Stravinsky, Poulenc, Satie. In Cd i loro capolavori per sette strumenti.

di Claudio LISTANTI

3×7. Stravinsky Poulenc Satie Septets.

Questo è il titolo di un Cd recentemente pubblicato dalla Brilliant Classics dai contorni, per certi punti di vista, misteriosi in quanto al significato intrinseco del contenuto.

Fig. 1 La copertina del Cd 3×7. Stravinsky Poulenc Satie Septets.

Ma la spiegazione, contenuta nelle note del disco, semplifica un po’ tutto per renderlo senza dubbio attraente e non privo di fascino. La formula (3×7) enunciata nel titolo significa solamente moltiplicare 3 compositori per 7 strumenti che è la dimensione massima, e per certi punti di vista anche ideale, di un ensemble da camera. La cosa certa è che si può escludere quello che può far atterrire qualche ben pensante che la formula dia, aritmeticamente, come risultato 21.

Qui, invece, il senso del disco è l’esaltazione dei settimino come formazione strumentale con una proposta di musiche di grandi del ‘900 come Igor Stravinsky, Francis Poulenc ed Erik Satie affidate all’interpretazione di una formazione cameristica di oggi tra le più apprezzate in Italia, non solo per il vasto repertorio affrontato nelle sale da concerto ma anche per la riconosciuta specializzazione nella musica del ‘900 e Contemporanea, l’Ensemble InCanto di Terni guidata dalla provata esperienza esecutiva del proprio direttore musicale, Fabio Maestri.

Per quanto riguarda il contenuto del cd la posizione baricentrica è affidata alla Suite per sette strumentisti che Igor Stravinsky scrisse nel 1919 sulla base delle musiche de l’Histoire du Soldat da lui stesso composte l’anno precedente su un testo francese di Charles-Ferdinand Ramuz che amplificava un soggetto scelto dallo stesso musicista e tratto liberamente da una delle fiabe raccolte da Afanas’ev. Stravinsky con l’Histoire volle creare uno spettacolo di facile comprensione senza rinunciare alla varietà delle espressioni e, visti i tempi di guerra (siamo nel 1918), facile da allestire.

L’incontro tra Stravinsky e Ramuz fu del tutto proficuo ed insieme crearono un nuovo modello di teatro in musica adatto ad essere rappresentato in diverse piazze e in diversi luoghi con il minimo impegno per gli spostamenti. Uno spettacolo certo sintetico, la cui trama era enunciata da un narratore, ma che riusciva da essere particolarmente incisiva nel trasmettere emozioni e suggestioni.

Fig. 2 Una immagine fotografica di Igor Stravinsky (1925). George Grantham Bain Collection.

La versione del 1919, presente in questa incisione, creata per le sale da concerto, riesce ad esaltare quanto contenuto nell’originale grazie ai contrasti tra le sette parti scelte, come le coppie di strumenti acuti e gravi di ogni famiglia (violino/contrabasso, clarinetto/fagotto, tromba/trombone) alle quali si aggiungono le percussioni che riverberano la stregoneria del diavolo. Una straordinaria orchestrazione che riesce a catturare l’attenzione dello spettatore per coinvolgerlo in una azione teatrale della quale ne rimane inalterato lo spirito.

Accanto a questo particolare capolavoro stravinskiano il cd ne propone un altro altrettanto importante per la poetica musicale del compositore russo anch’esso giunto in un momento di svolta della sua evoluzione di musicista, il Settimino (Septet).

Se l’Histoire segnava un punto di svolta rispetto alle esperienze del teatro in musica il Settimino, composto nel periodo 1952-1953, caratterizza il punto di svolta di Stravinsky verso la dodecafonia che giunge dopo l’esaurirsi del ‘neoclassicismo’ giunto agli estremi con The Rake’s Progress per orientarsi verso le teorie della cosiddetta Scuola di Vienna. Questa tendenza è già evidente con la Cantata per soli, coro femminile e strumenti composta a partire dal 1951. Elementi che si rafforzano proprio con il Settimino dove la tecnica dodecafonica, con l’utilizzo di un’unica ‘serie’ che si insinua in tutta la composizione, in special modo nella Passacaglia centrale e nelle quattro fughe della conclusiva Giga.

Originale è anche la scelta dell’organico dei sette strumenti i cui intrecci di timbri sono il frutto di una molto evidente simmetria tra tre strumenti a fiato (clarinetto, corno e fagotto) e tre strumenti ad arco (violino, viola e violoncello) raccordati con il pianoforte.

Questo viaggio nel settimino del ‘900 prosegue del Cd con altri chiari esempi di composizioni per questo numero di strumentisti.  Si passa così al 1921 con Francis Poulenc e Erik Satie quando furono protagonisti di uno spettacolo prodotto dal “théâtre bouffe” per il quale trascrissero per questo organico alcuni loro lavori.

Poulenc adattò le musiche di scena di una sua opera del precedente 1920, Le Gendarme miscompris, un atto su testo da Jean Cocteau e Raymond Radiguet dalla quale estrasse una piccola suite di quattro danze.  Satie ripropose Piège de Méduse, una commedia lirica in un atto e nove scene per la quale nel 1913 scrisse anche il testo. Al suo interno l’opera prevede la presenza di sette piccole danze necessarie per gli intervalli previsti tra luna scena e l’altra. Le musiche di queste danze furono riprese per lo spettacolo de le “bouffe” entrambe riproposte con lo stesso organico (contrabbasso, violoncello, violino, clarinetto, tromba, trombone e percussioni) con il quale si esaltavano nella stessa sera gli elementi di provocazione e di scandalo, accompagnati da momenti di puro surrealismo e divertenti nonsense.

L’ascolto che ci propone il Cd è particolarmente accattivante nell’insieme determinato da una parte musicale che si può definire quasi un corpus unico dalla forte e potente affinità ed attrattività. Elementi che si rafforzano con l’inserimento della Sonata per clarinetto e fagotto di Poulenc e dei preziosi brani per pianoforte Les Tres Valses distinguées du précieux dégoûté la cui presenza ne rafforza la valenza espressiva di questo genere di musica, soprattutto della sua inequivocabile caratteristica surreale.

Fig. 3 Il direttore Fabio Maestri assieme all’Ensemble InCanto.

L’esecuzione che si ascolta nel cd risulta molto curata nell’insieme grazie alla presenza dell’Ensemble InCanto interamente formato da strumentisti di grande valore individuale che riescono a dare spessore all’insieme. I componenti sono Roberto Petrocchi clarinetto, Andrea Corsi fagotto, Andrea Di Mario tromba, Luigino Leonardi trombone, Marco Venturi corno, Vincenzo Bolognese violino, Gianluca Saggini viola, Michele Chiapperino violoncello, Francesco Fraioli contrabasso, Giulio Calandri percussioni e Silvia Paparelli pianoforte.

Fabio Maestri riesce a plasmare i suoni di ognuno degli strumenti impegnati per regalarci un ascolto godibile sotto tutti i punti di vista che si rileva grazie anche alla profonda conoscenza professionale tra i diversi strumentisti regalando all’insieme eleganza sonora, timbri e ritmi incisivi per una esecuzione raffinata e pienamente coinvolgente.

Un Cd nel complesso delizioso e godibile all’ascolto da consigliare anche ai palati più esigenti che, per gli appassionati, può essere anche una buona idea per un regalo di classe per le prossime festività.

3×7. Stravinsky. Poulenc. Satie

Septets

Ensemble InCanto

Fabio Maestri direttore

Brilliants Classics 96128

Claudio LISTANTI  Roma 15 Ottibre 2024