di Silvana LAZZARINO
Nuova luce sulle stelle dipinte da Piero della Francesca nel Sogno di Costantino ad Arezzo
-La scoperta è del dottore informatico e studioso d’arte Franco Leone-
Il tema di carattere artistico e astronomico è affrontato nella nuova pubblicazione di Franco Leone: La Nebulosa di Andromeda nel cielo di Piero della Francesca ad Arezzo della Fos Edizioni di Corato. Il libro ripropone la valorizzazione della figura di Piero della Francesca come scienziato e come figura di riferimento dell’Umanesimo italiano, sulla base di studi informatici attinti dalla tesi di laurea di Leone con il supporto del prof. Giovanni Dimauro, docente di Informatica presso l’Università degli studi di Bari. È necessario prima di tutto focalizzare il contesto artistico in cui tale scoperta archeoastronomica si inserisce.
Il ciclo degli affreschi della Vera Croce dipinto da Piero della Francesca tra il 1452 e il 1466 in San Francesco ad Arezzo è sicuramente uno dei più importanti nella storia dell’arte di ogni tempo. In questo ciclo si concentrano la perfezione dell’Umanesimo e del Rinascimento. Sulle pareti della Cappella Bacci sono messi in scena gli episodi della Leggenda della Vera Croce di Jacopo da Varagine. Seguendo il percorso della narrazione, Piero attraversa i millenni della storia dell’umanità, iniziando dalla morte di Adamo fino a giungere alla battaglia di Ponte Milvio tra Costantino e Massenzio il 28 ottobre del 312 d.C. e alla battaglia tra Eraclio e Cosroe il 12 dicembre del 627 d.C..
Il restauro degli affreschi, intercorso tra il 1985 e il 2000 e curato dalla storica dell’arte Marisa Dalai Emiliani, ha riportato in luce un dettaglio di suprema importanza: nel cielo notturno, al di sopra della tenda in cui dorme Costantino prima della battaglia, sono riapparse le stelle. Ciò che più conta è che le stelle sono state rappresentate con differente luminosità e sono state distribuite in modo non regolare.
Con un’analisi approfondita Franco Leone ha rilevato come la disposizione delle stelle sulla volta celeste non sia casuale ma scientifica. Infatti, ad un occhio attento appare evidente la forma della costellazione dell’Orsa Minore, con le stelle del Piccolo Carro e la Stella Polare facilmente identificabili. Il cielo rappresentato disattende la tradizione iconografica precedente, in cui le stelle avevano solo un valore decorativo ed erano per lo più sempre disposte in modo simmetrico e geometrico. Per la prima volta viene dipinta su di una parete l’immagine del cielo che tiene conto di osservazioni e valutazioni di carattere scientifico tipiche dell’Umanesimo e che non propende più per il solo fine decorativo. La scoperta di questo cielo circumpolare dischiude nuovi scenari sull’arte pittorica di Piero della Francesca che, oltre ad essere stato definito da Luca Pacioli come “el monarcha de la pittura” è stato considerato dai suoi contemporanei anche “grande matematico”.
Quello che Piero ha dipinto è un frammento di cielo orientato a nord-est, con la presenza di costellazioni circumpolari ovvero di costellazioni disposte intorno al polo nord celeste e che dunque sembrano ruotare intorno alla Polare stessa.
Una modalità molto diffusa all’epoca di Piero che restò in voga per un lungo periodo era quella di rappresentare su una mappa le costellazioni in modo invertito, come riflesse in uno specchio e non come visibili realmente. L’idea era quella di rappresentarle come se fossero viste dall’esterno della sfera celeste.
Per decodificare le costellazioni dipinte da Piero, Franco Leone ha ripreso uno studio intrapreso nel 2009 da Anna Maria Maetzke e Vladimiro Valerio, dal titolo Uno straordinario cielo stellato di Piero della Francesca. Il Sogno di Costantino in S. Francesco ad Arezzo, in cui erano state identificate alcune costellazioni in seguito proprio alla considerazione del rispecchiamento del cielo. Attenendosi a questi studi e quindi invertendo l’area di cielo a nord-est intorno alla stella Polare, Leone ha riconfermato l’identificazione di alcune costellazioni, quali il Piccolo Carro, con le stelle della coda secondo una disposizione quasi verticale e il Drago con le stelle che si snodano sopra il vertice della terza tenda presente nella scena.
Nello stesso tempo però ha rilevato altre stelle, di cui alcune mai considerate precedentemente. Per raggiungere questo risultato, si è avvalso del software Stellarium, ovvero di un programma in grado di visualizzare le stelle al di sopra dell’orizzonte in una determinata ora del giorno e in una specifica data.
La disposizione dell’Orsa Minore con le stelle della coda quasi in orizzontale gli ha suggerito di impostare sul software l’ora del tramonto del 27 ottobre 312 d.C., in quanto è questo l’unico momento in cui queste stelle raggiungono tale configurazione alla fine di ottobre. E l’ora del crepuscolo del 27 ottobre 312 d.C. coincide anche con la sera che precede la battaglia di Ponte Milvio, in cui avviene il sogno di Costantino.
Leone ha utilizzato la mappa invertita del cielo di questo giorno di fine ottobre al tramonto, ottenuta appunto con il software Stellarium, e, sovrapponendola al cielo dipinto da Piero, è riuscito a risolvere alcuni enigmi astronomici. A tale scopo lo studioso pugliese ha fatto riferimento ad una strategia simile a quella adottata dall’Intelligenza Artificiale, ma con un approccio assolutamente empirico.
Con questo artificio ha potuto identificare alcune stelle bene evidenti nell’affresco. Per esempio nella parte superiore l’attenzione viene catturata da una stella abbastanza luminosa poco al di sopra e a sinistra della Polare. Si tratterebbe di Gamma Cephei, nota anche con il nome di Errai, indicata nelle mappe celesti come il vertice settentrionale della costellazione pentagonale di Cefeo. Quasi a ridosso della parte destra della tenda di Costantino si dispone la costellazione di Cassiopea. Le stelle di Cassiopea sono facilmente riconoscibili per la forma di una W o, come in questo caso, per la forma di un Σ.
Inoltre Leone ha messo in evidenza che anche l’altezza della Polare rispetto all’orizzonte contribuisce a conferire un valore scientifico a questa rappresentazione, perché nell’affresco appare quasi a metà tra lo zenit e l’orizzonte stesso, in perfetto accordo con la latitudine geografica dell’Italia (all’incirca 42°), dove il sogno di Costantino è ambientato. In questa maniera è riuscito a dare all’affresco una connotazione spaziale e temporale. Partendo da questa tesi, ha poi puntato l’attenzione su un notevole gruppo di circa dieci stelline a forma di poligono allungato che appare leggermente a sinistra della punta della tenda sotto cui dorme Costantino.
Questo articolo si propone di illustrare una nuova ipotesi, consistente nel sovrapporre la mappa riflessa del cielo della fine di ottobre all’ora del tramonto (ottenuta con il software Stellarium) con il cielo dipinto da Piero. Da questa sovrapposizione risulta che, congiungendo la stella Polare con la stella centrale della costellazione di Cassiopea, ovvero Gamma Cassiopeiae, nota anche come Cih, e proseguendo oltre essa per una distanza quasi analoga, si raggiunge approssimativamente la posizione di un oggetto celeste di notevole importanza, noto oggi come Grande Nebulosa di Andromeda o Galassia di Andromeda o ancora più semplicemente come M31.
La Grande Nebulosa di Andromeda, presente nella mappa riflessa ottenuta con il software Stellarium, si sovrappone al raggruppamento di stelle dipinto da Piero della Francesca. Resta ora da chiarire se effettivamente questo oggetto celeste fosse conosciuto ai tempi in cui operava l’artista. Da un’attenta analisi della storiografia delle osservazioni della suddetta nebulosa emerge che le prime rilevazioni del suo avvistamento risalgono al X secolo: fu infatti osservata per la prima volta dall’astronomo persiano Umar-al-Sufi Abd-al-Rahman che la descrisse come un “piccolo grumo di stelle”, pur senza riconoscerne la vera natura.
Intorno al 964 d.C. Al-Sufi scrisse il Libro delle immagini delle stelle fisse, che può essere considerato come una sintesi degli studi astronomici del II secolo d.C. sviluppati da Claudio Tolomeo nell’Almagesto con la tradizione astronomica araba. Il manoscritto consisteva di una descrizione accompagnata da diagrammi. In esso era riportato anche un disegno della costellazione di Andromeda descritta da Tolomeo, conosciuta in arabo come “la donna in catene”. Nel testo è anche presente la descrizione di una “piccola nuvola” – latkha sahabiya situata nella parte destra della costellazione. Disegnato come un grumo di piccoli punti, tale oggetto è proprio la Grande Nebulosa di Andromeda. Ciò che più colpisce è la verosimiglianza del disegno del grumo di punti (un poligono allungato) della nebulosa di Andromeda rappresentato nel trattato di Umar-al-Sufi Abd-al-Rahman con l’asterismo dipinto da Piero (anche in questo caso sembra un poligono allungato) nella parte alta del cielo a sinistra della tenda di Costantino.
Il trattato di Al-Sufi approdò in Europa nel corso del XII secolo e fu tradotto in latino con il titolo di Liber locis stellarum fixarum; la traduzione è da attribuire forse ad un autore ignoto che lavorava presso la corte di Guglielmo II di Sicilia.
La prima copia di questa traduzione manoscritta, attualmente conservata nella Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi, risale al 1250-1275 circa ed è stata con grande probabilità stampata a Bologna. Sappiamo che negli anni Quaranta del Quattrocento Piero soggiornò in varie corti italiane, come Urbino, Ferrara e Bologna, e che in queste corti venne certamente a contatto con la cultura dell’Umanesimo. La sua attività a Bologna è anche documentata da Luca Pacioli nel De divina proportione, opera pubblicata a Venezia nel 1509. È lecito supporre che egli sia venuto a conoscenza di queste nuove teorie scientifiche riportate anche in testi della cultura asiatica tradotti in latino e corredati da mappe. Il ciclo degli affreschi di Arezzo è noto proprio per essere la concentrazione delle conoscenze scientifiche dell’Umanesimo e della perfezione del Rinascimento.
In virtù di quanto appena affermato, si potrebbe avanzare l’ipotesi secondo la quale l’asterismo dipinto da Piero sopra la tenda di Costantino sia la Nebulosa di Andromeda, a quel tempo conosciuta come nebulosa e non come galassia.
Questa tesi dunque si propone come un’alternativa a una tesi precedente che associava tale gruppo di stelle alle Pleiadi nella costellazione del Toro. Infatti, come già visto, le costellazioni ivi riportate sono esattamente quelle che si accendono nel cielo di fine ottobre dopo il tramonto, in conformità con la data del 28 ottobre della battaglia di Ponte Milvio: le stelle del timone del Piccolo Carro disposte quasi in orizzontale, la costellazione del Drago che si avvolge attorno al Piccolo Carro, la costellazione di Andromeda confinante con Cassiopea.
Con questo tipo di configurazione astrale le Pleiadi sarebbero basse sull’orizzonte. Se focalizziamo la nostra attenzione sulla parte bassa del cielo, sotto il braccio dell’angelo che reca la croce a Costantino, in prossimità del vertice celeste che si incunea tra le due tende, scopriremo un piccolo gruppo di stelle che sta sorgendo. Sembrerebbero essere proprio le Pleiadi a sorgere e a portare la loro luce sopra l’orizzonte del sogno di Costantino.
La città di Arezzo è testimone immortale delle luci che si stanno accendendo sopra questo sogno.
Lo studio di questa scoperta artistica e astronomica di Franco Leone è stato presentato il 13 dicembre scorso presso la sede dell’ordine dei medici di Arezzo. L’evento è stato organizzato dalle associazioni culturali “Inner Wheel Arezzo” e “AMMI Donne per la salute – sezione di Arezzo” le cui presidenti sono la dott.ssa Laura Agnolucci e la dott.ssa Ione Linoli Marruchi.
L’intervento del dott. Franco Leone è stato coadiuvato dal supporto di Stefania Montori, Art manager di Spoleto nel cuore, che si è soffermata sulla descrizione dell’aspetto matematico-scientifico di Piero della Francesca, puntando l’attenzione sul polittico di Sant’Antonio a Perugia, espressione massima delle prospettive di Piero della Francesca.
Davanti a una platea attenta e interessata è stato anche presentato il nuovo libro di Franco Leone su tale argomento di archeoastronomia: La Nebulosa di Andromeda nel cielo di Piero della Francesca ad Arezzo della Fos Edizioni di Corato.
Il testo, che come si evince da questo articolo, si propone di presentare la figura di Piero della Francesca come quella di scienziato, valorizzandola come immagine di riferimento dell’Umanesimo italiano ed europeo.
Silvana LAZZARINO Roma 26 Gennaio 2025