di Federico RANDOLFI
“Celebre icona milanese, simbolo del miracolo economico …”.
Così si apre la mostra sulla Torre Velasca, che ha preso il via al Maxxi in data 25 ottobre 2024 e resterà in esposizione fino al 23 febbraio 2025, a cura del Centro Archivi, resa possibile grazie alla concessione di materiali dell’Archivio dello Studio BBPR a seguito del restauro, catalogazione e digitalizzazione dello stesso.
Passando attraverso la storia che ha caratterizzato la nascita della Torre, con le foto del cantiere durato solo nove mesi e venti giorni, si entra all’interno dell’esposizione dove è subito possibile ammirare il modello originale della Torre Velasca racchiuso fra tre quinte che riportano progetti, schizzi e alcune fotografie dell’edificio visto da diverse prospettive, tra cui alcune in cima al Duomo durante una giornata di nebbia.
Il resto del racconto viene portato avanti attraverso la narrazione del successo mediatico e critico e viene analizzato il progetto con i modelli proposti per la struttura portante e con il progetto di restauro e rigenerazione urbana condotto negli ultimi quattro anni da Hines (società globale di investimento, sviluppo e gestione immobiliare) in collaborazione con studio Asti Architetti.
Una piccola sezione è stata poi dedicata alla questione “artigianale” dell’opera con l’esposizione di dettagli costruttivi, materiali e disegni che documentano come la Torre sia stata curata nei minimi dettagli dal macroscopico al microscopico.
Tutta la mostra fa, inoltre, riferimento al progetto di accessibilità MAXXIperTUTTI (finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU) che è andato a creare dei percorsi in collaborazione con persone non vedenti o ipovedenti in modo tale da poter immaginare e realizzare un design universale e accessibile a tutti fino ad arrivare anche ad una smaterializzazione digitale. I documenti d’archivio vanno quindi ad unirsi a percorsi virtuali e tattili che approfondiscono temi specifici attraverso un nuovo linguaggio.
Alla fine del percorso espositivo è possibile approfondire il tema urbanistico della “Milano verticale” attraverso un’immersione fisica e digitale con Realtà Aumentata (AR) e Realtà Virtuale (VR).
Restless Architecture: al MAXXI la visione di un’Architettura instabile
Ha aperto i battenti all’interno della galleria KME, dal 25 ottobre 2024 fino al 16 marzo 2025, la nuova collaborazione dello studio di progettazione Diller Scofidio + Renfro (celebri per progetti come la High Line di New York, la ristrutturazione del Lincoln Center e la riprogettazione del MoMA) con il Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo del MAXXI.
Il progetto, a cura di Elizabeth Diller, pone l’accento sull’evoluzione dell’architettura dinamica nel corso degli anni attraverso “sfide tecnologiche e una ricerca ossessiva per il dettaglio” con l’ausilio di un allestimento, che si modifica in continuazione, creando durante tutto il tempo della visita zone espositive variegate e flessibili.
La mostra, che presenta ventisei progetti di artisti differenti, si compone di quattro sezioni nelle quali si tratta, attraverso le idee più disparate, il tema del movimento come proprietà intrinseca dell’architettura.
L’esposizione prende inizio con la sezione dedicata all’architettura adattiva, in grado, quindi, di evolversi a seguito di cambiamenti socioeconomici e tecnologici. Tra le opere presentate la proposta di progetto di Maurizio Sacripanti del Padiglione Italiano per l’Esposizione Internazionale – EXPO ’70; il progetto, tra i più noti, per quanto incompiuto, del Fun Palace di Cedric Price del 1964; il famosissimo The Shed di New York del 2019 che porta la firma dello stesso studio Diller Scofidio + Renfro e l’iconica Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa del 1970, di quest’ultima opera sarà inoltre possibile visitarne una capsula (modulo) originale posizionata in piazza Alighiero Boetti, all’ingresso del museo.
Si prosegue attraverso la seconda sezione riguardante l’architettura mobile, capace di spostarsi e “seguire” i fruitori per poter garantire, al bisogno, un rifugio temporaneo per persone in difficoltà. Ne sono un esempio il Mobile Office, ufficio gonfiabile di Hans Hollein del 1969; l’idea di Instant City proposta nel 1970 dal collettivo Archigram e l’Ark Nova Concert Hall progettata da Anish Kapoor in collaborazione con Arata Isozaki nel 2013.
Arrivati alla terza sezione si parla dell’architettura, letteralmente tradotta, “operabile”, o più giustamente detta, azionabile, di cui fanno parte tutti quei progetti che possono essere messi in “azione”, nei più disparati modi, tramite meccanismi elettronici per poter soddisfare più esigenze riducendo gli spazi. Come punti cardine Diller Scofidio + Renfro ha selezionato, tra i vari, l’Istituto Sociale Centrale di Praga disegnato da Ferdinand Ludwig, František Libra e Jiří Kan nel 1937; la Prigione rotante di Montgomery County del 1882 di William Brown e la Maison á Bordeaux risalente al 1998 dello studio olandese OMA di Rem Koolhaas.
La rassegna si conclude con l’architettura ecodinamica, dove non ci si oppone alle forze della natura, ma le si accolgono creando ambienti in cui artificio interno e mondo esterno coesistono e “collaborano”. Per quest’ultima sezione sono stati scelti progetti esempio di sostenibilità come l’Institut du Monde Arabe di Jean Nouvel, Gilbert Lèzenes, Pierre Soria e Architecture Studio del 1987; Villa Girasole, nata dalle idee di Angelo Invernizzi nel 1937 e il Progetto per l’ombreggiatura della piazza a Medina concepita nel 2010 da SL Rasch GmbH Special & Lightweight Structures.
Le varie sezioni sono state pensate dagli architetti dello studio Diller Scofidio + Renfro come parti di un tessuto espositivo coreografico “cinetico” in cui suoni, immagini e un sistema di tende in movimento si sincronizzano ridefinendo costantemente gli spazi in modo da poter offrire ai visitatori un’esperienza “sfaccettata” e caratterizzata da scorci, variegati e in movimento, sulle opere.
Come approfondimento delle tematiche trattate, il team Public Program del MAXXI ha programmato un appuntamento con Elizabeth Diller sull’idea di architettura cinetica e una serie di incontri che affronteranno il rapporto tra l’architettura e diverse altre forme di movimento creativo creando un ponte immaginario con il mondo del cinema, della danza e della moda.
Torna il MAXXI BVLGARI PRIZE alla sua quarta edizione
Dal 25 ottobre 2024 e fino al 2 marzo 2025, il MAXXI Bvlgari Prize, progetto nato nel 2001 come Premio per la Giovane Arte e divenuto uno dei più ambiti premi all’interno del panorama dell’arte contemporanea italiana e internazionale.
Ad arrivare in finale, acquisendo così il diritto di esporre all’interno della sala Gian Ferrari presso il MAXXI, sono stati quest’anno Riccardo Benassi (Cremona, IT, 1982), Monia Ben Hamouda (Milano, IT, 1991) e Binta Diaw (Milano, IT, 1995).
Il percorso espositivo, composto da tre opere site-specific appositamente ideate per l’occasione, si apre con l’opera ASSENZAHAH ESSENZAHAH (2024) a cura di Riccardo Benassi, in cui il montacarichi del museo diventa parte integrante dell’opera accogliendola al suo interno; due cani robotici, accompagnati da un componimento musicale, composto dall’artista stesso, e luci laser che proiettano riflessioni sull’impatto delle nuove tecnologie nella vita umana, mettono in scena delle coreografie.
A seguire, addentrandosi all’interno di un ovale in penombra, si può raggiungere Juroom ñaar (2024) di Binta Diaw che si ispira e commemora, con sette colonne di carbone circondate da trecce di capelli, un evento storico risalente al 1819, quando sette donne nel villaggio di Nder (Senegal) si diedero fuoco per non divenire schiave a seguito dell’invasione dei Mori. L’immersione meditativa sulle diverse forme di contrasto agli abusi è amplificata con suoni e voci in lingua Wolof.
A chiudere questa immersione nel mondo dell’arte contemporanea è l’opera Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X (2024) dell’artista Monia Ben Hamouda, dove dieci pannelli in ferro si stagliano in diagonale verso l’alto sulla parete di fondo della galleria, mostrando intagli laser che rimandano idealmente ai motivi islamici e dando un’idea di collasso che lascia riflettere sulla fragilità delle identità odierne e sulla decadenza delle strutture religiose e culturali. Arrivando in prossimità dell’opera si odora nell’aria il piacevole e delicato profumo di spezie messe in opera, come colori naturali, per dipingere le lastre.
Alla fine della mostra, accedendo a una reading room il cui allestimento fa ricorso a disegni, immagini, video e documenti, è inoltre possibile approfondire i mezzi espressivi peculiari di ognuno dei tre artisti.
In aggiunta al percorso espositivo, attraverso un ciclo di incontri, gli artisti dialogheranno con i propri selezionatori raccontando al pubblico la genesi delle opere in concorso e la ricerca artistica alla base del loro lavoro. Moderatrice di questi appuntamenti sarà la curatrice della mostra Giulia Ferracci.
Novità assoluta di quest’anno, con la finalità di sostenere e promuovere i percorsi delle ultime generazioni di artisti, è l’introduzione del MAXXI Bvlgari Prize for Digital Art vinto da Roberto Fassone con il progetto And we Thought (2021 – ongoing) che sarà presentato nella hall del Museo il 17 gennaio 2025.
Federico RANDOLFI Roma 27 ottobre 2024