Successo al Teatro Marconi (Roma) per “La Ciociara” di Alberto Moravia; adattamento teatrale di Annibale Ruccello

di Marco FIORAMANTI

La Ciociara, di Alberto Moravia

Regia di Aldo Reggiani

È Possibile trarre luce dal dolore ?

Roma, 8 settembre 1943.

Con l’armistizio cessano le ostilità contro le forze anglo-americane. I tedeschi della Wehrmacht occupano la capitale. Alberto (Pincherle) Moravia ed Elsa Morante (entrambi di origini ebraiche) fuggono e trovano riparo in un villaggio di montagna nell’entroterra di Fondi. Realtà e fantasia si mescolano nella mente dello scrittore che subito dopo butta giù le basi del romanzo La ciociara facendo rivivere a Cesira (nei panni della grintosa e appassionante Caterina Costantini) – vedova, bottegaia trasteverina di origini contadine – e a sua figlia, l’adolescente Rosetta (Flavia De Stefano, al suo debutto teatrale), le stesse peripezie da lui vissute negli stessi luoghi.

La scelta registica di un incipit a sorpresa crea un interessante spiazzamento nello spettatore. È passato, infatti, il tempo dagli orrori della guerra. Troviamo Rosetta fattasi donna, elegante e raffinata – gonna alla moda, tacchi a spillo, occhiali da sole – in lite con la madre per il capriccio di un’automobile.

Ritornano come fantasmi, luci e ombre, i ricordi nella mente di Cesira come quello del caro amico Michele, giovane antifascista che le appare in un sogno a occhi aperti e l’accusa di opportunismo e iperprotezione. Il rewind della clessidra ci riporta alle vicende della guerra, della fuga, dell’esperienza di donne sfollate che trovano inizialmente ospitalità nella casa dell’astuta Concetta (una meravigliosa Lorenza Guerrieri), tra cimici e brodaglie, e successivamente in montagna da Filippo.

Una storia principalmente tragica di violenza, da vari punti di vista, prima i fascisti, poi i nazisti in ritirata, infine la beffa, l’orrore degli stupri da parte delle truppe coloniali francesi. La rappresentazione: decisamente realistica, una scenografia intrisa di macerie, il filo narrativo forse condotto con tonalità un po’ troppo sopra le righe.

Buoni tutti gli altri attori, dispiace la mancanza di dialetto strettamente ciociaro. Ottimi i giochi di luce e i molti cambi scena in diretta.

*Le foto sono dell’autore

Marco FIORAMANTI  Roma  15 Dicembre 2024