“Roma pittrice”. La grande mostra a Palazzo Braschi dedicata alle artiste presenti a Roma tra il XVI e il XIX secolo

di Nica FIORI

Così come avviene in diversi musei nazionali e internazionali, che stanno portando all’attenzione dei visitatori la produzione artistica delle donne, anche la Sovrintendenza Capitolina già da tempo sta indagando sulle opere delle artiste che hanno lavorato a Roma e lo dimostra ora con la grande mostra “Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo”, ospitata nel Museo di Roma a Palazzo Braschi, che segue di poco quella dedicata alle artiste del Novecento nella sede di Villa Torlonia.

La mostra, a cura di Ilaria Miarelli Mariani e Raffaella Morselli, con la collaborazione di Ilaria Arcangeli, ha il merito di farci conoscere, attraverso 130 opere (alcune inedite), ben 56 artiste, delle quali solo pochissime (Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Angelika Kauffmann) sono note al grande pubblico.

1 Locandina

Una realtà difficile da raccontare, quella delle donne artiste, perché, come hanno evidenziato le curatrici, sono poco ricordate nei documenti, spesso relegate a ruoli minori nel sistema delle arti e le loro opere sono talvolta confuse con quelle dei loro maestri, siano essi familiari o meno:

Per fare riemergere le artiste è stato necessario interpretare molti silenzi attraverso scarne citazioni in fonti e documenti, per mezzo delle firme, che erano l’unico modo ufficiale per affermare pubblicamente il loro operato, o ancora grazie a qualche ricordo in diari, corrispondenze, fonti indirette e la lettura degli autoritratti è stato possibile cominciare a scrivere questa storia”.

Ci viene proposta una visione per immagini, e allo stesso tempo un’inedita storia di donne che ora emergono nel panorama culturale dell’Urbe, dove un tempo predominavano nettamente gli uomini. Ci si rende conto che inizialmente solo alcuni generi pittorici erano riservati alle donne, come la miniatura, la natura morta, il ritratto, ma a poco a poco si arriva anche alla pittura di storia. Alcune artiste hanno avuto la fortuna di poter studiare nella bottega di famiglia e in alcuni casi hanno continuato a dipingere diventando suore. Altre hanno sposato artisti e qualcuna è riuscita a entrare anche nelle accademie.

2 Roma pittrice, Ph Monkeys Video Lab

Un enorme lavoro di ricerca è alla base di questa mostra, che propone anche due interessanti mappe della città: la prima ricostruisce gli studi e i luoghi dove hanno abitato le artiste, mentre la seconda è relativa ai luoghi dove si trovano le loro opere (tra cui anche i Musei Capitolini, il Museo Napoleonico, la Galleria d’Arte moderna e il museo ospitante di Palazzo Braschi). Un’altra cosa da apprezzare è la scelta di inserire delle didascalie ragionate nelle opere ritenute più interessanti, anche se in alcune sale risultano poco leggibili (in particolare nella sala dedicata all’Ottocento, la cui tonalità cromatica è eccessivamente scura).

La prima opera che accoglie i visitatori della mostra è il Ritratto di artista attribuito a Pietro Paolini (olio su tela, XVII secolo, Londra, Lampronti Gallery). Raffigura un’anonima pittrice di nature morte con gli strumenti del mestiere e lo sguardo rivolto verso lo spettatore; come si legge nella didascalia:

Malgrado la figura qui rappresentata non abbia ancora un nome, come molte artiste del passato, si tratta certamente di un ritratto e non di un’allegoria della pittura”.

Subito dopo entriamo nella sala dedicata a Lavinia Fontana, un’artista che, oltre ad apprendere l’arte della pittura nella bottega del padre Prospero a Bologna, aveva studiato all’Alma Mater e quando giunse a Roma era già “alta pittrice, unica al mondo”. La sua presenza è attestata dall’aprile 1604, nel palazzo del cardinale Alessandro d’Este a Montecavallo, ma anni prima era stata collocata la sua pala con la Visione di San Giacinto (1599) nella basilica di Santa Sabina. Nel suo Autoritratto alla spinetta, eseguito su rame nel 1575 (riproposto due anni dopo su tela nell’Autoritratto dell’Accademia di San Luca) Lavinia ha 23 anni e si presenta al mondo professionale e culturale come artista e donna raffinata, dedita alla musica, alla pittura e alle lettere, tanto che la sua presenza a Roma ha una portata cruciale per l’affermazione di altre donne, tra cui Artemisia Gentileschi, alla quale è dedicata la sala successiva.

3 Dipinti di Lavinia Fontana_Ph Monkeys Video Lab

Artemisia, la celebre figlia di Orazio Gentileschi, è talmente eccelsa e famosa da non avere bisogno di presentazioni e tra l’altro è stata oggetto di una mostra di qualche anno fa proprio a palazzo Braschi: è una delle poche artiste ad aver raffigurato il nudo, come si vede nella tela intitolata Cleopatra (1620 ca., Ferrara, Collezione Cavallini Sgarbi) e nella grande Aurora (1635-37, Collezione Alessandra Masu).

4 Dipinti di Artemisia Gentileschi, Ph Monkeys Video Lab
5 Giustiniana Guidotti Borghesi, Allegoria della Poesia e della Musica,1629

Tra le artiste del Seicento è presente anche Plautilla Bricci (pittrice di Madonne e “architettrice” della villa del Vascello) e la meno nota Giustiniana Guidotti Borghesi (una delle prime donne ammesse all’Accademia di San Luca), alla quale si deve una malinconica Allegoria della Poesia e della Musica (1829 ca., Milano, Collezione Koelliker).

Una vera “riscoperta” è quella di Anna Stanchi, con la sua Ghirlanda di fiori con Venere e Adone (olio su tela, 1647, Collezione privata) e un altro dipinto firmato e datato, che sono comparsi negli ultimi decenni sul mercato antiquario. Anna visse dal 1641 con i fratelli (tutti pittori di nature morte) in via Paolina (oggi via del Babuino), insieme al marito di origini francesi e ai figli, portando avanti la sua professione e firmando le sue splendide composizioni floreali.

6 Angelika Kauffmann, Ritratto di giovinetta in veste di baccante, 1801

Tra le artiste del Settecento, oltre alla svizzera Angelika Kauffmann, tra le cui opere ricordiamo in particolare Ritratto di giovinetta in veste di baccante del 1801 (Gallerie Nazionali d’Arte Antica, Palazzo Barberini), merita certamente di essere ricordata Maria Felice Tibaldi, una rinomata miniaturista moglie di Pierre Subleyras.

Di lei è esposto un acquerello su pergamena raffigurante Cena in casa del fariseo (1748, Musei Capitolini), che riproduce in piccolo una grande composizione del marito.  Questa della Tibaldi è stata la prima opera di un artista vivente a essere acquistata, nel 1752, per volere del pontefice Benedetto XIV per la neonata Pinacoteca Capitolina, per la considerevole somma di 1000 scudi.

7 Maria Felice Tibaldi, Cena in casa del fariseo, Ph Monkeys Video Lab

Un’altra interessante scoperta è quella di alcuni Paesaggi con rovine (tempere su pergamena, Musei Capitolini), già attribuiti a un anonimo “Maestro dei capricci di Prato”, che recentemente sono stati restituiti al nome di Maria Luigia Raggi (ante 1742-1813), una monaca di nobili origini nata a Genova e residente a Roma negli anni ’80 del Settecento.

8 Maria Luisa Raggi, Paesaggio con rovine,  Roma, Musei Capitolini

Lungo il percorso espositivo scopriamo tante altre donne: da Laura Piranesi, figlia del celebre incisore Giovan Battista, a Claudia Del Bufalo, citata negli inventari Savelli e Borghese, della quale si conosce un solo dipinto autografo, del 1604, raffigurante la sorella Faustina, da madame Elisabeth Vigée-Le Brun, favorita della regina di Francia Maria Antonietta, a Mariana Waldstein marchesa di Santa Cruz, che nel 1803 viene ammessa all’Accademia di San Luca. Il suo ritratto presente nell’Accademia è stato eseguito nel 1804 da Andrea Appiani, mentre un altro piccolo ritratto di autore ignoto è stato miniato su avorio e risale alla fine del Settecento (Roma, Museo Napoleonico). Tra le opere di questa pittrice, apprezzata miniaturista, troviamo una riproduzione del celebre Autoritratto con amico di Raffaello (1803, tempera su avorio, Accademia di San Luca).

9 Elisabeth Vigèe Le Brun Ritratto della Figlia, Complesso della Pilotta, Parma
10 Maria Luigia Vaccolini, Maddalena da Canova

Un’altra pittrice ammessa all’Accademia di San Luca è Faustina Bracci, nel cui Autoritratto (pastello su carta, 1811, Accademia di San Luca) si presenta di tre quarti, mentre dipinge il volto di Antonio Canova. Sempre dall’Accademia di San Luca proviene un olio su tela del 1799 eseguito da Maria Luigia Vaccolini (Giuli), raffigurante la Maddalena penitente di Canova.

Una nuova vitalità sembra caratterizzare l’Ottocento, perché le artiste di quel secolo si cimentano in tutti i generi pittorici. Erminia De Sanctis riproduce famose opere a soggetto storico dei suoi amici pittori, come nei due acquerelli inediti del Museo di Roma, Emanuele Filiberto mostra l’erede al popolo (1887, da un’opera del fratello Guglielmo) e Il Consiglio dei Dieci (da Bernardo Celentano). Matilde Meoni riprende i maestri nordici del Seicento (Fanciulla alla finestra, 1825 ca., Palazzo Pitti).

11 Erminia De Sanctis, Emanuele Filiberto mostra l’erede al popolo, 1887

Carlotta Gargalli, prima allieva donna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e dell’Accademia del Regno Italico a Roma, è l’autrice di un’opera d’invenzione tratta dalla storia antica, intitolata Pirro che minaccia di uccidere Astianatte (1815, Pinacoteca Nazionale, Bologna), che ricorda molto la pittura di David.

12 Jane Benham, Figura maschile in abito settecentesco

Grandi scene di soggetto storico-religioso sono state realizzate da Camilla Guiscardi, tra cui Le donne genovesi offrono le loro gioie per la Crociata (1840, Palazzo Reale, Torino), mentre Jane Benham, pittrice preraffaellita, si inserisce nella corrente del Neosettecentismo, come si vede nell’opera Figura maschile in abito settecentesco (olio su cartone, 1860 ca. Museo di Roma, Gabinetto delle stampe).

Tra le artiste europee che soggiornano a Roma all’inizio del XIX secolo, la francese Hortense Lescot preannuncia il gusto romantico con il sentimentalismo di Il piccolo mendicante (1810, Stair Sainty, Londra).

Non possiamo poi ignorare grandi ritrattiste come Amalia De Angelis, con il suo Autoritratto del 1845 proveniente dalla Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon (alla quale fu ammessa), Louise Seidler, della quale sono esposte diverse opere tra cui il Ritratto di Fanny Caspers (1819, olio su tela, Copenaghen, Thorvaldsens Museum) e soprattutto Emma Gaggiotti, il cui autoritratto (tratto dall’opera a pastello e tempera del 1853 raffigurante La famiglia Gaggiotti Richards) appare nella copertina del catalogo (edito da Officina Libraria). Emma Gaggiotti Richards, attivissima nei moti risorgimentali, ebbe tra i committenti anche la regina Vittoria e Alexander von Humboldt.

13 Amalia De Angelis, Autoritratto, 1845 c a
14 Louise Seidler, Ritratto di Fanny Caspers, 1818-19

Dietro ogni quadro, c’è una storia da raccontare e probabilmente qualche artista sarà ulteriormente indagata in mostre successive.

15 Emma Gaggiotti, La Famiglia Gaggiotti Richards, 1853 c.a.

Per ora è già tantissimo scoprire il talento di molte artiste dimenticate, la loro vita (ben documentata nel catalogo) e insieme le affascinanti fattezze nei loro autoritratti o anche nei ritratti pittorici, e talvolta scultorei, eseguiti da colleghi.

Nica FIORI  Roma 27 Ottobre 2024

“Roma Pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XVIII secolo”

Museo di Roma a Palazzo Braschi, Piazza San Pantaleo 10, Roma

dal 25 ottobre 2024 al 23 marzo 2025

www.museodiroma.it