“Petricore”; diritto alla vita, sempre e comunque. Il teatro torna all’impegno civile.

di Marco FIORAMANTI

PETRICORE

Scritto da Licia Amendola e Simone Guarany e diretto da Licia Amendola

Foto di Paola Spinelli

Il petricore [dal greco πέτρᾱ, pietra e ἰχώρ, linfa (come sangue degli dei)] è quel profumo di pioggia che emana la terra asciutta. E che pervade la mente del prigioniero ogni volta che chiude gli occhi.

Finalmente a teatro si torna a respirare atmosfere vive di impegno civile. Il tema in questione è un ipotetico ritorno alla pena di morte. Si ipotizza un tragico caso di cronaca.

Rebibbia, interno giorno. In uno spaccato del quotidiano due guardie carcerarie parlano nel loro ufficio del più e del meno, gli argomenti sono i più vari e controversi. La parlata è volutamente quella “romana”, un dialetto colorito, fantasioso e creativo, capace di strappare più volte la risata al pubblico conferendo al dramma un velo sapiente di leggerezza.

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Lo shock arriva, inaspettato, a colpire i due nel profondo della loro sfera psicologica quando vengono a conoscenza che quel condannato a morte, di nome Valerio, di cui parlano tanto i giornali – il primo dopo 70 anni – è stato assegnato proprio al loro dipartimento. All’arrivo dell’accusato, l’atmosfera si fa scura e pesante. Vita e morte appaiono improvvisamente sullo stesso piatto della bilancia. Il crimine commesso è addirittura impronunciabile. Una parete di sbarre separa Valerio dai suoi guardiani.

Simone Guarany (autore, attore e regista di numerosi spettacoli di successo) interpreta – come sempre magistralmente – il ruolo del prigioniero, uomo cólto, impassibile, in silenzio per la più parte del tempo. Inerme davanti alle prove che i giudici hanno reputato schiaccianti, nonostante lui adduca prove tangibili a sua discolpa.

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È in questo momento che anche nel pubblico s’innesta l’ipotesi, sempre possibile, dell’errore giudiziario. Una delle due guardie è il giustizialista Marco, nei panni di Leonardo Bocci (autore/attore di web comedy e spettacoli teatrali di grande efficacia), nella parte dello sfrontato, superficiale e senza scrupoli, dal difficile ménage familiare.

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Claudio, l’altra guardia carceraria, più alta in grado, più controllata e raffinata nei giudizi, è elegantemente interpretata da Matteo Cirillo (altra eccellenza del cinema e teatro nazionale). È in lui che si instilla il dubbio, che prende le parti di quell’opinione pubblica che è invece contraria, a prescindere, alla privazione della vita.

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A guidare il prestigioso cast è l’attrice/autrice Licia Amendola (nota al grande pubblico per i numerosi successi di teatro e, di recente, anche televisivi) stavolta in veste di regista, la quale, insieme a Guarany, ha curato il soggetto e la drammaturgia dello spettacolo, patrocinato dall’associazione “Nessuno tocchi Caino” e da “Calabria Movie”. Media partner “RAI News”.

Una pièce da non perdere.

Marco FIORAMANTI  Roma 27 Ottobre 2024