panni di una guerriera, di una serva tedesca, e di una donna armena. Poi anche altre situazioni convenzionali come le azioni del soldato sbruffone, i finti lamenti della donna e i finti duelli comprensivi dei necessari litigi che sfociano però, sempre, nel lieto fine. Ma in Eurilla e Beltrame non è chiaro se i due convoleranno a nozze oppure no. Il librettista, e di conseguenza il musicista, nel finale puntano tutto sull’erotismo di coppia, con parole a doppio senso che danno luogo ad azioni e movimenti dai chiari contenuti sessuali.

La partitura, che ricordiamo essere stata sottoposta ad una revisione e pubblicata in Edizione critica a cura di Benedetta Amelio, risulta all’ascolto molto intensa e raffinata. Nonostante tra le due serie di intermezzi corrano circa cinque anni 1722 per (Eurilla) e 1727 (Moschetta) la prima sembra essere nel complesso più ispirata, più curata nello strumentale e più incisiva per la rappresentazione nonostante sia precedente.

Eurilla e Beltramme è stata rappresentata in un nuovo allestimento curato Laura Cosso artista dalla specifica formazione nel campo della recitazione, della Storia della Musica, del Canto e della Letteratura ed in possesso di una notevole esperienza registica e musicologica. Ha concepito uno spettacolo del tutto rispettoso delle peculiarità del genere ‘intermezzo’ del quale abbiamo prima parlato regalandoci uno spettacolo felicemente ‘semplice’ nell’impianto scenico da lei stessa creato con il contributo dei costumi di Clara Restivo per una parte registica concepita per rappresentare una azione scenica spigliata, coinvolgente e serrata che ha divertito visibilmente il pubblico convenuto numeroso.

Fig. 10 Emma Alessi Innocenti (Eurilla) e Andrea Ariano (Beltramme). Foto di Niccolò Perini ©TLS.

Per quanto riguarda la parte musicale abbiamo potuto ammirare la prova di due buoni cantanti. In primis quella del mezzosoprano Emma Alessi Innocenti, che ha vinto il primo premio del Concorso di Canto 2024 dello Sperimentale che ha esibito una voce calda e ben calibrata riuscendo a dare profondità al personaggio per la realizzazione della linea di canto che ha affrontato con sicurezza ma anche per la ben evidente presenza scenica per una Eurilla divertente e decisa nelle azioni affiancata dal Beltramme del baritono Andrea Ariano anch’egli nell’insieme molto convincente che ha ripetuto anche in questo caso la buona prova fornita ne La Smorfia dello spettacolo precedente.

Per la parte scenica c’è da ricordare le efficaci luci di Eva Bruno ben inserite nelle visioni sceniche di tutti gli intermezzi eseguiti questa sera unitamente alle prove di due mimi prescelti per eseguire le parti non cantate degli intermezzi, nello specifico la coppia di attori formata da Vania Ficola e Valentino Pagliei già ammirati in altri spettacoli spoletini relativi al progetto dedicato agli Intermezzi del ‘700, molto bravi a realizzare i loro ruoli di completamento concepito da entrambi i registi dello spettacolo odierno che hanno pienamente valorizzato la funzione, certo non trascurabile sebbene secondaria, di detti personaggi nell’economia di questo genere di composizione teatrale.

Pierfrancesco Borrelli ha confermato ancora una volta la validità delle sue interpretazioni nell’ambito del progetto Intermezzi del 700’ che porta avanti da anni con sicurezza e competenza grazie alla profonda conoscenza della Scuola Napoletana in tutte le sue varie espressioni regalandoci così esecuzioni intense e vivaci rispettose delle peculiarità di questo genere musicale ben coadiuvato dal clavicembalista Davor Krkljus e dagli strumentisti dell’Ensemble Calamani del Teatro Lirico Sperimentale.

Fig. 11 Moschetta e Grullo/Eurilla e Beltramme. Tutti i partecipanti allo spettacolo applauditi al termine della recita del 6 settembre. Foto di Niccolò Perini ©TLS.

In definitiva lo spettacolo, nonostante fosse basato su due produzioni differenti, di due registi e di due stagioni diverse, ha avuto il pregio di aver dimostrato nell’insieme una certa unitarietà espressiva, elemento che lo ha reso particolarmente intelligibile e godibile nell’insieme.

La recita del 6 settembre è stata applaudita a lungo al termine dello spettacolo ospitato nella splendida cornice del Teatro Caio Melisso luogo ideale e fondamentale per godere delle preziosità degli intermezzi settecenteschi.

Claudio LISTANTI  Roma 8 Settembre 2024