“… trovossi con altri eccellenti architettori”: Donato Bramante e il Palazzo della Cancelleria un capolavoro rinascimentale nato per “gioco”

di Francesco MONTUORI

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M.Martini e F. Montuori

IL  PALAZZO  DELLA  CANCELLERIA

Il palazzo della Cancelleria, capolavoro del primo Rinascimento, è uno dei più belli e magnifici di Roma. Esso sorge in prossimità di piazza Navona, nelle vicinanze di Campo dei Fiori e del palazzo Farnese. Non subì modifiche sostanziali anche dopo l’apertura del corso Vittorio Emanuele, quando si volle dare a Roma il carattere della capitale d’Italia e furono praticati insensati sventramenti nel tessuto storico della città per togliere il Vaticano dal suo isolamento urbano. Dopo l’Unità d’Italia, grazie alla legge delle guarentigie, il palazzo rimase di proprietà del Vaticano; ancor oggi seguita ad ospitare tutti gli uffici della Cancelleria Apostolica ed accoglie i tribunali della Santa Sede: la Penitenzieria Apostolica, la Segnatura Apostolica e la Rota Romana. Gode delle immunità riconosciute alle Ambasciate estere ed è zona extraterritoriale della Santa Sede.

Nell’incisione di fine Seicento di A. Specchi (fig.1),

fig. 1 Il Palazzo della Cancelleria in un incisione di Alessandro Specchi di fine seicento (Cfr A. Specchi disegno ad intaglio)

in quella settecentesca di G. Vasi (fig.2)

fig. 2 Il Palazzo della Cancelleria in un incisione di Giuseppe Vasi del settecento

ed infine nella pianta di Roma di G. B. Nolli del 1748 (fig.3), il palazzo, sull’omonima piazza della Cancelleria, appare ben inserito nel tessuto della città antica.

fig. 3 Il Palazzo della Cancelleria nella pianta di Giovan Battista Nolli del 1748 ( Cfr. A.P. Frutaz, Le piante di Roma, Istituto di Studi Romani, 1962)
fig. 4 Il Palazzo della Cancelleria e la basilica di San Lorenzo in Damaso. Planimetria

Scavi sotto il cortile del palazzo, hanno rivelate le fondamenta del IV e V secolo della grande basilica di San Lorenzo in Damaso, una delle più importanti chiese paleocristiane di Roma, ben inserita nella volumetria del palazzo della Cancelleria (fig.4). E’ stato identificato inoltre un cimitero in uso dall’ottavo secolo fino a poco prima della costruzione del palazzo.

La realizzazione del grande edificio ebbe inizio nel 1484 su progetto di Antonio Montecavallo, fratello di Andrea Bregno; la sua storia è sorprendente: il cardinale Raffaele Riario, giovane nipote di Sisto IV della Rovere, vinse al gioco in una sola notte 60.000 scudi, circa 6 milioni di euro di oggi, e decise di costruire un palazzo. I lavori si protrassero fino al 1495 e richiesero alla fine più del doppio di quella cifra; furono utilizzati i marmi del Colosseo, dell’arco dei Gordiani e di altri antichi monumenti romani.

Il palazzo della Cancelleria è emblematico per la rappresentazione simbolica del potere che si avvicendò a Roma attraverso cinque secoli; fondato dalla famiglia Riario, fu abitato dal cardinale Raffaele che presto venne coinvolto nel processo conseguente alla congiura dei cardinali Petrucci e Sauli contro Leone X.

fig. 5 Il Palazzo detto la Cancelleria Nuova

Il Riario fu arrestato; conduceva nel suo palazzo una vita regale; scrive Gregorovius: “cavalcava per Roma e soleva farsi accompagnare da quattrocento cavalli”. Poi fu graziato con l’impegno di lasciare il grande edificio in eredità alla camera pontificia; il palazzo divenne la Cancelleria, detta Nuova (fig.5), per distinguerla dalla Vecchia, che era dislocata nel palazzo Sforza in via dei Banchi Vecchi, e fu così la dimora stabile del cardinale che la presiedeva con il titolo di vicecancelliere. Con il Sacco di Roma il palazzo venne bruciato ma, sotto Sisto V, Domenico Fontana lo restaurò (fig.6).

fig.6 Il Palazzo Riario o Cancelleria nuova

Sopra al grande portone aggiunto dal Fontana nel XVI secolo (fig.7), si legge:

“ il cardinal Raffaele Riario, pronipote di papa Sisto IV, fece costruire questa casa. Il cardinale Alessandro Montalto, pronipote di papa Sisto V e vicecancelliere, la perfezionò nel 1589, anno quinto del pontificato di Sisto V ”.

Durante il regno del cardinale Pietro Ottoboni divenne un importante centro della vita musicale romana; tre il 1694 e il 1705 vi furono eseguite in prima assoluta diversi oratori di Alessandro Scarlatti. Nel 1708 Ottoboni vi fece anche costruire, su progetto dell’architetto Filippo Juvara, un teatro che venne rimosso dopo la sua morte.

fig. 8 Pellegrino Rossi, economista e giurista

E ancora: l’economista e giurista Pellegrino Rossi, ministro dell’interno e delle finanze, il 15 novembre del 1848 fu assassinato nel Palazzo della Cancelleria. Rossi scende dalla carrozza e si avvia a salire le scale; giovani volontari lo circondano e lo insultano; un giovane gli trafigge il collo con un coltello (fig.8). Il Ministro stramazza in un bagno di sangue; morente viene trasportato nell’appartamento del cardinale Gazzoli, sito al primo piano del palazzo. Dopo poco il ministro spira senza aver ripreso conoscenza.

Molti architetti, oltre a Domenico Fontana, si avvicendarono nella costruzione del palazzo della Cancelleria; tra loro fu Donato Bramante.

Il Vasari nella Vita di Bramante affermò che questi

“trovossi con altri eccellenti architettori, alla resoluzione di gran parte del palazzo della Cancelleria e della attigua chiesa di S. Lorenzo in Damaso, fatto fare da Raffaello Riario vicino a Campo di Fiore”.

Alcuni dati sono necessari a poter individuare l’ormai certo intervento di Bramante. Seguiamo la traccia individuata dall’architetto Arnaldo Bruschi nel suo Bramante architetto. Il palazzo della Cancelleria sembra già iniziato nel 1489; sappiamo che  il Riario aveva già speso una notevole somma nella costruzione di un suo palazzo “in platea S Laurentii in Damaso” munito di una torre “in angulo”. Non si parla della vecchia chiesa di San Lorenzo in Damaso, con ogni probabilità già demolita ma non ancora riedificata (fig.9)

fig. 9 La basilica di San Lorenzo in Damaso, interno

Sembrerebbe che nel 1489 ancora non si eseguisse il progetto definitivo che prevedeva l’attuale organizzazione dell’edificio con “torri” angolari e una chiesa incorporata nel palazzo. E’ verosimile quindi che, dopo il 1489 ma prima del 1495, fosse redatto un nuovo progetto che prevedeva tuttavia la riutilizzazione di quanto già costruito (fig.10).

fig.10 Il Palazzo della Cancelleria da via del Pellegrino

L’iscrizione sulla facciata del palazzo della Cancelleria reca la data del 1495 e dichiara che il Riario “templum divo Laurentio Martiri et aedis a Fundamentis (….) fecit”. Lo confermano le rose, simbolo dei Riario, che appaiono sui pennacchi degli archi, sui pilastri negli angoli e, come motivo centrale, nel pavimento del cortile. Dai documenti consultati dal Bruschi è impossibile comprendere se la facciata era compiuta per l’intera attuale altezza o se era giunta soltanto alla trabeazione del piano nobile sulla quale è posta l’iscrizione. In ogni caso nel 1495 il capitolo di San Lorenzo in Damaso prende possesso della chiesa e nel 1496 il cardinale Riario va ad abitare nel nuovo palazzo. La costruzione doveva essere terminata, almeno nelle parti essenziali dei due piani inferiori.

Fra il 1503 e il 1511 ed oltre i lavori riguardano  sostanzialmente i completamenti e le rifiniture. Ed in ogni caso in quale momento può essere intervenuto Bramante, con altri architetti, alla resoluzione dell’edificio ? Diversi studiosi hanno escluso la possibile partecipazione dell’urbinate in base alla considerazione che il palazzo era sostanzialmente terminato nel 1495 e che Bramante era a Roma solo nel 1499. Alcuni sostengono che Bramante avesse potuto operare al massimo nella definizione dell’abside della chiesa di San Lorenzo in Damaso.

Tuttavia, confrontando l’edificio con altri in corso di esecuzione che mostrano evidenti tratti di derivazione dalla Cancelleria, è lecito concludere che il palazzo doveva essere terminato nel 1496. Bramante dunque ha partecipato alla resoluzione del palazzo in un possibile soggiorno romano poco prima del 1492. Da queste considerazioni esce rafforzata l’ipotesi di una importante partecipazione del Bramante al progetto per la Cancelleria (fig.11).

fig.11 Le torri angolari del Palazzo della Cancelleria

E’ significativo inoltre che i disegni riguardanti la Cancelleria compaiano nel codice Corner che contiene, insieme ad edifici dell’antichità, quasi soltanto disegni di opere del Bramante. Le torri angolari peraltro sono un motivo consueto nel suo repertorio.

L’ impronta bramantesca sembra poi trovare riscontro in alcune realizzazioni lombarde così come nelle sue opere romane. La grande somiglianza fra la trabeazione terminale nella facciata e nel cortile del palazzo della Cancelleria e quella del chiostro della Pace ci interroga sulla possibilità che un progetto dei primi mesi del 1500 venga copiato, senza varianti, dalla soluzione proposta da Bramante ben otto anni prima. Sembra pertanto improbabile che il compimento della trabeazione del palazzo della Cancelleria possa essere antecedente all’anno 1495. Più verosimile è la possibilità di un intervento del Bramante in epoca più prossima alla realizzazione del Chiostro della Pace, quindi fra il 1499 e il 1504 (fig.12).

fig.12 Donato Bramante, il Chiostro della Pace

Elencando le opere compiute dopo il 1499, Vasari accenna all’intervento di Bramante nel palazzo

“essendo cresciuto in reputazione trovossi alla resoluzione di gran parte del palazzo (…) e della chiesa”.
fig.13 Donato Bramante, il cortile del Palazzo della Cancelleria

La partecipazione dell’urbinate alla resoluzione  del palazzo della Cancelleria, può dunque essere datata al 1503. L’intervento dovette consistere nella definizione della parte superiore della facciata e dell’ultimo piano del cortile a mattoni, ritmato da paraste, che è forse la parte più bramantesca dell’edificio, databile ai primi anni del 1500 (fig.13); oltre, forse, a quella parte del fronte del palazzo verso il corso Vittorio Emanuele le cui finestre sono state collocate in opera solo dopo il 1511 e di parti non facilmente precisabili, dati i molti successivi rimaneggiamenti, della chiesa di San Lorenzo in Damaso. Nell’interno del palazzo, nel Salone d’Onore al piano nobile è un ampio affresco di Giorgio Vasari che si vantò di averlo realizzato in soli 100 giorni.

“E si vede”, commentò sprezzante  Michelangelo Buonarroti…

Francesco MONTUORI Roma  27 febbraio 2022