di Claudio LISTANTI
Venerdì 2 agosto presso la Chiesa dell’Abbazia di Sant’Anna in Camprena (fig 1) nei pressi di Pienza, si è conclusa l’edizione 2019 del Festival delle Crete Senesi con un concerto in grande stile guidato dal fondatore e direttore artistico della manifestazione, Philippe Herreweghe. ( https://www.aboutartonline.com/il-festival-delle-crete-senesi-grandeusica-tra-lincanto-dellarchitettura-e-dei-paesaggi-delle-terre-di-siena-28-luglio-2-agosto/)
Abbiamo detto concerto in grande stile, non solo per la grande professionalità di Philippe Herreweghe, conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo e la magnifica prestazione del Collegium Musicale Gent, anch’esso associato alla figura artistica del grande direttore ma, anche, per la scelta del programma esclusivamente dedicato ad Heinrich Schütz musicista di primaria importanza nell’ambito della Storia della Musica che, nonostante le sua conclamata fama, qui in Italia sono davvero poche le occasioni per ascoltare in esecuzioni dal vivo musiche di questo autore.
La grandezza di Heinrich Schütz – fig 2- (1585-1672) risiede soprattutto nel fatto di aver creato, nella sua epoca, un ponte ideale tra la cultura musicale italiana e quella tedesca, costruito sulle solide basi della nostra tradizione italiana per giungere ad una sintesi tra le due culture e creare, nel suo paese, basi altrettanto solide che sono la costituzione di uno stile prettamente tedesco che poi sfocerà nelle grandi pagine musicali tra le quali svettano quelle di Johann Sebastian Bach che riuscì a rendere universale questo stile.
L’Italia, dunque, è stato uno degli elementi determinanti per la formazione di Schütz, un ambiente musicale nel quale il compositore ha vissuto all’interno avendo frequentato a più riprese la scuola veneziana per una ‘full immersion’ (come diremmo oggi) che ha fornito frutti deliziosi per il palato musicale degli spettatori/ascoltatori di tutti i tempi. La sua prima esperienza risale al periodo 1609-1612, tre anni intensi durante i quali assimilò gli insegnamenti di Giovanni Gabrieli – fig 3- (1557-1612) divenendone così allievo prediletto.
Al 1629 risale la sua seconda esperienza veneziana quando l’importante piazza musicale poteva montare sull’opera di un altro grande della musica: Claudio Monteverdi (1567-1643). Quello che c’è di speciale in questi elementi è che il compositore tedesco partecipò attivamente a queste due fasi della musica italiana contrariamente a quanto avvenuto per altri artisti che riuscirono ad approfondirne solamente una delle due. Tutto ciò contribuì a fare di Schütz un autore senz’altro completo dalla spiccata personalità che riuscì a tradurre questi insegnamenti nella cultura tedesca dell’epoca esaltando i Testi Sacri prediletti dalla cosiddetta Riforma per approfondirne, tramite la musica, tutta l’interiorità religiosa e raggiungere l’esaltazione della grande spiritualità.
Il nome di Heinrich Schütz è stato l’elemento centrale dell’Edizione 2019 del Festival delle Crete Senesi con due concerti interamente ad esso dedicati ed entrambi affidati alla bacchetta di Philippe Herreweghe. Nei due concerti sono state proposte musiche appartenenti al primissimo periodo della produzione del musicista tedesco, entrambe conseguenza del suo soggiorno a Venezia e degli insegnamenti di Giovanni Gabrieli. In quello del 30 luglio, dal titolo O primavera, è stato eseguito Il primo libro de madrigali composto proprio a Venezia nel 1611 ed in quello del 2 agosto, concerto che stiamo recensendo, una cospicua selezione tratta dalla successiva opera di Schütz, il Primo libro dei Psalmen Davids composti a Dresda nel 1619.
La scelta dei salmi, che di seguito elenchiamo in dettaglio, è stata ideale per farci comprendere la ‘sacralità’ e la ‘spiritualità’ dei brani, specchio indiscutibile dello spirito luterano, austero e mistico, derivato dalle Sacre scritture; il tutto espresso con composizioni che evidenziano la struttura dei cori, per lo più divisi in due blocchi, ”Coro favorito” la cui parte era destinata agli elementi di maggiore talento vocale e quello “Cappella” utilizzato come rinforzo degli effetti musicali. In alcuni di questi salmi è ben presente, anche se agli albori per il mondo musicale tedesco, una sorta di recitativo, piuttosto semplice, che dona ai brani una felice varietà di suoni (fig 4).
Ecco l’elenco dei brani eseguiti: Der Herr sprach zu meinem Herren, SWV 22 (Salmo 110), Warum toben die Heiden, SWV 23 (Salmo 2), Ach Herr, straf mich nicht in deinem Zorn, SWV 24 (Salmo 6), Aus der Tiefe ruf ich, Herr, zu dir, SWV 25 (Salmo 130), Wie lieblich sind deine Wohnungen, SWV 29 (Salmo 84), Ich hebe meine Augen auf, SWV 31 (Salmo 121), An den Wassern zu Babel, SWV 37 (Salmo 137), Lobe den Herren, meine Seele, SWV 39 (Salmo 103) e Ist nicht Ephraim mein teurer Sohn, SWV 40 (Geremia 31,20).
La sequenza di questi Salmi è stata interrotta in due occasioni con altrettante composizioni di Giovanni Gabrieli, la Canzon III a6 e la Canzon VIII a8 entrambe del 1615, due pregevoli brani strumentali che, oltre a spezzare la tensione dell’ascolto creando una piacevole ‘varietà’ musicale permettendo anche un utile ‘riposo’ agli esecutori vocali, hanno messo ben in evidenza l’abilità di strumentatore del musicista veneziano ma, soprattutto, la ‘parentela’ stilistica tra i due autori, maestro ed allievo. Il concerto si è concluso con una vera e proprio sorpresa, l’esecuzione di Meine Seele erhebt den Herren, SWV 494 opera tarda di Schütz, risalente al 1669.
Per quanto riguarda l’esecuzione possiamo solamente dire che è stata di altissimo livello ed ha messo in luce la condizione (quasi) simbiotica tra Philippe Herreweghe con le sue crature, vale a dire i Solisti & Ensemble Strumentale – Collegium Vocale Gent, -fig 5- che si rafforza anno dopo anno con i vari concerti ed esecuzioni in giro per il mondo. Una esecuzione veramente trascinante sotto tutti i pinti di vista, dinamiche dei suoi, tempi adottati, attacchi perfetti ed intonazione molto precisa. Vista l’alta professionalità di tutti gli intepreti ci sembra giusto citarli uno per uno:
Per le parti vocali Grace Davidson, Barbora Kabátková soprani, Alexander Simpson, Benedict Hymas alti, Thomas Hobbs, Tore Tom Denys tenori, Wolf Matthias Friedrich, Jimmy Holliday bassi.
Per le parti strumentali Bruce Dickey, Frithjof Smith, Jamie Savan cornetti; Catherine Motuz, Maximilian Brisson, Emily White, Joost Swinkels tromboni; Baptiste Lopez, Caroline Bayet violini; Pablo De Pedro viola; Ageet Zweistra violoncello; Matthias Spaeter tiorba; Lorenzo Feder cembalo.
Il concerto ha goduto anche della buona e coinvolgente acustica, estremamente adatta alla fruizione di un concerto come questo che, al termine è stato applaudito a lungo dal numerosissimo pubblico convenuto nell’incanto e nello sfarzo della Chiesa di Sant’Anna presso il Monastero di Sant’Anna in Camprena.
Claudio LISTANTI Agosto 2019