redazione
Bisogna entrare nel bosco che circonda il museo per rendersi conto di quello che sta accadendo: il verde delle aiuole appena falciate, le splendide insorgenze floreali, gli alberi potati e salvaguardati, i camminamenti ripuliti e recintati; e poi il Belvedere ormai ripristinato con il suo panorama unico : “Se i napoletani lo hanno chiamato Belvedere un motivo ci dev’essere”, ci dice Bellenger.
Ecco Capodimonte ed ecco Sylvain Bellenger, il direttore ormai prossimo ai due anni di insediamento in questo prestigioso sito museale. Per lui, la condizione in cui versava al suo arrivo a Napoli il bosco di Capodimonte è stata in realtà un’occasione da cogliere al volo per iniziare quel lavoro di risanamento e di rinnovamento ora sotto gli occhi di tutti, ma che certamente non dev’essere stato facile :” Ho ricevuto due denunce e un’interrogazione parlamentare quando ho fatto pulire un’antica vasca che andava degradando”. Eppure “o Direttore” –come lo chiamano ormai più o meno tutti i dipendenti, affascinati dall’attivismo oltre che dal sempiterno sorriso di questa figura di intellettuale transalpino che vanta varie esperienze museali- è stato capace in un arco di tempo certamente non molto ampio di far ricredere molti addetti ai lavori, scettici sull’efficacia della riforma Franeschini. “Per me si trattava di far tesoro del grande lavoro fatto dai miei predecessori, personalità davvero di grande livello, quali sono stati Bruno Molajoli, Raffaello Causa e Nicola Spinosa, entrando però nello stesso tempo nel XXI secolo, ossia con una lettura diversa e soprattutto con un’idea diversa del museo”.
Quali fossero le sue intenzioni e come poi si sono via via venute realizzando, lo dimostrano le numerose iniziative prese a salvaguardia del parco “Mi ha aiutato il quartiere; abbiamo lavorato in stretta connessione con il territorio, perché il nostro scopo è mettere il pubblico al centro del nostro interesse e del nostro lavoro; tutti mi dicevano che volevano ritrovare il parco della loro infanzia quando dal Belvedere si ammirava tutta Napoli”. Ma notevoli e di grande richiamo sono stati anche gli eventi di carattere espositivo e culturale messi in campo: l’esposizione di un Vermeer, dei due Van Gogh rubati ad Amsterdam e recuperati in Italia dalla Guardia di Finanza, la eccezionale mostra –che ha segnato uno straordinario successo di pubblico – più di 100mila visitatori al museo in tre mesi dall’8 aprile giorno dell’inaugurazione ad oggi- che ha appena chiuso i battenti su Picasso.
E proprio questa è stata l’occasione per l’incontro “Capodimonte dopo Picasso” svoltosi qualche giorno fa nella Sala della Culla, promosso e moderato da Bellenger tra il governatore Vincenzo De Luca e Jack Lang, già ministro della Cultura, della Comunicazione e dell’Educazione nazionale francese, durante il quale direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte ha annunciato anche le prossime mostre fino al 2021. (le foto dell’incontro sono di Giovanna Garaffa).
“Scommettere sulla cultura è il miglior investimento umano, sociale ed economico” ha Jack Lang, ed “è straordinario quello che Bellenger è riuscito a fare qui a Capodimonte” grazie alla riforma Franceschini che ha dato la possibilità a grandi personalità di livello internazionale di diventare direttori dei musei autonomi e così di rilanciarli”. Gli ha fatto eco il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ha sottolineato la collaborazione della Regione con il Museo di Capodimonte ricordando in particolare, la mostra dei due Van Gogh ritrovati dalla Guardia di Finanza ed esposti per due settimane a febbraio nel museo, rimarcando la volontà di una sempre maggiore collaborazione tra Capodimonte e il Madre, museo che avrà un ruolo di coordinamento su tutti gli eventi del contemporaneo nel territorio regionale, coinvolgendo anche il Museo Archeologico Nazionale. “Stiamo lavorando per una sempre maggiore internalizzazione dei nostri più importanti musei e a questi si aggiungeranno quelli della Via dei Musei e la Fondazione Morra Greco che ho appena visitato e che avrà una grande apertura verso il sociale e verso i giovani artisti”.
Il direttore Sylvain Bellenger ha ricordato il successo delle precedenti iniziative e soprattutto ha illustrato le prossime scadenze che impegneranno lui e tutto il personale museale con i progetti in corso per l’ammodernamento del museo (a partire dall’aria condizionata) e delle future destinazioni dei 17 edifici del Bosco: una Fondazione per la musica napoletana che sarà presieduta dal M° Riccardo Muti, una Centro per la fotografia contemporanea in omaggio a Mimmo Jodice e un Centro per l’identità e la cultura delle grandi città portuali in collaborazione con l’Autorità portuale di Napoli, guidata da Pietro Spirito.
Infine, il Direttore ha annunciato le grandi mostre future, fino alla primavera del 2021: si comincia a dicembre di quest’anno con Carta Bianca, a cura di Sylvain Bellenger e Andrea Viliani, che esalterà le opere e le collezioni del museo. “Abbiamo chiesto a dieci personalità del mondo della cultura di scegliere ognuna dieci opere del museo tra le 47mila in collezione e di allestire, avendo piena libertà, ‘carta bianca’ appunto, una propria sala, una propria mostra – ha affermato Bellenger – proseguiremo con Cy Twombly e l’antico, a cura di Andrea Viliani (aprile 2018 – luglio 2018), poi avremo L’arte dei Samurai (ottobre 2018-gennaio 2019), Van Gogh, la luce e le stelle nella primavera del 2019, mentre nell’autunno dello stesso anno una grande mostra dedicata a Sofia Loren, l’eroina napoletana. La primavera del 2020 sarà dedicata all’ Arte alla Corte degli Angiò, mentre l’autunno 2020 e fino alla primavera del 2021, Capodimonte metterà in mostra le grandi opere del pittore francese Degas, tra Parigi e Napoli”.
“Entro due anni poi –ci ha confermato Bellenger– in tutta la zona del parco sarà attivo un servizio Wi-Fi gratuito, che credo sia molto importante. Sono enormi a mio parere le risorse che può generare Capodimonte, che può diventare un volano per tutta la città e per l’intera Regione Campania. Io vedo la Campania oggi nella condizione in cui si trovava la Toscana ai tempi di Berenson; oggi la Toscana è classificata come la regione ‘culturale’ dell’Italia, secondo me la Campania ha potenzialità ancora superiori, perché il patrimonio culturale di cui è fornita è unico”.