di Marco FIORAMANTI
“LA POETESSA DEI NAVIGLI CAPACE DI TRASFORMARE IL DOLORE IN POESIA”
UN CAFFÈ CON ALDA MERINI – L’INIZIO DELLA STORIA
con Emanuela Caruso, Margherita Caravello e Leonardo Sbragia
“SCRIVO PERCHÉ LO VUOLE IL CREATO” (A.M.)
È un filosofo puro il poeta, che va sulle montagne a cogliere l’ultima stella.
Alda Merini
Non è sicuramente un caso che Margherita Caravello, ideatrice dello spettacolo nonché regista e attrice in vari ruoli, abbia scelto l’8 marzo – Giornata internazionale della Donna – per l’unica tappa romana della sua lunga tournée nazionale. È di Alda Merini, infatti, che si parla,
esempio senza tempo di libertà e coraggio, capace di giocarsi il tutto per tutto per mostrarsi autentica, in barba alle malelingue della gente che non sa e giudica,
di una donna “che non fu mai addomesticabile”, di una delle più famose poetesse italiane del Novecento, che troviamo qui nei panni scenici di un’ottima Emanuela Caruso.
La scelta è stata quella di raccontare gli anni che hanno preceduto quelli l’hanno resa celebre al grande pubblico. Anni in cui era già stata apprezzata dall’intellighenzia nostrana dell’epoca come Montale, Pasolini, Manganelli e Quasimodo. Questi ultimi due si affacciano più volte nella prima parte della pièce.
L’impalcatura dello spettacolo gioca su differenti fronti scenici, reali e immaginari. Di quinta sinistra troviamo l’interno di un caffè dei Navigli meneghini, mentre sul lato destro l’interno dell’abitazione di famiglia, e poi la cosiddetta “quarta parete” – quella che gode della finzione della rappresentazione – posta di fronte al pubblico, formata dallo “specchio” col quale spesso la poetessa di confronta. I cambi-luce scandiscono le differenti atmosfere,
che vanno dai tempi della scuola ai primi impieghi alla continua ricerca di un amore autentico,
e alla fine di ogni quadro scenico richiamano puntualmente l’applauso.

Attorno alla giovane poetessa ruotano tutta una serie di personaggi interpretati (con continui cambi di costume, atteggiamenti e impostazioni dialettali) dagli altri due attori. Margherita Caravello si trasforma, in modo egregio, inizialmente nella cameriera siciliana dal bar appassionata di poesia, poi nella madre di Alda, sempre intenta a cucinare, poi nella nonna e infine in Anna, l’entusiasta sorella della poetessa. Leonardo Sbragia, invece è il francese bohémien, chitarra alla mano, seduto al bar, poi lo troviamo nelle vesti del padre di Alda, in quelli di suo marito e accanto a lei e al suo disturbo bipolare negli anni del manicomio.
L’idea di mostrare il percorso biografico di Alda Merini fin dagli inizi – in un’epoca storica fascista e patriarcale – ha permesso di contestualizzare meglio le differenti fasi psicologiche che l’hanno portata a trasformare il dolore in versi, la sofferenza in un inno alla libertà. Uno spettacolo particolarmente adatto per le scuole, per studiarla e ricordarla a quindi anni dalla sua scomparsa.
Marco FIORAMANTI Roma 9 Marzo 2025