Rossella Vodret: “Nuovi spunti sull’Ecce homo di Caravaggio e il ‘Concorso Massimo’: prime ipotesi sul ruolo di Monsignor Innocenzo Massimo”.

di Rossella VODRET

Ancora sull’Ecce homo di Caravaggio (Fig 1)  e il  “Concorso Massimo”: prime ipotesi sul ruolo di Monsignor Innocenzo Massimo[1]

Fig 1 Caravaggio, Ecce Homo, Madrid, coll. privata, (dopo il restauro)
La tela è stata accostata dal Prof. Massimo Pulini che ne pubblicò l’immagine in un articolo su About Art al famoso e misterioso “concorso Massimo” cui Caravaggio avrebbe partecipato insieme con il Passignano e il Cigoli su committenza della nobile famiglia romana ma altri studiosi non sono d’accordo; tu che ne pensi? Secondo te a quale periodo potrebbe risalire la realizzazione dell’opera dal punto di vista dello stile caravaggesco?

Penso che per quanto riguarda il famoso “Concorso Massimo” sia necessario riesaminare tutta la questione. Bisogna ripartire dai documenti scoperti nel 1987 da Rosanna Barbiellini Amidei, dal racconto di Giovan Battista Ciardi del 1628, dalla testimonianza di Bellori del 1672, dai due scritti di Massimo Pulini apparsi su About Art nel marzo – aprile 2021[2] e dall’importante articolo, pubblicato su About Art datato 17 ottobre 2021, di Marcantonio Massimo, giovane discendente della nobile famiglia romana, che si è avvalso dello studio delle carte di archivio conservate in casa. A lui si deve, grazie all’analisi di queste ultime, l’aver identificato in Monsignor Innocenzo Massimo l’ideatore e committente del famoso “concorso Massimo”, separando nettamente questa figura dal Signor Massimo Massimi, membro della stessa famiglia, che, come riportano i documenti, nel 1605 e 1607 commissionò, rispettivamente a Caravaggio e a Ludovico Cigoli, due quadri grandi come pendant della Incoronazione di spine che Caravaggio aveva già dipinto per lui.

Rileggendo fonti e documenti è evidente che le due committenze (il concorso per l’Ecce Homo e il pendant della Incoronazione di spine) sono da riferire a persone diverse della stessa famiglia: da un lato un prelato (il “Monsignor Massimi”, citato da Ciardi nel 1628, identificato, da Marcantonio Massimo, a mio avviso correttamente, con Monsignor Innocenzo Massimo), dall’altro un laico (il “Signor Massimo Massimi).

Riportiamo di seguito, anche se noti a tutti, i documenti sopra citati relativi alla questione in esame.

Il primo è una ricevuta autografa di Caravaggio del 25 giugno 1605 in cui è scritto:

Io Michel’Angelo Merisi da Caravaggio mi obbligo di pingere al Illustrissimo Signor Massimo Massimi, per esserne prima stato pagato, un quadro di valore e grandezza come quello ch’io gli feci già della Incoronatione di Cristo per il primo di agosto 1605. In fede ò scritto e sottoscritto

Sulla base di questo documento il pittore si impegna a dipingere per il primo agosto 1605, cioè solo 36 giorni dopo, per il Signor Massimo Massimi che lo aveva già pagato, un quadro di valore e grandezza come quello della Incoronazione di Cristo già eseguito. Il documento quindi attesta l’esistenza di una Incoronazione di spine di Caravaggio dipinta per Massimo Massimi, identificata oggi da alcuni studiosi con la tela di Vicenza ( Fig 2, cm. 178 x 125) [3], ma non riporta il titolo del quadro pendant che avrebbe dovuto dipingere per lo stesso committente.

Fig. 2 Caravaggio, Incoronazione di spine, Vicenza, Banca Popolare di Vicenza, olio su tela, cm. 178 x 125

Il secondo, di quasi due anni più tardi, è una ricevuta datata 9 marzo 1607 in cui Ludovico Cigoli dichiara di aver:

“ricevuto da nostro Signor Massimo Massimi scudi venticinque a buon conto di un quadro grande compagno di uno altro mano del Signor Michelagniolo Caravaggio”.

Da questo secondo documento si evince che Ludovico Cigoli venne incaricato, sempre dal Sig. Massimo Massimi, di eseguire un “quadro grande” che doveva essere “compagno” (cioè avere le stesse misure) di quello di Caravaggio, probabilmente l’Incoronazione di spine citata nel documento del 1605. Tuttavia, anche qui, non è menzionato il titolo del quadro grande “compagno” affidato a Cigoli. Quest’opera è stata identificata con l’Ecce Homo conservato nella Galleria Palatina: un grande dipinto di formato verticale che misura 175 x 135 (Fig 3).  Se, come credo, questa identificazione è corretta, la tela di Cigoli oggi a Pitti ci offre alcune preziose indicazioni per l’identificazione del quadro che Caravaggio si era impegnato a dipingere il 25 giugno 1605, indicandone implicitamente le grandi misure, che dovevano essere vicine alla tela Pitti (cm. 175 x 135) e il formato verticale.

Fig. 3 Ludovico Cardi detto il Cigoli, Ecce homo, Firenze, Galleria Palatina, olio su tela, cm. 175 x 135

L’esistenza di questa seconda commissione a Cigoli, per un quadro pendant della sua Incoronazione di spine che, in teoria, stando al documento del 1605, Caravaggio avrebbe dovuto consegnare il primo agosto dello stesso anno, mi induce a pensare che, in realtà, il grande pittore lombardo questo pendant non l’abbia mai dipinto. Caravaggio del resto non era nuovo a questi atteggiamenti, basti pensare al quadro promesso e in parte pagato, ma mai consegnato a Cesare d’Este in questi stessi mesi, tra luglio e ottobre del 1605 e viste soprattutto le tumultuose vicende che in questi mesi lo vedono protagonista.

Il periodo immediatamente successivo a quello in cui firma il contratto con Massimo Massimi (25 giugno 1605, con consegna prevista il primo agosto dello stesso anno) è stato per Caravaggio particolarmente complicato. Il 19 luglio è in prigione a Tor di Nona per aver deturpato la porta d’ingresso dell’abitazione di due donne, mentre il 29 luglio viene denunciato per l’aggressione al notaio Mariano Pasqualone e subito dopo è costretto a fuggire a Genova. Tornerà a Roma per la pace con Pasqualone solo alla fine di agosto, ben oltre la data fissata per consegnare a Massimo Massimi il pendant dell’Incoronazione di spine (“primo di agosto”). Caravaggio torna a Roma ma si ritrova senza casa e senza tutti i suoi beni, compresi gli strumenti di lavoro, fatti pignorare da Prudenzia Bruni, sua padrona di casa, lo stesso giorno in cui firma la pace con il notaio, il 26 agosto 1605. Non sappiamo dove Caravaggio si sia rifugiato subito dopo questa incresciosa vicenda, ma dubito che possa essersi rimesso subito a lavorare vista la mancanza di un posto dove stare e dei suoi strumenti di lavoro.

Lo ritroviamo il 24 ottobre in casa dell’avvocato Andrea Ruffetti, vicino a piazza Colonna, ferito alla gola e all’orecchio sinistro. Nel dicembre 1605, in casa Ruffetti viene vista, apparentemente già completata la Madonna dei Palafrenieri, per la quale aveva ricevuto un acconto il primo di dicembre di quell’anno.  Non credo che durante questi mesi convulsi possa aver dipinto, oltre alle pale d’altare e le numerose tele databili tra il giugno 1605 e la fuga la Roma del maggio 1606[4], anche il grande pendant commissionatogli da Massimo Massimi.

È a mio avviso è verosimile pensare invece che Massimo Massimi il 7 marzo 1607, persa ormai ogni speranza di poter avere un secondo quadro di Caravaggio – il quale era all’epoca a Napoli, dopo la fuga da Roma della fine di maggio del 1606 e senza prospettive di un veloce ritorno nella città papale – abbia chiesto a Cigoli, vincitore del famoso concorso indetto da Monsignor Massimi, di dipingere il quadro “compagno” dell‘Incoronazione del Merisi. È proprio quello che Cigoli correttamente scrive nella sua ricevuta (“a buon conto di un quadro grande compagno di uno altro di mano (di) Caravaggio”).

Il terzo e il quarto sono i racconti di Giovan Battista Cardi riportato nella Vita di Ludovico Cardi detto il Cigoli, per esaltare la vittoria della zio, seguito poi da Baldinucci nellla Vita di Cigoli edita nel 1702:

“Volendo Monsignor Massimi un Ecce Homo che gli soddisfacesse, ne commesse uno al Passignano, uno al Caravaggio et uno al Cigoli senza che l’uno sapesse dell’altro, i quali tutti tirati al fine e messi a paragone (quello di Ludovico Cigoli, ndA) piacque più degli altri, e perciò tenutolo appresso di se Monsignore mentre stette in Roma fu poi portato a Firenze e venduto al Severi”.
«Aveva il Cigoli fatta quest’opera per monsignore [sic] de’ Massimi, il quale desiderando di avere una sacra istoria di mano di uno de’ maggiori uomini del suo tempo, diedene la commissione a tre pittori, senza che l’uno sapesse dell’altro, e tali furono il Passignano, il Cigoli e il Caravaggio; ma essendo tutti i lor quadri rimasti finiti, riuscì di sì eminente perfezione quello del Cigoli, che quel prelato [sic] diede via i due, e questo solo, a sua devozione, si riservò. Seguita poi la sua morte, fu il quadro venduto a Giovan Battista Severi, celebre musico del serenissimo principe Don Lorenzo di Toscana, e condotto a Firenze, e da questo passò nella serenissima Casa. Dissesi allora che il Cigoli facesse questa pittura con intenzione di condurre un quadro che ben potesse comparire a confronto d’un opera del Correggio; e che egli non punto adulasse se stesso, l’opera medesima il dice. Veggonsi in essa tre figure quanto il naturale fino al ginocchio, il Redentore nel mezzo, dalla sua destra Pilato che lo fa vedere al popolo e dalla sinistra è un soldato che lo scopre»

In entrambe queste fonti viene correttamente indicato Monsignor Massimi come “committente” del Concorso per l’Ecce Homo. Particolarmente significativa è la testimonianza di Ciardi, la quale oltre ad essere più vicina cronologicamente ai fatti accaduti poteva vantare una fonte di prima mano come la testimonianza dello zio, Ludovico Cardi detto il Cigoli, protagonista di quanto accaduto.

Il  quinto è la testimonianza di Bellori del 1672 [5] che ci informa che l’Ecce homo di Caravaggio dipinto per il signori Massimo fu portato in Spagna

Michel Angiolo Merisi da Caravaggio…… Alli signori Massimi colorì un Ecce Homo che fu portato in Ispagna.

In base a questi elementi Marcantonio Massimo, separando le due figure della famiglia Massimo, coinvolte in questa intricata vicenda, ha delineato una attendibile sequenza dei fatti accaduti, che necessitano di ulteriori approfondimenti:

Monsignor Innocenzo Massimo (1581 – 1633) [6] rientrato a Roma dopo essersi laureato a Perugia nel 1605, è identificato come colui che ideò il famoso concorso Massimo, e presumibile proprietario dei tre quadri raffiguranti l’ Ecce Homo che vi parteciparono. Le date del concorso sono da fissare tra il 1605 (anno di rientro di Innocenzo a Roma) e la fine di maggio del 1606 (data della fuga di Caravaggio dalla Città papale).

Mi preme ribadire che, in base a questa ricostruzione, l’Ecce homo di Caravaggio e gli altri due di Cigoli e Passignano, rimasero presumibilmente di sua proprietà. Non solo, ma lo stesso Innocenzo successivamente divenne Nunzio in Spagna dal 1622 al 1624 e, subito dopo, su nomina del Re di Spagna, Vescovo di Catania dal 1626 fino alla sua morte del 1633.

Potrebbe quindi, a mio avviso,  essere stato proprio Innocenzo a portare l’Ecce Homo di Caravaggio in Spagna, visti anche lo scambio di regali sontuosi e di relazioni diplomatiche con la Corte spagnola[7], che continuarono anche dopo la fine della sua nunziatura a Madrid.  La frase “portato in Ispagna” di Bellori bene si adatta a questa possibilità, anche se al momento non è possibile ipotizzare quando questo spostamento possa essere avvenuto, visti gli intensi rapporti di Innocenzo con la Corte spagnola proseguiti nel tempo.

Non solo, ma la sua successiva nomina a Catania potrebbe spiegare, in tempi e modi da individuare, la diffusione del modello iconografico di Caravaggio in area meridionale e soprattutto siciliana, fatto questo che, insieme ad altri elementi, ha contribuito ad indurre alcuni studiosi a ipotizzare una datazione tarda per tela di Madrid.

Sulla base di quanto esposto ritengo invece che l’Ecce Homo comparso in Spagna nel 2021 possa essere in effetti identificato con quello eseguito da Caravaggio per il concorso indetto da Monsignor Innocenzo Massimo. Di conseguenza, penso che la sua datazione debba essere posta all’epoca del concorso, cioè tra il 1605 e il 1606, forse con una preferenza alla prima metà del 1605, viste le convulse vicende vissute da Caravaggio tra la seconda metà del 1605 fino alla fine di maggio 1606.

Una datazione questa che sembra essere confermata sia da elementi tecnico esecutivi visibili nelle foto pubblicate da Pulini nel marzo del 2021 (soprattutto la presenza di incisioni e di larghi abbozzi anche a zig zag, che dopo la fuga da Roma drasticamente diminuiscono), sia da dati stilistici, su cui mi riservo di pronunciarmi più specificamente dopo aver visto il dipinto di persona.

Rossella VODRET   Roma  19.maggio 2024

English version
I think that regarding the famous “Maximum Competition” it is necessary to re-examine the whole issue. We must start again from the documents discovered in 1987 by Rosanna Barbiellini Amidei, from Giovan Battista Ciardi’s story from 1628, from Bellori’s testimony from 1672, from the two writings by Massimo Pulini which appeared in About Art in March – April 2021[2] and from the important article, published in About Art dated 17 October 2021, by Marcantonio Massimo, a young descendant of the noble Roman family, who made use of the study of the archive papers kept in the house. Thanks to the analysis of the latter, we owe it to him to have identified Monsignor Innocenzo Massimo as the creator and client of the famous “Massimo competition”, clearly separating this figure from Mr. Massimo Massimi, a member of the same family, who, as documents report, in 1605 and 1607 he commissioned, respectively from Caravaggio and Ludovico Cigoli, two large paintings as a companion piece to the Crowning with Thorns that Caravaggio had already painted for him.
Rereading sources and documents, it is clear that the two commissions (the competition for Ecce Homo and the companion piece for the Crowning with Thorns) refer to different people from the same family: on the one hand a prelate (the “Monsignor Massimi”, cited by Ciardi in 1628, identified by Marcantonio Massimo, in my opinion correctly, with Monsignor Innocenzo Massimo), on the other a layman (the “Signor Massimo Massimi”).
We report below, even if known to all, the documents cited above relating to the issue in question.
The first is an autographed receipt from Caravaggio dated 25 June 1605 in which it is written:
Io Michel’Angelo Merisi da Caravaggio mi obbligo di pingere al Illustrissimo Signor Massimo Massimi, per esserne prima stato pagato, un quadro di valore e grandezza come quello ch’io gli feci già della Incoronatione di Cristo per il primo di agosto 1605. In fede ò scritto e sottoscritto
On the basis of this document, the painter undertook to paint by August 1, 1605, i.e. only 36 days later, for Mr. Massimo Massimi who had already paid him, a painting of the same value and size as the one of the Coronation of Christ already executed. The document therefore attests to the existence of a Crowning with Thorns by Caravaggio painted for Massimo Massimi, identified today by some scholars with the Vicenza canvas (178 x 125 cm) [3], but does not report the title of the companion painting which would have had to paint for the same client. The second, almost two years later, is a receipt dated 9 March 1607 in which Ludovico Cigoli declares to have:
ricevuto da nostro Signor Massimo Massimi scudi venticinque a buon conto di un quadro grande compagno di uno altro mano del Signor Michelagniolo Caravaggio”.
From this second document it can be seen that Ludovico Cigoli was commissioned, again by Mr. Massimo Massimi, to paint a “large painting” which was to be a “companion” (i.e. have the same measurements) as that of Caravaggio, probably the Crowning with Thorns cited in the 1605 document. However, here too, the title of the large painting “companion” entrusted to Cigoli is not mentioned. This work has been identified with the Ecce Homo preserved in the Palatine Gallery: a large vertical painting measuring 175 x 135. If, as I believe, this identification is correct, Cigoli’s canvas today in Pitti offers us some precious indications for the identification of the painting that Caravaggio had undertaken to paint on 25 June 1605, implicitly indicating its large dimensions, which must have been close to the Pitti canvas (175 x 135 cm) and the vertical format. The existence of this second commission to Cigoli, for a companion painting of his Crowning with Thorns which, in theory, according to the 1605 document, Caravaggio should have delivered on 1 August of the same year, leads me to think that, in reality, the great Lombard painter never painted this pendant. Furthermore, Caravaggio was not new to these attitudes, just think of the painting promised and partly paid for, but never delivered to Cesare d’Este in these same months, between July and October 1605 and especially given the tumultuous events that occurred in these months they see as the protagonist. The period immediately following the one in which he signed the contract with Massimo Massimi (25 June 1605, with delivery scheduled for 1 August of the same year) was particularly complicated for Caravaggio. On 19 July he was in prison in Tor di Nona for having defaced the front door of two women’s homes, while on 29 July he was reported for the attack on the notary Mariano Pasqualone and was immediately forced to flee to Genoa. He will return to Rome for peace with Pasqualone only at the end of August, well after the date set to deliver the pendant of the Crowning with Thorns to Massimo Massimi (“first of August”). Caravaggio returns to Rome but finds himself homeless and without all his possessions, including his work tools, which were seized by Prudenzia Bruni, his landlady, on the same day he signed the peace with the notary, 26 August 1605. We don’t know where Caravaggio took refuge immediately after this unfortunate event, but I doubt that he could have gone back to work immediately given the lack of a place to stay and his work tools.
We find him on October 24th in the house of the lawyer Andrea Ruffetti, near Piazza Colonna, wounded in the throat and left ear. In December 1605, the Madonna dei Palafrenieri was seen in the Ruffetti house, apparently already completed, for which he had received an advance on the first of December of that year. I do not believe that during these hectic months he could have painted, in addition to the altarpieces and the numerous canvases dating between June 1605 and the escape from Rome in May 1606[4], also the large companion piece commissioned by Massimo Massimi. In my opinion it is plausible to think instead that Massimo Massimi on 7 March 1607, having now lost all hope of being able to have a second painting by Caravaggio – who was in Naples at the time, after his escape from Rome at the end of May 1606 and without prospects of a quick return to the papal city – asked Cigoli, winner of the famous competition announced by Monsignor Massimi, to paint the “companion” picture of Merisi’s Coronation. This is precisely what Cigoli correctly wrote in his receipt (“in good consideration of a painting that is a great companion to another by the hand (of) Caravaggio”). The third and fourth are the stories of Giovan Battista Cardi reported in the Life of Ludovico Cardi known as Cigoli, to exalt his uncle’s victory, then followed by Baldinucci in the Life of Cigoli published in 1702:
“Volendo Monsignor Massimi un Ecce Homo che gli soddisfacesse, ne commesse uno al Passignano, uno al Caravaggio et uno al Cigoli senza che l’uno sapesse dell’altro, i quali tutti tirati al fine e messi a paragone (quello di Ludovico Cigoli, ndA) piacque più degli altri, e perciò tenutolo appresso di se Monsignore mentre stette in Roma fu poi portato a Firenze e venduto al Severi”.
«Aveva il Cigoli fatta quest’opera per monsignore [sic] de’ Massimi, il quale desiderando di avere una sacra istoria di mano di uno de’ maggiori uomini del suo tempo, diedene la commissione a tre pittori, senza che l’uno sapesse dell’altro, e tali furono il Passignano, il Cigoli e il Caravaggio; ma essendo tutti i lor quadri rimasti finiti, riuscì di sì eminente perfezione quello del Cigoli, che quel prelato [sic] diede via i due, e questo solo, a sua devozione, si riservò. Seguita poi la sua morte, fu il quadro venduto a Giovan Battista Severi, celebre musico del serenissimo principe Don Lorenzo di Toscana, e condotto a Firenze, e da questo passò nella serenissima Casa. Dissesi allora che il Cigoli facesse questa pittura con intenzione di condurre un quadro che ben potesse comparire a confronto d’un opera del Correggio; e che egli non punto adulasse se stesso, l’opera medesima il dice. Veggonsi in essa tre figure quanto il naturale fino al ginocchio, il Redentore nel mezzo, dalla sua destra Pilato che lo fa vedere al popolo e dalla sinistra è un soldato che lo scopre»
In both of these sources Monsignor Massimi is correctly indicated as the “client” of the Ecce Homo Competition. Particularly significant is the testimony of Ciardi, who, in addition to being closer chronologically to the events that occurred, could boast a first-hand source such as the testimony of his uncle, Ludovico Cardi known as Cigoli, the protagonist of what happened. The fifth is Bellori’s testimony from 1672 [5] which informs us that Caravaggio’s Ecce homo painted for Signori Massimo was taken to Spain Michel Angiolo Merisi da Caravaggio… For the Massimi family he colored an Ecce Homo which was taken to Spain. Based on these elements, Marcantonio Massimo, separating the two figures of the Massimo family involved in this intricate story, has outlined a reliable sequence of events that occurred, which require further investigation: Monsignor Innocenzo Massimo (1581 – 1633) [6] who returned to Rome after graduating in Perugia in 1605, is identified as the one who conceived the famous Massimo competition, and presumable owner of the three paintings depicting the Ecce Homo that participated in it. The dates of the competition are to be set between 1605 (the year of Innocent’s return to Rome) and the end of May 1606 (the date of Caravaggio’s escape from the Papal City). I would like to reiterate that, based on this reconstruction, Caravaggio’s Ecce homo and the other two by Cigoli and Passignano presumably remained his property. Not only that, but Innocent himself subsequently became Nuncio to Spain from 1622 to 1624 and, immediately after, upon appointment by the King of Spain, Bishop of Catania from 1626 until his death in 1633.It could therefore, in my opinion, have been Innocent himself who brought Caravaggio’s Ecce Homo to Spain, also given the exchange of sumptuous gifts and diplomatic relations with the Spanish Court[7], which continued even after the end of his nunciature in Madrid. Bellori’s phrase “brought to Spain” is well suited to this possibility, even if at the moment it is not possible to hypothesize when this move may have occurred, given Innocent’s intense relations with the Spanish Court that continued over time. Not only that, but his subsequent appointment in Catania could explain, in times and ways to be identified, the diffusion of Caravaggio’s iconographic model in the southern area and especially in Sicily, a fact which, together with other elements, has contributed to inducing some scholars to hypothesize a late dating for the Madrid canvas. On the basis of the above, I believe that the Ecce Homo which appeared in Spain in 2021 can in fact be identified with the one created by Caravaggio for the competition organized by Monsignor Innocenzo Massimo. Consequently, I think that its dating should be placed at the time of the competition, that is, between 1605 and 1606, perhaps with a preference for the first half of 1605, given the convulsive events experienced by Caravaggio between the second half of 1605 until the end of May 1606. This dating seems to be confirmed both by technical-executive elements visible in the photos published by Pulini in March 2021 (above all the presence of engravings and large sketches, including zigzags, which drastically diminished after the escape from Rome), and by data stylistic, on which I reserve the right to comment more specifically after having seen the painting in person.

NOTE

[1] Desidero ringraziare Fabrizio e Marcantonio Massimo per i loro stimolanti suggerimenti e la loro gentile disponibilità e Pietro di Loreto per avermi coinvolto in questo dibattito e avermi stimolato con le sue domande ad affrontare questo complicato argomento, su cui mi riservo di tornare.
[2] Sulle vicende del concorso Massimo si rimanda, tra gli altri a:  G.B. Cardi, Vita di Ludovico Cardi Cigoli, 1559-1613, pp. 37-38; ed a cura di G. Battelli e K.H. Busse, San Miniato 1913 pp. 37 – 38; G. P. Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672, I, p. 233, ed. a cura di E. Borea con prefazione di G. Previtali, Torino ,1976, ed.2009; R. Longhi, L’“Ecce Homo” del Caravaggio a Genova, in «Paragone. Arte», 5.1954, 51, pp. 3-13, in part. pp. 7-8; M. Cinotti, Caravaggio, gli enigmi: l’“Ecce Homo” Massimi, in M. Calvesi (a cura di), L’ultimo Caravaggio e la cultura artistica a Napoli, in Sicilia e a Malta, Palermo 1987, pp. 44-58R. Barbiellini Amidei, Io, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Ancora a Palazzo Massimo, in “Art Dossier”, 1987, 18, pp. 14-15. Ead., Della committenza Massimo, in D. Bernini (a cura di), Caravaggio. Nuove Riflessioni, Roma 1989, pp. 47-69; M. Gregori, Addendum to Caravaggio: the Cecconi “Crowning with Thorns” reconsidered, in «The Burlington Magazine», 118.1996, pp. 671-680; M. Marini, Caravaggio «pictor praestantissimus», Roma 2005, pp. 498-499;  Y. Primarosa, Cristo mostrato al popolo. La gara dei pennelli di Casa Massimo e la questione degli Ecce Homo di Caravaggio, in Caravaggio and his Time, Catalogo della mostra, a cura di Rossella Vodret e Yusuke Kawase,  Tokyo 2016, p. 301 – 303; F. Curti, Gli Ecce Homo di Caravaggio nei documenti e nelle fonti letterarie, in V. Sgarbi, “Ecce Caravaggio”, Milano 2021, pp. 38 – 58; M. Pulini, “E’ il vero Ecce Homo di Caravaggio”in “About Art”, 31 marzo 2021; id, A colloquio sull’ “Ecce Homo”. Massimo Pulini ricostruisce la vicenda e conferma: “Ecco perchè é il quadro della gara Massimi”, in About Art 18 aprile 2021; M. Massimo, “Volendo Monsignor Massimi un Ecce Homo”; svelato l’ideatore della famosa gara pittorica tra Caravaggio, Cigoli e Passignano? In “About Art”, 17 ottobre 2021; P. Panza, Caravaggio spagnoli, Storia dell’Ecce homo, in Corriere della Sera. Fatto ad Arte, 1 ottobre 2022; S. Macioce, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Documenti, fonti e inventari (1513-1875), Roma 2023, pp. 198. Per quanto riguarda, più in generale, l’Ecce homo di Caravaggio scoperto a Madrid si rimanda a: V. Sgarbi, Ecce Caravaggio. Da Roberto Longhi a oggi, Milano 2021 e, soprattutto a  M. C. Terzaghi, Caravaggio “millennial”, un nuovo “Ecce Homo” del Merisi, in “Caravaggio a Napoli, Nuovi dati nuove idee, Atti del convegno di Capodimonte”, 13 -14 gennaio 2020, a cura di M.C. Terzaghi, Perugia 2021, pp. 188 – 211. A questi  vorrei aggiungere: Caravaggio; l’Ecce Homo svelato a cura di Maria Cristina Terzaghi, con scritti di K. Christiansen, C. Falcucci,  G.Papi, G Porzio e M. C. Terzaghi, in corso di stampa
[3] Malgrado io abbia esposto nel 2017 il dipinto di Vicenza come opera di Caravaggio (R. Vodret,  Incoronazione di spine, in “Dentro Caravaggio”, catalogo della mostra a cura di Rossella Vodret, Milano 2017, pp. 138 – 141), dopo averlo confrontato a lungo con le opere autografe non sono oggi del tutto certa di questa attribuzione.
[4] Cfr. R. Vodret, Caravaggio 1571 – 1610, Cinisello Balsamo 2021
[5] G. P. Bellori,Le Vite de’ pittori, scultori et architetti moderni , 1672
[6] S. Tabacchi, Massimo, Innocenzo, in DBI, vol. 72, Roma 2008.