di Nica FIORI
Il Rilievo dei gladiatori restituito a Lucus Feroniae
Il 22 settembre 2018 i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) hanno restituito alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, diretta da Margherita Eichberg, un importante bassorilievo in marmo, raffigurante un combattimento tra gladiatori, frutto di uno scavo clandestino in un’area non lontana da Lucus Feroniae, un sito archeologico sulla via Tiberina, all’altezza del casello autostradale di Fiano Romano. Ridotto a più della metà di spessore e fornito di due fori per ancorarlo al muro, il tassello di marmo è ritornato a casa per ricongiungersi alle altre lastre pertinenti allo stesso rilievo.
Il recupero è avvenuto dopo più di 10 anni dall’attività investigativa che aveva portato al recupero di dodici lastre costituenti un imponente mausoleo funerario, che era stato rinvenuto nel 2006, durante lavori edili, da una ditta che si era ben guardata dall’avvisare le competenti autorità, e che, dopo aver contattato alcuni ricettatori, era riuscita a piazzare sul mercato clandestino alcune lastre. Venuti a conoscenza del ritrovamento, i Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, avevano iniziato le proprie indagini e avevano identificato, congiuntamente alla Guardia di Finanza, i responsabili del reato. In quell’occasione vennero pertanto sequestrate 12 lastre pertinenti al mausoleo, in procinto di essere cedute a ricettatori operanti in campo internazionale. Lo scavo nel sito, compiuto successivamente dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale, riportò alla luce il basamento del Mausoleo da cui proveniva il materiale sequestrato, evidenziando la notevolissima importanza scientifica e archeologica del monumento. La scena figurata rappresenta il combattimento di sei coppie di gladiatori inframmezzate da altri personaggi, tra cui suonatori di trombe: un soggetto abbastanza diffuso nelle decorazioni antiche, sia marmoree che pittoriche e musive, dato il grande gradimento da parte dei romani dei ludi gladiatori.
Ben consci che una parte delle lastre saccheggiate potevano essere state messe in commercio prima del loro intervento, i Carabinieri hanno continuato a monitorare il mercato specialistico e finalmente, nel 2016, sono venuti a conoscenza dell’esistenza di una lastra pertinente al Mausoleo di Lucus Feroniae in vendita sul mercato estero. Un collezionista londinese, infatti, dopo aver acquistato sul mercato internazionale una lastra marmorea scolpita, resosi conto della sua probabile provenienza clandestina dall’Italia, aveva contattato i militari, manifestando la possibilità di restituirla al nostro Paese. La foto della lastra, preventivamente inviata agli investigatori, non lasciava spazio ad alcun dubbio. Grazie alla comparazione fotografica con le altre lastre ritrovate nel 2006 e già ricollocate nell’area archeologica di Lucus Feroniae, veniva accertato che il reperto con le figure di tre personaggi, dei quali uno con elmo, proveniva proprio dallo stesso mausoleo. Il collezionista, grazie ad una paziente e collaudata attività “diplomatica” svolta dai Carabinieri, riconsegnò spontaneamente l’opera presso un deposito in Olanda e da lì è stata trasferita nell’Antiquarium di Lucus Feroniae.
Un museo, questo, ancora poco conosciuto, anche se ospita molti altri reperti degni di un museo nazionale, come il gruppo delle otto sculture in marmo, purtroppo acefale, rinvenute nel sacello degli Augustali ed esposte al pubblico nella stessa posizione in cui dovevano trovarsi nell’antichità. Raffigurano personaggi legati alla famiglia imperiale, quattro maschili e quattro femminili. L’Antiquarium è stato oggetto di un nuovo allestimento nel 2016 e collegato alla vicina Villa dei Volusii, che, pur facente parte del comune di Fiano Romano, è di fatto pertinente all’antica Lucus Feroniae, sita nel comune di Capena.
Un ponte pedonale, munito di ascensore per i disabili, scavalca la via Tiberina, rendendo possibile l’accesso alla villa, che prima era possibile solo dal casello autostradale di Fiano Romano. La Villa dei Volusii venne alla luce nel 1961, proprio costruendo l’autostrada del Sole, ed è il naturale proseguimento della visita della città di Lucus Feroniae (individuata nel 1952 e aperta al pubblico dopo gli scavi nel 1964), dal momento che si tratta di una ricca dimora suburbana (con splendidi mosaici pavimentali, in parte anche a colori), relativa a un’importante famiglia vicina all’imperatore Augusto, sotto il quale il sito ebbe il massimo splendore, col nome di Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae.
Il sito prende il nome dalla dea Feronia, una divinità italica che godeva di grande prestigio nell’Italia centrale antica, quando era invocata come protettrice delle sorgenti, dei boschi e della fertilità. Ben lungi dall’essere selvaggia, come assonanze linguistiche potrebbero indurre a credere, la dea è stata reinterpretata in epoca romana come Salus frugifera. Come altre divinità e ninfe legate alla natura, Feronia aveva un lucus, ovvero un bosco sacro, e un santuario alla confluenza delle vie Tiberina e Capenate. Le fonti antiche affermano che il luogo era frequentato dai popoli dei territori circostanti (Sabini, Etruschi, Falisci, Latini, Capenati) per l’importanza del culto e per il mercato che vi si svolgeva periodicamente. Strabone, in particolare, riferisce di un’assemblea religiosa annuale, durante la quale alcuni sacerdoti camminavano su carboni ardenti senza sentire alcun dolore.
Depredata per la sua fama di ricchezza da Annibale nel 211 a.C., l’area sacra venne risistemata tra il 130 e il 110 a.C. per volere del pretore Gneo Egnazio con l’edificazione di un grande tempio, distrutto in seguito alla sconfitta dei popoli italici nell’89-88 a.C. ad opera di Silla. Sulle rovine dell’area venne poi edificata la colonia romana, con l’assegnazione delle terre ai veterani che avevano combattuto con Cesare.
Nel sito di Lucus Feroniae troviamo, come in ogni città romana, il Foro (lungo 150 m e largo 40 m), fulcro della vita pubblica, che aveva il suo ingresso principale nel lato meridionale, mentre a nord la Basilica con i retrostanti edifici del tempio della Salus e del sacello degli Augustali costituivano la quinta monumentale del complesso.
L’insediamento è ancora per buona parte da scavare, ma quanto è stato riportato alla luce consente di farci un’idea della vita quotidiana dell’epoca (coadiuvati in ciò anche dai pannelli didattici e dalle vetrine a tema dell’Antiquarium). Proprio intorno al Foro si affacciano botteghe commerciali e punti di ristoro (thermopolia), con i caratteristici banconi ancora conservati e i dolia interrati per la conservazione di alimenti e bevande; un quartiere abitativo con alcune domus di un certo livello con pavimenti di marmo o a mosaico (in particolare quella di Polifemo e Galatea), come pure le terme con le vasche per le abluzioni e il sistema di riscaldamento ancora perfettamente visibili.
Proseguendo per una piccola strada in mezzo alla campagna si raggiunge il piccolo anfiteatro dalla caratteristica forma circolare (35 m di diametro), ancora in parte interrato, che doveva ospitare al suo interno, per un pubblico di circa 1500 persone, i combattimenti tra gladiatori, quei gladiatori protagonisti dello strepitoso rilievo recuperato in due tempi dai carabinieri ed esposto all’interno dell’Antiquarium.
Nica FIORI, Roma, settembre 2018