di Luca BORTOLOTTI
Mike Bongiorno affermò una volta, del tutto seriamente, che per padroneggiare il lavoro del presentatore televisivo occorrevano almeno trent’anni di esperienza e che egli, potendo vantare tale periodo di apprendistato, era ormai in grado di fronteggiare qualsiasi circostanza o imprevisto, come pure di relazionarsi adeguatamente con chicchessia, dal garzone di bottega al Presidente della Repubblica.
Non so quantificare in anni, ma direi che esercizio non minore s’impone per veleggiare con sicurezza lungo le acque imprevedibili, infide e punteggiate di ogni possibile insidia del mercato dell’arte. Se le sue regole, spesso ambigue, labili e mutevoli, sconfinano talora nell’esoterico (sfuggendo in parte perfino agli operatori del settore di lungo corso, costretti sovente a constatare sconsolati di ignorare perchè quel certo dipinto sia volato e quell’altro sia rimasto al palo), il suo lessico vanta del pari un elevato tasso di cripticità. Esso presuppone un destinatario iniziato ed in possesso di tutte le chiavi di decrittazione, ma di fatto vive anche delle piccole o grandi ignoranze di molti dei suoi attori principali, in primis coloro che acquistano opere d’arte senza finalità commerciali (diciamo, per intenderci, i collezionisti).
Di tale laicissima Kabbalah Marco Riccomini (per una decina d’anni responsabile degli Old Masters di Christie’s Italia, tanto per dire) sa in prima persona tutto ciò che è dato sapere, avendo navigato ogni mare del mercato, da sottufficiale, da comandante, e infine da skipper in solitaria, ma al contempo potendo vantare competenze di studioso di prim’ordine.
Nel suo recente raffinato libro, intitolato non a caso Un breve incanto, da poco in libreria per i tipi de La nave di Teseo, egli ha deciso di riversare e distillare i suoi saperi pluridecennali, rifondendoli nelle 70 voci che ne costituiscono l’indice: in teoria essenzialmente a beneficio dei curiosi, novizi e frequentatori occasionali del mercato dell’arte; ma di fatto anche -se non maggiormente- ad uso dei lettori più introdotti e perfino di “color che sanno”. I primi potranno reperirvi un quantitativo di informazioni che, se ben intese, nel loro insieme vanno a comporre una sorta di manuale di sopravvivenza ai misteri, alle trappole e ai trucchi del mercato.
A titolo di esempio riporto qualche perla di saggezza pescata tra le tante: “Resistere alla fascinazione d’una provenienza illustre permette spesso di evitare di pagare più di quanto si dovrebbe”, voce “Provenance”; oppure:
“L’offerta scritta riserva ancora un vantaggio impagabile: fissare a priori un tetto ai propri rilanci evita agli acquirenti più emotivi di andare oltre i propri limiti nella foga di un’asta. A posteriori ci si potrebbe rammaricare di non aver lasciato un absented bid”, voce “Absented bid”;
i secondi, i professionisti del settore e i collezionisti di lungo corso, saranno capaci di cogliere le sottigliezze, le allusioni e perfino gli spunti polemici, sempre in punta di penna.
Essendo il narratore assai disincantato, il registro si mantiene stabilmente ironico, come si conviene. Nondimeno, per chi sappia leggerli, affiorano qua e là colpi di stiletto che portano a galla piccoli e grandi malcostumi, stoltezze e assurdità varie, che caratterizzano la galassia del mercato dell’arte, il suo sistema, le sue regole e le sue prassi; ma che finiscono per investire anche le deformità del mondo dell’arte tout court, coinvolgendo soggetti apparentemente periferici rispetto al mercato.
Qualche citazione merita a tal proposito di essere riportata; ad esempio dove alla voce “Notifica”, questa viene definita “In pratica un ergastolo ostativo, perchè l’opera raggiunta da un provvedimento di ‘notifica’ è destinata agli ‘arresti domiciliari’ per il resto della sua vita“, per concludere:
“Sacrosanto proteggere il patrimonio artistico; peccato che il ‘vincolo’ (com’è anche nota la notifica) sia affidato alla competenza dei funzionari”.
Oppure alla voce “Vetting” (il controllo da parte di una giuria di eseperti, a tutela del cliente, della qualità di un prodotto o, nella fattispecie delle opere d’arte, di un’attribuzione o di una collocazione cronologica) si legge:
“Il sistena funziona, a patto che ad indossare la toga del giudice non siano gli stessi ‘imputati’ nè i loro sodali, ovvero gli antiquari e gli storici dell’arte sul loro libro paga”.
O ancora, alla voce “Art Advisor”:
“La stampa che si occupa di mercato dell’arte ci informa della nascita di una nuova professione, quella di art advisor (…) Ma come scegliere un art advisor ? Chi lo sa alzi la mano”.
O infine, dove alla voce “Quadrari” (gli antiquari che trattano esclusivamente dipinti antichi) l’autore puntualizza:
“Siccome la specializzazione richiede competenza, tra i quadrari ci sono conoscitori di pittura che eclisserebbero molti cattedratici avendo maneggiato più quadri di quanti quelli ne abbiano mai visto (per di più, spesso in fotografia)”.
Una notazione a parte meritano le foto che accompagnano ciascuna voce, ad evidenza selezionate dall’autore con la massima accuratezza. L’idea -felice- è di creare un piano visivo parallelo che contrappunti il testo, ma non linearmente, con un’immagine descrittiva di quanto trattato nella voce che la precede, bensì obliquamente, a volte creando connesisoni, relativamente chiare, ma più spesso affidandosi ad associazioni piuttosto libere, che commentano, slargano e a volte perfino deviano il discorso, sbrigliando dilettevolmente la ricezione del lettore.
Luca BORTOLOTTI Roma 31 ottobre 2021