Pier Paolo Pasolini, il Trittico delle grandi mostre per “PPP 100”, a Palazzo Barberini, PalaEXPO e MAXXI

di Giulio de MARTINO

Con il progetto espositivo “Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO” – promosso e allestito in contemporanea da “Azienda Speciale Palaexpo”, dalle “Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini” e dal “MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo” – le celebrazioni e gli approfondimenti per l’anno centesimo dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) sono giunte al culmine.

Le iniziative proposte a Roma per tutto il 2022 si possono dividere in iniziative di tipo filologico – tese alla ricostruzione della biografia e del significato storico ed artistico dell’opera di Pasolini – e iniziative di rielaborazione artistica e culturale dedicate ad artisti che hanno utilizzato le opere di Pasolini come punto di partenza per le loro originali creazioni. Le tre mostre inserite nel progetto Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO si collocano nella prima categoria.

Fig. 1 “Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO”, il programma generale

La dimensione critica e saggistica è sempre più presente nelle mostre storico-artistiche italiane: si basano su apparati filologici sofisticati e su di una impaginazione e su allestimenti non tradizionali. I cataloghi sono diventati dei veri e propri libri di storia e di critica. Nel caso di “PPP 100” i risultati sono stati eccellenti.

Quello che va evidenziato è l’alto livello critico e documentale: si scava nella biografia e nell’opera di Pasolini seguendo assi differenziati (l’antropologia, la scrittura, la comunicazione di massa), ma convergenti. Si propongono ai visitatori materiali originali – anche rari – e approfondimenti tematici suggestivi, fruibili con soluzioni di allestimento mai banali.

Le istituzioni museali coinvolte, i curatori, il personale di vigilanza, rendono tali iniziative – culturalmente impegnative ed espositivamente complesse– molto accessibili e fruibili.

Fig. 2 “Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO”, Il corpo veggente, Palazzo Barberini

Le Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini (Spazio Mostre) a Roma, in via delle Quattro Fontane 13 – espongono la mostra: Il corpo veggente. La mostra ha un taglio storico-artistico e antropologico.

Parte da importanti dipinti quattro-cinquecenteschi della collezione del museo (Caravaggio, Pontormo, Romanino, Baciccio, Stanzione, Spadaro e altri) per proporre – attraverso la lettura iconologica di Roberto Longhi – la comparazione delle immagini pittoriche con le immagini cinematografiche ed evidenzia lo spessore antropologico e storico della rappresentazione filmica ideata da Pasolini.

Fig. 3 Arrigo Bartoli Natinguerra, Ritratto di Longhi, 1924,
olio su cartone, mm. 242×300, © Roma, Galleria di arte moderna

Negli spazi di proiezione si possono vedere documentari televisivi e sequenze filmiche, ma la parte preponderante della mostra è quella critica e documentale. Si avvale – come opere intermodali tra dipinti e film (Accattone, La ricotta, Il Decameron, I Racconti di Canterbury e altri) – delle foto di scena e dei testi di alcune sceneggiature.

Alle foto sono affiancati in bacheca appunti e libri, riviste e opuscoli in originale. La mostra è montata in modo che nella mente dei visitatori scorrano in parallelo stimoli visivi ed elementi concettuali.

Pasolini fu allievo di Roberto Longhi (Alba, 28 dicembre 1890 – Firenze, 3 giugno 1970) a Bologna per il corso di arte medievale e moderna del 1941-1942. La visione «sociologica» dell’arte post-medievale di Longhi poneva in rilievo la raffigurazione delle posture e dei costumi delle differenti classi sociali rispetto al tema figurativo e religioso principale[1].

La mostra alle Gallerie Nazionali esplora il ruolo determinante dell’ispirazione storico-pittorica per la formazione dell’immaginario figurativo e sociale pasoliniano. La tradizione artistica medievale e di prima età moderna – dai Primitivi al Barocco, dall’arcaismo dei pittori giotteschi al realismo sovversivo di Caravaggio – diventerà corpo e simbolo, sceneggiatura e costume, gesto e inquadratura nei film di Pasolini. Accadrà così in quelli neorealisti come in quelli in costume e, ancora, in quelli ispirati alla Grecia barbarica.

Fig. 4 Foto di scena da “La ricotta”, 1963_Foto Paul Ronald, © Collezione Maraldi

La struttura complessa e stratificata dell’immagine pasoliniana viene messa in evidenza dalle foto di scena che documentano – ritraendole dal vivo, fuori dell’illusione filmica – la posizione dei corpi degli attori, la programmazione dell’azione, la costruzione dell’inquadratura[1].

Vediamo con gli occhi di Longhi – e lo sguardo di Pasolini – una pittura che attribuisce alle classi popolari e alla loro cultura l’assunzione e la violazione di tutti i tabù aborriti dalla «borghesia», la classe sociale stigmatizzata da Pasolini: la morte e la vecchiaia, la povertà e la follìa, la fame e l’ingordigia, il sesso e la violenza.

La mostra è divisa in quattro Sezioni con un Prologo e un Epilogo. Prologo. Il corpo virtuale delle immagini, rievoca il precoce contatto di Pasolini con la storia dell’arte.

Fig. 5 Giovan Battista Gaulli, detto Baciccio (1639-1709), Pietà, 1667, olio su tela, 183 x 147 cm. © Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma

La sezione: Figura I. Il corpo epifanico affronta il tema della «potenza rivelatrice del corpo nudo», come lo stesso Pasolini l’ha definita in Teorema. La sua ispirazione rinvia alla pittura dei manieristi fiorentini, a Pontormo, per i famosi tableaux vivants de La ricotta, dove il regista ha con sé sul set il libro di Giuliano Briganti, La maniera italiana (1961).

Sono esposti il San Giovannino di Caravaggio della Galleria Corsini, due San Giovanni Battista di Valentin de Boulogne, uno proveniente dalla Chiesa di Santa Maria in Via di Camerino e uno appartenente alla collezione del museo, e la tela Cristo mostra la ferita dello Spadarino in prestito dal “Perth Museum and Art Gallery”.

La seconda: Figura II. Il corpo dello scandalo si concentra sul motivo del “Cristo crocifisso”. L’immagine della croce assume valenze religiose, simboliche, mitiche, antropologiche, che la rendono una figura totemica universale. Pasolini la utilizza in forme differenti nei suoi film.

La terza sezione: Figura III. Il corpo del cordoglio propone le immagini del lutto e della cura del corpo morto: il cadavere viene trattenuto ancora nella vita attraverso i rituali e il pianto. L’icona simbolica centrale è quella della mater dolorosa, dall’Alto Medioevo al Barocco, così come l’immagine della Pietà.

In Figura IV. Il corpo popolare, viene analizzate la corporeità popolare, nelle sue implicazioni antropologiche e sociali. I temi drammatici della rappresentazione pittorica della povertà anticipano e istradano gli interessi letterari e cinematografici di Pasolini verso il sottoproletariato urbano.

Qui si vedono i famosi Mangiatori di ricotta di Vincenzo Campi, in prestito dal museo di Lione, e alcune sequenze del film La Ricotta.


Fig. 6 Vincenzo Campi I mangiatori di ricotta 1,580, © Musée des Beaux-Arts di Lione

La mostra si conclude con l’Epilogo, Il corpo soggetto, che tratta della rappresentazione visiva intesa come forma diffusiva del potere. Ogni rappresentazione – quale che ne sia il linguaggio – è finalizzata ad obiettivi politici e ideologici. La bacheca indica i riferimenti a Michel Foucault “Le parole e le cose” (1966).

La tematica attraversa tutta l’opera di Pasolini e si può confrontare con i motivi tipicamente barocchi della finzione e della verità, dell’illusione e del desengaño. Pasolini rifugge dalla tentazione narcisistica spingendosi fino alla critica dell’autorappresentazione.

In mostra si vedono Il nano del duca di Créqui di François Duquesnoy e il Narciso, attribuito a Caravaggio, entrambi nella collezione del museo.

Di altro taglio e basata su tutt’altro ambito documentale è la mostra al “Palazzo delle Esposizioni”: Il corpo poetico (Via Nazionale, 194 – 00184 Roma, 19 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023).

Qui emerge la figura di Pasolini «intellettuale impegnato»: personaggio pubblico, poeta e narratore, ma anche pubblicista e polemista vittima della reazione politica e giudiziaria. Ampio spazio viene dato alla martellante campagna condotta contro di lui dal settimanale reazionario “Il borghese”.

Pier Paolo Pasolini – come mai un poeta, uno scrittore, un regista, un intellettuale italiano – fu corpo e incarnazione della sua parola.

Pasolini appare come autore radicale, un anarchico che attraversa il mondo e la società e che sperimenta su sé stesso la fisicità – tra gioia e tragedia – di atti d’amore per la vita. Dalla partita di pallone con i ragazzi di borgata, all’aula del Tribunale di Latina dove era processato per una presunta rapina in un bar di San felice al Circeo[1].

La tonalità “divergente” della mostra emerge con il primo documento in visione. Il rapporto della Prefettura di Udine sull’uccisione del fratello di Pier Paolo – Guidalberto Pasolini, nome di battaglia “Ermes”, (Belluno, 4 ottobre 1925 – Cividale del Friuli, 12 febbraio 1945) – da parte di alcuni partigiani.

Fig. 7 Prefettura di Udine. Processo ed esecuzione di Guido Pasolini, 13 febbraio 1945, dattiloscritto.

Vi fu in Pasolini una tensione irriducibile e profetica al rifiuto della sottomissione dei corpi e delle menti.

Fig. 8 Il dolore di Medea, in Pier Paolo Pasolini, “Medea”, con Maria Callas, 1969 © Foto di Mario Tursi.

Dall’Italia del secondo Dopoguerra all’Italia degli anni ’70, rimase ferma in lui l’opposizione intransigente alle convenzioni e alle normalizzazioni omologanti. Emerge con chiarezza l’estraneità di Pasolini alle retoriche assistenziali e “comunisteggianti” che, con il pretesto dell’egualitarismo, provocavano l’integrazione delle masse nel sistema e la rinuncia, da parte delle classi subalterne e del sottoproletariato, alla loro identità culturale e linguistica.

Su tutti i temi proposti dalla cronaca e dalla storia italiana negli anni ’50 e ’70 – opportunamente e didascalicamente ricordati in mostra dalla Cronologia biografica – la posizione di Pasolini sui giornali e sui periodici fu sempre intransigente e divergente.

Sui baraccati, sulle donne, sugli studenti, sulla televisione, sulla religione … l’intervento di Pasolini fu dirompente e contrappositivo. Fu in linea con il suo credo fondamentale: il pluralismo culturale e sociale italiano non doveva essere manomesso in nome della omologazione, piccolo-borghese o neocapitalista che fosse. Il progresso socio-economico non andava pagato con il prezzo dell’asservimento culturale.

Fig. 9 Pasolini al Mandrione, s.d., foto di anonimo © Collezione Sergio Oriente, Enrica Piscolla

Di prossima inaugurazione è la mostra Il corpo politico, che si vedrà al MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, in via Guido Reni 4, Roma, dal 16 novembre 2022 al 12 marzo 2023.

Al MAXXI l’opera di Pier Paolo Pasolini sarà riguardata e riletta attraverso le voci, gli scritti e le opere, di artisti contemporanei che ne rievocano l’impegno politico. Vi sarà un «dialogo» tra gli artisti e oltre 200 documenti – tra foto e testi – legati all’ultima fase della vita e della carriera di Pasolini: i primi anni ’70.

Negli anni ’70 il poeta e regista avrebbe cercato la contrapposizione impolitica e culturale al sistema di potere politico ed economico italiano. Il «corpo politico» di Pasolini diventerà quindi il tema focale.

Fig. 10 “Pasolini sulla riva del Tevere a Roma”, anni ’50, foto di Toti Scialoja e Gabriella Drudi, © Fondazione Toti Scialoja, Roma

In quegli anni, Pasolini – dopo essersi occupato del contrasto fra le culture locali e popolari e la «cultura di massa» – concentrò la sua scrittura e le sue denunce sugli organi e sulle istituzioni del potere, con articoli dalle prime pagine del «Corriere della Sera». Sarà direttamente la «politica» in tutte le sue versioni e ideologie – come forma di omologazione e di potere – a essere osteggiata.

Giulio de MARTINO  Roma 6 Ottobre 2022

NOTE

[1]  Roberto Longhi, Fatti di Masolino e di Masaccio, in: “La critica d’arte”, V, Firenze, Sansoni, luglio-dicembre 1940.
[2] Fotografi di scena di Pasolini: Angelo Pennoni (Accattone, Il fiore delle Mille e una notte), Gideon Bachmann (La Terra vista dalla Luna, Il fiore delle mille e una notte, Salò o le 120 giornate di Sodoma), Angelo Novi (Mamma Roma, La ricotta, Comizi d’amore, Sopraluoghi in Palestina, Il Vangelo secondo Matteo, La Terra vista dalla Luna, Che cosa sono le nuvole?, Teorema), Paul Ronald (La ricotta), Divo Cavicchioli (Uccellacci e uccellini), Bruno Bruni (Edipo Re), Gianni Barcelloni (Appunti per un film sull’India), Marilù Parolini (Porcile), Mario Tursi (Medea, Il Decameron, Le mura di Sana’a), Mimmo Cattarinich (I racconti di Canterbury), Deborah Beer (Salò o le 120 giornate di Sodoma).
[3] Vedi “Breve guida processuale”, ciclostilato a disposizione dei visitatori con l’elenco dei principali processi penali in cui venne coinvolto Pasolini dal 1959 al 1968.

Le MOSTRE

Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO

Promosso da

Azienda Speciale Palaexpo, Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

 a cura di

Michele Di Monte, Giulia Ferracci, Giuseppe Garrera, Flaminia Gennari Santori, Hou Hanru, Cesare Pietroiusti, Bartolomeo Pietromarchi e Clara Tosi Pamphili.

 Il corpo poetico. (Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale, 194 – 00184 Roma, 19 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023).

Catalogo, a cura di Giuseppe Garrera, Cesare Pietroiusti, Clara Tosi Pamphili.

Il corpo veggente (Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini Spazio Mostre, 28 ottobre 2022 – 12 febbraio 2023).

Catalogo, a cura di Michele Di Monte, con testi di Roberto Chiesi, Andrea Cortellessa, Michele Di Monte e Philippe-Alain Michaud.

Il corpo politico. (MAXXI, 16 novembre 2022 – 12 marzo 2023).