Schizo-Estetica e Media. La percezione contaminata. Ne parla Ugo Scoppetta ad About Art. (Intervista in due puntate).

di Marco FIORAMANTI

Nuove modalità del Vivere s’impongono e interagiscono profondamente secondo lo spirito del tempo. La multi-comunicazione convergente porta i singoli a vivere stili innaturali. I Memi: virus della mente.

Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la dimostrazione dell’esistenza.

Gottfried Benn

Qual è la condizione dell’estetica, nel mondo attuale delle nuove tecnologie?

R: Abbiamo ormai varcato le soglie della rappresentazione mediatica entrando nell’Eterno Presente Schizo-Estetico. La vita è il palcoscenico della nostra rappresentazione quotidiana. Lo stile è manifestazione della cultura come totalità, il segno visibile della sua unità. Esso riflette o proietta la forma interiore della psiche e del sentimento collettivo. Ora importa non lo stile di un individuo o di un’arte isolata ma le forme e le qualità vitali condivise da una medesima cultura globalizzata e mass-medializzata. Questo mondo, così come lo vediamo, sta per sparire. Ci troviamo dinanzi non più solamente all’accelerazione nella sfera delle relazioni pubbliche e private, ma anche a quella dei trasporti e dell’economia. Il passaggio delle figure del mondo continua la sua propulsione attraverso gli avvenimenti. Tale incremento esponenziale della velocità è prodotto dalle nuove e sofisticate tecnologie. Il soggetto umano allora si trova a doversi confrontare con la tecnoscienza e la smaterializzazione digitale. Invece di trasformarsi in una intelligenza collettiva globale, il mondo è diventato una narrazione virtuale in 3D per bambini ‘adultizzati’. Essi vivono una scissione di personalità multiple, coeterni con l’eterno presente del piccolo mondo” all’ombra della pubblicità del Mulino Bianco. Lo sviluppo scientifico e tecnologico, dopo aver colonizzato il pianeta, si è organizzato per la conquista dello spazio mentale.

Questa colonizzazione della mente porta anche a una modifica della percezione del mondo?

R: Certamente. Ciò condiziona tutte le forme di comunicazione. Per riuscire a cogliere le modalità di tale mutazione epocale è necessario individuare dei rilevatori di esistenza., degli scenari attraverso i quali orientarsi e comprendere ciò che è stato chiamato lo spirito del tempo, la società di un’epoca. Bisogna cogliere i sintomi che aiutano a migliorare la temperatura e la pressione della mutazione a partire dal clima sociale che le ha originate, solo così è possibile comprendere il presente. E questa non è una semplice metafora. Infatti, essa è la condizione che rende possibile l’emergere e il crescere di tutta la vita sociale, o meglio la società di un’epoca data. Si pensi solo al Global Warming e alle stesse modificazioni climatiche del pianeta. Non esistono più mezze stagioni ma esiste la Metereopatia Sociale.

– Quali sono i tratti pertinenti che definiscono la comunicazione odierna e ne determinano gli stili di vita?

R: Viviamo nella frammentazione, l’eterogeneizzazione, il sincretismo, la mescolanza dei generi, il mix degli stili e la riutilizzazione multiforme dei loro diversi elementi iconici e significati immateriali. Viviamo la contaminazione delle forme [intese come ‘For me’: forme per me] e dei nostri modi di essere attraverso il meccanismo della saturazione percettiva. Tutto convive in tempo reale e, appena una cosa ha perduto la sua attrattiva, si passa insensibilmente a un altro oggetto di riferimento su cui va a posarsi la venerazione o l’attrazione. Questa è un’epoca Schizoide, di mutazione antropologica basata su una Percezione Dissociata mediaticamente indotta. Individuo dis-individuato.

– La “Percezione Dissociata” come colpisce visivamente?

2 Immediatismo

R: Siamo già nel Marketing della economia della Mente. Esso è basato sul concetto che, mentre l’offerta di informazione può esser virtualmente infinita, la sua domanda è limitata alle sole ore di veglia di ciascun essere umano: alla sua attenzione focalizzata basata sull’amnesia programmata. Dimentico, dunque Esisto. L’economia dell’attenzione è una realtà che è simbiotica con il marketing mass-mediale, i cui prodotti non sono più i format/contenitori, bensì gli spettatori stessi (in slang: eyeballs, i bulbi oculari) attraverso cui penetrano i Memi, i virus della mente. I virus di contaminazione sociale erano già stati individuati: tribalizzazione, cultura del sentimento, estetizzazione della vita, predominanza del quotidiano, assenza del futuro. Si sta preparando una nuova configurazione del mondo con cui è necessario confrontarsi, accostandosi con distacco per evitare il dogmatismo e tentare di esplorare e delimitare le immagini e le forme che invadono i nostri occhi. Lo stile è ciò per cui un’epoca finisce e descrive sé stessa.

Lo stile contemporaneo ci indica che stiamo passando da un’Estetica della rappresentazione simbolica a un’Estetica della percezione Schizoide ingenerata dai media. È lo Schizo/Style.

-Schizo/Style, potresti spiegarlo?

R: Il modo in cui ci vestiamo testimonia immediatamente la nostra versione del mondo. Ad esempio, sono stati individuati nella storia dell’umanità quattro diversi modi di ornare, decorare e vestire il corpo. Si tratta di una comunicazione visuale che esprime dei sintomi di noi stessi con maggiore immediatezza e più efficacemente di quanto possa fare il linguaggio verbale. Infatti, nelle società tribali, la decorazione del corpo indicava il clan, il sesso, l’età, la classe sociale e la professione di un individuo, dei segni immutabili che passavano da generazione e generazione pertanto definiti stili. La moda invece – intesa come cambiamento, rinnovamento e desiderio di distinguersi all’interno di una comunità – è nata durante il Rinascimento Italiano ed è stata il tratto dinamico del Modernismo, ovvero quello che nella storia della Moda è stato il New Look di Dior e si è protratto fino agli anni ’60 in cui le rapide fluttuazioni della moda servivano a proclamare la fiducia nel progresso. Dopo gli anni ’50, l’affiorare di alcune sottoculture (Hippies, Mods, Punk, Techno ecc.) e la loro manipolazione sistematica dei segni, ha determinato la massificazione del gusto. Il ritorno a uno stile preciso come segno di appartenenza a un gruppo decretava la fine del “Fashion”. E se fino allora quello che è stato definito Street Style era stato ricopiato più o meno fedelmente da quello della Couture dell’alta moda, oggi è accaduto che è proprio l’alta moda a ispirarsi allo stile on the road. Si tratta di una vera mutazione genetica che si può definire come l’Oltregenere o Schizo-Fashion. Negli anni ’90 lo stile è cominciato a dif/frammentarsi in una serie di interpretazioni personali, rompendo le regole e gli steccati, mixando lo sportswear con il work wear, il vecchio con il nuovo, attraversando i generi tradizionali, saltando dal popolare all’elitario, contrapponendo il naturale all’artificiale. In breve, emettendo segnali confusi e contraddittori. E, dato che ogni stile riflette la società in cui si vive, l’epoca attuale – che può definirsi post-fashion – è caratterizzata da un pluralismo di “modi” schizoidamente interconnessi.

 – Che fanno le giovani generazioni per riconoscersi e venire accettati nel branco?

R: Oggi non vogliamo più essere inseriti in una qualche categoria, siamo già gli stereotipi di noi stessi. Nel terzo Millennio ci stiamo orientando verso un ‘abito’ che parli di sé, senza lasciare adito a dubbi. Qualcosa che esprima la personalità a seconda delle situazioni, delle contraddizioni e le complicazioni esistenziali. Si tratta del CosPlay (Da Costume e Play, ovvero l’arte di trans/vestirsi come il proprio personaggio preferito). Poiché il fenomeno ha avuto origine in Giappone, il personaggio rappresentato dal ‘cosplayer’ appartiene spesso al mondo dei manga e degli anime, molto diffusi nel paese asiatico, ma non è raro che in campo di scelta si estenda ai tokusatsu, ai videogiochi, alle bands musicali, alla musica pop e rock, ai giochi di ruolo, ai film sequels, alle serie TV, ai libri di qualunque genere e persino alla pubblicità. Ancora una volta l’abito rappresenta i mutamenti sociali, e più che riflettere un complesso ordine sociale, tale mutabilità riflette una mancanza di ordine, un caos interattivo. Il nostro modo di apparire serve come un travestimento, e invece di usarlo come indice di differenze personali, lo usiamo come un’uniforme ludica per esprimere visioni e tendenze comuni. Da ciò deriva un più radicato rifiuto di ogni collettivismo. Le mitologie di riferimento vanno dalle serie TV (The Game of Thrones, Breaking Bad, True Detective, The Big Band Theory) ai Video games in un mixage schizoide di diverse epoche e stili.

 –Una nuova identità percettiva, quindi…

R: Il processo di ridefinizione identitaria passa attraverso l’affermazione della sessualità multipla, prima considerata periferica (feticismo, voyerismo, travestitismo, esibizionismo) grazie ai media tecnologici convergenti. Il corpo umano è sempre trattato come un’immagine di stile della società e non vi può essere alcun modo naturale di considerare il corpo che non coinvolga allo stesso tempo la dimensione sociale. L’uomo, attraverso la tecnologia e l’intelligenza artificiale, sta tentando di creare la macchina a sua immagine e somiglianza.

Che i romanzi di fantascienza e cyberpunk, o film come 2001, Odissea nello spazio, Blade Runner, Matrix, V per Vendetta, Interstellar abbiano subliminalmente preparato la nostra coscienza a una mutazione evolutiva, all’allontanamento dell’umano? Siamo uomini che stanno diventando macchine o avatar che stanno diventando entità umane?

La mente è il campo dove si gioca questa trasmutazione. Se ogni individuo è coinvolto in una relazione con la spettacolosa simulazione dei media, la sfida alla morte del desiderio si dinamizza nel campo della performance estrema della mente-corpo, che così esorcizza la morte, e nello stesso tempo, la rende immaginaria. È vivere come se non si dovesse mai morire, perché la nostra immagine sopravviverà alle nostre azioni, giustificandone in modalità ‘fantasy’ l’esistenza e la sua sparizione. L’immagine del corpo si attacca al desiderio della sua riproducibilità in immagini, e della sua filmica alterità artificiale replicativa. Un video-game in modalità serial killer.

 – Vivere non servirà più. I nostri avatar lo faranno per noi?

R: La strategia della ‘infantilizzazione mediatizzata’ ci rende adulti bambinizzati, vogliosi di giocare con le nostre figurine in 3D, la trasmutazione della carne si effettizza nell’eterno ritorno della sua immagine sulle piattaforme mediatiche, è la Schizo-Estetica. Essere vivi o morti non ha più senso in questa ‘ottica di percezione multipla’.

Questo è lo spasmo della trasmutazione schizoide, lo stato di vivere di continuo feelings assolutamente contraddittori, amandoli. Per piacere a noi stessi e perché la tecnologia può farlo in un selfie, un autoritratto, un autoscatto di un qualche Sé che è altro da Sé Stesso. Il tempo delle macchine iper-connesse è il nostro spirito del tempo, un tempo di trasmutazioni difficili, ma non per questo meno interessanti dal punto di vista dei territori esistenziali che si possono aprire. A questa interrogazione del nostro tempo siamo chiamati attraverso una radicale messa in discussione dei modelli di vita che ci sono proposti, e che continuiamo a non considerare come gli unici possibili. Nessuno è più chiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo, ha detto Goethe. Le parole “libertà” e “democrazia”, sono Memi, parole svuotate da significato che tentano di anestetizzare le nostre coscienze contaminate dai media-virus.

 – Che ruolo gioca l’informazione all’interno del sistema?

R: Informare, lo dice il nome stesso, deriva da “in-formare”, cioè dare forma. Ma dare forma a cosa, se non alle coscienze? Non a caso, tutte le grandi dittature hanno iniziato sempre con il controllo dei mezzi di comunicazione (mass-media), proprio per plasmare le menti e le coscienze delle persone. Oggi la maggior parte della comunicazione mira non ad informare oggettivamente, ma a influire sulla psiche, sui gusti, sulle decisioni delle persone, dei consumatori.

La totalità delle persone, educata dalla TV alla passività e pigrizia mentale sin dall’infanzia, non sviluppa la capacità di mantenere l’attenzione autonomamente, se non è emotivamente coinvolta. Il paradosso è che sono le persone stesse che esigono di essere intrattenute e non informate, e ovviamente il Sistema le accontenta: informa (le conforma) attraverso l’intrattenimento.

L’importanza dei mezzi di comunicazione, come si è detto prima, è il tasso di conformismo strategico ad essi sotteso. (1.Continua)

Marco FIORAMANTI  Roma 3 Novembre 2024

Bibliografia essenziale:

– IMMEDIATISMO!, Hakim Bey. Immagine di copertina, traduzione e cura di Ugo Scoppetta, (Ripostes 1995)
– VIRUS della MENTE, Richard Brodie. Immagine di copertina, traduzione e cura di Ugo Scoppetta, (Ecomind 2000)

Ugo Scoppetta è dottore in lettere e filosofia all’Università di Salerno e Master of Arts alla University of Toronto (Canada). Vocalist e performer del gruppo Punk-Goth Spleen Fix, (im)mediartista, teorico e ricercatore di estetiche delle schizo-culture contemporanee; concept e idea maker, copywriter “par excellence”, global art/h rd director by destiny. Ha tradotto e curato Immediatismo! di Hakim Bey (Ripostes) e Virus della mente di Richard Brodie (Ecomind), sulla Memetica, i virus che contaminano e devastano la nostra mente. In preparazione il volume Schizo/Estetica – La Percezione Dissociata del Tempo Assoluto. Here& Now (Edizioni Psychodream, Firenze). Collabora regolarmente alla rivista Night Italia. Attivista Culturale e Comunicazione Contemporanea, è stato formatore di Teorie e Tecnica di Comunicazione Audiovisiva e Pubblicità presso il Polo Universitario “Città di Prato” – Università di Firenze.

(email: ugoscoppetta@libero.it)