di Francesca SARACENO
Francesca Saraceno è collaboratrice di About Art; particolarmente attenta alle questioni caravaggesche, è autrice del volume Caravaggio. Emozioni e impressioni (Ebs Print, 2022)
Quando le urgenze della cementificazione sovrastano le ragioni dell’arte il rischio è di compromettere in maniera permanente e devastante l’integrità e il senso stesso di un’opera il cui valore culturale, a livello planetario, travalica ogni possibile giustificazione e impone una seria riflessione da parte di chi, con il proprio operato, ne mette a repentaglio il futuro.
Quali siano le ragioni che hanno portato l’amministrazione de La Valletta a consentire la costruzione di una struttura muraria proprio a ridosso di quella finestra dell’Oratorio della Concattedrale dove si conserva il grande telero del Caravaggio raffigurante la Decollazione di San Giovanni Battista, non è dato sapere, ma è pur vero che in questa vicenda ciascun “attore” ha responsabilità che vanno oltre il fatto (gravissimo) in sé, e riguardano essenzialmente il quadro. Un dipinto che – come ogni opera – venne concepito per un contesto strutturale ben preciso, e che l’artista certamente realizzò nella sua composizione tenendo conto delle fonti di luce. E non è difficile immaginarlo dal momento che nel 1608 l’Oratorio non era certo dotato di un sistema di illuminazione come quello attuale. Dunque le finestre alla sinistra del dipinto dovevano risultare fondamentali. Peraltro gli studi condotti sulle tecniche esecutive del Caravaggio hanno dimostrato che l’artista effettuava sempre dei sopralluoghi negli spazi che avrebbero ospitato i suoi dipinti, proprio per controllare le fonti di luce, la loro provenienza e incidenza, così da orientare le sue composizioni pittoriche in maniera funzionale al migliore effetto scenico e quindi alla migliore fruizione per il riguardante. I quadri laterali nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, la Madonna di Loreto nella Cappella Cavalletti in Sant’Agostino a Roma ne sono esempi esplicativi; entrambe le cappelle, in prossimità dei dipinti, presentano aperture verso l’esterno il cui orientamento è assolutamente compatibile con la direzione che l’artista conferisce alle sue fonti di luce nelle relative scene; non può essere una coincidenza.
Ecco perché oscurare quella finestra dell’Oratorio di San Giovanni Battista sarebbe una mancanza di rispetto; anzitutto nei confronti di un artista estremamente preciso e meticoloso nella progettazione di un’opera straordinariamente intensa come la Decollazione, e poi verso chiunque si troverà, nel prossimo futuro, a fruire l’osservazione di quell’opera privato dell’opportunità di trovarla nelle condizioni originarie della sua collocazione. La Decollazione per sua stessa natura nasce come una scena teatrale, di cui l’Oratorio, nella sua totalità strutturale, costituisce il palcoscenico naturale. La sua forza evocativa nasce proprio dalla sinergia tra la composizione pittorica e il contesto entro il quale è inserita; pregiudicare quel contesto equivale a danneggiare l’opera.
Accolgo e sostengo dunque l’appello del professor Sciberras affinché la Fondazione responsabile dei lavori di ammodernamento e tutti gli Enti che ne hanno promosso e approvato il progetto, recedano dalla loro ferma intenzione di proseguire la costruzione di quel muro, che farebbe calare il buio su un’opera straordinaria eseguita da un artista che aveva fatto della luce il suo elemento pittorico distintivo.
Francesca SARACENO Catania 13 Luglio 2023