di Marco FIORAMANTI
Roma, Teatro di Documenti
UNNADDARÈ – Maurizio Catania (voce e percussioni) – Adriana Persico (voce e piano) – Martino Cappelli (bouzuki e chitarra acustica) – Stefano Di Leginio (violoncello) – Francesco Pradella (percussioni)
Electro world music from south Sicily
Gran bella serata martedì scorso quella del gruppo degli Unnaddarè (“ovunque”, in dialetto siciliano meridionale) davanti a un pubblico attento e partecipativo.
Gli input con i quali Maurizio Catania, percussionista e cantante, fondatore della band, presenta i brani, tutti potenti, lanciano carezze al cuore, rivelano attimi di intimità, aprono a un microcosmo che affonda le radici nel Mediterraneo, suoni tradizionali in acustico e sonorità elettroniche. L’ultimo disco “Sbiezzi” (“spezie, pepe nero”) del 2022 è un errare lirico tra i ritmi e le sonorità tipiche mediterranee, lambendo le coste greche con i suoni del bouzuchi a est e quelle genovesi a nord, come nella rivisitazione del brano Megu Megun di De André.
Quindici anni di storia quelli del gruppo, a partire da Kalsa (“al halisah” in arabo, l’eletta, la pura) del 2007 a ricordarci un quartiere popolare di Palermo. Molti i richiami all’acqua, come in “Aqua Virgo” (2008) nel quale si viaggia in un mondo onirico, atavico, un ritorno al liquido amniotico.
Quella di Catania è una ricerca a tutto campo, i suoi testi – tutti in dialetto facilmente comprensibile – ci riportano, in ogni canzone, al fascino di un rito, vibrano con ritmica crescente, ammaliante, che si fa poesia. Parte dal basso… le emozioni di bambino, i ricordi della “controra”… ah quel periodo di caldo estremo tra il dopopranzo e le prime ore del meriggio… quand’ecco che improvvisamente il tamburo risuona a scandire il tempo magico di un nuovo brano e la voce ci accarezza come onde di mare alla risacca.
Marco FIORAMANTI Roma 10 Marzo 2024