di Claudio LISTANTI
La Stagione Sinfonica 2024-2025 dell’Accademia di Santa Cecilia si è recentemente aperta con una esecuzione di Tosca di Giacomo Puccini per la prima volta eseguita nei concerti dell’istituzione musicale. Un pubblico veramente numeroso ha assistito hai concerti decretando un indiscutibile successo per quello che era uno degli appuntamenti musicale più attesi dell’anno.
I punti di attrazione per queto concerto erano molteplici, non solo per il rischio che una esecuzione, seppur in forma oratoriale, di un’opera lirica, possa risultare poco gradita ad un pubblico più naturalmente portato verso la musica sinfonica ma anche per l’attesissimo debutto di Daniel Harding nelle vesti di direttore musicale dell’Accademia ed infine per la presenza di una compagnia di canto, formata da cantanti di primo piano, ma sempre attesa alla prova dal vivo.
Le celebrazioni per i 100 anni dalla morte di Puccini imponevano, per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, una scelta importate per nobilitare questa ricorrenza e Tosca, oltre ad essere una delle opere più popolari di Puccini è anche la più ‘romana’ delle opere del grande repertorio, non solo per l’ambientazione ma anche perché proprio a Roma ebbe la prima esecuzione assoluta presso il Teatro Costanzi il 14 gennaio 1900.
Per la prestigiosa Accademia di Santa Cecilia, operante attivamente nella nostra città fin dal 1585, su trattava di una scelta quasi obbligata.
Inoltre l’Accademia ha programmato già dalla scorsa stagione un ciclo di conferenze, Puccini100, condotte dal Presidente e Sovrintendente Michele dall’Ongaro, ognuna dedicata all’approfondimento di un’opera pucciniana: una iniziativa molto importante per sviscerare e comprendere maggiormente l’arte del musicista lucchese.
Per quanto riguarda la risposta del pubblico alla proposta di Tosca si può dire che si è registrato il gradimento assoluto vista la presenza del pubblico accorso in massa presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone per assistere alle tre recite programmate. Questo elemento conferma la validità delle proposte di opere liriche in forma oratoriale, genere invero adottato da anni a Santa Cecilia e che si rafforza sempre di più vista la tradizionale attenzione degli italiani verso questo genere musicale nonostante, Tosca, per le sue caratteristiche teatrali e musicali, è tra le meno adatte alla trasposizione in forma di concerto.
Attesissima la prova di Daniel Harding, a cui è stato affidato il gravoso compito di non far ripiangere Antonio Pappano che è stato al timone dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia per diciotto anni di seguito creando così un robusto filo di contatto tra esecutori e pubblico che è piuttosto complicato riproporre. Harding ci ha regalato una Tosca che possiamo definire ‘sinfonica’ approfittando dell’assenza della scena e delle relative implicazioni registico-drammaturgiche per concentrare la sua interpretazione sul sinfonismo pucciniano frutto della maestria di un grande orchestratore tra i compositori più stimati e significativi del primo quarto dl ‘900.
Harding è riuscito a ad esaltare tutti i momenti chiave della stupenda partitura pucciniana, dal travolgente inizio fino alla grande pagina del mattutino curano i timbri, i ritmi, le dinamiche, i colori e i rapporti orchestrali di una partitura così ricca di spunti musicali armonici e melodici. Era distinguibile una eleganza dei suoni come nel secondo atto con i contrasti tra la cantata che si ode in lontananza e quanto avviene nello studio di Scarpia, così come la poesia dell’alba dei prati intorno a Castel Sant’Angelo laddove, in mancanza delle scene, la descrizione ambientale è stata unicamente demandata alla musica che solo un direttore di alta sensibilità ed una compagine strumentale come l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia potevano garantire.
Per quanto riguarda la compagnia di canto anche qui una prova molto attesa, quella del soprano Eleonora Buratto che ha cantato per la prima volta in Italia nel ruolo di Tosca. La cantante mantovana ci ha dato un Tosca misurata e priva di eccessi di stampo veristico come può accedere per un ruolo di questo tipo. Elegante e naturale nelle emissioni, non mostra forzature anche se nei momenti caldi propone una voce veemente che valorizza il momento scenico. Efficace è stato il suo ‘Vissi d’arte’ così come di grande effetto il famoso acuto della ‘lama’ affrontato con sicurezza e splendore sonoro. Per lei una prova superata con sicurezza e evidente soddisfazione.
Poiché ci riferiamo alla recita del 24 ottobre abbiamo ascoltato lo Scarpia di Roberto Frontali, chiamato urgentemente a sostituire Ludovic Tézier titolare della parte colto da improvvisa indisposizione, che aveva ben figurato dopo la prima rappresentazione. Frontali è baritono di grande esperienza vocale con un repertorio che comprende la quasi totalità dei ruoli scritti per questo tipo di voce tra i quali Scarpia è uno di questi. La sua prova è stata del tutto positiva, vi traspariva l’evidente esperienza ottenuta dopo numerose recite alternando sfumature alla veemenza dei momenti passionali con risultati del tutto apprezzabili. Per lui un ringraziamento per avere consentito con la sua presenza il regolare svolgimento del concerto
Quando si parla di Tosca, si parla di Cavaradossi, parte qui affidata al tenore Jonathan Tetelman che con l’occasione ha debuttato nei concerti di Santa Cecilia. Possiede una voce robusta e possente mostrando anche discrete sfumature e raffinatezze proprie del personaggio. Riesce con evidente facilità a frequentare il registro acuto superando quelle difficoltà nel famoso ‘ponte’ che Puccini riserva ai tenori nel passaggio tra il registro medio e il registro acuto che spesso impensierisce cantanti e pubblico. La sua è da considerarsi una prova valida anche se difetta di un po’ di ‘anima’ nel porre il suo canto che lo fa risultare piuttosto freddo. Ciò è avvenuto non solo nelle due arie cardine, ‘Recondita armonia’ e ‘E lucean le stelle’ ma anche nei momenti più passionali di scambi amorosi con Tosca. Bene nelle parti più ‘eroiche’ come il celebre ‘vittoria, vittoria’ e la parte che lo vede imputato a Palazzo Farnese. Un tenore quindi dai cospicui mezzi vocali ma in attesa di maturazione che, se prende la strada giusta, può dare soddisfazioni in futuro.
Per quanto riguarda gli altri interpreti si sono tutti dimostrati in linea con la validità della recita: Cesare Angelotti il basso Giorgi Manoshvili, Il Sagrestano il basso Davide Giangregorio, Spoletta il tenore Matteo Macchioni, Sciarrone il basso Nicolò Ceriani e Un carceriere il basso Costantino Finucci.
Menzione speciale per il Pastorello della voce bianca di Vito Bondanese per nulla intimorito dalla sacralità della serata ha cantato con sicurezza il suo stornello romanesco.
Per le non numerose, seppur importanti, parti corali molto intensa è stata la prova del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto da Andrea Secchi integrato dal Coro di voci bianche diretto da Claudia Morelli. Assieme hanno fornito una prova del tutto convincente negli interventi del primo atto.
Applausi e ovazioni al termine della recita (ricordiamo quella del 24 ottobre) con successi personali per Eleonora Buratto e Daniel Harding entrambi promossi a pieni voti per la loro difficile prova ma, anche approvazione indiscussa per tutti gli altri interpreti, le formazioni corali e l’orchestra.
Claudio LISTANTI Roma 27 Ottobre 2024