Storia, cultura, tradizioni: conferenze e visite a Villa Giulia; come si rilancia la “Ottava meraviglia del mondo”

di Nica FIORI (Foto di Francesca LICORDARI)

La “Neviera” di Villa Giulia

Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, diretto da Valentino Nizzo, offre una serie di iniziative culturali che vanno al di là della semplice visita al museo. Convegni, conferenze, concerti, eventi enogastronomici, visite guidate a tema e visite tattili per i disabili visivi lo rendono particolarmente vivo e accessibile a tutti. Oltretutto la formula dell’abbonamento (che può essere trimestrale, semestrale e annuale), dal prezzo molto conveniente, consente di partecipare a tutti gli eventi, comprese alcune visite esclusive tenute dal direttore.

La Neviera

Pur essendo un etruscologo, Valentino Nizzo è ammaliato dalla bellezza della villa rinascimentale che ospita il museo e, pertanto, dopo le conferenze “Etruschi senza mistero”, intende illustrare ai suoi abbonati anche alcuni ambienti non aperti al pubblico del complesso architettonico, svelandone i segreti. È questo il caso della “Neviera”, che è stata eccezionalmente aperta il 28 aprile scorso nell’ambito dell’evento Villa Giulia nascosta. Sul tema dei grottoni della villa non si hanno molte notizie, ma vengono citati da uno degli architetti di Giulio III, Bartolomeo Ammannati, in una lettera che egli scrisse a Messer Marco Mantova Bonavides in Padova il 2 maggio 1555: “Nelle teste vi son tre portoni di pietra rustica e d’opera quali entrano in certe grotte sotto d’un monte, dove vi sono accomodati luoghi freschi e dilettevoli con fontane”.

Nicchie

In realtà dei tre grottoni, scavati nella collina di tufo che sovrasta ancora oggi il complesso papale, solo quello centrale è decorato ed è stato pertanto illustrato mettendone in luce i raffinati decori a stucchi che riprendono motivi dell’arte romana. Gli stucchi, oggetto di ripetuti interventi di restauro ma purtroppo in gran parte rovinati dall’umidità, richiamano le grottesche tanto care agli artisti del Rinascimento e in particolare i cartoni di Giovanni da Udine e di Raffaello all’indomani della scoperta della Domus Aurea.

Nicchia con conchiglia
Particolare con greca

Notiamo anche finte tarsie marmoree, ghirlande con tracce di colore rosso (un tempo vi doveva essere anche dell’oro) e sulle pareti i resti di lesene con capitelli corinzi e una serie di nicchie, alcune rettangolari, altre terminanti superiormente con piccole absidi a conchiglia. Un elemento decorativo caratteristico è lo stemma Ciocchi del Monte, ovvero del padrone di casa Giulio III, con i tre colli alla base del nome e un mascherone sovrastante.

 

Stemma Ciocchi Del Monte

La ricchezza dell’ambiente a volta, realizzato dal Vignola, fa pensare a un luogo di rappresentanza, più che a una vera e propria neviera. Poteva trattarsi forse di uno studiolo estivo del papa, oppure di una sorta di ninfeo non portato a termine (alla morte del pontefice la villa, pur già abitabile, non era terminata), dal momento che l’ambiente decorato prosegue con una parte più rustica che termina in una vera grotta (la vera neviera?), ora adibita a magazzino.

La Neviera di Villa Giulia

L’ipotesi del ninfeo, però, non è avvalorata dalla presenza dell’acqua, che invece abbonda nel monumentale ninfeo di Villa Giulia, alimentato dall’Acqua Vergine, un cui condotto originale (e non rinascimentale come si credeva) è stato intercettato nell’ambito di recenti scavi.

Particolare di lesena con capitello
Parte rustica della Neviera

Può darsi che la neve, che veniva trasportata a Roma dai paesi montani più vicini, dove era raccolta d’inverno in appositi pozzi, venisse conservata in idonei contenitori negli altri grottoni, che dovevano fungere da frigoriferi ante litteram. Certo nelle ville più ricche era prassi avere ambienti di questo tipo per poter godere d’estate di sorbetti e gelati, che venivano preparati per deliziare i palati raffinati della nobiltà romana e della corte pontificia e la cui usanza si fa risalire addirittura a Nerone, che amava mescolare al ghiaccio tritato sciroppi di frutta, ottenendo una sorta di “grattachecca”, come ha ricordato Nizzo.

Volta della Neviera

Lo stesso direttore ha fatto un’ampia introduzione storica e artistica alla visita, evidenziando come Villa Giulia sia nata per effetto di un progetto articolato, commissionato da un papa ambizioso, che voleva una villa in grado di rivaleggiare con quelle dell’antichità. Quando Giulio III era ancora cardinale, la sua famiglia era già in possesso della “vigna vecchia” che costituì il primo nucleo dei possedimenti nell’area che venne poi chiamata Valle Giulia. Il primo podere era stato poi esteso fino al Tevere da un lato, verso i

Riquadro nella volta

Parioli e verso piazza del Popolo dagli altri lati. La villa venne concepita  dal papa (che regnò dal 1550 al 1555) come spazio per il proprio piacere ispirato ai modelli della classicità. Egli definiva la sua ambizione costruttiva una “georgica”, per via di quella parte rustica che aveva come focus iniziale i vigneti. Ma la parte di abitazione lussuosa, pur depauperata degli ornamenti più preziosi già alla morte di Giulio III, ci riempie di meraviglia perché rievoca, come una preziosa stampa antica, quel mondo avvincente del Rinascimento italiano, il cui stile di vita sostanzialmente “pagano” pervadeva gli ambienti più colti e raffinati e affascinava anche gli uomini di chiesa.

Ghirlanda e altri decori sull’arco

La villa venne iniziata nel 1550. Ad essa lavorarono i maggiori architetti dell’epoca, sebbene ancora agli inizi della loro carriera: Vasari (autore del progetto generale), Ammannati (ninfeo) e  Vignola (facciata ed emiciclo interno). Intervenne anche Michelangelo come revisore del progetto vasariano, ma si può senz’altro dire che la sua realizzazione fu diretta dalla volontà precisa del pontefice, che, come attesta lo stesso Vasari, rivedeva i disegni e li faceva modificare in preda a continui ripensamenti, creando non poche difficoltà agli artisti, giacché “non si poteva mai in simili cose contentare … e non voleva la sera quello che gli era piaciuto la mattina”.

Per costruire e abbellire la villa si attinse ampiamente alle casse pontificie e molte cose furono in aggiunta regalate al papa, come per esempio la grande “tazza” (labrum) di porfido rosso larga sette braccia (4,76 m), che fu donata da Ascanio Colonna e che ora costituisce uno dei vanti della Sala Ottagona del Museo Pio Clementino nel Vaticano. Giulio III giungeva alla villa da un porto fluviale interno alla proprietà, dopo essersi imbarcato all’altezza di Castel Sant’Angelo; per trasformare la sua dimora nell’ottava meraviglia del mondo, come venne proclamata da innumerevoli viaggiatori, artisti e diplomatici, vi raccolse il meglio delle statue e degli oggetti antichi che erano tornati alla luce con gli scavi e vi fece portare migliaia e migliaia di piante per creare giardini, viali e boschi. Alla morte del papa, nel 1555, il progetto della villa, che era a carattere privato ma gestita con fondi che ora diremmo pubblici, non potè essere portato a termine dagli eredi, in particolare dal fratello Baldovino che possedeva il casino che poi sarebbe diventato Villa Poniatowski, e la villa vera e propria passò alla Camera Apostolica. L’apparato scultoreo venne trasferito nel Vaticano e nei terreni della proprietà sorsero in seguito altre ville, tra cui la Strohl Fern e la Balestra.

La storia della villa e degli scavi che hanno permesso di individuare l’Acquedotto Vergine verranno prossimamente raccontati nella Sala dello Zodiaco, una meravigliosa sala affrescata (per ora chiusa al pubblico) alla quale si accede dal piano inferiore del ninfeo, di fronte alle due fontane del Tevere e dell’Arno, che, come ha evidenziato Nizzo, sembrano creare un nesso tra il ruolo che la villa ha assunto a partire dal 1889 di museo etrusco e quelli che erano i confini dell’Etruria, il Tevere e l’Arno. “Il museo prima del museo”: potrebbe essere questo il titolo del progetto di allestimento di questa sala che il direttore si prefigge di realizzare entro il 2019. Oltre a ciò verrà raccontata anche la storia del museo etrusco e dei restauri del complesso. Tra l’altro sotto la villa del papa gli scavi archeologici hanno evidenziato la presenza di una villa romana, che ha restituito un tesoretto monetale, ora conservato nel Museo Nazionale Romano.

Ma anche la “Neviera” diventerà accessibile e il magazzino che sta in fondo all’ambiente decorato “servirà per ricostruire la suggestione che un archeologo prova nel penetrare in una tomba inviolata”. Vi verranno collocati oggetti provenienti dai depositi del museo in modo da fornire ai visitatori la sensazione che si prova nelle tombe etrusche, senza accorgimenti tecnologici ma con oggetti reali, che il direttore spera “possano tradursi in emozioni”.

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Piazzale di Villa Giulia, 9 – 00196 – Roma. Orario: dal martedì alla domenica 9.00 – 20.00, lunedì chiuso Biglietto: intero € 8,00; ridotto € 4,00; Abbonamento per ingressi illimitati da 3 mesi (intero € 12,00; ridotto: € 
6,00), 6 mesi (intero € 16,00; ridotto: € 8,00); 12 mesi (intero € 24,00; ridotto: € 12,00). Ingresso gratuito per gli aventi diritto e per tutti la prima domenica del mese. Tel. +39 06 3226571

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