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Arte: da Roma a Lanzhou. Alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea della città cinese la mostra“Segni” di Corrado Veneziano
In esposizione dal 2 settembre al 10 ottobre prossimo, quaranta tele di dimensioni diverse ribaltano e ricombinano un universo visivo quotidiano di segni, simboli, marchi e codici a barre.
Sabato 2 settembre (con anteprima per le autorità venerdì 1 settembre) prende il via in Cina, presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Lanzhou, antichissimo snodo della affascinante Via della Seta e ora polo moderno e industrializzato, “Segni”, la mostra di Corrado Veneziano.
Fortemente voluta e curata da Wu Weidong, direttore di questo spazio espositivo, oltre che artista, critico e curatore conosciuto per aver seguito diverse personali in prestigiose gallerie internazionali, l’esposizione, in programma fino al 10 ottobre prossimo (ingresso libero, orario: 9.00 – 18.00), è una delle poche personali allestite presso il museo: infatti, la più accreditata galleria nazionale cinese nel settore dell’arte contemporanea – nota per accogliere i lavori dei maggiori artisti cinesi e per ospitare le opere di artisti viventi, con particolare attenzione nei confronti di quelli internazionali – raramente destina le proprie sale a singoli artisti.
“Oggi abbiamo l’enorme piacere di avere a Lanzhou l’artista italiano Corrado Veneziano, impegnato in una ricchissima mostra personale nella Galleria Nazionale. Grazie alle sue 40 opere, molte delle quali di grande dimensione, i professionisti, i collezionisti e gli appassionati d’arte di Lanzhou, del Gansu e della Cina avranno l’occasione di godere della complessità dell’arte contemporanea italiana. Siamo certi che la Mostra avrà un successo forse mai registrato in precedenza per la provocazione, novità, bellezza delle opere pittoriche presentate”, ha dichiarato il direttore dello spazio espositivo, Wu Weidong.
In mostra quaranta tele, metà delle quali di grandi dimensioni, realizzate con colori a olio, acrilico o con tecnica mista. Soggetto del suo lavoro un universo visivo noto a tutti noi e rappresentato, di volta in volta, da simboli, segni quotidiani, marchi di catene e network commerciali, loghi legati al mondo dell’economia e dell’industria, codici a barre che campeggiano in ogni luogo aziendale e, non ultime, le grandi tele del ‘500 italiano, così tanto conosciute, guardate, ammirate da risultare anch’esse una sorta di marchio, riproducibile e ripetuto.
Partendo da tutti questi, Veneziano sceglie di ribaltare e ricombinare ogni soggetto, sfidando il consueto e il ripetuto per trasformare anche le immagini più note in altro rispetto a quello che sono. Così tutto rimane, allo stesso tempo, uguale e differente; per certi versi identico e per altri totalmente irriconoscibile, attraente, disorientante, sorprendente.
I codici a barra identificativi dei libri diventano cancelli, steli di fiori, rami di ulivo su cui l’artista imprime scritture occidentali e orientali, alfabeti antichi e moderni, grafie misteriose; il QR diventa un mosaico, le bottigliette della “Coca cola” donne solitarie e pensose i cui lineamenti sono nascosti dal burqa. Non sfuggono al suo pennello neanche gli spartiti musicali le cui note danzano con le linee del pentagramma, dialogano con pesci, mare, foglie e richiamano alla mente, quando nella pittura si fonde l’eleganza della musica, autori occidentali quali Rossini e Debussy. Anche i capolavori di Michelangelo, Masaccio, Leonardo da Vinci, Botticelli, autori tra i più affascinanti della storia dell’arte occidentale, subiscono una trasformazione per mano dell’artista che trasforma la “Ultima Cena” in un fast food sacro e pubblicitario, sostituisce la “mela” dell’Antico Testamento con una più tecnologica “Apple”.
A dimostrazione che, dice Veneziano, «ogni cosa, anche se è già vista, va ri-ista, ri-guardata. Tutto è qui, di fronte a noi, eppure questo “essere di fronte” va approfondito con semplicità e meraviglia, con dolcezza, poesia, energia nuova: consapevoli che ogni spostamento del nostro sguardo, ogni battito delle nostre ciglia, ogni “messa a fuoco” dei nostri occhi può raccontare qualcosa di divertente e nuovo: di urgente, necessario, bellissimo».
Recensito entusiasticamente più volte in passato da Marc Augé, Achille Bonito Oliva e Derrick de Kerckhove, Veneziano dimostra, anche in quest’occasione, che le sue opere, per usare le parole del noto critico italiano, “massaggiano il muscolo atrofizzato della memoria collettiva”.
L’appuntamento per il vernissage è fissato per le ore 18.