di Silvana LAZZARINO
Grande successo per la mostra di Rinaldo Invernizzi aperta fino al 15 febbraio 2023 nella suggestiva cornice del Barco Teatro
Tutto è in costante movimento e trasformazione, comprese le emozioni nel loro incidere su scelte, decisioni e nel loro riaffiorare innanzi alle avvolgenti distese di colore monocromatico che caratterizza molte delle opere di Rinaldo Invernizzi, approdato all’arte e alla scrittura dopo aver lavorato nel settore finanziario e aver intrapreso studi d’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano dove si è laureato in Arti Visive nel 2012.
Tra passato e presente entro una visione che afferra le enigmatiche luci e penombre dell’orizzonte in cui acqua e cielo si toccano fino anche a confondersi, conduce la mostra a lui dedicata “Rinaldo Invernizzi. Smeraldo. Antracite. Cobalto” che è stata inaugurata a Padova lo scorso 15 ottobre 2022 nella suggestiva cornice del Barco Teatro dove resterà aperta fino al 15 febbraio 2023.
Volto alla ricerca di nuove soluzioni espressive a partire da attenti studi e schizzi in riferimento a tematiche legate alla natura e al motivo del sacro e della religione nella contemporaneità, Rinaldo Invernizzi (Milano 1962) volge il proprio sguardo a cogliere un nuovo ascolto di quanto arriva dai luoghi della natura con cui l’uomo è chiamato a relazionarsi. Intessute della magia cromatica di ampi spazi di colore attraverso cui rintracciare le vibrazioni dei propri sogni e desideri fino a quel momento lasciati silenti, le opere presenti in questa mostra nel far riferimento all’acqua, punto di incontro tra Padova e Venezia, invitano a trovare quei luoghi invisibili del paesaggio interiore dove si fa strada sempre più quel desiderio di andare al di là di quei limiti consentiti, verso quell’infinito quale oltre cui l’uomo tende nel suo essere finito, ma non completo.
Curata da Henry-Claude Cousseau (già Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Parigi) e da Andrea B. Del Guercio (già Accademia di Belle Arti di Brera Milano) l’esposizione dopo essere stata a Palazzo Martinengo a Venezia tra aprile e settembre scorso, si arricchisce di opere inedite in cui come lo stesso artista racconta, ha introdotto “in un paesaggio misterioso alcuni elementi figurativi e altrettanto misteriosi: la prua di una barca, la punta di una piramide” particolari che diventano un inno all’amatissima città lagunare rafforzato dal potere evocativo dei riflessi delle acque restituito dai tre colori ad imprimere ora lo scintillio delle luci dell’alba e dei bagliori vesperini, ora lo splendore plumbeo tipico dei temporali della laguna.
Anche per Padova come per Venezia vi è la cultura comune dell’acqua che come motivo conduttore lega le due esposizioni. Padova per la sua rete fluviale è collegata a Venezia. I canali che attraversano il centro storico di Padova sono un elemento centrale della storia e identità culturale della città e lo spazio espositivo designato in questa occasione non è casuale vista la sua vicinanza anche con lo splendido Orto Botanico.
Queste le parole di H.C. Cousseau
“Invernizzi prendendo a testimone ciò che l’acqua, nel suo ruolo di specchio, non smette mai di voler catturare nei suoi riflessi, ovvero il cielo, amplia questo tête-à-tête perseguendolo in un doppio dialogo con il mare.”
Indipendenti nella loro identità i tre colori distendendosi a dilatare lo spazio, sembrano evocare sentimenti che si rincorrono nel tempo e oltre il tempo entro una sospensione cui giunge il pensiero per recuperare quel respiro in cui lasciarsi cullare dal ritmo del prima e del dopo tra ricordi e speranze, prima di ripartire verso un sognato domani. Riguardo la dimensione monocromatica su cui sono definite le opere a scandire la natura soggettiva dei tre distinti colori, così Andrea Del Guercio sottolinea:
“Siamo di fronte ad aformali ‘paesaggi’ sintomatici della policromia rinascimentale – in particolare a Tiziano dei primi del ‘500 – frutto di una comunicazione emozionale mirata su ogni singolo soggetto-colore, tesa a suggerirne l’esasperazione dei caratteri, cosciente della sostanza spettacolare interna, attenta alla luminosità dei rilievi di materia.”
Cielo e mare fondendosi in un’alchimia di mormorii, soffi e vortici di vento a sollevare ed abbassare le onde entro un ritmo senza fine, rimandano a quell’attesa verso un riconoscimento del senso ultimo di questo viaggio: senso che potrebbe essere ritrovato in quel ricontattare la parte più autentica del proprio essere come stato di coscienza originario, guidati dagli spazi di colore dove il paesaggio naturale mostra i suoi volti ora angosciosi e inquietanti, ora silenziosi e rasserenanti, Sono volti talora inafferrabili che portano con sé l’incanto e il mistero di un eterno divenire e sfiorarsi, confondersi e contaminarsi tra cielo e mare, Così spiega H.C. Cousseau riguardo l’indecifrabile gerarchia tra cielo e mare:
”Sotto la loro superficie visionaria e profetica, questi dipinti trasmettono un messaggio […], orchestrano l’indecifrabile gerarchia tra cielo e mare, rendendo percepibile l’irrefrenabile fusione a cui non smettono mai di aspirare. Questo è ciò che ci invitano a comprendere le grandi pennellate che talvolta attraversano le opere dall’alto verso il basso e che formano come le cataratte di un diluvio. Il firmamento non è più il luogo dove le nuvole passano tranquille, ma un abisso mobile dove le stelle rotolano e si oscurano per prestarsi ad una meditazione allucinata davanti allo spettacolo di una Genesi in via di compimento”.
Volti di un paesaggio tra cielo e mare in trasformazione e in linea con gli elementi del cosmo, sono definiti attraverso una stesura del colore o meglio di “materia cromatica” che avviene per trascinamento sotto la spinta della rotazione del gesto a produrre grumi e spessori per poi continuare su linee e tracce fino a congiungersi con nuove estensioni. Così si è innanzi ad un unico brano pittorico restituito grazie a solchi del pennello che amplificano lo spazio in ampi ritmi orizzontali. Le opere esposte invitano a ritrovare quel paesaggio interiore dove prendono forma e abitano il desiderio di risveglio, di rinnovamento e di infinito, ma anche quella necessità di guardare con fiducia, riflessione e libertà ad ogni azione scelta e da compiere per la propria realizzazione in armonia con il respiro della natura e dell’universo.
Ecco che ogni paesaggio è attraversato dal linguaggio delle emozioni che emergono dai sottili chiaroscuri di un pensiero originario di cui si custodisce da sempre una traccia di scintilla pronta a brillare. Sempre Andrea B. Del Guercio afferma:
“riconosciamo di assistere ad un evento creativo dedicato a Venezia e alla sua storia cromatica, frutto di un’operazione di filtraggio emozionale avvenuto nello Studio appartato e silenzioso sulle sponde del lago di Lugano”.
Tra le mostre di Invernizzi citiamo: “Paesaggi di Risurrezione” del 2007 presso la facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, “Sacra Conversazione” del 2009 presso la Chiesa di San Martino, Castello Val Solda (CO), “Disseminazione” del 2019 al Museo d’Arte Sacra Camaiore (Lucca e “Du Paysage” Festival “Dans les jardins de William Christie“, Thiré (Vendée France) del 2021. La mostra “Paesaggi di Risurrezione” è accompagnata dal volume edito da Ancora con testi di A. Del Guercio, del teologo Mons.Prof. Pierangelo Sequeri, e del Prof. Dott. Mauro Pedroni psicanalista.
Rinaldo Invernizzi si occupa anche di design dal 2017, ed è presidente e co-direttore artistico di Barovier&Toso a Venezia, un’antica azienda vetraria muranese leader nell’arte del vetro soffiato e nell’illuminazione artistica.
Silvana LAZZARINO Roma 6 Novembre 2022
“Rinaldo Invernizzi. Smeraldo. Antracite. Cobalto”
a cura di Henry-Claude Cousseau e Andrea B. Del Guercio
Barco Teatro, Via Orto Botanico, 12 – Padova
Orario: la mostra è visitabile durante gli orari di apertura del teatro in occasione degli eventi, secondo il calendario della stagione 2022-2023 (consultabile su sito web e pagina Facebook di Barco Teatro)
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria tramite https://www.barcoteatro.it
Per informazioni: tel. 375 5764000 info@barcoteatro.it
fino al 15 febbraio 2023