Successo di folla e di critica alla inaugurazione della Borgo Pio Art Gallery.

di Carla GUIDI

NASCE IN BORGO PIO L’ART GALLERY

Si è inaugurata con grande partecipazione di pubblico sabato 15 ottobre 2022 una nuova Galleria d’Arte a Roma a Borgo Pio (in via degli Ombrellari 2) con una collettiva che offre una panoramica di firme molto note e meno note, ma tutte ugualmente interessanti, che la necessaria brevità di questo articolo non potrà rendere che indicativamente.

Inaugurazione Borgo Pio Art Gallery, esterno

Ha presentato la Galleria Maria Luisa d’Eboli artista internazionale ed il curatore e collaboratore Mario Tacinelli ha presentato gli artisti: Elio Atte, Manuela Citti, Fridami (Manuela Carnini), Marussa Giovinazzo, Maupal, Luisa Muzi, Paolo Pardi, Andrey Protasov, Luca Pugliese, Patrizia Ricchiuti, Cristoforo Russo, Valter Sambucini, Anna Santilli, Generoso Spagnuolo, Natale Stefani.

Inaugurazione Borgo Pio Art Gallery, interno

Ma per parlare delle origini della Borgo Pio Art Gallery bisogna dire che è nata dalla comune passione per l’arte di quattro amici, Paolo Pardi ed Manuela Citti, due artisti con esperienza trentennale, Giovanna Canu laureata in Storia dell’arte e Tiziana d’Eufemia esperta di antiquariato e comunicazione – https://www.borgopioartgallery.com/-

1 Paolo Pardi e Manuela Citti

Hanno eletto come logo un’immagine beneaugurante, la fenice, uccello leggendario divenuto simbolo di resilienza, di resistenza o se si vuole di rinascenza, come narra la tradizione ed il mito. Ma solo per citarne alcuni – mentre nella Roma antica la fenice rappresentava la persistenza e la potenza dell’Impero, l’eterno ritorno dell’autorità, presso i cristiani la fenice diventò simbolo dell’immortalità e della resurrezione, del trionfo di Cristo e la rinascita ad una nuova vita – così come avviene a volte alle persone che hanno vissuto perdite e superato sfide difficili. Dei possibili simboli psicologici che ci riguardano, in tal senso, soprattutto oggi, è doveroso citare Carl Gustav Jung ed il suo libro “Simboli della trasformazione”.

Da alcuni anni a Roma, prima della pandemia, si parlava già di Rinascita, un desiderio evocativo di un’epoca che ha fatto grande l’arte italiana nel mondo, dimenticando per esempio quanto tale periodo, (citato essere a cavallo dell’anno 1492, considerato per convenzione, lo spartiacque tra il Medioevo e l’Età Moderna) fu epoca anche di persecuzioni, di dolore nonché di mirabili trasformazioni, come ci ha ricordato recentemente il prof. Alessandro Barbero. E’ stata quindi la pandemia, tornando ad oggi, iniziata ufficialmente nel 2020, a farci sentire la consapevolezza della precarietà della vita, inaugurando anni di disorientamento che pur ci hanno destato dalla trappola dell’iper/moderno. Siamo stati costretti ad uscire da quella specie di eterno presente, una paradossale “perennità” come già scriveva il grande Gillo Dorfles nel 1997, poiché la crisi economica e la guerra senza confini ci hanno dato il senso di una necessaria transizione verso un atteggiamento più rispettoso dell’ambiente e dei rapporti interpersonali.

Così proprio adesso, la volontà dei quattro amici è diventata una scelta coraggiosa, cioè quella di promuovere qualsiasi tipo d’espressione d’arte che abbia concretezza e volontà di aggregazione di energie diverse, poiché i linguaggi ne sono il necessario passaggio, proponendosi di ospitare mostre di pittura, scultura, di fotografia e di complementi d’arredo, non trascurando la promozione di eventi letterari.

Maupal “Papale-papale” dipinto all’interno di una vetrina della Galleria Borgo Pio

Uno dei punti di forza della galleria rimane infatti il suo sorgere in uno dei più bei borghi storici romani, Borgo Pio, a due passi dalla Città del Vaticano, meta di un pubblico multiculturale, non a caso tra gli artisti partecipanti compare emblematicamente Mauro Pallotta, in arte MAUPAL. Si tratta di un artista molto noto la cui prima opera di Street Art, il “Super Pope”, raggiunse velocemente un successo folgorante in tutto il mondo, forse in quanto ostinata rappresentazione di Papa Francesco come simbolo popolare di super eroe, non solo segno di una possibile modernizzazione della chiesa cattolica. In qualche modo sembra essere stato indotto a spendersi come unica figura di riferimento che non teme di portare avanti un discorso di cambiamento ecologico e di coscienza morale.

A scrivere su questo artista sono stati un lungo elenco di giornali – il Wall Street Journal, USA Today, The New York Times, The Guardian, The Daily Mail, The Independent, The Sun, Times, Le Monde. Lequipe, Le Figaro, Le Parisienne; Der Spiegel, El Pais, El Mundo, O Globo … e nel 2016 la rinomata rivista newyorkese ARTNET ha inserito MAUPAL nella classifica dei trenta street artist più influenti al mondo.

Proseguendo con gli artisti in mostra ci sono i due fondatori della Borgo Pio Art Gallery Paolo Pardi e Manuela Citti.

Paolo Pardi “Gabriele”, incisione a fuoco e acrilico-80×70

Paolo Pardi romano, ha lavorato come grafico, scenografo ed ha collaborato con alcune prestigiose firme dell’alta moda italiana. A partire dagli anni 2000 ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, soprattutto in Umbria e nel Lazio; è stata a lui dedicata una personale nell’ultima edizione di “Tolfarte”. L’artista, pur usando con grande maestria tutte le tecniche pittoriche, si contraddistingue per l’uso dell’incisione a fuoco con il pirografo, tecnica difficilissima, che non permette errori, eppure la sua capacità di praticarla con leggerezza, lo rende un virtuoso della concentrazione creativa. Le sue tematiche predilette sono quelle di ispirazione religiosa, dove particolari anatomici di corpi, sottoposti ad indicibili sofferenze, esprimono sicuramente un rapporto conflittuale con la fede, ma rappresentano egregiamente anche l’angoscia dei tempi attuali. .

Manuela Citti Giochi d’acqua olio su tela 30×40

Manuela Citti, romana, ha partecipato negli anni a numerose mostre collettive all’interno di prestigiose gallerie romane ed ha conseguito vari attestati e riconoscimenti. La pittura è per lei luogo dove può esprimere emozioni, sogni ed anche la sua fede. E’ ritrattista, paesaggista ma numerose sono le sue opere ispirate all’iconografia sacra, alcuni suoi dipinti sono conservati in chiese romane come “La madonna che scioglie i nodi” presso la Basilica di Nostra signora di Guadalupe a Roma. Le sue indubbie abilità tecniche sono dominate da una continua ricerca della perfezione attraverso lo studio attento del colore, della deformazione espressiva delle immagini iconiche del contemporaneo, usate come dialogo simbolico ed allusioni al contemporaneo fluttuare di contraddizioni.

Andrey Protasov Arcangelo San Michele, acrilico su tela 60×90, 2015 Roma

Andrey Protasov – è nato a San Pietroburgo il 4 novembre 1957 e la sua carriera attraversa oltre un quarantennio di rivolgimenti storici legati alla sua madrepatria, verso la quale mostra un amore incondizionato. Le opere di Andrey Protasov, in particolare il ciclo delle Betulle, sottolineano il clima di incomunicabilità che ha caratterizzato la Russia durante gli anni della Guerra Fredda. Infine in lui ha prevalso il desiderio di viaggiare e le numerose trasferte in Europa dell’artista russo si sono rivelate fondamentali per le sue formazione e come popolarità a livello internazionale. Determinante è il suo definitivo trasferimento a Roma, grazie al quale Protasov ha avuto occasione di approfondire la storia dell’arte e dell’architettura della Città Eterna, frequentando, inoltre gli ambienti artistici romani più vivaci e prendendo parte a mostre e a progetti di pittura monumentale e decorativa.

Ha esposto in importanti Musei, Gallerie pubbliche e private, ma purtroppo è morto improvvisamente a Roma nel 2019, all’età di 61 anni. Molto ci sarebbe da dire di lui, ma dovendo limitarsi a pochi cenni, si può dire che il linguaggio pittorico di Andrey Protasov è in grado di coniugare minimalismo nordico e calore mediterraneo, simbolismo russo e scomposizione pre-cubista alla Cezanne, sempre giovandosi di un policromatismo accentuato. Molti hanno visto in lui una potente dimensione metafisica, non nel senso del silenzio delle città deserte di un De Chirico, ma viceversa nel tumulto del travaglio interiore di un’immersione nel mondo dei sogni.

Valter Sambucini – Variazione nel blu foto digitale 60×90

Valter Sambucini, romano, usa la fotografia digitale come forma pittorica. Da giovanissimo è stato direttore responsabile della rivista Effeuno e consulente per l’automazione dei processi di post-produzione, di controllo della qualità e di stampa con i maggiori stabilimenti cinematografici italiani, quali: Cinecittà, Vittori, Telecolor. Laureato in ingegneria elettronica nel 1980, ha avuto numerose esperienze lavorative nell’ambito della ricerca applicata. Negli anni ’90 è stato ricercatore all’ENEA, poi all’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) e si è occupato dalle prime applicazioni con i laser all’utilizzo di metodologie di telerilevamento. Le sue ricerche fotografiche in senso antropologico sono state esposte in varie occasioni, per esempio a Lucca alla Comics & Games ed a Borgo a Mozzano in Garfagnana per la decennale Halloween Celebration. Ha anche partecipato con ricerche fotografiche al libro di poesie di Anna Bigoni Acqua dolce, acqua salata. Dove il Po incontra il mare (Robin 2020) ed al libro Città reali, città immaginarie di Carla Guidi (Robin 2019). Quest’ultima ricerca è stata anche segnalata con un articolo nel terzo volume del saggio di Giorgio Di Genova Interventi ed erratiche esplorazioni sull’arte. La dialettica del mestiere di un critico (Gangemi editore 2021).

Fridami (Monica Carnini) “Bacio sul collo” acrilico su tela 70×70

Manuela Carnini in arte Fridami è medico chirurgo vascolare, ex olimpionica di nuoto sincronizzato e, come si legge nella sua biografia, mamma di Francesco e Virginia. Durante il primo lockdown è stata in prima linea come medico per l’emergenza sanitaria, ma questo periodo ha significato per lei anche la scoperta del mondo dei colori, giocando con i suoi figli ancora piccoli, entrando così in una dimensione artistica prima insospettabile. Non stupisce che proclami essere il suo operato artistico fondato sull’amore, inteso in quella pura essenza che permette di superare qualsiasi evento negativo, tutto ciò in linea con la sua vocazione medica.

Il centro dei suoi quadri è carico di una tensione emozionale, così intensa e penetrante da affascinare qualsiasi osservatore con un messaggio universale, basato sulla potenza del colore, raggiunto grazie alle pennellate decise dalla profonda precisione puntinista, soprattutto attraverso i vibranti impasti cromatici, capaci di fornire una resa visiva assolutamente coinvolgente. Le sue opere sono state esposte a New York, Parigi, Budapest, Milano, Genova, Firenze, Roma e Palermo. Ha realizzato tre mostre personali, l’ultima a Ferrara in occasione del Premio Isabella D’Este, con la presenza del Prof. Vittorio Sgarbi. Manuela Carnini è la vincitrice del Premio Eccellenze Stilistiche 2021 sguardi sull’arte contemporanea. L’artista è anche presente nel volume d’arte di prestigio, Annuario Artisti 2021 Mondadori, con la recensione critica di Vittorio Sgarbi. Ha scelto di donare le sue opere a favore di varie iniziative benefiche e associazioni, in particolare per E.VA onlus centro antiviolenza di Busto Arsizio ed Aias Onlus di Busto Arsizio.

Luisa Muzi – nasce in Abruzzo in provincia dell’Aquila, vive e lavora a Roma.

Luisa Muzi Flash tecnica mista a spatola su cartone 50×35

E’ laureata in Pedagogia e nel corso della sua lunga carriera ha partecipato a numerose mostre collettive Rassegna d’Arte Re Di Roma (Art Studio Tre), Mostra d’Arte Dei Cento Pittori di Via Margutta, Via Veneto per l’Arte, Arte e Sacralità, Galleria il Torchio, Galleria Lancellotti,Teleton, Mostra dei Presepi in S. Maria in Via, Galleria S. Agata. E’ socia delle Associazione Art Studio Tre ed e’ ospite dell’Associazione dei Cento Pittori di Via Margutta. E’ stata selezionata per partecipare alla Biennale di Roma organizzata da CIAC-Centro Internazionale Artisti contemporanei nel 2018 e nel 2020.

Da sempre affascinata dai colori e dalle forme, realizza opere di pittura, ma anche sculture in argilla e ceramiche artistiche, mescolando forme bizzarre che evocano paesaggi fantastici dai colori frizzanti. Nell’opera di Luisa Muzi, come in quella di Pollock, non c’è disegno preparatorio: la pittura è immediata, il colore è steso direttamente sulla tela e le forme si rivelano ad ogni colpo di spatola.

Carla GUIDI   Roma  16 Ottobre 2022