di Carla GUIDI
Un’esperienza artistica e spirituale che ha fatto anche da cornice, il 17 gennaio 2022, alla XXXIII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei.
L’inaugurazione dell’installazione infatti, è stata preceduta (nella Biblioteca storica) Sala Baratta del primo Chiostro del Convento di San Francesco del Monte (sec. XIII, Perugia) dagli interventi del Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, del professor Marco Cassuto Morselli, Presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico Cristiane in Italia e della Prof.ssa Annarita Caponera.
L’opera di Marisa Zattini – ALBERI The Aleph Beth of Nature, rimarrà visibile al pubblico fino al 20 febbraio 2022 – Orario: tutti i giorni 8.30-18.00 – L’ingresso è gratuito. La mostra è stata curata da P. Giulio Michelini. Composizione sonora di Giovanni Ciucci “La fiamma nei cerchi”. Allestimento di Augusto Pompili.
Secondo la Kabbalah Aleph Beth (אָלֶף־בֵּית) è l’alfabeto della tradizione ebraica ed ogni Lettera condensa un ricco patrimonio sapienziale ed è fonte di ispirazione e sapienza. L’essenza delle Lettere si esprime (con corrispondenze di suoni, forme e numeri) attraverso 22 forme grafiche che ne condensano il sapere esoterico e primordiale. Una scienza antichissima, la tradizione cabalista, su cui poggia ogni sapere umano.
La progettazione e l’esecuzione dell’opera dell’artista Marisa Zattini, è quindi un condensato di significati che si sovrappongono e si evocano, percorrendo una strada interiore attraverso antiche simbologie. Lei interpreta le 22 lettere dell’alfabeto ebraico (le stesse con cui è scritta la Bibbia) imprimendole a fuoco su altrettanti cerchi/sezioni del tronco di un tiglio ultrasecolare (trovato già inesorabilmente caduto) poi incorniciati e sostenuti da cerchi in metallo. L’albero è infatti una metafora vivente della storia e fonte essenziale della vita sulla terra. Nella mitologia di molti popoli numerose sono le specie di alberi sacri o comunque in qualche modo collegati al culto delle divinità. Particolare significato è stato attribuito da sempre ed in ogni cultura, all’albero cosmico, punto di inizio assoluto della creazione e spesso immaginato come un asse verticale, al centro dell’universo, che attraversa il cielo, la terra ed il mondo sotterraneo.
Anche Platone fa riferimento all’immagine dell’albero rovesciato quando dice che l’uomo è una pianta celeste e naturalmente anche Dante nella sua Commedia, ma nella complessità dell’epoca moderna Carl Gustav Jung ci ha parlato ancora della presenza di questo simbolo che opera una continua integrazione tra conscio ed inconscio, nel processo da lui chiamato di Individuazione.
Molteplici e possibili sono i significati simbolici di integrazione tra Natura e Cultura, anche per quanto riguarda l’immagine dei simboli grafici, la figurazione, i suoni ed i linguaggi umani che il protagonista dell’Antropocene imprime nel suo ambiente. Oggi, dopo disastri annunciati, speriamo tutti in una possibile evoluzione positiva di tale rapporto.
Tutte queste allusioni si condensano in questa operazione artistica, fondendosi con la spiritualità del luogo denso di storia e di bellezza, come si può vedere dalle fotografie di Luciana Stazi. La mostra è stata ed è itinerante, infatti è stata esposta precedentemente anche nella cappella dello Spirito Santo del Monastero di Camaldoli, a tal fine rimando al mio articolo sull’evento – https://www.dailygreen.it/scritture-delluniverso-the-aleph-beth-of-nature/ –
Per quanto riguarda invece l’interessante dibattito della XXXIII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (impossibile da riportare in questo breve articolo) basti dire che l’incontro, promosso dal Centro ecumenico ed universitario “San Martino” e dalla fraternità francescana ospitante con il patrocinio dell’Archidiocesi, è stato anche un segno di speranza di un ritorno alla normalità della vita in un momento di crisi pandemica.
Una giornata inoltre che ha testimoniato essere il dialogo non semplicemente teorico, quando persone di fedi e culture diverse ricercano e studiano insieme per dare alle stampe tre volumi dal titolo: “La Bibbia dell’Amicizia” a cura del prof. Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico/cristiane, e di padre Giulio Michelini (Ofm), preside dell’ITA di Assisi e biblista, pubblicati con il contributo della Cei per i tipi delle Edizioni San Paolo. News consultabili su: www.diocesi.perugia.it –
Citerei invece l’intervento dell’artista Marisa Zattini che, nel ringraziare i francescani per l’ospitalità, ha detto:
“La densità storica del luogo si mescola con la lettura dell’opera esposta. Sono voluta andare alle origini, per una sorta di prospezione, per ritrovare le origini del mondo. Quindi alfabeto ebraico è un alfabeto speciale. Trovare la Parola di Dio, attraverso il silenzio di queste lettere, mi sembrava estremamente importante. Le lettere non sono state disegnate, ma sono impresse al fuoco con laser, per ricordare che la Parola di Dio è fuoco”
Riportiamo anche una parte dell’intervento della prof.ssa Annarita Caponera, presidente del Centro ecumenico ed universitario “San Martino” e docente di ecumenismo e dialogo interreligioso presso l’ITA di Assisi.
“I cristiani, per comprendere se stessi, non possono non fare riferimento alle radici ebraiche e la Chiesa, pur professando la salvezza attraverso la fede in Cristo, riconosce l’irrevocabilità dell’Antica Alleanza e l’amore costante e fedele di Dio per Israele. Il nostro intento è quello di aiutare tutti a riscoprire il legame con l’ebraismo nella sua storia e nel suo presente in mezzo a noi. Perché potrebbe essere questa una tentazione, secondo me, che cioè noi consideriamo l’ebraismo come circoscritto all’epoca di Gesù e quindi quasi che si trattasse di una questione di archeologia. Israele è vivente ed è depositario delle promesse di Dio, che come dice san Paolo nella lettera ai Romano, sono senza pentimento. Oggi, nella nostra epoca pandemica, le contrapposizioni sembrano acuirsi e il dialogo risulta più faticoso e quasi una scelta debole. Vorremmo invitare tutti ad un impegno rinnovato, perché sia contrastata ogni forma di antisemitismo e di razzismo, e nella mutua comprensione passiamo contribuire a rendere possibile la convivenza e l’arricchimento reciproco delle comunità cristiane ed ebraiche”.
Riportiamo infine parte della presentazione di P. Giulio Michelini (presbitero e teologo dell’Ordine dei Frati Minori) curatore della mostra, contenente una bella citazione di Papa Francesco:
Secondo alcune antiche tradizioni rabbiniche, Dio avrebbe creato mediante le lettere dell’alfabeto ebraico [1], come si legge già nel Sefer Yezirah (Libro della formazione), uno dei testi più antichi della mistica ebraica, scritto probabilmente in Israele tra il VI e il VII secolo d.C. Basterà citare questo breve estratto: «Ventidue lettere: [Dio] le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse formò l’anima di tutto il creato e l’anima di tutto ciò che è formato e di tutto ciò che è destinato a essere formato» (Sefer Yezirah 19) [2]. Nelle riflessioni e teologie cristiane, invece, la Parola mediante la quale il Padre ha creato il mondo è il Verbo, generato prima dei secoli e unico mediatore: «Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (Giovanni 1,2-3). Dal monastero di Camaldoli, esposta nel contesto del Colloquio Ebraico Cristiano (3-8 dicembre 2021), ora l’installazione di Marisa Zattini approda a Perugia, nel Convento di San Francesco del Monte (Monteripido). Dal cuore delle foreste casentinesi, impiantate dai monaci, «Alberi. The Aleph Beth of Nature» si trova adesso in una città, ma sempre su un monte, segnato dalla memoria di Francesco d’Assisi e da uno dei suoi primi compagni, il beato Egidio. Non è casuale che un convento francescano ospiti un’installazione con le ventidue lettere della creazione del mondo incise su ventidue sezioni di alberi caduti naturalmente (e non abbattuti dall’uomo): questi anelli sono una memoria e un invito a ricordare che il mondo, affidato agli uomini, è fragile e deve essere custodito. Francesco d’Assisi col suo Cantico di frate Sole dice che il mondo è un mezzo per lodare il Creatore («laudato si’ cum – cioè “da” o “per mezzo di” – tucte le tue creature»[3]); e se la creazione mostra i segni del peccato dell’uomo o quelli della forza violenta della natura, le lettere sacre dell’alfabeto ebraico ci ricordano che anche noi possiamo collaborare a restaurare quanto di bello il Signore ci ha lasciato. Come la Torah aveva predetto, l’uomo che disobbedisce al suo Creatore può anche danneggiare la creazione, ma ha la capacità di ravvedersi, e, mediante la Teshuvah, di contribuire a riparare il danno. È quanto papa Francesco continua a insegnare, con il suo prezioso magistero: «“Custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future» (Laudato si’, 67).
Carla GUIDI Roma 23 Gennaio 2022
NOTE
[1] Per la creazione con le lettere dell’alfabeto, si vedano i ricchi rimandi bibliografici in L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei, Adelphi 2019.
[2] Traduzione di G. Busi, da G. Busi – E. Loewenthal, Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XIII secolo, Einaudi 2006.
[3] C. Paolazzi, «Lode a Dio creatore e Cantico di Frate sole», Antonianum 94 (2019) 769-786.
Arch. Marisa Zattini Art director de IL VICOLO – Managing Director Augusto Pompili
Via Carbonari, 16 – 47521 Cesena – Tel. 0547.27479 – Fax 0547.27479
https://www.arteromagna.it/zattini-marisa/ – http://www.ilvicolo.com/contatti/marisa_zattini.html
CATALOGHI (italiano-inglese) – Il Vicolo Editore – «Marisa Zattini è un’artista ‘a tutto tondo’ – architetto, artista, poetessa, curatrice – che trae linfa da un antico sempre presente, in questo caso l’albero e l’alfabeto ebraico che si collegano alle Sefirot e all’origine del mondo […]. Il dialogo fra antico e contemporaneo che instaura per vocazione con l’architettura degli spazi espositivi in cui opera è un potente elemento di valorizzazione dell’arte contemporanea nell’architettura antica […]» (M. Felicori, C. Collina, dal testo in catalogo). Sono due i cataloghi a corredo di questa mostra che, con un ricco apparato di testi critici (a firma di: Monsignor Jean Marie Gervais, G. Vulcano, V. D’Augusta, G. Ciucci, A. Fabbri, D. Settevendemie. M. Cassuto Morselli,L. Maggio, P. Matteo Ferrari, G. Ciucci), poesie inedite sul tema degli ‘alberi’ di Luigi Riceputi e fotografie, frutto di campagne fotografiche condotte ad hoc da Gian Paolo Senni e Ryan Bruss, nei luoghi densi di memoria storica che ad oggi l’hanno ospitata (Chiesa della Natività, Roma; Chiesa di Santa Cristina, Cesena; Oratorio di San Sebastiano, Forlì; Monastero di Camaldoli [Cappella dello Spirito Santo] Camaldoli).
CONVENTO DI SAN FRANCESCO DEL MONTE – Via Monteripido, 8 – 06125 Perugia (PG) INFO: +39 075 42210 – convento@monteripido.it – Ingresso gratuito –
Dal 17 gennaio al 20 febbraio 2022 – Orario: tutti i giorni 8.30-18.00
LE FOTO DELL’ARTICOLO SONO DI LUCIANA STAZI