Riflessi e trasparenze di luce al Monastero di Fonte Avellana: l’opera di Paolo Gubinelli

di Silvana LAZZARINO

L’Installazione del Maestro Gubinelli per la Cripta del Monastero di Fonte Avellana delinea la percezione del flusso continuo della vita nell’armonia dei contrari. L’opera, insieme a disegni su carta e al testo di Bruno Munari è visibile presso la Cripta del Monastero fino a fine settembre.

Per ritrovare l’armonia nel sentirsi parte integrante di questo sistema dove sempre più sfugge la possibilità di recuperare l’ascolto autentico delle emozioni entro un tempo che sempre più allontana dal dialogo e dall’interazione sociale, basta soffermarsi con lo sguardo e la mente nel percorso di segni, incisioni e sinergie di colori e trasparenze, restituito dall’opera di uno dei Maestri dell’arte contemporanea, Paolo Gubinelli, capace come pochi di restituire quel respiro di appartenenza a questo viaggio in cui costruire giorno dopo giorno il proprio destino. Un destino di cui essere noi artefici, cercando di liberarsi da quei condizionamenti che limitano a volte il libero arbitrio con cui si nasce. E’ nell’arte di Gubinelli proiettata ad esplorare ogni espressione possibile con diversi materiali, che avviene questo viaggio nel tempo/non tempo dei ricordi, desideri e aspettative attraverso cui si può cambiare e ritrovare la propria essenza quale capacità di guardare con altri occhi la vita e il suo divenire.

Entro questa atmosfera intensa e avvolgente dell’arte di Gubinelli, che procede dal segno accennato o impresso con maggior forza su carta o cartoncino, alla capacità evocativa delle installazioni quali portatrici di riflessi a dialogare con i luoghi interiori della mente tra sogni e desideri, conduce la mostra “ L’opera di Paolo Gubinelli. Testo di Bruno Munari” in corso al Monastero di Fonte Avellana (Fonte Avellana- PU) aperta già dallo scorso luglio e visibile fino al fine settembre 2019.

Nato in provincia di Macerata (Matelica i1946) inizialmente attratto dalla musica, Paolo Gubinelli, ben presto si interessa all’arte, di cui apprende tecniche e segreti grazie ad incontri con grandi maestri tra cui Bruno Munari, Enrico Castellani, Mario Nigro e poi Alberto Burri, Giuseppe Uncini, Enrico Castellani e Piero Dorazio, compreso Lucio Fontana dal quale apprende come determinante sia il concetto dello spazio che resterà basilare nella sua ricerca.

Egli ha restituito al segno la possibilità di parlare di universi interiori interagendo non solo con la carta, ma anche con altri materiali come polistirolo, vetro, plexiglas dove si imprimono ritmi di linee delicate e avvolgenti a comporre geometrie raffinate ed eleganti.

Aperta alle varie sperimentazioni l’arte di Gubinelli dopo diverse esperienze pittoriche su tela e altri materiali con l’uso di tecniche non tradizionali, si accosta alla carta prima lavorando il cartoncino poi utilizzando la carta trasparente dove attraverso incisioni, piegature, tagli e poi l’effetto della luce, costruisce rispondenze emotive che rimandano a stati d’animo dimenticati pronti a riaffiorare tra gioia e smarrimento, malinconia e incertezza, a sottolineare la difficoltà nell’essere ascoltati entro una società trincerata nel proprio egoismo.

Entro la Cripta del Monastero di Fonte Avellana luogo di straordinaria bellezza, le cui origini legate alla congregazione dei Camaldolesi risalgono al I millennio d C., Paolo Gubinelli ha trovato una perfetta collocazione per le sue opere. Accanto all’installazione proiettata verso l’alto a cercare un richiamo con quanto appartiene all’infinito, si possono ammirare le carte dove protagonista è il segno e il colore, ed il testo di Bruno Munari che accompagna questi capolavori. Tali opere creano con lo stesso ambiente della Cripta un dialogo tra visione esteriore ed interiore, entro un’ottica che attraverso il segno unito al colore e alle dinamiche di riflessi create dall’installazione, pone al centro l’uomo. L’uomo con il suo avvertire la propria finitezza innanzi all’infinito della Natura che apre alla rinascita. Da qui l’interrogarsi dell’individuo sul senso ultimo della vita in cui sempre più le relazioni umane diventano fragili e dove sempre più ci si sente soli.

Le geometrie accennate e in divenire aprono al cambiamento, alle possibilità della vita nel suo mostrarsi nella sua unicità che è complessità. Se in una prima fase Paolo Gubinelli ha utilizzato il cartoncino bianco morbido al tatto particolarmente sensibile alla luce nel suo scandire il tratto delle incisioni, successivamente predilige la carta trasparente sempre incisa e piegata; o fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.

Il segno geometrico, nelle sue ultime produzioni, da rigoroso e costruttivo ha acquistato sempre più maggior libertà attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili a scandire l’imprevedibile moto della coscienza entro un’interpretazione tutta lirico musicale. Se nelle rigorose geometriche incisioni il richiamo è alla ricerca di una nuova spazialità, sulla scorta di Fontana, per passare poi a quelle linee che rimandano a Castellani, per i rotoli su carta trasparente e le installazioni vi è un richiamo a Klein e a Carla Accardi, pioniera dell’astrattismo in Italia.

Il ruolo della luce è fondamentale nella sua opera poiché è essa a far vibrare le superfici siano esse costituite da carta sottile o cartoncino, siano formate da trasparenze; ed è la stessa luce a determinarne la spazialità coinvolgendo chi guarda entro un’infinità possibilità di recupero di un nuovo rapporto con lo stesso spazio e dunque con quanto abita questo universo.

La sequenza dei solchi, dei segni creati da Paolo Gubinelli è in linea con l’energia della continuità della vita nel ritrovare il movimento delle onde del mare e dell’acqua di fiume che avanza e scorre, il contatto con la terra suggerita attraverso i solchi che incidono la materia e la leggerezza dell’aria insita nelle trasparenze che riflettono la luce. Il segno accennato, impresso con decisione, lascia spazio all’immaginazione a ciò che si desideri accada, ma anche al dubbio e all’incertezza innanzi ad un destino precario dove l’individuo avverte la propria fragilità innanzi alla forza della Natura e all’impossibilità di cogliere il senso ultimo della esistenza, percepibile forse quando con umiltà l’umanità saprà armonizzare gli opposti. Senso ultimo che è anche incipit e risiede nel ritmo infinito del ciclo vitale della Natura, mai fermo.

Al segno si unisce poi il colore tenue sfumato dei pastelli a restituire l’occasione per staccarsi anche per un attimo dalla caotica routine lasciando spazio al sogno e guardare con occhi di fanciullo la vita. Una vita che potrebbe lasciare spazio al cambiamento, alla “rinascita” rintracciabile proprio in quelle sfumature di colore che si irradiano attraverso segni e linee di indefinite soluzioni di forme, dove lo sguardo si perde per ritrovarsi.

Riguardo questa sinergia di ritmi ed emozioni che si riscoprono entro una ridefinizione dello spazio dove affiorano geometriche evoluzioni del pensiero, vanno citate le seguenti frasi di Carlo Belloli riguardo la poetica di Gubinelli e le sue cromotensioni segniche:

“le linee tremano misteriosamente offrendo la giusta misura di albe e di tramonti mediterranei quasi un’euforia segnica che si trasmette al colore per depurarlo da ogni peso, smaterializzandone la percettività e attivandone le trasparenze”. E ancora: “.. in queste estensioni di percorso onirico si sostanziano le mappe dell’informale intese da Gubinelli come sfondo atmosferico di una fragilità sussurrata”.

Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero. Tra le mostre cui a preso parte va ricordata la 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, con l’installazione di n. 28 carte cm. 102×72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

Il nome di Gubinelli, o meglio la sua arte, è associata a nomi importanti del panorama poetico italiano e internazionale. Diversi infatti sono i cataloghi in cui le sue opere sono accostate a poesie inedite di autori tra i quali citiamo: Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Mario Luzi, Alda Merini, Giampiero Neri, e poi Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini e Maria Luisa Spaziani..

Silvana LAZZARINO   Agosto 2019

L’OPERA DI PAOLO GUBINELLI

Testo di Bruno Munari

MONASTERO DI FONTE AVELLANA. Luglio – settembre 2019. Fonte Avellana PU

Per informazioni telefono: 0721 730261