di Massimo PULINI
ARCIPELAGO PERETTI
Ferdinando Peretti / Cuba – Giannutri
Matteo Peretti / My PET island
Qualche anno fa la FAR (Fabbrica Arte Rimini) allestì un’importante mostra legata a tre generazioni di artisti appartenenti alla medesima famiglia. La trilogia affettiva partiva dagli inizi del Novecento e da Primo Conti, proseguiva con la figlia Maria Novella Conti Del Signore per concludersi col giovane nipote Tommaso Del Signore.
Fu l’occasione per riflettere sulla persistenza della vocazione artistica e, in qualche misura, anche sugli schemi e i luoghi comuni secondo i quali a un artista di genio segue una prole che ne affievolisce il portato espressivo. Eppure gli esempi che indurrebbero a smentire i preconcetti su una ridotta ‘eredità del pennello’ vengono offerti in ogni epoca e in ogni geografia artistica. Non risulta nemmeno necessario andare alla scoperta di fatti minori per raccogliere casi illuminanti. Da Raffaello ad Artemisia Gentileschi, da Elisabetta Sirani ad Alessandro Magnasco esiste una lista di personalità che hanno marcato una forte autonomia stilistica dall’arte del genitore e non di rado l’hanno superata per energia e statura.
Dal Novecento, con la chiusura delle botteghe e la fine del tramando stilistico, l’autonomia della filiazione si è definitivamente affermata e quella mostra sui Conti-Del Signore segnava anche vari passaggi epocali e di linguaggio: dalla pittura, alle istallazioni, fino al video che documenta un’azione.
Torniamo oggi sul tema del legame affettivo tra due generazioni di artisti nella mostra Arcipelago Peretti.
Oltre a rimandare al nome di famiglia, la presenza nel titolo del termine “Arcipelago” sembrerebbe marcare ulteriormente quella separazione di stile e di azione tra un artista che si è formato negli anni Sessanta ed il figlio che ha iniziato a produrre le proprie opere dall’ultimo scorcio del Novecento. Ma, in particolare, la titolazione raccoglie, quale filo conduttore, il tema insulare che è alla base della rispettiva selezione di opere compiuta per questa mostra riminese.
Non è raro che la vita insulare, per un artista, si traduca in un’ideale dimensione creativa. Quella particolare fibrillazione dello spirito indotta da una prossimità del mare, che dona una vacanza del pensiero e del corpo, predispone in molti casi l’attitudine alla libertà dai trattenimenti, dalle briglie della ragione o da quelle della professione.
Per Ferdinando Peretti i soggiorni a Cuba e quelli a Giannutri hanno ispirato serie di opere tra loro differenti per materia e tema. La fisicità della terra caraibica ha portato l’artista a comporre sculture,
anche di grande formato, che mettono in dialogo il corpo con la materia, dove l’immanenza delle forme geometriche trova impasto con lo spirito dell’umano.
Il ciclo più recente di dipinti e disegni realizzati a Giannutri, l’isola più meridionale dell’arcipelago toscano, è invece interamente dedicato alla parola come forma simbolica. Entro strutture aperte, che evocano faglie del terreno, si accatastano i caratteri e i fonemi di una lingua smarrita, da ritrovare. La dimensione comunicativa che ha caratterizzato l’alfabeto pittorico della Pop italiana ed europea, riemerge ora in un gioco di memoria, in una danza dei segni e dei significati.
Per Matteo Peretti l’isola è un tema sociale, politico. La sequenza delle istallazioni, che occupa tutto il piano terreno della FAR, traccia la sua coordinata spaziotemporale sull’immensa isola di plastica che si è formata nell’oceano Pacifico (chiamata anche Pacific Trash Vortex), ormai grande quanto la Francia.
Attraverso un innesto di oggetti che produce metafore, veri e propri aforismi filosofici, la sfinge dell’artista ci accompagna a riflettere sulle ipocrisie del mondo contemporaneo. Le strutture enigmatiche, quasi a rebus, che si dispiegano lungo la visita, assumono esse stesse la forma di un arcipelago significante. Come un Edipo che dopo la cecità si trasforma in un oracolo, in un profeta, anche il nostro predatorio consumo, ci spingerà a una coscienza postuma.
Allegati:
Negli anni Sessanta Ferdinando Peretti ha vissuto a contatto, ha condiviso scelte e ha operato con i protagonisti della Pop Art romana. La scelta di una postazione defilata non gli ha impedito di vivere pienamente e di contribuire a una stagione che ha cambiato le sorti dell’arte italiana. La pittura di Ferdinando si è spesso collocata sul crinale tra una gestualità che impagina simboli e una materia informale che li disgrega. Mentre la scultura, più episodica, ha trovato espressione nella tecnica del calco e di un modellato plastico che torna a rigenerarsi nella compressione materica, Per lungo tempo Ferdinando Peretti si è dedicato a una parallela e intensa attività artistica e storica, quella di antiquario, di ricercatore e collezionista di pittura, non solo antica, ma anche moderna e contemporanea. Il suo nome è tra i più stimati di questo particolare e affascinante campo dell’arte e sono note le sue altissime qualità di connoisseur, che gli hanno permesso di scoprire, collezionare e far conoscere una quantità incalcolabile di opere di importanti artisti del passato. In particolare le sue ricerche si sono concentrate sulla pittura italiana dal XVI al XIX secolo. È stato ideatore e promotore della Walpole Gallery di Londra, che negli anni Ottanta e Novanta è stata un punto di riferimento assoluto nel settore dell’arte a
PET ISLAND di Matteo Peretti
FAR Fabbrica Arte Rimini piazza Cavour, Rimini dal 17 febbraio 2018 al 2 aprile 2018 opening 17 febbraio alle ore 16.00
FAR | fabbrica arte rimini | moderna e contemporanea è lieta di presentare PET Island dell’artista Matteo Peretti (Roma,1975), esposta dal 17 febbraio all’1 aprile 2018.
PET Island si compone di numerose installazioni, alcune create site specific per l’esposizione romagnola, altre di pregressa produzione. Il materiale plastico risulta essere il filo rosso di tutta la mostra, sia in quanto componente principale di tutte le installazioni, sia concettualmente come tematica che riconduce ad altri temi caldi a sfondo sociale come l’inquinamento, il consumismo e la facile mercificazione. Peretti per creare la sua PET Island gioca con spirito ironico e allo stesso tempo critico sulla notizia dell’enorme isola nell’Oceano Pacifico creatasi interamente dagli scarti plastici mondiali, costringendo lo spettatore ad intraprendere una riflessione critica dal punto di vista umano e sociale, oltre che artistico. C’è nel lavoro dell’artista romano una svalutazione dell’essenza elitaria e individualista dell’arte in direzione di una dimensione allargata e collettiva, del tutto attualizzata, capace di veicolare nel gesto artistico un intento sociale. Per mezzo del lavoro di Matteo Peretti lo spazio museale del trecentesco Palazzo del Podestà e dell’Arengo diventa, come l’isola di plastica, una realtà alternativa che permette una considerazione più acuta sulle tematiche proposte, suggerendo la necessità di ristabilire una più forte e diffusa consapevolezza a livello sia individuale che collettivo. L’attuale stato del nostro pianeta, della società e dell’individuo, impongono un messaggio globale non nichilista o pessimistico, bensì educativo e portatore di speranza per un cambiamento radicale, possibile solo se operato da tutti noi. La mostra a cura di Massimo Pulini si inserisce nell’evento espositivo Arcipelago Peretti, con la presentazione in contemporanea della mostra di Ferdinando Peretti Cuba-Giannutri al piano superiore del Palazzo. Il FAR prosegue così le sue iniziative di eventi espositivi incentrati sul confronto generazionale tra artisti all’interno della medesima famiglia, iniziata con “Trittico famigliare”, mostra che riuniva le opere di tre generazioni di artisti, Primo Conti, Maria Novella del Signore e Tommaso del Signore. L’evento terminerà con l’inaugurazione della terza edizione della Biennale del Disegno, importante rassegna dedicata alle opere su carta dall’antichità ad oggi.
Si ringrazia il gruppo ALIPLAST S.p.a. sponsor tecnico dell’evento, precursore e leader europeo nella raccolta e nel riutilizzo dei materiali plastici e dei rifiuti di imballaggio.