di Claudio LISTANTI
Lo scorso 24 marzo di quest’anno è stato ricordato l’ottantesimo anniversario dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine il tragico evento della nostra storia che per l’occasione il mondo della musica ha voluto ricordare con una nuova composizione espressamente dedicata al ricordo di quei tempi e di quel terribile giorno del marzo del ’44.
Attori principali di questa iniziativa, che si è dimostrata di particolare valore storico/musicale, sono stati la Presidenza della Repubblica Sergio Mattarella, e Radio 3 – Rai Quirinale che l’hanno inserito nell’ambito del ciclo i Concerti alla Cappella Paolina del Quirinale programmati per alcune domeniche dell’anno ed aperti gratuitamente al pubblico. Per questa occasione il concerto è stato eseguito il 24 marzo 2024 proprio a 80 anni esatti dal tragico evento ed ha avuto una notevole presenza di pubblico.
Per questo importante anniversario Rai-Radio 3 ha invitato il compositore Matteo D’Amico, uno dei più attivi nel campo musicale contemporaneo, a comporre un’opera espressamente dedicata alle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine da presentare in prima esecuzione assoluta proprio per questa speciale occasione.
Da questo incarico è scaturita una composizione intitolata ‘Tutte le notti, tutte le notti mi svegliavo…’ Opera per la memoria per quattro voci femminili e ensemble strumentale su testo di Sandro Cappelletto, tratto liberamente dalle testimonianze femminili raccolte nel libro “L’ordine è già stato eseguito” dello storico Alessandro Portelli, testo fondamentale per comprendere con precisione quanto accadde a Roma dopo l’atto legittimo di guerra partigiana di Via Rasella con la successiva rappresaglia perpetrata dai nazisti in connubio con i fascisti.
Letterariamente il lavoro è stato orientato a rievocare quell’epoca e quella strage da un punto di vista esclusivamente femminile. Come è noto tutte le 335 vittime dell’eccidio erano uomini, fatto che ebbe conseguenza sulle donne; mogli, fidanzate e compagne rimasero vedove, figlie senza padre, madri senza figli. Queste donne costituirono un gruppo notevolmente sostanzioso sul quale cadde non solo l’onere di portare avanti tutte quelle famiglie ‘spezzate’ ma anche insistendo con tenacia per convincere la autorità a procedere al riconoscimento di ognuna delle salme che la furia nazifascista rese irriconoscibili facendo saltare con il tritolo il luogo della strage rendendolo un ammasso informe. Ognuna di esse voleva una tomba su cui piangere i loro cari e non il monumento proposto dal comandante delle forze alleate in carica a Roma dopo la liberazione della città orientato verso qualcosa che ricordasse in modo più generico e non personale i contenuti di quella strage.
Questa introduzione di carattere storico è indispensabile per comprendere con maggior efficacia la struttura di questa nuova composizione di Matteo D’Amico che ha concepito un lavoro nel complesso accattivante che riusciva a fondere i caratteri del melologo, specificatamente nella parte dedicata alla lettura di testimonianze ricavate dall’importante e poco prima citato libro di Alessandro Portelli, con una parte più spiccatamente corale affidata a tre voci femminili ed ispirata a sei Canti tatti da versi biblici, due dal Libro dei Salmi, uno dal Libro di Geremia e dal Libro di Giobbe, affiancati ad una citazione dalla tragedia greca, Le Troiane di Euripide il cui mitologico lamento delle donne di Troia ha offerto splendida assonanza con il dramma delle donne di Roma del 1944, sensazioni accresciute da una citazione da Arianna a Nasso di Hugo von Hofmannsthal con il canto consolatorio delle tre ninfe, Najade Driade ed Eco, verso Arianna abbandonata da Teseo (Canta, suona, dolce voce, / dolce voce, suona ancora).
E proprio l’elemento di contrasto tra le drammatiche testimonianze femminili scaturite da l’Eccidio delle Fosse Ardeatine con gli interventi vocali delle tre cantanti che hanno dato a tutta la composizione una indiscutibile impronta drammatica evocante i caratteri della tragedia greca, è da considerarsi il punto di forza di questa nuova partitura che mette in evidenza anche una parte strumentale che ne ha esaltato i contenuti espressivi ed affidata ad un ensemble strumentale comprendente clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, che è riuscita ad integrare, esaltandoli, gli evidenti contenuti drammatici ed emotivi che hanno visibilmente elettrizzato il foltissimo pubblico convenuto presso la Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale.
Per quanto riguarda gli interpreti del concerto, la cui locandina conteneva anche una significativa composizione novecentesca, la Toccata per pianoforte di Goffredo Petrassi scritta nel 1933, c’è da segnalare la prova dell’attrice Maddalena Crippa, artista di gran classe proveniente dalla grande scuola del Piccolo di Milano di Giorgio Strehler, che ha interpretato con partecipazione ed intensità i pensieri di quelle donne romane protagoniste mai dome della Roma al tempo dell’occupazione nazifascista e del successivo periodo altrettanto drammatico che va dalla Liberazione di Roma del 4 giungo 1944 fino al 25 aprile del 1945 che segnò la definitiva caduta del fascismo e dei luttuosi e dolorosi strascichi del periodo storico ascrivibile alla cosiddetta Repubblica Sociale Italiana. Per la Crippa un successo personale di grandi dimensioni grazie alla sua convincete recitazione che ha saputo coinvolge in maniera determinante il pubblico.
Per quanto riguarda gli interpreti musicali notevole è stata la partecipazione delle tre cantanti, il soprano Patrizia Polia, il soprano Susanne Bungaard e il mezzosoprano Chiara Osella, che hanno interpretato con sicurezza e con una certa autorità la parte vocale che, come anticipato, aveva spiccate caratteristiche di ‘coralità’. Bene anche gli strumentisti Yoshua Fortunato clarinetto, David Simonacci violino, Michele Chiapperino violoncello e Marco Scolastra pianoforte, tutti strumentisti di grande esperienza esecutiva che hanno superato con facilità le caratteristiche virtuosistiche delle singole parti loro affidate.
La direzione del concerto è stata affidata a Fabio Maestri, direttore di lunga e provata esperienza anche nel campo della musica contemporanea, che ha saputo amalgamare la parte strettamente musicale all’esigenza espressiva della composizione che prevedeva una cospicua parte narrata rendendo l’esecuzione felicemente omogenea e trascinante.
Per questa prima esecuzione assoluta il successo è stato di grande dimensione e il ringraziamento va agli autori e agli interpreti tutti ma, anche, a Rai 3 e alla Presidenza del Quirinale, che hanno consentito, a 80 anni esatti da quella tragica data, di aver fatto rivivere episodi e sensazioni di una giornata, il 24 marzo 1944, che rimarrà scritta a caratteri di fuoco come una delle più tragiche tra la più che bimillenaria storia della città di Roma, rinnovandone così la memoria anche in contrapposizione a tutti quegli sterili tentativi di revisionismo che sono in atto da anni per ridimensionarne i valori ed il significato. Ci auguriamo inoltre che questa nuova composizione, che ha dimostrato di essere del tutto valida e di possedere elementi di grande interesse espressivo, possa proseguire il cammino conquistando le ribalte di altre città italiane non solo per l’indubbio valore artistico della partitura ma, anche, in omaggio a quella memoria poco prima evocata di un fatto importante e significativo della nostra vicenda storica.
Claudio LISTANTI Roma 3 Aprile 2024